venerdì 28 febbraio 2014

UMORISMO 2



Cremona che ride

Numeri unici e giornali satirici il Lombardia dall’unità d’Italia alla liberazione.

Questo è il catalogo con tanto di vignette di una mostra veramente interessante svoltasi nel 2011 a Cremona.

È diviso in capitoli storici.

Risorgimento. Si parla di Don Pirlone, foglio fondato dai liberali nel 1848, anticlericale con caricature politiche. Si passa a Il Fischietto, pro-Cavour. Vi è La Rana, bolognese, che racconta della politica italiana ed estera.

Il nuovo secolo e la Prima Guerra Mondiale. Vi è L’Asino, fortemente anticlericale, sequestrato diverse volte per oltraggio al pudore. La Tradotta ed altri detti giornali di trincea, destinati ad allietare le nostre forze armate in guerra.

Il Fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. Il più famoso ed importante fu l’antifascista il Becco giallo. A ruota il milanese Guerin Meschino.

La liberazione e l’Italia democratica 1945-1953- Fra Diavolo, L’Orlando, Cantachiaro di Garinei e Giovannini, L’Uomo Qualunque.

Vi è anche un capitolo sull’umorismo dei giornali cremonesi, molto attivi tra il 1874 e il 1946.


In ultimo, come segno di reverenza Le Italie di Guareschi. Un capitolo sull’umorista e scrittore italiano più tradotto nel mondo, anima del Bertoldo e poi del Candido.

mercoledì 26 febbraio 2014

UMORISMO 1





San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Teologica scrive che l’umorismo è una virtù e chiede a Dio che giornalmente gli sia donata.
Ma, umoristi si nasce o si diventa?
Chesterton superò una depressione iniziata nell’adolescenza quando divenne cosciente che la realtà è fatta da Dio. Da lì iniziò a vivere l’esistenza senza prendersi troppo sul serio, e scrisse i libri che scrisse.
Sono arrivato, io uomo qualunque che ha appena superato la mezza età (onore a Marcello Marchesi), ad avere un’intuizione: il primo e più grande umorista è Dio.
Mi ha fatto girare da un punto all’altro, saltare, correre, camminare, lavorare, incontrare persone, piangere, divertirmi, affannarmi, preoccuparmi, rilassarmi per farmi dire: Io, sei Tu che mi fai.
Quando ho questa certezza le difficoltà diventano minime e sorrido della vita e delle cose che mi accadono. Si fischietta e si canta. E si vive.
Le  virtù  si conquistano pian piano, passo dopo passo.

Quando ero ragazzino mi divertivo a guardare le comiche di Stanlio e Ollio, Totò e Fabrizi, i cartoni animati di Gustavo. I film di Don Camillo e Peppone mi colpirono così tanto che cominciai a leggere i libri di Guareschi. Quando lessi per la prima volta Il Compagno don Camillo, risi di gusto. E non ho più smesso. Sono passato poi a collezionare i sui giornali, Bertoldo e Candido, a leggere i sui amici/colleghi, Carlo Manzoni, Giovanni Mosca, Vittorio Metz.
Ho allargato poi l’orizzonte all’umorismo e alla satira dei giornali italiani.


 A venire presenterò qui, in maniera sconnessa, libri, giornali, autori, che hanno fatto la storia dell’umorismo in Italia.

venerdì 14 febbraio 2014

Eugenio Corti

EUGENIO CORTI

Scrivo oggi dopo una settimana dalla morte di Eugenio Corti. Alcuni giornali, IL FOGLIO, AVVENIRE, LIBERO, IL GIORNALE, L'OSSERVATORE ROMANO hanno scritto di lui, esaltando i suoi scritti. 
Il CORSERA, per tributargli una lieve encomio, ma soprattutto per rinfacciare a questi colleghi di essersi lamentati perché È. Corti  non era stato tenuto nella giusta considerazione dovuta mentre era in vita.

Così va la stampa e la cultura. Se ancora si disquisisce sulla veridicità della Foibe, figurarsi se si porta in vita sugli altari un autore che si dichiara cattolico e anticomunista, non per partito preso, ma per aver vissuto sulla propria pelle una ideologia inumana, barbara ed assassina.
Avete mai visto in Italia battage pubblicitario per i libri di Corti? Intendo, recensioni  o marchette compiacenti?
Intellettuali italiani chiedere il Nobel per la sua prosa?


