martedì 28 febbraio 2012

Arrogance

In queste settimane abbiamo assistito ad alcuni fatti che mettono in luce come è facile essere spocchiosi ed altezzosi. Spesso nel nostro piccolo tutti lo siamo, con la moglie (sic!), con i colleghi. Ma i media, tv e giornali, sono troppe volte lo specchio del potere e della sua arroganza.


Celentano. Forte della sua notorietà (dato dal suo passato musicale), con euri pesanti in saccoccia, si presenta a Sanremo e spara le sue bombette. Innocue se le leggiamo in un altro contesto, esplosive se riversate su Rai 1 in una serata che tutti aspettavano e sapevano avrebbe fatto alti numeri in termini di audience. Il furbastro non è stato il Molleggiato, ma lei, anzi Lei, la Direttrice della Rai. Tutto fa gioco per ottenere lo scopo.



l'Espresso. Da un paio di mesi ogni numero riserba un articolo su Formigoni e CL.
Questa settimana ci ha fatto la copertina e l'inchiesta di punta, firmata da diversi giornalisti. Segno che è stata creata una task force per dare l'assalto alla roccaforte del Celeste. Oggettivamente, se rileggete gli articoli precedenti, vi accorgerete che questa inchiesta è un pastone che li raccoglie tutti. Ci saranno avvisi di garanzia? Arresti? Per ora sono solo avvisi di chiamata: state attenti, okkio, date fastidio. Certo la magistratura farà il suo corso, ma intanto l'importante è sparlare. Qualcosa resterà.
A proposito della copertina. Il fotomontaggio del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo è fuori luogo. E' questo il popolo che avanza e fa paura?.
Formigoni dovrebbe arrabbiarsi, lui che è sempre in prima fila e ha un look molto bizzarro, mentre Lupacchiotto rappresentato come un cicciobello, è orgoglioso invece di essere un maratoneta asciutto come un giunco.


La porta di Buffon in Milan -Juventus
Andrea Agnelli. Conferenze stampa a più non posso, ricorso alla magistratura ordinaria per richieste danni milionarie alla Lega Calcio. Vuole lo scudetto del 2006, al contempo con due dirigenti (il n.1 e n.2, mica massaggiatori) condannati in sedi sportive e giudiziarie. Andrea rilascia interviste ai giornali di famiglia e li reputa Padre e Padrino (e forse non ha tutti i torti), ma va a rubare al Meazza. E per ora sta zitto. Sul 2-0 per il Milan, Conte avrebbe rischiato di prendere altri due gol. Lo stesso Conte è ormai un'uomo azienda che non si ricorda di aver militato nella squadra dove i boss erano Giraudo e Moggi. L'attaccamento ai colori sociali è tutto. ed intanto il Corsera e la Rosea sponsorizzano attraverso ex genoani ed altri corsivisti il colore bianconero della proprietà.

Berlusconi. Il mio edicolante sostiene ironicamente che Provenzano è un angelo rispetto a lui, ha pochi processi. Intanto come ritorsione c'è chi sta pagando al posto del Cavaliere : Le Mora, la Mondadori (leggi lodo) e il Milan. E mentre Corsera, la Stampa e l'Espresso plaudono alle manovre dell'amministratore del condominio (Monti), ci fanno leggere quello che loro vogliono.

Lancia (non automobile) spezzata.
Carlo Pellegatti ha insultato nella diretta tv Conte. Ha sbagliato. Ieri a Milano era, liturgicamente, il lunedì delle Ceneri e il Carletto si sarà sicuramente pentito. Meglio arrabbiarsi da tifoso che perseverare da presidente (della Juve).

Lapo. Ha fatto verniciare la sua Ferrari color mimetica militare e sul retro ha messo un adesivo pacifista. Un grande. la vita è tutto un brand per lui. Ma almeno fa meno danni di suo cugino Andrea.

domenica 26 febbraio 2012

Architettura.


