venerdì 31 agosto 2018

MILANO - PISCINA GAE AULENTI




MILANO - PISCINA GAE AULENTI
roba da ricchi

giovedì 30 agosto 2018

I MIEI AMICI




I  MIEI  AMICI  DA  MANGIARE

mercoledì 29 agosto 2018

lunedì 27 agosto 2018

LETTURE/ "Stella del Nord", tutto il male di una spy story di successo


http://www.ilsussidiario.net

LETTURE/ "Stella del Nord", tutto il male di una spy story di successo


Stella del Nord di D.B. John (DeA Planeta, 2018) è la spy story dell'anno che ha scalato le classifiche dei libri più venduti. È un romanzo che fonda le sue radici sulla realtà, su fatti concreti e veri.
L'inaccessibile Corea del Nord con il suo dittatore, i suoi morti, i suoi gulag (o campi di rieducazione), dicono sia l'ultimo baluardo comunista. Non è così, visto che da tre generazioni il paese è in mano alla dinastia dei Kim, feroci con il popolo a prescindere dalla fedeltà al culto del tiranno. Sei cristiano? Ti aspetta il gulag; hai una vera Bibbia? Preparati alla morte; hai discendenti che nella guerra di Corea parteggiavano per quella del Sud? Il gulag attende tutte le generazioni a venire; hai cercato di scappare in Cina? Il campo di rieducazione attende te e la tua famiglia. Torture, impiccagioni, fucilazioni, carestie per il popolo mentre il tiranno guarda i film americani, investe 800 milioni di dollari in armi nucleari e utilizza gli aiuti internazionali per armarsi mentre la povertà e la fame aumentano a dismisura. Manca l'elettricità nel paese, ma i vari quadri dei dittatori sparsi nelle città restano illuminati per tutta la notte.
I vari Kim hanno devastato il popolo con il culto della loro personalità, sono il loro dio e devono essere adorati. Aggiungiamoci l'isolamento dal mondo e il gioco è fatto. 
Nascere in Corea del Nord vuol dire studiare ed imparare a memoria ciò che dice il potere e, non potendo avere paragoni con tutto il resto del mondo, l'orizzonte della vita resta quello che si è costretti a subire.
Con buona pace di Trump, che dopo aver fatto fuoco e fiamme, si sta accontentando dei resti dei 60 militari morti nella guerra tra il 1950-53. Segnali di pace? Mah, più che altro manipolazione dei mass media internazionali.
Bene, dopo questo cappello, raccontiamo in breve la trama di Stella del Nord, thriller che val la pena leggere, sia perché la storia prende il lettore e soprattutto perché l'autore alla fine del libro spiega da che fonti reali ha preso ispirazione.
Jenna, nata da madre coreana e padre afroamericano, è una docente  universitaria trapiantata negli Stati Uniti. Aveva una gemella cui era molto legata e che all'età di quindici anni, durante una vacanza, era sparita. Viene assoldata dalla Cia come analista per ricerche sulla Corea del Nord.
Cho Sang-ho è un alto funzionario militare nordcoreano che viene mandato in America a discutere con (leggasi: ricattare) i membri del governo Usa per spillare più aiuti umanitari (dollari da utilizzarsi per il nucleare) possibili. Nel vertice, prima in America e poi in patria aiuta Jenna a ritrovare la sorella che era stata rapita dai nordcoreani per il protocollo Semina.
Yong-ho, fratello di Sang-ho, è nella cerchia degli intoccabili di Kim Sun-il, ma tutto precipita. Un'accurata ricerca dei servizi segreti scopre che i due fratelli hanno delle origini sovversive; lasciati dalla madre in orfanotrofio, i loro certificati di nascita erano stati falsificati in quanto il loro padre aveva combattuto per i nemici.
Yong-ho viene fatto sparire e andrà in un campo di rieducazione: una miniera dove si esce solo a gambe in avanti. Nel campo incontra la madre naturale, Moon, che nel libro è già apparsa diverse volte e che gli dà forza per restare in vita. Nel frattempo Jenna, analizzando i satelliti, scopre qualcosa di più pericoloso dei test nucleari che Kim Sung-un effettua periodicamente: esperimenti su cavie umane. Avviene un quarantotto che non svelerei. Leggete il libro.
I rapimenti sono stati fatti realmente dai nordcoreani, secondo D.B. John, come anche il progetto Semina: donne agenti infiltrate nei paesi occidentali si facevano ingravidare per mettere al mondo bimbi che sarebbero nati con occhi a mandorla ma con capelli biondi, oppure occhi azzurri. Al tempo stesso venivano rapite donne occidentali per lo stesso motivo. Lo scopo era mettere al mondo dei bimbi da istruire come agenti segreti. Torture e campi di rieducazione (leggi: gulag) esistevano e ci sono ancora e pare che vi siano in questo momento 200mila prigionieri. Persone fuggite in Corea del Sud hanno testimoniato di esperimenti chimici su uomini, donne e bambini. Il terrore staliniano farebbe un baffo a quello della Corea del Nord visto che la terribile saga, iniziata nel 1948, continua fino ai giorni nostri.