In Francia LE FIGARO' gli ha attribuito gli onori di essere stato uno dei maggiori scrittori del '900, ed IL CAVALLO ROSSO un capolavoro della narrativa.
Questo libro ha avuto 25 edizioni,  ed stato tradotto in 8 lingue.
Vi pare poco?

Intanto nel 1997 Dario Fo, ex repubblichino convertitosi al comunismo riceve il Premio Nobel per la Letteratura, con la seguente motivazione: "Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi".
Roba da matti! Anzi da ridere,  ma non certo le gags di Fo, che invece facevan piangere.



Consiglio un altro libro di E. Corti, pubblicato nel 1947















mercoledì 12 febbraio 2014

Book da leggere: IL TEUTONE - LA SETTA DEI MANTELLI NERI





La setta dei Mantelli Neri - il Teutone
Guido Cervo
Piemme 

Questo è il terzo libro con protagonista il cavaliere dell’Ordine Teutonico, Eustachius von Felben.

Questa volta si ritrova a sedare la rivolta delle popolazioni indigene, che rifiutano la conversione al Cristianesimo alimentata dalla setta dei Mantelli Neri, con a capo un crudele sciamano che pratica sacrifici umani. Hanno il loro covo in un’isola nelle lontane paludose terre dei laghi Masuri. Eustachius von Felben guiderà una spedizione contro i sanguinari Mantelli Neri inoltrandosi nelle terre selvagge stroncando i barbari residui del paganesimo e portando la pace.





La battaglia sul lago ghiacciato – il Teutone
Guido Cervo
Piemme 


Secondo libro della saga con protagonista il cavaliere teutone Eustachius von Felben.
La sua missione è quella di accompagnare un alto cavaliere dell’Ordine per trattare la pace nella guerra intentata alla Russia contro il principato russo di Vladimir-Suzdal. Una guerra fratricida, i russi sono cattolici ortodossi. Scoprirà il fanatismo e le violenze di uomini del clero e dell’Ordine che hanno proclamato una crociata contro fedeli che combattono anch’essi con vessilli e gonfaloni raffiguranti i Santi e la Vergine Maria.
L’ottusità e l’irragionevolezza porterà allo scontro finale sul lago ghiacciato dei 
Cjudi, dove i russi capitanati dal giovane principe russo Aleksandr Nevskij sconfiggeranno i tedeschi.
Buon libro anche questo per chi ama le saghe medioevali.





La Croce Perduta - il Teutone 
Guido Cervo
Piemme 


Eustachius von Felben è un monaco guerriero dell'Ordine dei cavalieri teutonici che dopo vent’anni di Terrasanta torna in Europa. Ha una missione da compiere: scortare un veneziano che per conto del Doge deve consegnare una croce preziosa appartenuta a Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, al Gran Maestro dell'Ordine di Prussia. Siamo nel 1241 e i tartari stanno invadendo l’Europa centrale, devastando e uccidendo le popolazioni cristiane. Il cavaliere teutone incrocerà sulla propria strada i tartari contro cui combatterà per liberare i cristiani resi schiavi e per recuperare la croce caduta nelle mani degli invasori. Come difese i luoghi sacri in Terrasanta, Eustachius continua la sua vita a difesa della cristianità in Prussia.
Un buon romanzo che è l’inizio di una saga. Ben scritto in cui il contesto storico ci riporta alle radici dell’Europa cristiana.


lunedì 10 febbraio 2014

I BRACCIALETTI ROSSI




Quando mi è stato proposto di scrivere questo articolo, ho avuto un sussulto, il giorno appresso sarei andato a trovare un amico d’infanzia, d’adolescenza e di maturità che è malato di Sla.
Perciò il dover vedere Braccialetti rossi, mi è costato fatica. Rifuggo davanti al dolore fisico, tendo ad arrabbiarmi, ma anche a stare in silenzio.
Ma, inaspettatamente durante un pranzo con due professionisti che operano in tv e nella fiction da trent’anni  sono nate alcune considerazioni. Un tv-lunch più che un Tv Talk stile Rai.
Finora è stata farina del mio sacco. Ringrazio per il seguito, i miei due attempati amici.

Ma perché questa fiction ha così successo?

       1    Perché è normale. È normale parlare del dolore, è normale che ci si aiuti, è normale donare se stessi, è normale il dolore stesso. Fa parte della vita vivere e morire, aiutarsi e fare un gruppo, volersi bene o cedere al  male (diciamo così); fa parte della vita cadere e rialzarsi, mangiare e dormire, stare insieme o pensare da soli, piangere e ridere contemporaneamente.