Anni fa arrivando in autostrada a Milano all’altezza di Rho ho detto a mia moglie:
- Cara (si dice sempre così), guarda quei due palazzoni storti, hai visto cosa ha fatto la scossa di terremoto di settimana scorsa?
Mia moglie che è una semplice (si dice sempre così), mi ha chiesto:
- Ma adesso come faranno a riportarli diritti?
La stavo prendendo in giro, povera…

Spesso, girando il mondo ho avuto l’occasione di vedere palazzi, case, uffici, edifici costruiti dai geni dell’architettura. Forse in un’altra vita farei anch’io l’architetto.

Ogni volta che alla domenica vado alla S. Messa, guardo sempre con interesse la foto della chiesa stampata sul foglietto della funzione.
Spesso resto inorridito a vedere delle chiese che sembrano dei palazzi municipali sovietici.
Quella di ieri era la chiesa degli Angeli Custodi a Milano. La vedete qui sotto nella foto.


Pensate invece alla semplicità ed essenzialità delle chiese romaniche oppure, anche se non stravedo per questo periodo artistico, per quelle in stile barocco, soprattutto al sud.
Niente a che vedere con le brutture degli architetti moderni.
Come non pensare alla bellezza del Duomo di Milano che vidi per la prima volta all’età di sei anni. La stessa emozione e stupore la ritrovai in me vent’anni orsono quando vidi la Sagrada Familia a Barcellona.


Due stili architettonici diversi, due contesti storici diversi.
Un popolo, quello lombardo e un genio catalano, Gaudì. Ma un’identica fede che ha creato due cattedrali così splendide, così esemplificative della bellezza che l’uomo può costruire con la forza di un Altro.

giovedì 23 febbraio 2012

Book da leggere




La Croce Perduta - il Teutone
Guido Cervo
Piemme


Eustachius von Felben è un monaco guerriero dell'Ordine dei cavalieri teutonici che dopo vent’anni di Terrasanta torna in Europa. Ha una missione da compiere: scortare un veneziano che per conto del Doge deve consegnare una croce preziosa appartenuta a Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, al Gran Maestro dell'Ordine di Prussia. Siamo nel 1241 e i tartari stanno invadendo l’Europa centrale, devastando e uccidendo le popolazioni cristiane. Il cavaliere teutone incrocerà sulla propria strada i tartari contro cui combatterà per liberare i cristiani resi schiavi e per recuperare la croce caduta nelle mani degli invasori. Come difese i luoghi sacri in Terrasanta, Eustachius continua la sua vita a difesa della cristianità in Prussia.
Un buon romanzo che è l’inizio di una saga. Ben scritto in cui il contesto storico ci riporta alle radici dell’Europa cristiana.

domenica 19 febbraio 2012

Pagelle Sanremo 2012. Vai a Il Sussidiario.net




- Adriano. Sono un fan di Celentano da quando sono nato. La prima serata del Festival non è della canzone ma sua. Oltre al cachet assurdo, la Rai non ha il potere editoriale di sapere cosa il Molleggiato dirà sul palco. Altra assurdità, contano più gli ascolti che il rispetto del pubblico che paga il canone. Comunque basta non prenderlo sul serio e non dargli corda. Spero che i fischi dell’ultima serata lo riportino sulla terra.
Sempre grande quando ha a che fare con la musica.
Voto 3 allo sproloquio e 8 quando canta.

Belen. Ormai è una reginetta ma vive in tv senza Corona. Non è più una valletta: Colorado, Italia’s Got Talent, Sanremo. Ma di fatto non è ancora una presentatrice. Che canti è un insulto al Festival. Tutto il resto di lei è veramente …. godibile, farfallina compresa.
Voto 7,5, l’occhio della Tv vuole sempre la sua parte.

Canalis. Finta star, dopo Bobone Vieri ha fatto un salto negli States in coppia con Clooney (feeling vero o falso?). Finta show girl sguaiatona. Né carne (in confronto a Belen) e né pesce (capacità interpretative). Per il canto vale quello detto per Belen.
Voto 6, meglio di tante altre.