domenica 26 agosto 2018

HO APPESO GLI SCARPONI AL CHIODO





HO  APPESO  GLI  SCARPONI  AL  CHIODO

sabato 25 agosto 2018

GERANI



I  GERANI  CHE  MIA  MOGLIE  VORREBBE  FOSSERO  SUOI

giovedì 23 agosto 2018

FIORE



QUALCUNO  PENSAVA  CHE  IL  VASO  FOSSE IN  VENDITA 

mercoledì 22 agosto 2018

RUSSO



STANOTTE  MIA  MOGLIE  MI  HA MANDATO QUI  PERCHE'  RUSSAVO

lunedì 20 agosto 2018

CONIGLI PERICOLOSI



CONIGLI   PERICOLOSI

domenica 19 agosto 2018

LA STORIA IN PELLICOLA/ Attacco al treno, la lezione di Clint Eastwood sul percorso della vita





http://www.ilsussidiario.net

LA STORIA IN PELLICOLA/ Attacco al treno, la lezione di Clint Eastwood sul percorso della vita

A maggio ha compiuto 88 anni, ma… non li dimostra. Stiamo parlando del maestro Clint Eastwood, sicuramente uno dei più grandi registi viventi che sta ancora producendo e girando film. Lanciato da Sergio Leone con la Trilogia del Dollaro, passato poi nelle vesti dell'ispettore Callaghan ha interpretato film western e d'azione, finché ha incominciato anche a produrli e a dirigerli.
Nel 1993 il suo primo Oscar con Gli Spietati, il secondo nel 2005 con Million Dollar Baby, tra i due premi altri buoni film e dal 2009 perlopiù biopic come Invictus, J. Edgar, American Sniper, Sully. L'idea geniale l'aveva avuta con i due film sulla guerra nippo-americana, Flags of Our Fathers Letters from Iwo Jima, raccontata dai fronti opposti.                       
All'inizio del 2018 è uscito nelle sale un'altra sua intuizione felice, Ore 15:17 - Attacco al treno. La storia è vera e semplice, tre amici americani in vacanza in Europa dopo essere transitati per Roma, Venezia, Berlino, Amsterdam e salgono su un treno diretto a Parigi. E qui succede (il 21 agosto del 2015, quindi tre anni fa) il fattaccio, un terrorista islamico con kalashnikov, pistole, fucile e munizioni, vuol compiere una strage, ma i tre lo disarmano salvando i passeggeri.
Film banale? Per nulla, in quanto i tre eroi sono interpretati dai ragazzotti stessi. Non erano certo attori, anzi due erano militari, ma qui sta l'idea geniale, plasmare per il grande schermo gli stessi protagonisti dell'azione eroica. In questo ci ha messo lo zampino Eastwood accompagnandoli nella recitazione, ma lasciandoli molto liberi e naturali sul set. L'esperimento è riuscito, anche perché il soggetto e la sceneggiatura hanno influito nella riuscita della pellicola. Infatti, nella prima parte del film i ragazzi sono dei giovani adolescenti che studiano in una scuola privata cristiana, ma per la loro esuberanza sono spesso dal preside. Crescono, cercano la propri strada, restano comunque sempre grandi amici, finché Spencer si arruola, Alek anche, finendo in Afghanistan, mentre il nero Anthony resta negli Usa. 
Decidono di trovarsi in Europa per una vacanza. In tutta questa prima parte del film ci sono solo tre veloci flashback che ci portano sul treno mentre si racconta la vita dei tre giovani. Li ho citati per nome, perché tra amici si fa così. Spencer  è quello messo in evidenza, da piccolo, la sera, prega in ginocchio: Signore fa di me uno strumento della tua pace, dove è odio fa che io porti amore , dove c'è il dubbio, la fede… Si vuole arruolare negli aereo soccorsi, ma viene scartato e si ritrova nell'Air Force come ausiliario, lo addestrano nella lotta e nel dare cure mediche. Si pone la domanda a cosa serva quello che sta facendo visto che non andrà mai in prima linea a salvare vite. Ma nulla è inutile del percorso che facciamo e per fortuna lo decide Qualcuno che compie il nostro destino.
Si ritroverà sul treno a lottare ferocemente con il terrorista e a salvare un ferito tenendogli schiacciata la vena giugulare. Risentiremo nel finale del film la preghiera che recitava inginocchiato da piccolo come a conferma che tutto per lui si è compiuto. Grande Clint.

