giovedì 29 dicembre 2011

Pianto a dirotto.












Settimana scorsa è morto il caro leader Kim Jong Il, dittatore comunista della Corea del Nord. Mi ha fatto impressione vedere le immagini televisive con migliaia di donne in pianto a comando davanti al palazzo ove era riposta la salma. Così anche ieri per i solenni funerali. Un'informazione palesamente di regime.
Come il compagno Lenin, anche Kim Jong verrà imbalsamato ed esposto in un mausoleo.
Vi ricordate che un paio d'anni fa il compagno italiano Oliviero Diliberto aveva proposto di portare in Italia la salma di Lenin, visto che in Russia se ne volevano disfare? Proporrà di portare anche quella del dittatore coreano?
















Di seguito propongo un libro che ironizza sul comunismo e sulla morte di Lenin. Questo scritto era apparso nell'allora Unione Sovietica come samizdat. attuale allora, attuale oggi anche per la Corea del Nord.

I nuovi torbidi. Ovverosia le mirabolanti avventure di Vanja Comotanov.
Nikolaj Bokov
Jaca Book


VANJA, quarantenne russo con trascorsi in lager causati da un furto, si ritrova ad intraprendere la via del ladro e borsaiolo. La peculiarità del suo viso lo distingue, con il suo taglio tartaro degli occhi, gli zigomi e le folte ciglia è una controfigura pressoché perfetta di Lenin.
Nel lager i compagni lo travestivano come il grande leader e all’ombra della bandiera rossa inneggiava alla rivoluzione bolscevica.

A Mosca, in fila davanti al Mausoleo borseggiando i turisti, entra nel museo dove e` situata la salma mummificata di Lenin. Ricordandosi di una leggenda, che racconta di un meraviglioso tesoro posto sotto la salma, decide di restare nascosto nel Mausoleo, ma non trovando nessun tesoro, pieno d`ira decide di portarsi via in una valigia la testa di Lenin.
Da qui in poi e` tutto un susseguirsi di colpi di scena.
La salma viene sostituita con un attore, che per prurito al naso, esce dal sarcofago starnutendo fra le acclamazioni della gente: Lenin e` vivo!
Scoppia la rivoluzione: il popolo scende nelle strade acclamando la resurrezione del leader mentre i generali mandano truppe le une contro le altre pensando ad un golpe militare.
Vanja, rifugiatosi in un paesino fuori Mosca, e` scambiato per Lenin e portato in trionfo. Egli sta inizialmente al gioco aprendo i magazzini dei cibi, liberalizzando i liquori, inibendo i vecchi capi del partito e della polizia.
Difeso dalla popolazione contro l`esercito che lo vuole rapire, decide di fuggire, ma dopo una breve latitanza viene fermato da un agente segreto.
Il protagonista si ritrova al Palazzo dei Congressi di Mosca insieme ad un migliaio di persone tutte somiglianti a Lenin.
Tutti i sosia hanno un colloquio personale con i membri del Presidium che scelgono tra essi un uomo di nome LUNC. Il prescelto verrà avvelenato, ma per un fatale scherzo del destino avviene uno scambio di persona e a subirne le conseguenze e` Vanja.
Come beffa finale Vanja si ritroverà ad essere la salma mummificata di Lenin nel Mausoleo, mentre la rivoluzione si e` placata e tutto e` tornato alla normalità.

lunedì 26 dicembre 2011

Peppone e don Camillo (vai a www.renoircomics.it)

Se volete farvi e fare un bel regalo natalizio, siete ancora in tempo per acquistate questi tre volumi a fumetti con a tema Peppone e Don Camillo. Sono una bella strenna natalizia.
Quando sento Bersani parlare con frasi tipo:
E non si azzardi la Lega ad accendere la miccia che ci ha messo sotto i piedi…
mi sembra di risentire il Peppone interpretato da Gino Cervi.
Spesso la storia ritorna.
Che Guareschi scrivesse con un vocabolario di non più di 300 parole lo portava, per i benpensanti di sinistra, a non essere riconosciuto come scrittore. Meglio così, i suoi racconti sono semplici ma vivi dì umanità oltre che di moralità. Ed hanno avuto un gran successo in tutto il mondo.