Dalla Lucio. Un testo criticabile ma un’esecuzione da maestro sia come apporto vocale a Pierdavide Carone che come direzione. L’unico vecchio cantante e musicista che non presenta e non si atteggia a showman. Qualcuno questo sporco mestiere lo deve comunque fare e Lucio lo fa benissimo.
Voto 7 la sua stella luccica dal lontano 4 marzo 1943.

Ex Iene. Look simile per Luca e Paolo. Ormai anche loro sono lanciati: Sanremo 2011, spot Fiat, e a breve Scherzi a parte. Assurdo però iniziare il Festival con le loro battute e la loro insulsa canzone che piange il Berlusca che esaltava la satira. Niente di nuovo, anzi. Evanescente la gag-preghiera della serata finale. Cachet rubato.
Voto 5, meglio guardarli in Camera Cafè.

Finardi. La canzone E tu lo chiami Dio è di Roberta Di Lorenzo, ma Eugenio la interpreta bene alla sua maniera. Un testo in cui lui si riconosce e questo si sente nell’interpretazione. Interrogarsi su Dio è strutturale dell’uomo.
Voto 7, è proprio vero che con l’età si può migliorare.

Grasso Aldo. È il number 1 dei critici tv, dice spesso la verità. Ha sicuramente un po’ d’acredine nei confronti della Rai perché ne fu defenestrato della Moratti. Le sue critiche però sono sempre (o quasi) corrette.
Il Molleggiato si è voluto vendicare ad personam.
Però per Aldone è consolante che sia il re degli ignoranti a dargli del deficiente.
Voto 7 pare che a Grasso non sia dispiaciuto l’insulto in Eurovisione, tutta pubblicità.

Hit parade. Fra qualche settimana sapremo veramente quale sarà la canzone in testa alle classifiche aldilà del verdetto sanremese.
Proposta: perché non abolire il Festival tv e farlo solo radiofonico?
s.v. Lo daremo solo se ciò accadrà. Peccato che mancherà Lelio Luttazzi.

Ivana Mrazova. Top model con funzioni di valletta. La prima sera è bloccata al collo e dà forfait. Troppe prove da statua di marmo. La seconda sera si è presentata ad ora tarda per una comparsata ma poi Belen le è passata sopra come una …. farfallina. Di buono è che parla italiano meglio della Canalis. Balla però come un pilastro di cemento.
Voto 6, bella ma inutile.

Josè Feliciano. Grandissimo. Ha esordito a Sanremo nel 1971 con Che Sarà.Una canzone che ancora tutti adoriamo e cantiamo. Beato lui che essendo non vedente non ha potuto vedere i look volgari delle soubrette.
Voto 7,5, idolo immortale.

Lei Lorenza, Direttore generale Rai. Assurdo appaltare un programma a Celentano non potendo controllare i contenuti e promettendo 350 mila euro a prestazione. Non essendo la Rai un’azienda privata, oltre che rispondere al governo deve però rispondere ai cittadini e a tutti quelli che pagano il balzello del canone. Ma la Lei dov’era? A Chi l’ha visto?
Voto 4, speriamo che il programma di Rai 3 non la ritrovi.

Morandi. Dopo “Stiamo tutti uniti”, quest’anno “Stiamo tutti tecnici” . non è Vianello, non è Mike, né Corrado, Fiorello o Bonolis. Può tenere il palco solo cantando. Lo preferiremmo come concorrente insieme a Pupo, Celentano e a Lucio Dalla come ai vecchi tempi. Nessuno ha criticato il suo faccionismo nelle telepromozioni. Poteva risparmiarcelo. Marchettaro.
Voto 6,5 per l’impegno.

Noa. Grande regalo. Ha interpretato Torna a Surriento, una delle canzone napoletane più belle. Un’israeliana che canta in dialetto meglio dei napoletani.
Voto 8, passione vera.

Ok per Gepi Cucciari a Rai Uno. Ma perché solo l’ultima sera? Una bella sorpresa ampiamente prevedibile. Non è bona come Belen ma è brava e talentuosa nella sua comicità. Meglio delle inutili gag di Pupo, Luca e Paolo. L’avrei fatta duettare comicamente almeno un’altra sera con Rocco Papaleo.
Voto 7, una donna protagonista che ha successo senza svestirsi (per fortuna).