lunedì 13 agosto 2018

LA STORIA IN PELLICOLA/ La satira feroce sul comunismo di Morto Stalin, se ne fa un altro





LA STORIA IN PELLICOLA/ La satira feroce sul comunismo di Morto Stalin, se ne fa un altro

Napoleone non ci è riuscito, poi è stata la volta di Hitler e infine del CT della nostra nazionale di calcio, Gian Piero (S)Ventura. Solo Putin ha riconquistato la Russia più volte, autoeleggendosi a vita e organizzando degli ottimi mondiali di calcio. Morto Stalin, se ne fa un altro è un film che può sembrare revisionista, anche se il termine qui in Italia è utilizzato per dare del pirla (leggi: offendere) a chi, dopo attenti studi, riscrive la storia (vedi i libri di Pansa). In maniera crudele affronta il periodo post-staliniano. 
Chi fossero Stalin e i bolscevichi che lo circondavano ormai lo sappiamo, Kruscev, Berija, Molotov (non le bottiglie dei compagni italiani), Malenkov, Zukov; come sappiamo anche che Putin non vuole che si parli di questo pezzo di storia in cui son morti milioni e milioni di persone. Il film è un'enorme ironia sulle ultime ore di vita di Baffone e delle tresche dei suoi accoliti. La sceneggiatura è superba, i dialoghi surreali e portati all'eccesso con una sprezzante derisione di fondo.
Marija Judina suona il piano a un concerto per Radio Mosca, Baffone ordina che gli sia portata la registrazione. Peccato che questa non sia stata fatta. Il direttore per non essere fucilato ferma gli orchestrali e il pubblico, ne raccatta per strada e cambia tre direttori d'orchestra. Il fatto è vero, mentre è falso che la pianista per soldi accetti di suonare nuovamente. È anche vero invece che nel disco registrato inserisce un foglio con scritto: Pregherò per voi giorno e notte, chiedendo al Signore di perdonare i grandi peccati che avete commesso nei confronti del popolo e del Paese. Il Signore è misericordioso e vi perdonerà.
Stalin verrà trovato morto con il disco che sta girando sul grammofono. Morto? Berija fu il primo a entrare nello studio di Baffone e pare abbia ritardato i soccorsi. Berija era i braccio destro del tiranno, colui che compilava le liste di morte e dei gulag, il giustiziere. Qui è un cattivone incosciente che uccide e fa uccidere come se bevesse un bicchier d'acqua, cosa peraltro dimostratasi vera. Il resto della combriccola arriva al capezzale di Stalin più tardi, vogliono chiamare i migliori medici russi, ma questi o son morti o sono in Siberia. Si recuperano degli sfigati che ne decretano la morte. Ci sono anche i due figli, Vasilij che pensa solo alla vodka e Svetlana che pare viva in un altro mondo. 
Le lotte di potere dei membri del comitato centrale si susseguono con tresche e sotterfugi, hanno in mano la seconda potenza del mondo, ma fanno una figura da sfigati approssimativi. Viene eletto il vacuo Malenkov capo del partito, mentre lo squilibrato Berija viene arrestato, condannato e ucciso. Al termine apprendiamo che al potere andrà Kruscev, che condannerà il terrore staliniano.
In questa rievocazione scritta con un sapiente humor nero, ma non poteva essere che così, si alternano soldati che obbediscono come robot, che vengono uccisi insieme alla servitù perché hanno visto Baffone morto, reclusi del gulag giustiziati a caso, finché non arriva l'ordine di cessare le esecuzioni e l'ultimo carcerato siberiano, dopo aver visto la morte in faccia rimane attonito, come se tutto fosse un caso. La combriccola del Baffo appare ridicola e il loro agire sembra una farsa. Il sarcasmo c'è, si vede e si ascolta nei dialoghi degli uomini che hanno in mano la nazione più potente del mondo dopo gli Usa. Ridicole le loro votazioni per alzata di mano, sono gag alla Stanlio e Ollio.
Bravo Steve Buscemi nelle vesti del tessitore Nikita Krusciov che prenderà le redini dell'orso sovietico. Eccezionale Simon Russell Beale che interpreta la figura di Berija, non magro come l'originale, ma grassoccio per rendere più efficace l'orco russo che gestisce il terrore. Un film forse eccessivo, ma che va visto con la giusta distanza: i fatti son quasi tutti veri, a parte lo scivolone su Marija Judina. Ottima la fotografia con inquadrature a campo largo a testimonianza della grandezza e della forza sovietica.
Morto Stalin, se ne fa un altro è una satira feroce sul comunismo e su Baffone che però Putin non ha accolto benevolmente: il film infatti in Russia è stato censurato.

