Ma torniamo a Stalin, dal 1934 al ’39, il Grande Terrore
avvolse la nazione russa ed ingrossò i
campi di sterminio.
Le persone che finivano nei gulag, andavano ad infoltire
le file dei lavoratori a costo zero per risollevare l’economia sovietica e
costruire le infrastrutture dello stato. L’inutile canale per unire il mar
Baltico al mar Bianco fu costruito dai prigionieri, la stessa metropolitana di
Mosca è stata scavata dai detenuti e le miniere d’oro della Kolyma furono trivellate se non a mani nude, con mezzi di
fortuna da milioni di uomini e donne.
Nel 1939 con il patto Molotov- Ribbentrop, l’Urss
occupò la Polonia dell’est e poco dopo nel 1940 la Lituania, L’Estonia e la
Lettonia.
La Finlandia si difese e cedette solo la regione della Carelia. A
questo proposito ho rispolverato un vecchio libro di Indro Montanelli, Cronache si Guerra (De Agostini) in cui vi sono le sue corrispondenze di guerra
per il Corriere della Sera. Queste
invasioni andarono ad aumentare enormemente il numero delle vittime ad opera dei russi.
Nel 1941 la Germania attaccò la Russia rompendo il patto di non aggressione.
Sappiamo come andò a finire e i patti di Yalta definirono la supremazia
dell’Urss sui paesi dell’est Europa. Al termine della guerra tutti i
prigionieri dei sovietici di ciascuna nazione occupata andarono a finire nei gulag della Kolyma dove l’estrazione dell’oro
sarebbe servita all’industrializzazione della nazione.
Da notare che nel periodo bellico gli Stati Uniti
armarono Stalin con navi, armi e munizioni. Le stesse navi furono utilizzate
per la deportazione dei detenuti nella inesplorata estrema regione della
Kolyma.
(4 - continua)
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