Pupo. Mezza spalla (vista l’altezza) di Cele. Ma perché i cantanti vogliono fare i comici? Andava bene a condurre i pacchi di Rai 1 ma a fare da secondo a un Molleggiato spento con battute sgonfie non ha senso.
Voto 5, meglio sentirlo cantare.

Queen. Brian May, grande chitarrista del gruppo di Mercury, ha elettrizzato con i suoi assoli e con la sua canzone We will rock you. L’Ariston si è tutto alzato in piedi.
Voto 8, standing ovation.

Rocco Papaleo. Mi è piaciuto. Buone battute, autorevole ma non invadente. Tiene il palco e catalizza. Immediato e semplice. I suoi monologhi non sono banali e non c’è quasi mai volgarità. Ottima l’idea del loden e co-conduttore stile tecnico. È attore e si vede, non è un cabarettista. Speriamo continui nel cinema e non in tv e la smetta di cantare.
Voto 7, andate a guardare il suo film Basilicata coast to coast.

Soliti Idioti. Furbata anche questa. È stata la coppia rivelazione tv e del cinema. Perché non invitarli così sale lo share? Poi che quello che dicano sia trito e ritrito (gag di Pippo Baudo con suicida dell’Italsider) non frega a nessuno. L’importante è far salire sul palco gli ultimi fenomeni mediatici.
Voto 6, per la fortuna che i due hanno.

Tv. Effimera. Ha vinto lei, non la musica. È un festival televisivo non musicale. Sono più importanti gli ospiti delle canzoni. Esempio: scaletta della prima serata. 30 minuti di Luca e Paolo, un balletto, alcune canzoni, 50 minuti di Celentano. Le polemiche si alzano con lo share. La seconda serata ha contemplato quasi solo canzoni e l’ascolto è sceso. È un festival effimero, basato sui faccioni e il contorno, polemiche, parolacce e insulti inclusi.
Voto 5, solo perché in fondo mi dà da mangiare.

Ultimo. Non il Capitano di Totò Riina
Voto 12, gli ultimi saranno i primi (forse).

Votazioni. L’imprevisto è l’unica cosa prevista. Certo che partire con un problema tecnico con i votanti in platea non è il massimo. Ogni tanto bisogna ritornare a carta e penna.
Voto 5, Ipad o I pen ?

Winner. Emma era in testa ai pronostici e questo si è puntualmente verificato. Nel 2010 ha vinto ad Amici, seconda l’anno scorso a Sanremo con i Modà, prima quest’anno. Ha già finito la sua carriera musicale, da l’anno prossimo sarà comica e presentatrice. Brano orribile con a tema la denuncia sociale e la crisi economica che ci angoscia, supportato però dall’orecchiabilità musicale e dall’intensa interpretazione della cantante.
Voto 6,5 media tra il voto ai versi e alla voce della cantante. Da centri sociali.

X – Y. Incognite. Cosa dirà Celentano? Solo Lei lo sa. Gli ascolti? L’ansia aleggia su Sanremo. Chi condurrà il prossimo festival?E la farfalla di Belen dove si è posata?
Voto xy, cioè, bho.

Zuccherina. Irene Fornaciari ha stoffa e voce, la canzone Grande Mistero è una delle più belle e poetiche del Festival, non a caso è di Van De Sfroos. La punisce essere figlia di suo padre Sugar. Ma nel 1985 lui con Donne arrivò penultimo e poi ha fatto la strada che ha fatto.
Voto 7, è un buon inizio.

