martedì 9 ottobre 2012

Celentano 1




Era da cinque anni che Mediaset non raggiungeva questi ascolti: uno share medio del 31,8% con 8.917.000 telespettatori. Un successo. Adriano ha raggiunto il massimo dell’ascolto alle 23.08 con il 41,4% di share cantando con il sodale Morandi.
La cornice è suggestiva, l’Arena di Verona è una location che straccia gli stadi e i teatri. È un luogo magico. La scenografia è mastodontica ma intrigante ed il gioco di luci bello ed efficace.
Economica e musica, Celentano e pippotti economici. Il furbo Adriano, interseca la sua musica alla situazione disastrosa attuale in cui viviamo, condannando la classe politica. Populismo alla Grillo?  Non lo so, la parola agli esperti. Preferisco ascoltare le canzoni del Molleggiato.
In tv abbiamo visto un’anteprima per scaricare la fascia pubblicitaria, direi la vera sigla, veramente inguardabile, brutta, violenta. Dopo gli spot inizia la serata  tv  con la veduta (banale) di Verona dall’alto con due attori che recitano un sermone del nostro. Poi finalmente entra lui, anzi Joan  Lui, e attacca con Svalutation. Passa al rock’ n’roll, e ad una delle sue hit giovanili.  La Cumbia di chi cambia lo fa sedere al tavolo. Neppure J. Lui resisterebbe in piedi a questa brutta  canzone.  Bonolis, Tatangelo insieme a D’Alessio, Ramazzotti, Al Bano, il gotha di Mediaset, Mogol, il popolo  comune che ha esaurito da mesi i posti da 1 euro. Tutti esaltati per J. Lui.                    
Insieme alle canzoni sentiamo alcune sue stecche e alcuni sotto toni, anzi sotto sassi imbarazzanti. Gli errori non sono solo canori, anche la regia televisiva è imbarazzante. Tagli in asse, sfocature. Non c’è nessuna steadicam  sul palco e nessuna telecamera sotto il palco. Nessun primo piano del pubblico a parte qualche vip, ma soprattutto panoramiche dall’alto, che normalmente si usano per staccare  o per andare a nero. Qui vengono utilizzate come immagini normali. Sicuramente è una scelta di J. Lui. Le riprese sono tutte in totale. Esagerate.  Non si vuole che la tv interferisca con il concerto, deve solo cogliere l’evento senza spettacolarizzarlo. In questo primo concerto la firma del regista non c’è.
                                                                                                                          

Dopo il primo break, la regia aiutata dai balletti diventa più dinamica e pulita, osa di più. Ma Adriano ad un certo punto si ferma, qualcosa non va. Silenzio imbarazzante. Voluto? Non so.
Riprende con la chitarra e con Il ragazzo della via Gluck e l’Arena si infiamma.
Arriviamo al momento politico di Cele con l’economista Fitoussi e i gemelli Stella e Rizzo, fustigatori della classe politica e degli sprechi. Invitarli è di per sé da paraculi.       
Entra in scena anche Morandi ma il pubblico fischia l’economista che forse una cosa giusta la dice:       
Solo la bellezza ci potrà salvare.

E come se nulla fosse Cele e Gianni passano a cantare insieme.
Lo show continua e l’Arena applaude. 
La musica tira più dell’economia.
La pantera nera conclude la serata con un ruggito.

Peccato, per la poca musica. 
Mi aspettavo, dopo 18 anni di assenza un concerto più intenso.                                           

Dulcis in fundo, il backstage delle prove: avrebbe dovuto durare di più. Speriamo che la seconda serata sia più cantata.