giovedì 7 giugno 2012

Viaggio in Terra Santa 6


Spesso dalla mia finestra, alla mattina, osservavo i bambini arabi delle elementari andare a scuola camminando nella viuzza della Gerusalemme vecchia. Senza genitori, con i fratelli più grandi, mano nella mano. Lo zainetto in spalla, spensierati i più piccoli, responsabilizzati i più grandi. Jeans, scarpe da tennis e maglietta color azzurro nazionale italiana. Alcuni camminavano lentamente, altri sorridenti e veloci. Uuno, già grandino, con il quaderno aperto ripassava la lezione, forse per il compito in classe.

Quartiere ebraico Meah Shearim. Anche qui bambini, da soli mano nella mano, vestiti uguali, biondi, rossicci, con i boccoli alle orecchie ed il copricapo ebreo sulla testa rasata. Belli.
E poi donne, perlopiù giovani, incinta con dei piccolini al seguito.
Una cosa mi ha colpito, i loro occhi, il loro sguardo triste.

I bambini sono uguali in tutto il mondo: corrono, sorridono, giocano urlano, piangono.
Le lacrime ed il sorriso di un piccolo di Milano sono identiche a quelle dell’arabo palestinese e a quelle dell’ebreo ortodosso del Meah Shearim.