Don Camillo a fumetti – vol.1
Un capobanda piovuto dal cielo
ReNoir Comics


Chissà cosa scriverebbe oggi Giovannino sentendo Bossi esclamare:
Lega , Padania, secessione.
L’Italia ha perso, la Padania ha vinto.
Avrebbe sicuramente tanti spunti umoristici e satirici.




Don Camillo a fumetti – vol. 2
Ritorno all’ovile
ReNoir Comics



Anche Berlusconi sarebbe diventato uno dei suoi personaggi, il Mi consenta... sarebbe diventato un bel tormentone. Per non parlare delle proprietà linguistiche dell’ex magistrato Di Pietro.
Chissà poi cosa avrebbe scritto dei cellulari, pc, Ipad, Ipod, Ipid, Ipud, etc.
Cforse sarebbero diventate sigle di partito...




Don Camillo a fumetti – vol. 3
Passa il “Giro”
ReNoir Comics


Tutti e tre i volumi sono particolarmente curati, sia nei disegni che nella sceneggiatura.
Guareschi lo si ritrova in molte tavole con il volto di Peppone, la somiglianza è spettacolare. Non a caso ipesonò il sindaco comunista per diversi giorni di riprese per poi abdicare a Gino Cervi.
I testi sono sceneggiati con fedeltà assolutaa partire dai racconti. Si sente palpabile l’atmosfera che Giovannino ha ricreato nei suoi scritti da cui emerge l'umanità dei personaggi che anche se contrapposti ascoltano il proprio cuore e non l'ideologia.
Geniale è Guareschi nel far parlare don Camillo con Gesù in Croce, segno di una intimità in cui anche i particolari, gli errori (bastonare Peppone), sono considerati ed accettati.

Per ogni volume vi sono 3/4 episodi che non sono mai stati rappresentati nei film, e ciò è un valore aggiunto per l'opera.
I figli Alberto e Carlotta hanno firmato la prefazione del vol. 1; Alessandro Gnocchi, gran studioso guareschiano, il vol. 2, mentre per il vol. 3 è stato il comico Enrico Beruschi.
I figli hanno dato l'imprimautur alla serie, coscienti che il padre sarebbe stato contento.

Vi consiglio di andare al link di ReNoir Comics, potrete vedere alcune tavole di ciascun libro in anteprima.

giovedì 22 dicembre 2011

Santo Natale 2011


"Io ti auguro che Gesù si incarni nella tua vita,
con quella inesorabilità definitiva,
con cui si incarnò nel seno di Maria Vergine.
Perché la gioia più grande della vita dell’uomo
è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante
nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore."

Luigi Giussani

lunedì 19 dicembre 2011

Georges de la Tour
















“«L’arte presenta [rende presente] la bellezza, lo splendore, la gloria, la maestà, il plus che è nelle cose e che si ritira quando dite che la luna è solo terra e le nuvole sono solo acqua». Queste parole di padre Bernard Lonergan identificano con chiarezza l’esperienza dell’incontro con l’opera d’arte. In modi diversi, l’opera d’arte si “impone” all’attenzione di ogni uomo e lo fa con forza proprio perché gli impedisce di dire che «le nuvole sono solo acqua». Da un certo punto di vista non ci sono premesse necessarie per provare il contraccolpo della bellezza: basta essere uomini! L’arte impone sensibilmente all’attenzione dell’uomo il plus che è nelle cose. Per questo è presenza tout court. Quando è autentica non è mai principio di evasione, ma di penetrazione nella profondità di tutto ciò che esiste. In un certo senso, è una conoscenza per eccesso, e non certo per difetto, della realtà. L’arte, quindi è, in se stessa, simbolica (l’etimo della parola greca syn-ballo dice un mettere insieme), riporta ad unità ciò che in qualche modo era stato diviso, sana le rotture.
È pertanto liberante: la sua potenza simbolica aggancia il reale perché lo lascia essere presenza. Essa parla da sola. Di per sé non ha bisogno di interpretazione e parla a tutti; per sua natura, mette in rapporto. Libera il soggetto e intensifica le relazioni. Si comprende allora perché la Chiesa, lungo la sua storia bimillenaria, abbia vissuto sempre una sorta di connubio con l’arte. E ne sia stata magnanimo committente.”
Cardinale Angelo Scola.
da Avvenire - 2 novembre 2011