2  2    Questo oggi desta scalpore e, occorre trovare perciò motivazioni sopite del perché tanto successo della fiction. Ciò che è normale è diventato strano e persino il nostro pensiero non è più semplice e deve costruire teorie e sistemi per tenere insieme le cose dell’esistenza.

    3      Se fossimo liberi  di ascoltare le fiammelle del nostro cuore, saremmo semplicemente contenti di sentire la vita vivere in noi. Senza preoccupazioni ulteriori, anzi … la creatività avrebbe la sua parte d’onore.

Questi sono i Braccialetti rossi: ragazzi, che affrontano il dolore con amicizia, ironia e volontà di superare se stessi, offrendo uno sguardo diverso sulla malattia, percorsi umani dolorosi, complicati e commoventi proprio come è la vita. Un mondo che la prima serata tv di solito non racconta e che sembra aver rapito il pubblico per il tono lieve della narrazione e l’aspetto pedagogico della serie, ricca di messaggi positivi, speculari a quell’edonismo che insegue la bellezza a qualunque costo e contempla una fuga da tutto ciò che sembra corrompere il nostro corpo.  


Scheda della fiction
In onda su Rai1 in prime time alla domenica, Braccialetti rossi, la serie tv in 6 puntate diretta da Giacomo Campiotti e prodotta da Palomar e Rai Fiction, sta convincendo la critica ma anche i telespettatori che l’hanno premiata, conquistando di diritto la prima serata: se le prime due puntate erano arrivate al 20% di share registrando 5.700.000 telespettatori, ieri sera è stato superato il 20% con 6 milioni di teste. La fiction è la riproposizione della serie catalana campione di ascolti Polseres Vermelles  creata da Albert Espinosa e Pau Freixas e prodotta per TV 3 Televisio de Catalunya, i cui i diritti di remake per gli Stati Uniti sono stati acquistati da Steven Spielberg. La storia è ispirata proprio all’esperienza dolorosa e al tempo stesso piena di speranza di Albert Espinosa, autore di Braccialetti Rossi (Salani, 2014), dove ha raccontato la sua giovinezza segnata da un cancro poi vinto e di come si può trasformare un dolore in voglia di vivere.
Una fiction che, in controtendenza, non parla né di mafia né di amori melodrammatici: ambientata all'interno di un ospedale, racconta la vita e l’amicizia di sei ragazzi dagli 11 ai 17 anni che, tra momenti difficili e cure a cui devono sottoporsi, formano un gruppo di amici diventando inseparabili.
 Un cast di giovanissimi al debutto e di bravi attori che già alla seconda puntata dimostra di aver convinto e conquistato il pubblico dai 15 ai 24 anni ha rappresentando quasi il 18% di quello complessivo che ha visto le prime due puntate.
Una serie senza complessi artifici narrativi, buonismi retorici, né nomi altisonanti nei titoli di testa, un prodotto televisivo che, per Carlo Degli Esposti (produttore anche de Il Commissario Montalbano), tira la riga d’inizio per il nuovo corso della fiction nostrana.

Ad arricchire e connotare la narrazione ci sono le canzoni inedite firmate da Niccolò Agliardi, che si alternano a 5 successi già noti al grande pubblico di artisti italiani del calibro di Laura Pausini, Tiziano Ferro, Emma Marrone e Vasco Rossi. 

venerdì 7 febbraio 2014

Tv e animalisti


C’è uno spot pubblicitario della casa automobilistica Volvo che sta girando nell’etere. Il testimonial è il grande Zlatan Ibrahimovic.  Lo spot si conclude con il calciatore che inquadra nel mirino del suo fucile da caccia un cervo, ma poi come De Niro ne Il Cacciatore, non gli spara.
Oltre che applaudirlo per le sue prestazioni sul prato verde, bisognerebbe rendergli atto della buona figura che fa non sparando all’animale. Non è una ideona, ma un remake, però lode alla car svedese e a Ibra che si pongono con forza e potenza simile, ma nel dovuto rispetto alla natura.

E qui casca l’asino, anzi il cervo.
La solita sedicente associazione animalista si è schierata contro Ibra e la Volvo.

Che palle! Non se ne può più di questi animalisti che sono per ogni forma di vita animale, ma spesso si dimenticano di quella umana.



