Gulag - parte 7
Peter Weir, regista di The Way Back, ha volute come consulente Anne Applebaum, la massima
studiosa dei Gulag. Suo, l’interessante e dettagliato libro Gulag storia dei campi di concentramento
sovietici (Mondadori). Weir è stato accusato di aver fatto un film a partire da
un falso storico che poi racconterò e di aver abbindolato tutti con le riprese
documentaristiche dei luoghi della fuga.
Il film è giunto nelle sale italiane solo a luglio, da un anno non
trovava distribuzione nel nostro paese. Snobbato e criticato per falso e perché
senza una storia da alcune e riviste radical-chic (vedi Escobar su L’Espresso), ha avuto invece un buon
consenso per chi vuole la verità. La storia nel film invece esiste: uomini
traditi dalla propria donna, dal regime, e desiderosi di perdonare e di
perdonarsi sono diventati amici nel cammino della fuga sorreggendosi ed
aiutandosi a vicenda. Un grande Ed
Harris interprete dell’americano Mr Smith ed un buon Colin Farrell nelle vesti
quasi naturali del cattivo urka. I paesaggi meritavano la fotografia da
cartolina di Weir, che però teneva sempre come contraltare i primi piani dei
fuggiaschi. I detrattori della fotografia di Weir dovrebbero andare a rivedersi
Gallipoli – Gli anni spezzati con un giovane Mel Gibson, anche lì i
paesaggi australiani erano rappresentati come cartoline.
(7 - continua)
Nessun commento:
Posta un commento