lunedì 13 agosto 2018

LA STORIA IN PELLICOLA/ La satira feroce sul comunismo di Morto Stalin, se ne fa un altro





LA STORIA IN PELLICOLA/ La satira feroce sul comunismo di Morto Stalin, se ne fa un altro

Napoleone non ci è riuscito, poi è stata la volta di Hitler e infine del CT della nostra nazionale di calcio, Gian Piero (S)Ventura. Solo Putin ha riconquistato la Russia più volte, autoeleggendosi a vita e organizzando degli ottimi mondiali di calcio. Morto Stalin, se ne fa un altro è un film che può sembrare revisionista, anche se il termine qui in Italia è utilizzato per dare del pirla (leggi: offendere) a chi, dopo attenti studi, riscrive la storia (vedi i libri di Pansa). In maniera crudele affronta il periodo post-staliniano. 
Chi fossero Stalin e i bolscevichi che lo circondavano ormai lo sappiamo, Kruscev, Berija, Molotov (non le bottiglie dei compagni italiani), Malenkov, Zukov; come sappiamo anche che Putin non vuole che si parli di questo pezzo di storia in cui son morti milioni e milioni di persone. Il film è un'enorme ironia sulle ultime ore di vita di Baffone e delle tresche dei suoi accoliti. La sceneggiatura è superba, i dialoghi surreali e portati all'eccesso con una sprezzante derisione di fondo.
Marija Judina suona il piano a un concerto per Radio Mosca, Baffone ordina che gli sia portata la registrazione. Peccato che questa non sia stata fatta. Il direttore per non essere fucilato ferma gli orchestrali e il pubblico, ne raccatta per strada e cambia tre direttori d'orchestra. Il fatto è vero, mentre è falso che la pianista per soldi accetti di suonare nuovamente. È anche vero invece che nel disco registrato inserisce un foglio con scritto: Pregherò per voi giorno e notte, chiedendo al Signore di perdonare i grandi peccati che avete commesso nei confronti del popolo e del Paese. Il Signore è misericordioso e vi perdonerà.
Stalin verrà trovato morto con il disco che sta girando sul grammofono. Morto? Berija fu il primo a entrare nello studio di Baffone e pare abbia ritardato i soccorsi. Berija era i braccio destro del tiranno, colui che compilava le liste di morte e dei gulag, il giustiziere. Qui è un cattivone incosciente che uccide e fa uccidere come se bevesse un bicchier d'acqua, cosa peraltro dimostratasi vera. Il resto della combriccola arriva al capezzale di Stalin più tardi, vogliono chiamare i migliori medici russi, ma questi o son morti o sono in Siberia. Si recuperano degli sfigati che ne decretano la morte. Ci sono anche i due figli, Vasilij che pensa solo alla vodka e Svetlana che pare viva in un altro mondo. 
Le lotte di potere dei membri del comitato centrale si susseguono con tresche e sotterfugi, hanno in mano la seconda potenza del mondo, ma fanno una figura da sfigati approssimativi. Viene eletto il vacuo Malenkov capo del partito, mentre lo squilibrato Berija viene arrestato, condannato e ucciso. Al termine apprendiamo che al potere andrà Kruscev, che condannerà il terrore staliniano.
In questa rievocazione scritta con un sapiente humor nero, ma non poteva essere che così, si alternano soldati che obbediscono come robot, che vengono uccisi insieme alla servitù perché hanno visto Baffone morto, reclusi del gulag giustiziati a caso, finché non arriva l'ordine di cessare le esecuzioni e l'ultimo carcerato siberiano, dopo aver visto la morte in faccia rimane attonito, come se tutto fosse un caso. La combriccola del Baffo appare ridicola e il loro agire sembra una farsa. Il sarcasmo c'è, si vede e si ascolta nei dialoghi degli uomini che hanno in mano la nazione più potente del mondo dopo gli Usa. Ridicole le loro votazioni per alzata di mano, sono gag alla Stanlio e Ollio.
Bravo Steve Buscemi nelle vesti del tessitore Nikita Krusciov che prenderà le redini dell'orso sovietico. Eccezionale Simon Russell Beale che interpreta la figura di Berija, non magro come l'originale, ma grassoccio per rendere più efficace l'orco russo che gestisce il terrore. Un film forse eccessivo, ma che va visto con la giusta distanza: i fatti son quasi tutti veri, a parte lo scivolone su Marija Judina. Ottima la fotografia con inquadrature a campo largo a testimonianza della grandezza e della forza sovietica.
Morto Stalin, se ne fa un altro è una satira feroce sul comunismo e su Baffone che però Putin non ha accolto benevolmente: il film infatti in Russia è stato censurato.