venerdì 5 marzo 2010

GRAFFITI


Forse un mattino andando in un'aria di vetro – da Ossi di Seppia
di Eugenio Montale

Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.


Queste parole descrivono bene la percezione della contingenza della realtà, e il fatto cioè che la realtà non si fa da sé. L’evidenza più grande in un uomo adulto è che egli non si fa da sé; e l’uomo è quel livello della natura in cui essa prende coscienza di sé, e si accorge che le cose non consistono in sé. Ora questa esperienza è la soglia anche della scoperta del fatto della creazione, che le cose sono fatte da un Altro. Di fronte alla percezione del “nulla dietro di me” due sono le ipotesi: o le cose non si costituiscono da sé, ma sono fatte da un Altro, o sono illusione e nulla.

Luigi Giussani
Scuola di religione
S.E.I.