Fa notizia che il sindaco Pisapia voglia aprire, in
stile Zapatero, le adozioni alle coppi
gay. Fa altresì
notizia che la Minetti sfili da modella più che parlare di lei come
rappresentante politica. Che
la F1 si corra di notte a Singapore, per fortuna, ce ne impippa.
E l’Inter ed il Milan che affondano? Non fa notizia,
la maggior parte dei tifosi milanesi se lo aspettava. Non fa notizia che un amico milanista, dopo 40
anni, non si abboni più alla squadra rossonera. I vertici del Milan dovrebbero
fare una riflessione, almeno fargli una telefonata sul perché della scelta.
Che il calcio sia drogato non ce ne accorgiamo
adesso. Da quando sono nati i diritti televisivi dello sport più amato del
mondo, il dio denaro ha sostituito il pallone di cuoio. Sponsor ovunque: dalle
casacche ai pannelli dove si intervistano i calciatori. Il loro stipendio ha
ormai rasentato il ridicolo, 10/12 milioni di euro all’anno per le star e da i
2/3 per quelli considerati sufficienti. Uno schiaffo alla miseria se si
considera la crisi di questi anni e gli stipendi correnti dei lavoratori
dipendenti. I club sono avidi di denaro ma al tempo stesso sono quasi tutti in
deficit. Le tv continuano a pagare ma prima o poi chiuderanno i cordoni della
borsa. Le squadre non allevano i vivai ma acquistano
all’estero alla grande. Ci guadagnano i mediatori, gli osservatori, gli agenti
e i calciatori stessi. Non il gioco. E per di più si fanno quotare in Borsa,
per rastrellare denari, con la possibilità di spalmare i debiti negli anni e di
conteggiare spesso a bilancio le (finte) plusvalenze sulle cessioni dei
dipendenti.
E mentre Ibra cambia ogni squadra ogni due anni
affermando che l’ultima è sempre quella che più desiderava, Agnelli fa
rimpiangere per la superbia il nonno Avvocato, Del Piero è costretto ad
emigrare in Australia, il Cavaliere chiude i rubinetti, Zeman continua a don
chisciottare, la FGCI e la Lega Serie A latitano alla grande, gli stadi si
spopolano. Per non parlare di scommettopoli dove molti calciatori ci han
lasciato la palla.
Spezzo una lancia da garantista per Antonio Conte.
La teoria è sempre la stessa: non poteva non sapere, e se aveva dei sospetti
doveva denunciarli.
Così senza prove, ma per sentito dire, la carriera
di molti giovani sarebbe stata troncata solo per dei sentito dire. Questa è la teoria giudiziaria su cui ha
fatto carriera Di Pietro e il pool palermitano.
Ormai il sospetto è una colpa.
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