mercoledì 17 ottobre 2012

Aristide Pirovano - Il Vescovo partigiano




Piero Gheddo - IL VESCOVO PARTIGIANO                   Aristide Pirovano 1915-1997                                             Editrice Missionaria Italiana – 2007                                                   

Il titolo è abbastanza riduttivo, in quanto il libro ripercorre la vita del missionario e non solo il periodo della sua militanza partigiana. Certo che con un nome così, Aristide, il protagonista  non poteva che avere una vita avventurosa, non certo quella di impiegato statale. Tipo vigoroso il nostro Aristide. Ordinato sacerdote nel 1941 nella congregazione del Pontificio  Italiano Missioni Estere, entrò in contatto con il CNL di Milano. Venne arrestato dalle SS tedesche nel 1943, restò a San Vittore per tre mesi tra interrogatori e pestaggi, ma continuò a negare i suoi rapporti con i partigiani.Dopo l’8 settembre salvò dalle mani vendicative dei partigiani rossi sia fascisti che militari tedeschi. Nel 1946 partì missionario per il Brasile. Fu lui ad aprire la strada all’evangelizzazione in Amazzonia. Qui incontrò il dott. Marcello Candia e diede vita al movimento Mani Tese. Fu ordinato Vescovo (il primo) della diocesi di Macapà.Tutto finito? No, fu richiamato in Italia nel 1965 perché venne eletto superiore generale del PIME  per due mandati fino al 1977.  Dall’Amazzonia a Roma il passo non fu facile. Attraversò il Concilio Vaticano II, il sessantotto, risanando lo spirito e le finanze della congregazione. Uomo di grande fede, attaccato a Cristo, sia nella foresta che nella capitale della cristianità. Mise ordine nel PIME durante la contestazione  del ’68 consolidandosi alle radici ed alla tradizione della Chiesa, che aveva incontrato sin da bambino.
Allo scadere del secondo mandato si offrì per andare in missione nelle Filippine. Ci sarebbe andato da semplice sacerdote. Ma il clericalismo viveva e vive all’interno delle curie. Restò in stand-by per qualche tempo.



Fu allora, verso la fine del 1977 che ebbi occasione di sentirlo parlare. In una mattina di bigiata scolastica mi intrufolai con un mio compagno nel salone conferenze del PIME di Milano ad un incontro tenuto da don Giussani per gli universitari degli atenei minori. Don Giussani arrivando  aveva incontrato Aristide Pirovano e l’aveva invitato.  L’ospite inatteso testimoniò ai presenti la sua esperienza di vita missionaria. Era alto magro, con una lunga e folta barba bianca. I due sacerdoti erano buoni amici e si vedeva dall’aria rilassata, felice e scherzosa che il padre aveva. Era stato lui a chiedere a don Giussani nel ’61 di mandare dei ragazzi di Gioventù Studentesca in Brasile. Alcuni poi diventarono sacerdoti, altri nel burrascoso ’68 saltarono il fossato.
Nell’aprile del 1978 partì nuovamente per il Brasile, cappellano del lebbrosario di Marituba costruito da Marcello Candia. Vi rimase sino al 1992. Tornato in Italia, nonostante l’età avanzata,  si diede da fare per racimolare fondi per l’ospedale brasiliano. È morto nel 1997.
Speriamo che diventi velocemente Beato.