Basta essere uomini per provare il contraccolpo della bellezza. Uomini veri, attenti alla realtà come segno di qualcos’Altro che traspare.
Perciò come non rimanere a bocca aperta guardando dal vero dei quadri riprodotti in fotografia? Come non commuoversi?
Questo mi è successo andando a rimirare i due dipinti di Georges de la Tour esposti in mostra a Palazzo Marino a Milano, L’Adorazione dei pastori e San Giuseppe falegname.
Non sono un critico d’arte e neppure un gran conoscitore della materia, certo però che sono stato educato a guardare la bellezza.
Tutti e due i quadri mi hanno colpito per la luce che trasmettono, in foto o nei cataloghi sono di una luce più spenta. Dal vero trasmettono una luminosità che si libera dai dipinti, nonostante vi sia solo la fiamma della candela vi è una esplosione di luce.
L’Adorazione dei pastori ha presente cinque persone, Maria assorta a mani giunte, due pastori, una nutrice con una scodella tra le mani e San Giuseppe che ripara dalla luce il piccolo Gesù. Tutti gli occhi dei personaggi guardano il neonato. Maria è seriosa, sa a cosa andrà incontro il suo figliolo. Tra Lei e il primo pastore, un agnellino il cui musetto anela al bimbo. Il secondo pastore è come in ombra e sembra riverire il neonato toccandosi la falda del suo cappello. San Giuseppe ha un moto di tenerezza di coprendo la fiamma della candela per non disturbare Gesù. Questi è il centro della luce. Ha gli occhi chiusi, sembra dormire, è tutto infagottato, segno di nascita ma anche al tempo stesso di morte, avvolto in un sudario.

San Giuseppe falegname ha Gesù con in mano la candela che illumina il suo viso che fa esplodere il dipinto di luminosità. La mano del piccolo che cura la fiamma è quasi trasparente avvolta dall’alone luminoso. I suoi occhi guardano il viso del padre in parte illuminato. San Giuseppe ha lo sguardo attento sul suo lavoro, sta forando con un arnese a forma di croce un pezzo di legno squadrato, che anch’esso rimanda alla croce, tenendolo fermo con il suo piede. È come se pensasse al compito a cui è destinato il figlio.
Per terra una mazzuola, una lima e un bellissimo ricciolo di legno. Su questi due oggetti riverbera un riflesso di luce. Così come sul ginocchio e sull’unghia del pollice del piede sinistro del ragazzo.

venerdì 16 dicembre 2011

Book da leggere


Giustizia
Friedrich Dürrenmatt
Adelphi


Se non avete letto nulla di Friedrich Dürrenmatt vi consiglio di iniziare con questo libro, e poi di leggere La Panne; Il Giudice e il suo Boia e Il Pensionato.
Sono tutti dei gialli molto particolari, accomunati dal senso di ricerca della giustizia, dalla verità e della colpa. In alcuni la psicologia ha un ruolo importante.
Un uomo politico ricco e affermato uccide in un ristorante un uomo. Arrestato, in prigione catalizza a sé i secondi e il direttore. È pacioso, umile: si dichiara innocente. Il bello è che gli credono. Convince il suo avvocato a sostenere la tesi della non colpevolezza. Non racconto come prosegue e come finisce.
Visto l'uso della giustizia fatto da alcuni magistrati in Italia spesso i risultati ottenuti non ha nulla a che fare con la verità.

