mercoledì 26 settembre 2012

Book da leggere - I Complici di G. Simenon






Georges Simenon
I Complici
Adelphi


Avendo letto tutte le inchieste dei Maigret e quasi tutti i suoi romanzi posso affermare quanto segue. La maggior parte di questi ultimi sono abbastanza angoscianti, cupi. Emergono le miserie umane delle persone, senza però una luce, una speranza. Nelle inchieste del commissario Maigret, trattandosi perlopiù di omicidi, anche qui la caducità umana esce allo scoperto, ma l’investigatore non si erge mai a giudice supremo, piuttosto vorrebbe essere una specie di riparatore di destini avversi.
Ne I Complici il protagonita, Lambert, uomo affermato nel campo delle costruzioni, conduce una vita grama, è infelice con la moglie che spesso tradisce e vorrebbe evadere dalla monotonia quotidiana. In auto con la segretaria/amante, provoca un incidente con un pullman in cui muoiono una cinquantina di persone, di cui 46 bambini. Non si ferma e scappa. La segretaria è una figura asettica, che soddisfa il padrone, ma che dopo l’incidente si comporta come nulla fosse successo. Senza far trasparire nessun sentimento. Scatta la ricerca del pirata della strada e Lambert vive nella costante paura di  essere scoperto ed arrestato, ma allo stesso tempo sa di aver compiuto un’azione ignobile. Non ha la speranza di essere perdonato. Ecco ciò che manca nei romanzi di Simenon, il perdono. Il finale sarà perciò tragico.

lunedì 24 settembre 2012

Un calcio malato





Fa notizia che il sindaco Pisapia voglia aprire, in stile Zapatero, le adozioni alle coppi gay. Fa altresì notizia che la Minetti sfili da modella più che parlare di lei come rappresentante politica. Che la F1 si corra di notte a Singapore, per fortuna, ce ne impippa.
E l’Inter ed il Milan che affondano? Non fa notizia, la maggior parte dei tifosi milanesi se lo aspettava.  Non fa notizia che un amico milanista, dopo 40 anni, non si abboni più alla squadra rossonera. I vertici del Milan dovrebbero fare una riflessione, almeno fargli una telefonata sul perché della scelta.
Che il calcio sia drogato non ce ne accorgiamo adesso. Da quando sono nati i diritti televisivi dello sport più amato del mondo, il dio denaro ha sostituito il pallone di cuoio. Sponsor ovunque: dalle casacche ai pannelli dove si intervistano i calciatori. Il loro stipendio ha ormai rasentato il ridicolo, 10/12 milioni di euro all’anno per le star e da i 2/3 per quelli considerati sufficienti. Uno schiaffo alla miseria se si considera la crisi di questi anni e gli stipendi correnti dei lavoratori dipendenti. I club sono avidi di denaro ma al tempo stesso sono quasi tutti in deficit. Le tv continuano a pagare ma prima o poi chiuderanno i cordoni della borsa. Le squadre non allevano i vivai ma acquistano all’estero alla grande. Ci guadagnano i mediatori, gli osservatori, gli agenti e i calciatori stessi. Non il gioco. E per di più si fanno quotare in Borsa, per rastrellare denari, con la possibilità di spalmare i debiti negli anni e di conteggiare spesso a bilancio le (finte) plusvalenze sulle cessioni dei dipendenti.
E mentre Ibra cambia ogni squadra ogni due anni affermando che l’ultima è sempre quella che più desiderava, Agnelli fa rimpiangere per la superbia il nonno Avvocato, Del Piero è costretto ad emigrare in Australia, il Cavaliere chiude i rubinetti, Zeman continua a don chisciottare, la FGCI e la Lega Serie A latitano alla grande, gli stadi si spopolano. Per non parlare di scommettopoli dove molti calciatori ci han lasciato la palla.
Spezzo una lancia da garantista per Antonio Conte. La teoria è sempre la stessa: non poteva non sapere, e se aveva dei sospetti doveva denunciarli.
Così senza prove, ma per sentito dire, la carriera di molti giovani sarebbe stata troncata solo per dei sentito dire.  Questa è la teoria giudiziaria su cui ha fatto carriera Di Pietro e il pool palermitano. 
Ormai il sospetto è una colpa.