E così andiamo avanti e parliamo dell’ormai famoso cartone animato Peppa Pig.
È la serie animata che ha subissato le altre e la protagonista è diventata la star dei più piccoli, invadendo oltre che la tv e internet anche il mercato del merchandiser.
Anche qui gli animalisti si sono sollevati, nel rispetto questa volta dei suini e di tutti gli animali che sono di contorno.
Alcuni hanno anche scritto, in base alla geometria dei disegni, che si tratta di un cartone massonico. Per di più targato walt Disney.
La WD, invece non ha prodotto il cartone, ma visto l’enorme successo, per non restare al palo, ne ha comprato i diritti di distribuzione ed emissione tv.

A questi animalisti e complottisti che tirano in ballo l’educazione dei nostri piccoli bimbi avanzando delle tesi strampalate che mettono in prima fila, non i bimbi, ma in questo caso i maiali, dico che è ora di smetterla.
Faccio io un po’ di dietrologia. Che siano stati gli animalista compiere i furti (sei/sette) avvenuti nella zona di Cremona /Mantova, dove interi allevamenti sono stati rubati con professionalità malandrina tra ottobre e dicembre?  Li avranno liberati poi in qualche bosco?


Faccio un passo indietro. Ve la ricordate  Caterina, la ragazza sofferente di quattro rare malattie genetiche che aveva postato su Facebook un manifesto a favore della sperimentazione animale, ringraziando i genetisti che le stanno dando la possibilità di vivere?
Vi ricordate che insulti e che minacce aveva ricevuto?

Bene, anzi male. Appena si muove un’auto, un calciatore, dei porcellini, una foglia, si sveglia un saccente animalista.

A voi animalisti un’accortezza: Ibra in campo non reagisce quasi mai, fuori dagli stadi non so, ma sappiate che è un cultore di arti marziali….

mercoledì 5 febbraio 2014

San Giovanni Bosco



Ieri mattina son andato in Duomo per una preghiera a San Giovanni Bosco Ho una devozione per il Santo, sono cresciuto da piccolo con le messe di un salesiano, rettore di una delle scuole più importanti d'Italia. Nelle sue prediche non mancava mai di raccontare un piccolo fatterello della vita di Don Bosco. Da educatore quale era,  ogni domenica mi chiedeva com'era il mio profitto scolastico. Una volta propose di parlare ai miei genitori per farmi frequentare la sua scuola salesiana con il contributo (a quel tempo ero un alunno modello) di una borsa di studio. Ma la mia famiglia non poteva permetterselo ugualmente.
Dopo 30 anni ho reincontrato i Salesiani sulla mia strada.
Nulla capita a caso.


lunedì 3 febbraio 2014

LA STORIA NON È UNA FICTION




LA STORIA NON È UNA FICTION.
Questo il testo dello striscione che sedicenti antifascisti dei centri sociali hanno issato nel teatro di Scandicci in cui era in scena uno spettacolo sugli esuli istriani e sulle foibe ad opera del cantautore Simone Cristicchi.


Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo in cui si commemora questa triste tragedia.
È sconcertante che nel 2014 ci sia ancora chi voglia sovvertire la storia manifestando in maniera violenta e prepotente, sostenendo che tutto ciò sia una fiction, una finzione.
Francamente non so, ma lo voglio appurare, se nei testi scolastici odierni di storia si parla degli eccidi delle foibe. Ai miei tempi il testo di Camera-Fabietti, in uso nelle scuole superiori, non ne faceva cenno. Ho scoperto le foibe nel romanzo di Carlo Sgorlon, LA FOIBA GRANDE, verso la fine degli anni '90.
Achille Occhetto disse che scoprì le foibe dopo il 1989. Ma i comunisti targati PCI sono sempre stati avvezzi al non sapere: ignoravano che c'erano degli italiani comunisti nei lager di Stalin sin dagli anni venti e trenta, ignoravano che molti  alpini rimasti nella sacca del Don finirono i loro giorni nei gelidi campi di concentramento sovietici.
Istruttivo è il libro A MOSCA SOLO ANDATA di A. Petacco

Il compagno Ercoli ed il cognato Robotti, docet.

Smemorati o coscienti negazionisti?
Non a caso Togliatti nel '46 promulgò l'amnistia per i crimini compiuti in clima di guerra civile.
Perlopiù perpetrati da compagni comunisti: foibe, Porzus, triangolo emiliano della morte, la volante rossa di Milano. Questi i più conosciuti, ma forse è meglio rileggere IL SANGUE DEI VINTI di G. Pansa.

Quando si mette in discussione la storia, scritta dalla sinistra, emerge la parola revisionismo, intesa  come fosse un peccato mortale.

Così è per i poveri morti delle foibe.