martedì 13 dicembre 2011

Il punto più alto di Milano















Vederlo da terra sembra di essere a New York. Così si presenta il nuovo palazzo della Regione Lombardia. Appena entrati nell’atrio si vedono delle sculture attorno alle colonne. Su una di queste il pittore Paolo Troilo ha disegnato un uomo nudo con corpo muscoloso stile Michelangelo che con il palmo della mano ne sostiene un altro uguale. Questi uomini non appoggiano i piedi sulla terra e non sorreggono il cielo con le mani, però danno il senso della continuità tra la terra e il cielo.
L’uomo che crea e bellezza e costruisce sulla terra puntando al cielo
Poi in pochi secondi si arriva al 39° piano da cui si gode una spettacolare visione della città. Siamo sul grattacielo più alto di Milano, in cielo, sopra tutti.
Ha superato anche la Madonnina del Duomo
Ma sopra di noi il cielo continua.
Poi ritorno a terra e godo della bellezza che l’uomo ha costruito.

lunedì 12 dicembre 2011

RESTO UMILE WORLD SHOW – pt.2 (vai a: ilsussidiario.net)


RESTO UMILE WORLD SHOW –
Dopo il commento a caldo sulla prima puntata del nuovo spettacolo di Checco Zalone, Resto Umile World Show, versione televisiva del tour teatrale del comico pugliese, il nostro commentatore televisivo (e non solo) Gianni Foresti torna a parlarci del one man show di Luca Medici, dopo una seconda puntata che sembra aver deluso le aspettative create dalla precedente.
Il “miracolo” Fiorello de Il più grande spettacolo dopo il weekend è destinato a non ripetersi? A Foresti – e ai nostri lettori – l’ardua sentenza…

L’ho incensato troppo presto. Se nella prima puntata l’ho messo sugli allori, per la seconda lo devo mettere non sul rogo ma sulle braci.
Ha deluso, non per gli ascolti, sempre in linea con la prima serata con quasi il 19% di share e 5.063.000 telespettatori, ma perché ha dato il peggio di sé. Non sono bacchettone, ma tutta la trasmissione ha avuto come tema il chiodo fisso degli uomini, la gnocca.
È partito benissimo con Albertazzi che ha recitato la poesia di Leopardi A Silvia, ma da lì in poi è stato un show all’insegna del bunga-bunga. Facile giocare così, si raccolgono consensi, ma si rischia di dare allo spettacolo una piega volgare con solo battute esplicite, equivoche e soprattutto continue.
La scorsa settima, gli autori si erano limitati, questa settimana hanno recuperato l’inchiostro lasciato nelle penne.
Zalone, dopo la prima canzone sulle prosperità delle donne, ha definito lo spettacolo una sorta di show alla Arbore dei tempi de L’Altra Domenica. Checco è un po’ troppo giovane per ricordarsi la sottile ironia del grande Renzo, che andava in onda al pomeriggio della domenica. Una sorta di copiatura scadente del balletto brasileiro alla Cacao Meravigliao in cui alla fine Zalone si è calato i pantaloni.
Scadente la performance con il compagno Daniele Silvestri e banale l’imitazione del sopravvalutato pianista Giovanni Allevi umiliato dalla giovin ragazzina, promessa della musica. Francamente non ho capito l’ospitata dell’attore Rocco Papaleo, poteva restare in Basilicata, non ha aggiunto nulla allo show, è sembrato fuori luogo.
Buona invece l’imitazione di San Vendola e anche la partecipazione di Al Bano. La sua voce è ancora una delle migliori nel panorama italiano. Un po’ meno la pubblicità del suo libro. La furbata è stato l’ultimo blocco con gli highlights delle due serate.
Conclusioni. Buona la prima puntata da cancellare la seconda. Il ragazzo è ancora giovane, è capace ma deve restare umile come diceva nel titolo del programma. Troppo facile ed inutile cercare le scorciatoie. Alla lunga non pagano.