sabato 22 settembre 2012




Suor Blandina
Una suora italiana nel west
Neri Pozza

Rosa Maria Segale, nasce a Cicagna in provincia di Genova nel 1850. All’età di quattro anni emigra con i genitori negli Stati Uniti, a Cincinnati nell’Ohio. A 16 anni entra nell’ordine delle Suore della carità. Prese il nome di suor Blandina e a 22 anni venne mandata in missione a Trinidad e successivamente in Colorado e Nuovo Messico. Nel 1984 venne richiamata nella casa madre a Cincinnati dove morì a novantadue anni.
Provate ad immaginare una giovane, per di più suora, nel selvaggio west, dove un cavallo contava più della vita di un uomo e la giustizia sommaria fatta di impiccagioni era all’ordine del giorno.
Questo libro è un diario, una raccolta di scritti ad una sua consorella suor Justina. Suor Blandina fu mandata da sola, compì un viaggio interminabile e raggiunse Trinidad. Si fermò a Kansas City dove la comunità religiosa posta in loco la scambiò per un’avventuriera travestita. Armata di fiducia nella Provvidenza e nel suo patrono San Francesco Xavier, arrivò e costruì una scuola per i bambini. Gratuita, chiaramente, dove potevano studiare anche i figli degli indiani. Suor Blandina ebbe subito chiaro che il popolo indiano avrebbe perso le terre e sarebbe stato sfruttato dall’uomo bianco. Non percepiva nessuno stipendio ma la scuola cresceva grazie alle donazioni ed al riconoscimento della qualità del livello educativo.
Molte alunne divennero a loro volta maestre. Ben presto cominciò anche a costruire un ospedale per gli ammalati e poveri che lavoravano alla costruzione della ferrovia.
Prima delle suore erano arrivati nel West i sacerdoti gesuiti che avevano pazientemente seminato il Verbo di Dio tra le popolazioni, comprese quelle indiane.
Suor Blandina conobbe personalmente il bandito Billy the Kid, Pat Garrett, Geronimo. In ogni posto in cui si postò creò dal nulla scuole ed ospedali. Si affidava la Provvidenza e a Dio. Le popolazioni riconoscevano l’aiuto che le religiose portavano e contraccambiavano. Costruì tutto senza possedere un dollaro.
Questa fede incondizionata che fa tutto mi fa venire in mente Padre Aldo Trento e le sue opere ad Asuncion in Paraguay.

giovedì 20 settembre 2012

Fumetto: Suor Blandina nel West




Da lettore di fumetti, mi è capitato tra le mani Jericho n.72 del 2003 della collana  Magico Vento edito dalla scuderia di Sergio Bonelli. L’eroe western in questione è un bianco allevato dai Sioux e divenuto sciamano che lotta contro le ingiustizie perpetrate contro gli indiani. Il suo creatore è Gianfranco Manfredi, già sceneggiatore di Dylan Dog, Nick Raider, Tex Willer, ed anche scrittore.
In questo numero, Magico Vento incontra suor Blandina. Siamo in un paese della frontiera di nome Jericho in cui si ripercorre in maniera simbolica e poi fantasiosa la storia biblica di Giosuè.  Un’italiana, Suor Blandina è al centro di questa storia, chiaramente inventata. La suora è però vissuta realmente e con altre sorelle ha creato scuole ed ospedali nel West, attenta sempre alla realtà e ai soprusi attuata contro gli indiani.
Conobbe Kit Carson, Geronimo, Pat Garret ed il bandito Billy the Kid.
La suora ha scritto un libro, lettere a una consorella, Suor Blandina una suora italiana nel west, che ho recuperato, letto e che nel prossimo post vi presenterò.





lunedì 17 settembre 2012

Cattolici





Brian Moore
Cattolici
Lindau

La Chiesa di Roma con il Concilio Vaticano IV ha abolito la messa in latino, la confessione personale e l’abbigliamento clericale per una fratellanze ecumenica con la religione buddista.        
Su una piccola isoletta dell’Irlanda sorge l’abbazia di Muck. I monaci che qui vivono hanno calamitato l’attenzione della tv inglese. Le loro funzioni continuano nella tradizione pre-conciliare attirando moltitudini di persone dal resto dell’Inghilterra.
Dal Vaticano inviano padre Kinsella per mettere fine all’eresia e riportare l’ordine nella comunità monastica. Avviene l’incontro tra l’inquisitore di Roma e l’abate del monastero, padre O’Malley, che vive da tempo nel dubbio personale della fede.