giovedì 9 agosto 2018

Gavino Zucca IL GIALLO DI MONTELEPRE – Le indagini del tenente Roversi






Gavino Zucca
IL GIALLO DI MONTELEPRE – Le indagini del tenente Roversi
Newton Compton Editori

Montelepre, Sardegna, 1961. C’è un congresso democristiano in paese e viene trovato morto un barbane.
Il tenente dei carabinieri, Giorgio Roversi, bolognese, da poco trasferito sull’isola per motivi disciplinari, inizia le indagini. Viene inizialmente incolpato un altro poveraccio che si rende irreperibile e verrà più avanti ritrovato morto. Tutto gira attorno a una custodia di una chiave, che si scoprirà essere di una cassetta di sicurezza.
Nel frattempo accadono alcune cose strane: spariscono delle lenzuola, uno strano gatto va di villa in villa, un uomo vestito di nero si siede sempre con il suo sguardo da gufo in un bar e ne capitano di tutti i colori.
Arriva da Bologna una vecchia fiamma di Roversi, mentre lui si innamora di Caterina

mercoledì 8 agosto 2018

POSTA


Per fortuna ci sono  le email

lunedì 6 agosto 2018

UN SALTO VERSO LA LIBERTÀ/ La favoletta che fa ricordare i "marziani" del Beautiful '68



UN SALTO VERSO LA LIBERTÀ/ La favoletta che fa ricordare i "marziani" del Beautiful '68