domenica 11 dicembre 2011

90° Minuto - Il meglio dvd e libro



90° Minuto - Il meglio
a cura di Marco Giusti
Mondadori


Come dicevo alcuni giorni fa si parla molto del taglio in Rai di
90° Minuto. Sicuramente prima c’è da tagliare Stadio Sprint. Che senso ha una trasmissione di un’ora senza un’immagine di gol? Per non parlare poi del conduttore…
Il libro di Marco Giusti, ripercorre le fasi salienti di 90° Minuto, dagli albori alla scomparsa dei fondatori e cronisti.
Appassionati di calcio, fate vedere ai vostri figli il dvd allegato a questo libro. Vi sono i siparietti dei giornalisti resi famosi da 90° Minuto. Stiamo parlano del programma che per primo consacrò in tv lo sport più amato dagli italiani.
Condotto dal pacato Paolo Valenti abbiamo Bubba, Necco, Strippoli, Carino, Castellotti, Giannini, Vasino, Viola, Galeazzi. Una tv d’altri tempi, comica sia per i personaggi che per gli errori tecnici. Ma un modo più genuino ed umano di commentare il calcio.
Il libro ripercorre la storia della trasmissione che di fatto è anche la storia della tv italiana, con il passaggio dal bianco e nero al colore e dalla pellicola al nastro magnetico.
Paolo Valenti, Remo Pascucci e Maurizio Barendson furono i pionieri nel 1970.
Con la nascita di Rai2, Valenti restò da solo per anni a coordinare e condurre il programma. La squadra dei cronisti non cambiò per molto tempo.
Quella odierna non è quella dei personaggi citati, è un altro calcio e anche un’altra tv.

giovedì 8 dicembre 2011

Immacolata Concezione




Vergine Madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d'etterno consiglio,

tu se' colei che l'umana natura

nobilitasti sì, che 'l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore,

per lo cui caldo ne l'etterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra ' mortali,

se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre

sua disianza vuol volar sanz'ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fiate

liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s'aduna

quantunque in creatura è di bontate.

mercoledì 7 dicembre 2011

L'ultimo Fiore (www.ilsussidiario.net)


Lunedì sera ultima puntata e super botto per Fiorello. Share del 50,24% con 13.400.000 telespettatori. Il Grande Fratello sempre più in basso si è fermato al 13,23% con 3.360.000 teste.
Il top lo ha raggiunto alle ore 23.17 quando Benigni raccontava di Pertini con il 61,40% di share.
Conclusione esplosiva per il programma per la gioia di Mazza e di Lorenza Lei.
Non è stata una performance brillante nonostante l’audience elevata. Fiore ha accusato la stanchezza da quarta puntata, più di così non può fare. È stata una serata più lunga del solito, voleva far ritardare Vespa oppure tirava in lungo per umiliare il GF e sbancare gli ascolti?
Il fatto è che Fiore è piaciuto: è intergenerazionale (è visto da giovani, adulti, anziani) ed è rassicurante. È simpatico, canta, imita, balla. Piace a tutti.
Francamente dopo aver visto Checco Zalone i suoi autori potevano scrivere delle battute più efficaci e valide. Hanno vissuto sugli allori ed hanno riproposto due volte la scenetta del vampiro.
Il monologo sul profilattico e il duetto insistito con Jovanotti sullo stesso tema è stato di cattivo gusto. Usare la Rai, cioè il servizio pubblico, per affermare delle proprie convinzioni vuol dire imporre una determinata mentalità. Famiglia Cristiana s’indigna, i radicali esultano. Me se l’ospite fosse stato Povia con la sua canzone Luca era gay, cosa sarebbe successo?
Battute un po’ fiacche, Monti e il suo governo non ispirano.
Ma Fiore può far tutto e viene oltre che perdonato anche ricompensato (in euri e in ascolti).

Benigni si è presentato con un monologo scritto con il piede sinistro, non perché fosse su Berlusconi, ma perché ormai sembra passato un secolo dall’ uscita del premier. Fuori contesto.
Sicuramente cool il balletto e la gag con Roberto Bolle. Si capiva che era stata provata e riprovata all’infinito. Così come i duetti con Jovanotti, anche lui come la Pausini in tour promozionale, ma almeno il titolo del programma richiamava una sua canzone.
Se avete notato, tutti gli ospiti erano in smoking per onorare Fiore. Che è partito con l’ Allegria di Mike ed ha concluso con Pippo Baudo. Un tributo comunque ricambiato.

