
Il Concerto
un film di Radu Mihaileanu
Finalmente un bel film. L’ex direttore d’orchestra del Bolshoi, epurato trent’anni orsono dal regime comunista perché non ha voluto espellere i musicisti ebrei, e ora semplice uomo delle pulizie del teatro, intercetta un fax che invita l’orchestra russa in Francia. Rimette insieme la sua vecchia orchestra (ricorda un po’ i Blues Brothers) e con essa andrà a suonare Tchaikovsky sotto mentite spoglie a Parigi. Non voglio di proposito raccontare di più. Vale la pena vederlo.
C’è una grandissima ironia sull’ideologia comunista, sui nostalgici marxisti e sui ricconi russi.
Ma è tutto vero. Se andate in Russia constaterete che c’è realmente una situazione di precarietà che il sistema di libertà economica attuale ha esasperato, costringendo le persone a fare più lavori per poter mantenere la famiglia. Bravissimi gli attori. Tra gag, e battute il film scorre con vari colpi li di scena. Oltre all’ironia, emerge il desiderio del protagonista di dirigere il concerto interrotto trent’anni prima e c’è la sottile ricerca della felicità, di pace ed armonia nell’esecuzione dell’opera, senza dimenticare il dolore acuto presente nell’uomo. Ed il vecchio manager marxista affermerà che Dio esiste.