Fuori alfabeto ma degni d’encomio:- Patti Smith, bruttina ma grandiosa con Because the Night.
- Sara Jane Morris, donna bianca con voce da nera. Potrebbe essere la regina del soul.
- Gaetano Castelli, scenografo. Per chi lavora in tv, un maestro.
- Gigi D’Alessio ha scritto il brano per la Bertè e la porterà nei sui concerti. Principe della carità.

lunedì 13 febbraio 2012

TV. Stanlio e Ollio




Se volete che i vostri bambini si divertano non fate vedere loro Striscia la notizia oppure Zelig, ma alle ore 20.15, dal lunedì al venerdì, sintonizzatevi su Rai 3, stando attenti di non incappare nel finale di quell’insulso programma di nome Blob che serve a dar da mangiare ad alcuni autori veterocomunisti, e guardate con i vostri figli Stanlio & Ollio per ridere insieme. Sono le comiche dei due più famosi comici della storia.
Nel 1968 la Rai al sabato alle ore 13,30 mandava in onda Oggi le comiche. Tutti noi ragazzini aspettavamo con trepidazione quel momento. Risate sonore con i cortometraggi muti di Buster Keaton, Charlot ed appunto Stan Laurel ed Oliver Hardy. Se il primo comico citato mi intristiva particolarmente e Chaplin mi divertiva un po’, Stanlio e Ollio erano i miei preferiti.
Charlot era un po’ troppo sul sociale e per palati intellettuali, mentre i due erano semplici ed esilaranti. Piacevano a tutti, grandi e piccini, erano immediati. Stanlio lo stupidotto, Ollio il più furbo ed istruito che insieme combinavano guai a palate. Hanno lasciato un segno enorme e positivo nella storia del cinema comico. Prima nel muto e poi anche con l’avvento del sonoro. Bastava comunque la loro mimica, i loro sguardi, i loro tic, le loro azioni. Da un’incomprensione nasceva una baruffa che disintegrava un’auto o addirittura una casa. Loro avversario era spesso Ben Turpin, piccoletto strabico con baffo, altro comico che avrebbe potuto avere più fortuna. Gag surreali che partivano dalla vita quotidiana. Nel periodo del muto il sottofondo oltre ai rumori era una musichetta (sempre la stessa) che divenne ben presto famosa. E come non ricordare invece con l’avvento del sonoro il doppiaggio di Ollio da parte di Alberto Sordi e gli storpiamenti delle parole tipo stupìdo, che divennero lessico corrente.
Guardando gli spot di Aldo, Giovanni e Giacomo (quelli estivi marini e quelli attuali della lavanderia), non si può che rivivere le comiche di Stanlio e Ollio.
Il programma è usato come cuscinetto e dura una ventina di minuti scarsi. Peccato. Gli ascolti non sono male, avendo contro a quell’ora tutte le altre ammiraglie con i telegiornali: una media del 6,75% di share con 1.900.000 telespettatori, superando in alcuni giorni i 2 milioni con una punta del 9,54% con 2.700.000 teste. Un programma da riproporre nelle fascia pomeridiana.

giovedì 9 febbraio 2012

Vista panoramica


Guardate un po' la foto sopra. Siamo in un incrocio con tanto di rotonda e in prossimità del marciapiede c'è una panchina.

Guardiamola da vicino.
Ma chi l'avrà messa lì, il comune per i turisti?




Certo che la panchina è di ottima fattura. E si gode una vista panoramica. Mistero.....

lunedì 6 febbraio 2012

La satira può essere solo di sinistra.

Partiamo dal fatto. Il compagno vignettista Vauro rappresentò sulla prima pagina de Il Manifesto del 13 marzo 2008 l’On. Fiamma Nirenstein a con tanto di stella di David e naso adunco con le didascalie: Mostri Elettorali e Fiamma Frankestein. E questo solo perché la signora si candidava per il PdL. Oltre alla stella di David, sul suo vestito c’è il simbolo del PdL e il fascio littorio.
Gli ebrei, per Vauro, non possono essere che di sinistra, gli altri sono dei mostri fascisti e berlusconiani. Un peccato, un’eresia per un’ebrea, meglio i progressisti come Lerner e Ovadia.
A quel tempo, l’On. Giuseppe Calderola del Pd, firmava per Il Riformista una rubrica ironica e corrosiva chiamata Mambo. Apostrofò Vauro accusandolo nei fatti di aver dato della sporca ebrea alla Nirenstein.
Il disegnatore santoriano portò in tribunale Calderola. Pochi giorni fa un giudice ha condannato l’Onorevole del Pd a pagare 25.000 euro di danni a Vauro, in quanto non ha mai scritto la frase sporca ebrea. È vero ma guardate la vignetta e fatevi un’idea vostra.



