Se il siciliano Pietro Grasso ha raggiunto facilmente lo scranno di
Presidente del Senato, il conterraneo Salvo Montalbano avrebbe potuto mettere
d’accordo tutti i partiti, PD e Matteo Renzi all’unisono, ed essere eletto alla
prima votazione per la Presidenza della Repubblica Italiana.
Montalbano
sono!, ha raggiunto con la seconda puntata La Casa
degli Specchi, quasi 10 milioni di telespettatori con il 35% di share.
Dalle Alpi a Lampedusa il commissario più famoso d’Italia ha sbancato l’Auditel.
In un momento della vita italiana dettata dalla
precarietà assoluta, solo l’elezione di Papa Francesco ha avuto più clamore. E
ci mancherebbe!
Quello che tutti cerchiamo è la certezza e la
stabilità della vita.
Montalbano, in maniera disinvolta e semplice, ma esclusivamente
televisiva , ce la trasmette. Successone per la Rai, che vende la fiction in 65
paesi esteri.
Successone per Andrea Camilleri e
i suoi libri con il famoso dal commissario. Se
provate a leggere altri suoi romanzi gialli, resterete delusi. Senza Montalbano,
Camilleri non esiste e comunque le ultime storie del poliziotto stanno apparendo
sotto l’aspetto della narrazione alquanto deboli.
A dire il vero, senza Luca Zingaretti, Salvo Montalbano
e Camilleri non esisterebbero.
L’interpretazione dell’attore è eccezionale. Il suo
volto e le sue espressioni sono convincenti, così come la gestualità ed il
carattere. Certo ha corso il rischio di esserne succube, aveva anche dichiarato
una stanchezza logorante nel continuare l’interpretazione, ma i risultati sono
sempre stati esaltanti, repliche comprese. E Luca a Salvo deve tutto, non
sarebbe diventato poi così famoso.
Di questo lo deve ringraziare anche il fratello
Nicola, eletto Presidente della Regione Lazio. I maligni dicono che senza la
notorietà di Montalbano sono! non
avrebbe vinto.
La squadra che lavora sulla fiction è la stessa del
1999 diretta da Alberto Sironi. Una
regia pulita, da cartolina, con bei paesaggi, sole, mare e riprese girate con
la bella luce mattutina o del tramonto. Si potrebbe giudicarla una regia lenta
per come siamo abituati a vedere invece i telefilm di crime americani: pochi
inseguimenti, poche sparatorie, poco sangue. Anche poca gente per strada. Regna
il silenzio e la pace, forse quella che noi telespettatori cerchiamo: abitare
in riva al mare vicino al faro, farsi una nuotata mattutina, lasciare la
vecchia Fiat Tipo con le portiere e i finestrini aperti, mangiare pesce fresco
alla trattoria amica. Di fatto negli
anni passati molte sono state le richieste di visite turistiche alla spiaggia di Marinella e a Vigata.
Beninteso, nomi di fantasia, ma paesaggi reali che la bellezza della terra
siciliana esprime. Così come i paesi bianchi con le sue chiese barocche, le
case sfarzose segno di un’antica nobiltà stile Il Gattopardo, affiancate dalle Porsche e Ferrari dei nuovi ricchi,
che vediamo riprese nella fiction.
Una narrazione uguale alla regia, lenta, ma veloce al
tempo stesso per la caratterizzazione dei personaggi. Oltre a Montalbano
abbiamo l’arguto e fido Fazio, il bell’Augello e la macchietta Catarella,
volutamente sopra le righe. L’unica fuori sede, in tutti i sensi, è la
fidanzata Livia. Si potrebbe anche farne a meno, di belle donne Montalbano è
sempre circondato e comincia ormai a cadere nelle tentazioni. Anche
il dialetto siciliano ha la sua valenza, che potrebbe sembrare provinciale ma
che ha un’aurea e una teatralità conosciuta in tutto il mondo. Come la mafia. Questa si vede poco, ma aleggia nell’aria con i nomi dei
Sinagra e dei Cuffaro, ma non fa paura come quella vera.
Al tempo stesso Montalbano è umano, intelligente,
senza macchia, dedito alla giustizia e non alla carriera. Sovrastante nella
personalità se paragonato a tutti gli
altri personaggi, ma non sarebbe sennò Montalbano
sono! Aggiungiamoci un po’ di avversione alle regole e ai politicanti. Mi ricorda un po’ nei modi e metodi il Che c’azzecca? Antonio Di Pietro, nato
televisivamente prima del commissario siciliano.
Due parole su Camilleri. Non è Simenon, né Martin
Cruz Smith, neppure il sanguinoso Jo
Nesbo, o il Colaprico autore del maresciallo Binda, ma non tolgo nulla al suo
successo e cultura letteraria. Di certo
prestarsi ai camei iniziali di presentazione
è segno di vanità, ma data l’età gli possiamo perdonare tutto. Forse
sono però meglio le imitazioni di Fiorello.