Che cos’è la messa per voi? Chiede l’abate.
Padre Kinsella risponde:
Penso che la messa sia, per me come la maggior parte dei cattolici oggi, un fatto simbolico. Non credo che il pane e il vino vengano trasformati sull’altre nel corpo e nel sangue di Cristo, se non in senso puramente simbolico. Di conseguenza non credo che Dio sia davvero presente nel tabernacolo, come si pensava una volta.

E ancora l’abate: L’ortodossia di ieri è l’eresia di oggi.

Alcuni monaci si ritrovano in chiesa per una novena alla Beata Vergine Maria perché la tradizione della Chiesa non si pieghi alla svolta conciliare.

La messa significa il sacerdote e i fedeli che pregano Dio, che assistono al miracolo per il quale Gesù cristo viene di nuovo fra noi, il corpo e il sangue sotto forma del pane e del vino, là, sull’altare. Urla uno dei monaci a padre Kinsella.

Obbedire a Roma o essere considerati fuori dalla Chiesa?
Per padre O’Malley è in gioco non solo la vita della comunità monastica di cui è abate ma soprattutto la propria fede  personale, che nel tempo si è annullata per dar spazio al ruolo dell’autorità e all’organizzazione del monastero.

Lascio al lettore la conclusione del libro.

Cattolici è un breve romanzo scritto da Brian Moore nel 1971.
L’autore irlandese, insieme a Graham Greene, Agata Christie ed altri intellettuali inglesi scrisse dopo il Concilio Vaticano II al Papa una lettera-petizione in cui si enunciava la paura di un dilagante modernismo all’interno della Chiesa.
Brian Moore è stato anche sceneggiatore per il cinema, ha sceneggiato Il Sipario Strappato di Alfred Hitchcock.

venerdì 14 settembre 2012

Libano 3 - Il papa e San Charbel



Il Papa è in Libano.
In questi giorni terribili, con il sangue che scorre a causa degli integralisti islamici, Benedetto XVI è a Beirut con il suo messaggio di pace.
Il suo programma non contempla la visita al santuario di Annaya, piccolo paese all'interno a 1400 mt, dove sorge il monastero maronita in cui vi sono le spoglie di San Charbel. Qui ho fatto tappa nel mio viaggio in Libano.
San Charbel, Giuseppe Makhluf  nacque nel 1928. Entrò giovane in monastero e dopo pochi anni chiese all’abate di poter vivere da eremita in fianco al convento. Così fu finché morì il 24 dicembre 1898.
Poco dopo la sua morte arrivarono dei contadini dal fondo valle: di notte vedevano una luce provenire dal monastero. Venne appurato che il bagliore proveniva dalla tomba di Giuseppe.
Fu riesumato e murato in un sepolcro all’interno della chiesa. Poco tempo dopo iniziò dal muro a uscire un liquido oleoso. Avvennero poi i le prime guarigioni miracolose.  Fu proclamato santo da Papa Paolo VI   il 9 ottobre 1977  ed è festeggiato il 24 luglio.
San Charbel è un santo taumaturgico, a cui affidarsi per guarire dalle malattie.
Per saperne di più consultate il sito http://www.charbelcenter.com/





mercoledì 12 settembre 2012

Libano 2 - Il viaggio del Papa


“Il mio viaggio apostolico in Libano, e per estensione nel Medio Oriente nel suo insieme, si colloca sotto il segno della pace, riprendo le parole del Cristo: Vi do la mia pace (Giov 14,27).
Che Dio benedica il Libano e il Medio Oriente! 
Che Dio vi benedica tutti!”
Papa Benedetto XVI
Angelus – Castel Gandolfo – 9 settembre 2012


Spero e prego con forza perché il viaggio del santo Padre in Libano abbia come effetto un ritorno alla pace nello stesso paese e soprattutto in Siria.
Sono stato in Libano un anno orsono.