Alcuni voti per terminare.
Baldini. È il compare di Fiore, sodale e spalla. Fa il lavoro sporco, le telepromozioni. Non entusiasma con i tormentoni sul direttore Lorenza Lei. Voto 7, meglio in radio.
Benigni. Poteva prepararsi meglio, anche se ha fatto boom. Domanda: ma quanto è stato pagato? Voto 6,5 alla carriera.
Baudo. Acclamato ed esaltato dal suo figlioccio. E pensare che era stato accantonato per essersi autodefinito nazional-popolare. Voto 8, inossidabile.
Mimmo Foresta. L’avrei riproposto non alla seconda puntata, ma all’ultima. Eccezionale. Voto 8, the Voice al femminile.
Giorgia ed Elisa. Voci nere e crude. Irraggiungibili. Vocalist eccelse. Voto 8, come Think Aretha Franklin.
Jovanotti e Pausini. La zeppola e la colonna sono in tour promozionale. Niente di che. Voto 6, anche a loro alla carriera.
Scenografia e luci. Simili nello show di Zalone (parodia?), sono state un ottimo contorno in cui Fiore non spariva ma emergeva. Voto 8, Leonardo da Vinci non avrebbe fatto meglio.
Novak Djokovic. Simpatico e semplice, si è pure fatto battere da Fiore a tennis padella. Voto 8
Parterre. La faccionite è una malattia acuta. C’è chi va alle feste vip e chi da Fiore. Nessun politico, ma tanti giornalisti. Sempre casta sono. Mancava però Santoro. Voto 5, patologici.
Fiorello. In tv fa quel che vuole, anche se è più spontaneo in radio. È lo show man dell’anno. Voto 9, buon riposo, arrivederci al 2014.

martedì 6 dicembre 2011

la Casta è ragionevole.



Domenica scorsa, dopo 30 minuti di coda al freddo sono entrato a Palazzo Marino, sala Alessi. I due quadri di Georges de La Tour sono lì per me. Sono insieme ad altre nove persone e stiamo aspettando che il gruppetto precedente si sposti al quadro di San Giuseppe falegname per poter vedere l’Adorazione dei Pastori.
Ecco il momento fatidico, ma sorpassando la fila arriva il sindaco di Torino, Piero Fassino accompagnato da un curatore della mostra e da una signora.
Stavo per lamentarmi dell’accaduto, che Fassino chiede di farci entrare con lui. A quel punto non ho potuto che ringraziarlo della cortesia.
Ogni tanto la casta ragiona.

lunedì 5 dicembre 2011

Checco Zalone, Resto umile World show (www.ilsussidiario.net)


Checco Zalone, Resto umile World show

Se la politica e l’economia ci fanno piangere, la tv è tornata a farci ridere. A dire il vero stiamo trovando conforto dalla depressione congiunturale guardando programmi che ci strappano il sorriso. In primis Fiorello, con il suo successo nazional-popolare, ma anche con Checco Zalone e Crozza. Questi venerdì sera su La7 ha totalizzato il 9% di share con 2.500.000 telespettato. Gente di bocca …buona, spostata a sinistra, ceto medio. Sempre venerdì sera Canale 5 con Resto Umile World Show ha portato a casa il 22% con 5.600.000 teste. Su Rai Uno rimembranze di come si stava bene anni fa con I Migliori anni (titolo adatto alle circostanze) che è stato visto da 4.700.000 persone con quasi il 19% di share.

Evadiamo dalla realtà, rilassiamoci e facciamoci quattro ghignate.

Checco Zalone ha esordito con il suo one man show. Produzione esterna, registrata a Milano Fiera City in due serate per realizzare una puntata come con Zelig.

Un buon esordio per il comico diventato famosissimo in questi ultimi anni. Partito con la parodia sui Ragazzi fantastici del Mondiale 2006 è esploso su Youtube e poi con Zelig. Il furbo Valsecchi della Taodue l’ha ingaggiato per due film che hanno spopolato al botteghino, consacrandolo come comico.

Da qui il salto all’one man show con tanto di scenografia, palco e luci tipo Fiorello, anche se giura di essere rimasto umile, di non essersi montato la testa.