Nel Beautiful '68, nonostante le vittorie dell'Italia agli Europei e del Milan nella Coppa delle Coppe, lo sport delle masse non fu il calcio, ma il lancio. Del peso? Nooo… del porfido, dei sassi, dei tubi, delle biglie, delle molotov. Il sollevamento pesi seguiva a ruota i lanci, viste le auto e i tram spostati e utilizzate come barricate. Diciamo perciò che nel '68 tra lanci, sollevamenti pesi e corsa (per scappare), i contestatori nostrani erano allenati, forse pronti per partecipare alle Olimpiadi del Messico.
Ma in due specialità atletiche i nostri rivoluzionari erano impreparati: salto in alto e in lungo. Se la loro rivoluzione fu utopica, a Città del Messico arrivarono veramente i marziani, due atleti americani, Dick  Fosbury nell'alto e Bob Beamon nel lungo. Beamon era al primo salto e all'inizio non si rese conto di aver migliorato di 55 cm il record del mondo. Era arrivato a 8,90 mt. Il misuratore ottico era tarato come fine misurazione su una lunghezza minore e fu utilizzato il decametro. E lo stadio esplose. E pensare che l'atleta, sconfortato per il divorzio con la moglie e i debiti, la sera precedente aveva alzato il gomito.
Il record rimase imbattuto per 23 anni, finché a Tokyo nel 1991 ci pensarono due atleti neri Usa, Carl Lewis e Mike Powell. Il Figlio del Vento, come Jessie Owens, stravinceva nei 100, 200 mt, nel lungo e qui arrivò a 8,91, anche se suo "padre" gli diede un buon aiutino (vento a 2,9 metri al secondo). Arrivò poco dopo Mike Powell con 8,95. Bene, da allora il record è ancora imbattuto.

Dalle Olimpiadi del Messico in poi, ci fu la svolta epocale nel salto in alto, si passò dalla tecnica ventrale allo stile Fosbury. Questo atleta americano si era presentato in pedana saltando all'indietro. Lo stadio e gli altri atleti erano rimasti allibiti. Con scioltezza e naturalezza superava l'asticella e vinse con 2.24 mt la Medaglia olimpica. Dick Fosbury si era inventato questa tecnica utilizzandola ai Trials Usa per qualificarsi alle Olimpiadi. I mezzi di comunicazione non erano quelli odierni, perciò la sua tecnica non era ancora stata vista dal mondo. Da lì in poi solo tecnica Fosbury.
I due atleti furono veramente due marziani, furono avvistati in Messico, lasciarono una loro impronta e poi sparirono, entrambi non si qualificarono per le Olimpiadi di Monaco '72. Ho vissuto questi eventi da ragazzino e ho provato a emulare questi due campioni, peccato che per il salto in alto non vi era un materasso, ma un cumulo di sabbia, perciò saltai alla ventrale o in sforbiciata.


Ai vostri ragazzi fate vedere Un salto verso la libertà, un film con poche pretese da capolavoro cinematografico, molto semplice, girato con pochi mezzi e con attori non professionisti. Il tema è la libertà e di fatto è una favola che finisce bene.
Kurdistan. Due fratelli, Azad (12 anni) e Tigris il maggiore, si allenano, con un materasso e coperte, al salto in alto. Un raid aereo li spaventa e si riparano in un cestone. I genitori accorrono, trovano i due fratelli incolumi, ma Tigris dallo shock diventa muto. Il padre è uno scrittore inviso al regime e decide di mandare i figli dai parenti a Francoforte. Per una serie di con-cause i ragazzi finiscono in Svezia con un'altra famiglia e qui patiscono pene finché non scoppiano. Nel frattempo Azad sorprende i compagni di scuola nel salto in alto e viene convocato per una gara a... Francoforte. Non ha il passaporto, si camuffa come uno svedese amico e arriva a destinazione. Vince la gara, ritrova i genitori scappati dal Kurdistan e il fratello Tigris ritrova la parola.
Una favoletta che finisce bene, non certo però buonista, visto i fatti che accadono. Da vedere.

giovedì 2 agosto 2018

TEX - IL MASSACRO DI GOLDENA






TEX
IL MASSACRO DI GOLDENA
Sergio Bonelli Editore


Per l'anniversario dei 70 anni di Tex è stato editato il versione de luxe il fumetto che vi proponiamo.
Il soggetto lo scrisse Gianluigi Bonelli in un romanzo  per le Edizioni Audace nel 1951.




Era molto legato a questo racconto e lo pubblicò nella collana di TEX nel 1969 nei n. 108 e 109 con i disegni di Giovanni Ticci.
Qui è proposto in una bella versioni a colori. In coda al fumetto, il romanzo di Gianluigi Bonelli.