giovedì 5 aprile 2012

Marzo mediatico



Gli ultimi giorni di febbraio sono stati movimentati: un manifestante no-Tav si è issato su un traliccio dell’alta tensione, gli è arrivata una sberla elettrica che l’ha fatto precipitare a terra.
Coma vigile, ma poi grazie a Dio ne è uscito.
Sempre sul versante no-Tav, nell’ultimo giorno del mese, un giovane manifestante ha preso ad insulti un poliziotto in assetto anti-guerriglia: “Pecorella, pecorella…”
I media in tutti e due casi son partiti in tromba: a sx, che a suo dire la polizia ha fatto cadere dal traliccio il manifestante mentre a dx, Libero che gli ha dato del ben gli sta.
Pecorella è stato sputtanato da quasi tutti. Se la tv ha fatto vedere tutto, tranne il corpo esanime dell’uomo del traliccio, la rete ha massacrato er Pecorella.
Parlatene male, ma parlatene, non c’è che dire, ma per i manifestanti no-Tav una bella figura da... pirla.

Il primo di marzo è partito con un lutto. È morto per infarto Lucio Dalla. Un artista, un cantante, un musicista, un uomo. I coccodrilli su di lui non erano chiaramente pronti, ma l’effetto media si è fatto sentire subito. Speciali tv, concerti replicati, inserti sui giornali. D’altronde Lucio Dalla era amato, non politicizzato, un artista che all’ultimo Festival di Sanremo ha cantato e diretto un giovane. È stata l’unica star che ha partecipato e non era ospite pagato e ha pensato solo a fare il suo mestiere. Emozionali le immagini delle lunghe file di persone che visitavano la camera mortuaria. Onore a lui ed un Eterno Riposo, che sicuramente accetterà di buon grado.

Se lo spread nel frattempo scendeva, il clima politico invece si è surriscaldato per la riforma del lavoro: l’articolo 18 ha tenuto banco per quindici giorni. Certo che Monti si è preso un bell’impegno, da fine novembre ha riformato le pensioni, ha alzato le tasse e ora ha nel mirino l’obbiettivo lavoro. Can-can direi a ragion veduta, i lavoratori italiani hanno cominciato a preoccuparsi. La riforma (della) Fornero ha delle nebulosità nella sua applicazione, il rischio che le maestranze restino a piedi è elevato, ma che per le aziende diventi la possibilità di un rilancio è dura, andrà a finire che gioveranno di ciò solo alcuni gruppi. Che l’attenzione sia su questo problema è giusto che sia così, la discussione politica e democratica con le parti sociali deve essere la più limpida possibile.

Dulcis in fundo è stata la breve telenovela di Emilio Fede. Prima i 2,5 milioni di euro rifiutati in Svizzera, poi la notizia del suo licenziamento, il suo presentarsi in redazione come se nulla fosse ed infine l’uscita ingloriosa. Il Corriere della Sera nell’edizione online delle ore 7.00 ha messo la notizia in testa a tutto e poi ha mandato un fotografo a scattare immagini dall’esterno dell’ufficio di Fede. Aldone Grasso ha scritto un commiato di onore allo sconfitto. Sia ben chiaro, Fede ha fatto la storia del giornalismo italiano, ma oggettivamente ormai era la macchietta di sé stesso.
A Striscia la Notizia , piangono, nella redazione del TG4 brindano.