Non è Fiore, ma sa cantare e suonare bene, il suo punto di forza sono le parodie musicali. La sua è una comicità breve, da Zelig. Lui e i suoi autori (scuola Gino e Michele) hanno fatto un buon lavoro. I testi erano buoni con qualche parolaccia, ma il pubblico a cui si rivolgeva è quello giovane odierno. Qualche battuta scontata ma tutto sommato una performance discreta.

Il suo slang barese unito alla simpatia e alla genuinità di Checco, esaltano e contraddistinguono il personaggio. Ottima la gag di Vendola con i ragazzini, buona quella di Cassano e con il leader dei Modà, un po’ tirata per i capelli quella di Michele Misseri, e proprio scontate le battute di Bossi junior.

Come nel varietà di Fiorello è arrivato un vip italiano, Claudio Bisio, grande della comicità, anche se insieme sembravano troppo Zelig.

Anche qui un big della canzone: Laura Pausini, un duetto e poi una canzone. Peccato, come da Chiambretti si capiva che era in promozione.

Un buon esordio comunque anche se mi riprometto di andarlo a vedere dal vivo. Mi dicono che è proprio esilarante.

domenica 4 dicembre 2011

90° Minuto


90° Minuto


Anche la nostra televisione è in crisi. A parte Fiorello e la De Filippi, le tv generaliste continuano a perdere audience. Ciò era fisiologico visto il nascere con il digitale terrestre di tanti altri canali. La frammentazione degli ascolti era prevedibile, meno invece il flop di molti programmi.
Quest’anno Mediaset ha bucato con Balia, Stasera che Sera, Uman Take control.
Il Grande Fratello
ha accusato pesantemente il colpo di Fiore su RaiUno, Il Senso della vita è sopravvissuto solo grazie alla potenza di Presta, le varie fiction non hanno fatto più del 13% di share, mentre continua imperturbabile al 3% La Versione di Banfi (avrà qualche sponsor in Paradiso?).
La Rai non è stata da meno con lo stop a Star Academy, Me lo Dicono Tutti, Mi Manda RaiTre. Anche Radio Londra dell’Elefantino sopravvive nonostante gli scarsi risultati, ed il TG1 di Minzolini è alle corde.
A Cologno hanno pensato di ridurre i costi chiudendo a gennaio Domenica Cinque, si parla di un risparmio di 5 milioni.
Sempre su questo leitmotiv, in viale Mazzini vogliono chiudere 90° Minuto.
Di questo parlerò tra poco.

I telespettatori si sono disaffezionati alla tv, i giovani in primis.
La qualità è degenerata, i contenuti autorali sono scadenti e ripetitivi. Non si inventa più nulla, si copia e basta. Ma al tempo stesso non si sperimenta neppure. Anche se per provare nuove idee bisogna investire ed essendoci pochi euri è meglio stare fermi.

In clima di risparmio la Rai ha pensato di tagliare il glorioso e storico 90° Minuto.
È vero che alle 17.15 della domenica Sky e Mediaset Premium, dopo aver fatto vedere per intero le partite propongono le sintesi. È anche vero che il campionato di serie A è uno spezzatino dal venerdì al lunedì.
Indi per cui alle ore 18.10 della domenica 90°Minuto è ormai obsoleto.
Nulla da dire su i due conduttori, ma sugli inviati certamente una parolina bisogna scriverla: è fuori luogo commentare i servizi degli incontri come se fossero in diretta con urla e sibili. Il tutto è anacronistico. Molti si appellano per non cancellare la trasmissione che è stata un cult, ma era quella dei Valenti, Bubba, Necco, Vasino, Carino, Galeazzi. Meglio riguardarla su Rai Storia, ora i tempi sono cambiati.

Prima di cancellare 90° Minuto dovrebbero però eliminare Stadio Sprint che tra l’altro ha dei risultati scarsi, dal 7 all’8% di share come media.
Bla bla bla inutile senza uno straccio di immagini con l’attaccabrighe Enrico Varriale.
I calciatori dicono sempre le stesse cose, perché le domande (banali) sono sempre le stesse. Perciò non è solo un problema di cultura generale dei calciatori.