Se sei una candidata nelle liste del PdL non può che essere normale l’offesa di essere un mostro, una fascista, una berlusconiana (non mi pare sia un reato.
Per di più è stato punita una critica ironica su una satira di cattivo gusto.
Attenzione a mettervi contro i piagnoni veterocomunisti come Vauro e Sant’Oro perché si rischia la prigione!.
La satira non può che essere di sinistra e la critica ad essa merita di essere punita.
E mentre Vauro e Vincino sono tornati in edicola all’inizio di ottobre con il glorioso IL MALE, poco prima un loro ex compagno (di colore e di lavoro) è uscito nelle edicole con Il Nuovo MALE. Lotta fratricida sbagliata , che partiva nel momento in cui il maggior ispiratore di satira politica italiana, su cui avrebbero potuto fare un po’ di euri (vd. Travaglio con i suoi libri) stava per uscire di scena con il suo governo.
Il Berlusca ed i leghisti vengono presi comunque in giro dai due giornaletti, ma il triste Monti la fa da padrone. Il sesso non manca, così come la Chiesa. Se lo facessero con l’Islam rischierebbero il linciaggio. Son mica dei pirla i compagni. C’è da aggiungere che la rivista di Vauro e Vincino è passata anche come cartone animato in fascia quotidiana su Rai 4. Una pubblicità inattesa e pure pagata, non… male (di nome e di fatto).
È uscito per un po’ di numeri cartacei, ma ora è solo online Il Ruvido.
Caratterizzato dall’ironia e dall’umorismo quotidiano è partito con delle buone intenzioni, con dei collaboratori variegati e a parte alcuni (Vaime) non classificabili per ideologia politica, ma si è ben presto arenato per le scarse vendite e per il sovraffollamento di testate. Molto più libero e più satirico, ma meno ideologico, dei concorrenti.
Peccato, peccato, perché la pluralità nella satira non può che far alzare la qualità dei contenuti della stessa.
Al contempo il quotidiano Libero nell’edizione domenicale ha aperto le sue danze con quattro pagine di Veleno. È un po’ il cugino povero ma con un altro colore politico dei due Male. È partito pian piano con poche pretese ma non è malaccio (gioco di parole).

Certo che questi giornaletti nulla hanno a che vedere con gli storici e grandiosi Il Bertoldo e Il Candido. La differenza sostanziale è che adesso la satira è reazione , spesso offensiva , soprattutto alla politica, mentre prima si analizzava e vivisezionavano i fatti, i personaggi politici e la realtà. Non a caso oltre alle vignette c’erano non degli articoli, ma dei veri e propri racconti. Non per nulla gli autori non erano vignettari alla Vauro e Vincino (scarsi i suoi disegni), ma erano veri e propri scrittori: Zavattini, Metz, Mosca, Manzoni, Guareschi, etc.
Un umorismo che ha creato cultura.

venerdì 3 febbraio 2012

Book da leggere: Gli Iplaccabili




Gli Implaccabili
Giorgio Cimbrico
Absolutely Free Editore


Innanzi tutto la foto di copertina è molto bella: una mischia spettacolare di rugbysti sporchi di fango. Anche il titolo e la sua grafica è interessante. Direi che per come si presenta esteticamente il libro è eccezionale.
Domani, sabato 4 febbraio l’Italia del rugby incontrerà nella prima partita del 6 Nazioni la Francia a Parigi e poi l’11 febbraio sarà a Roma contro l’Inghilterra. Giocherà allo stadio Olimpico e già prima di Natale i biglietti venduti erano 50.000 e adesso si va verso il tutto esaurito.
Uno sport duro il rugby, faticoso, in cui si lotta, si placca, si corre. Niente a che vedere con il calcio. L’autore ripercorre in 28 capitoletti la storia del rugby. Sono i ritratti dei personaggi che hanno reso famoso questo sport che aveva la palla rotonda e poi è diventata ovale. Si parla di figure di giovani atleti come quello che durante una partita di football prese la palla con le mani e diede il via al nuovo sport. Come la prima meta del primo All Blacks e del vincitore del doppio di tennis a Wimbledon che giocava e vinceva anche a rugby. Storie di uomini semplici e brevi carriere di giovani inglesi, gallesi, irlandesi, australiani che poi incontrarono la morte a Gallipoli. Si parla del telecronista scozzese che per mezzo secolo fu la voce del rugby e fu osannato anche dai gallesi; del film The Sporting Life con Richard Harris; del nostro mitico Bollesan; dello stadio di Londra, di quello di Dublino dove gli inglesi uccisero nel 1920 gli odiati irlandesi.
Un libro da leggere, come introduzione a questo bellissimo sport.

