Parte 6
Come citavo in apertura, il libro I Dimenticati di Tim Tzouliadis
(Longanesi) racconta la storia degli americani in Urss dal 1930 al dopoguerra,
attraversando lo spaccato della storia sovietica.
Gli americani venivano arrestati con le stesse
motivazioni con cui erano imprigionati i russi. Si accorsero che l’unica cosa
da fare era cercare di tornare in patria. Ma ormai facevano parte delle liste
dei gulag.
Molti usciti, dall’ambasciata dove chiedevano il
passaporto venivano arrestati dalla polizia segreta, accusati di essere spie,
torturati e se restavano in vita andavano al gulag.
Thomas Sgovio e Victor Herman furono tra i pochi americani che si salvarono,
come Salamov, dalla Kolyma.
Sgovio si ritenne fortunato e miracolato. Molti
morivano dopo tre mesi, solo il 30% superava il primo inverno per morire il
secondo. Il lavoro nelle miniere uccideva velocemente, ma il turnover era assicurato dai continui nuovi arrivi. Riuscì
a salvarsi perché le sue capacità artistiche di disegnatore e grafico lo esentarono dai lavori più duri. Non era
credente, ma come lui afferma si trovò un giorno inginocchiato a pregare Dio. Herman si salvò perché la sua struttura fisica
lo salvò.
Tutti e due erano tra i giovani che giocavano a
baseball nel parco Gor’kij.
Tornato negli Stati Uniti, Sgovio scrisse le sue
memorie per ricordare tutti i morti della Kolyma. Andò a vivere nella calura e
al sole di Phoenix, il freddo e il gelo
russo erano un bruttissimo ricordo. Morì ad 81 anni nel 1997. Herman
tornò a Detroit nel 1976, segnato nel fisico e nella psiche, si svegliava di
soprassalto di mattina presto pensando di dover cercare da mangiare per
sfamarsi. Il ricordo del lager non lo abbandonò. Morì nel 1985 a sessantanove
anni di infarto.
(continua - 6)
(continua - 6)
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