Mancano i soldi, ma il problema fondamentale è che i diritti televisivi del calcio costano troppo, le squadre sono esose, vivono al 65% di queste entrate e comunque sono in continuo affanno economico. Adesso siamo al punto che le televisioni cominciano a scricchiolare. La vedo veramente dura per gli anni a venire sia per le squadre che per le tv.

giovedì 1 dicembre 2011

IL PIU’ GRANDE SPETTACOLO DOPO IL WEEKEND pt.3 - (www.ilsussidiario.net)


Non parto da Fiorello ma da Checco Zalone, il 23, il 24 il 28 e il 29 novembre, è stato registrato lo spettacolo Resto Umile World Show. Verranno prodotte due puntate in onda il 2 e 9 dicembre per Canale 5. Saranno due venerdì e a parte il Milan in posticipo nella prima serata, non vi sarà una grande concorrenza. Anche Zalone ha la capacità e la simpatia per attrarre i telespettatori, forse non la maturità artistica di Fiore, meglio perciò escludere la diretta tv, ma si sperano comunque dei buoni risultati.
Sarà il primo one man show targato Mediaset, per ora solo due puntate, ma poi si vedrà. Appare sicuro un altro appuntamento a marzo per quattro o cinque puntate con il resuscitato Panariello sempre per l’ammiraglia del Biscione.
Sicuramente il sorriso allevia i malanni visto che verrà chiuso anzitempo per tagli e risparmi Domenica Cinque della Panicucci e Brachino.

Questa volta voglio essere meno tranchet del solito. Rosario Fiorello aveva pensato ad un calo fisiologico degli ascolti della terza puntata. Forse più per scaramanzia, ma i risultati sono stati ottimi 11.700.000 telespettatori con il 43,18% di share. Audience maggiore rispetto alla seconda puntata ma con 457.000 teste in meno. Da leccarsi i baffi e baciarsi i gomiti.
Il Grande Fratello ha visto il suo giorno più nero con il 14,84% e 3.500.000 spettatori.

La scaletta è stata la solita: monologhi, canzoni, duetti, battute, ospiti. Niente di nuovo come struttura del programma, che spaziava per catturare tutte le fasce d’età.

Potete comunque chiudere gli occhi, od oscurare la tv. È un varietà anche radiofonico, non a caso in radio c’è Marco Baldini. Amico da sempre, suo sodale e autore da diversi anni, accompagna il nostro con battute e domande da vera spalla per il comico Fiorello.
Avete notato le telepromozioni? A differenza della maggior parte dei conduttori big, Fiore non interpreta nessun messaggio promozionale. Provate a pensare invece a Scotti, alla Clerici, a Conti, a Bonolis. Questo è un vanto per il conduttore siciliano nato nei Clubmed.
Sicuramente fa capire che non è avido di quattrini e che è concentrato esclusivamente sul programma. Si diverte, basta vedere il duetto con Ariso/Morgano, le battute con i personaggi del parterre e con il maestro Cremonesi.

Un’altra cosa che mi ha colpito in queste tre puntate è stato l’atteggiamento di Fiore. È vero che è lui il mattatore, ma fa sentire unici e indispensabili i suoi ospiti. Riesce a valorizzare le doti di tutti, dalla voce dei cantanti, vedi Elisa, al nuovo talento Mimmo Foresta.
È lui al centro della scena ma diventa piccolo quando è con i collaboratori.
Riesce anche ad essere positivo e scherzoso quando non va il microfono.
È sicuramente una dote, e ciò lo rende forte ma non spocchioso.
L’invito al fratello Beppe Fiorello poteva sembrare una forma di nepotismo, invece è stato un siparietto gaudente in cui non è stato pubblicizzaa la fiction Sarò sempre tuo padre che lo vede protagonista.

L’unica nota dolente è Porta a Porta a seguire l’one man show, che in termini di audience è andato bene, ma ha fatto vedere ancora una volta il limite di Vespa, come per il plastico di Cogne, ha tentato di vampirizzare per la seconda volta anche Fiorello.