La strada che porta dall’aeroporto alla capitale Beirut lambisce un campo profughi palestinese che però non vediamo perché coperto da case in successione a mattoni vivi, stile povera borgata o favela. Qui vivono e sono attivi gli estremisti islamici. Vediamo appesi ai pali della luce cartelli con foto inneggianti al presidente dell’Iran, e poi striscioni con raffigurati Khomeini, Khātami e Ahmadinejād con scritte osannanti all’alleanza Islamica. Da ricordare che il Libano è la patria del partito  Hezbollah e della sua famosa ala militare terroristica. Proseguendo sulla strada arriviamo ai primi palazzi veri, quartieri sciti e poi sunniti. 
Man mano che si entra in Beirut si vede la ricostruzione effettuata dopo i bombardamenti israeliani del 2006. 
Vicino alla grande moschea di  Mohmmed al-Amin, costruita nei pressi della Cattedrale di San Giorgio, resta in piedi lo scheletro di un palazzo sforacchiato e bombardato. E proprio qui sulla strada che percorriamo vi era la famosa linea verde che divideva la zona cristiana da quelle musulmana.
L’amico che mi accompagna, mi racconta che proprio qui combatteva a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 con l’immagine della Madonna sul calcio del fucile.  Io a quel tempo ero al caldo in Italia fingendo di frequentare l’università.
Non vi è un censimento ufficiale della popolazione, anche se si stimano che i cristiani siano tra il 30 o al massimo il 40%. Molte le case o le palazzine che hanno sull’esterno una croce, un quadro o una statua sacra a significare che è abitata da cristiani. Nell’androne della casa dove abita il mio amico c’è una statua bianca ad altezza d’uomo della Madonna del Santuario di Harissa.



È al Santuario di Nostra Signora del Libano che il Santo Padre andrà in visita. Sorge su una collina a una ventina di chilometri da Beirut ed è meta di pellegrinaggi cristiani da tutto il medio Oriente, ma anche di moltissimi pellegrini musulmani.
La Beata Vergine: un segno di unità tra fedi diverse.
Il santuario è moderno, ed ha anche all’interno una struttura alberghiera di buon livello per l’accoglienza e la permanenza dei pellegrini. 

domenica 9 settembre 2012

Libano 1 - Film: E ora dove andiamo?





E ora dove andiamo?
Regia di Nadine Labaki
2011


Presento un film particolare, semplice, realizzato con poco budget, ma significativo.
È ambientato in un piccole e povero paese libanese, dove convivono cristiani e musulmani.         
Le donne sono le protagoniste del film. Si ritrovano insieme e sono amiche aldilà delle diversità religiose. Anzi sono alleate tra loro perché la pace continui nonostante gli scontri armati che si svolgono nel resto del paese. La tragedia arriverà anche lì, ma le donne convinte e certe della loro posizione, andranno fino in fondo ai loro propositi. Un film serio, che fa riflettere, probabilmente criticabile sotto alcuni aspetti, ma che parte dal presupposto di un desiderio di possibile convivenza pacifica nonostante le appartenenze religiose.
Accadono anche alcune situazioni surreali che strappano sorrisi, anzi diventano gags comiche, come la televisione vista insieme da tutti gli abitanti oppure l’adorazione alla statua piangente della Beata Vergine Maria. Brava e bella la regista Nadine Labaki che è anche una delle protagoniste del film.

domenica 2 settembre 2012

Grande Schermo - I Guardiani del Destino




I Guardiani del Destino
Regia di George Nolfi
Usa - 2011

Il film è tratto da un racconto di Philop k. Dick, Squadra riparazioni (1954).
Due parole su di lui. Certamente è stato un autore controverso, malato, drogato, e chi più ne ha più ne metta. Al tempo stesso ha scritto dei capolavori fantascientifici. Alcuni sono diventati film di culto, Blade Runner, Atto di forza, Minority Report.
I Guardiani del Destino è un buon film. Thriller appassionato ma non banale. Il ritmo prende e la fantascienza si miscela in certi momenti con un’adrenalinica tensione ed il sentimento dei protagonisti. Matt Damon impersona un giovane politico perdente che incontra la bella Emilly Blunt. Un incontro inaspettato ed imprevisto, che muove sulla loro scia una squadra di strani angeli, uomini vestiti da agenti dell’FBI con tanto di Borsalino, appunto i Guardiani del titolo italiano del film. Con tanto di agenda con il percorso della vita ostacolano nei vari anni l’incontro tra i due protagonisti, perché tutto si deve svolgere secondo i piani scritti dal Presidente. Ma Damon non ci sta perché il suo cuore batte per la bella ragazza e non vuole perderla. Con l’ostinazione di chi vuole il libero arbitrio sulla propria vita e su ciò che desidera, l’ex agente Bourne, aiutato da uno dei guardiani, sfida tutti e pretende di arrivare al Presidente per cambiare le linee del suo destino.
Il titolo originale è The Adjustment Bureau, come a far notare l’accomodatura e l’aggiustamento della vita secondo il proprio desiderio. 
Intrinso di cultura protestante americana e delle psichedeliche visioni di P. Dick, il film ha però  molti spunti: il destino, l’amore, le coincidenze nella vita, il desiderio del cuore, il libero arbitrio, l’esistenza di un Presidente supremo.