giovedì 2 febbraio 2012

TV/ Dal caso di Avetrana alla Concordia, quella ricerca ossessiva del dramma umano (www.ilsussidiario.net)



La notizia mediatica di gennaio 2012 è stato il dramma della Costa Concordia davanti all’isola del Giglio.
Quando il fatto è accaduto l’unica tv che ha interrotto i programmi per darne la notizia è stata La7. Complimenti.
La Rai ha dormito, il servizio pubblico è ormai un optional che si occupa solo di far sentire tutti i partiti (leggi par condicio) nei servizi dei telegiornali.
Mediaset non s’è posta il problema, già la pubblicità scarseggia e se poi interrompono i programmi e non la mandano, è finita.
Ma dopo la partenza dai box e non dalla pitlane, i due network sono andati alla riscossa con le loro armate.
Come si è visto in questi anni, le tragedie accrescono l’audience.
Mi sembra di essere tornato ai primi anni ‘70, quando in edicola il settimanale Cronaca Vera pian piano si impose ai lettori vendendo 550.000 copie. Un successone,una rivista che affrontava i casi di nera sin nei particolari più infinitesimali, privati, sessuali ad uso e consumo di un pubblico popolare.
Adesso la tv ha fatto suo e camuffato l’originale master cartaceo, portandolo anche alle masse più acculturate. Non che il livello culturale sia cresciuto dagli anni ’70 ad oggi, anzi, con la sua presenza e continua invadenza la tv ha condizionato in maniera massiccia l’imbarbarimento attuale.
Se il dramma di Vermicino nel 1981 è stato il punto di partenza che ci ha catapultati direttamente in maniera scioccante in una realtà drammatica, oggi questa realtà fatta di omicidi, morti, disastri è diventata la tv quotidiana che fa leva sui drammi umani, sulle emozioni, sui dolori, sugli sgomenti e i pianti.
Audience e null’altro: e gli ascolti ripagano questo ……
Novi Ligure, Cogne, Garlasco, Avetrana, Ascoli Piceno, i bambini uccisi, il terremoto a L’Aquila, l’alluvione a Genova, etc.
Drammi di uomini, donne, bimbi, famiglie, che la tv ha reso spettacolo. Con l’ultima cronista sfigata con telecamera annessa che cerca uno scoop intervistando al citofono i parenti delle vittime oppure pone domande aberranti al ragazzino che ha visto la madre morire nell’alluvione. Non c’è mai limite al peggio e allo show, basta pensare a Vespa con il suo primo modellino di Cogne e con l’ultimo della Concordia.
Basta ricordare il salotti di esperti che lautamente gettonati affollano Porta a Porta, Chi l’ha Visto?, Matrix, Quarto Grado, etc.
Psicologi, psichiatri, criminologi/e, esperti scientifici, ex RIS, giornalisti, editorialisti, politici. Tutti che chiacchierano e cercano le prove, le ragioni, i colpevoli.
Perché dove c’è una morte c’è un colpevole e ci vuole un giudice che scorpori, analizzi, dettagli e giudichi.
E questa è la tv.

Meglio leggere un’inchiesta del commissario Maigret, che alla domanda di cosa pensasse del caso, rispondeva: Non penso nulla (da leggersi: Non giudico niente).