venerdì 31 gennaio 2014

Yellow BOOK: la saga di Elvis Cole e Joe Pike - di Robert Crais





Yellow BOOK: la saga di Elvis Cole e Joe Pike - di Robert Crais
Mondadori
Piemme


Robert Crais è uno scrittore  americano di successo, non che sceneggiatore tv di Hill Street giorno e notteMiami ViceL.A. Law, JAG - Avvocati in divisa.
Ha scritto vari romanzi gialli ma la serie più interessante è quella con Elvis Cole eJoe Piknata nel 1987 e tutt’ora viva con la bellezza di 14 romanzi pubblicati.
Crais ha deciso di non vendere i diritti di questi gialli, li ha scritti, sostiene, per essere letti, perché si imprimano nella fantasia del lettore. E non ha tutti i mtorti.
Ho quasi letto tutti i libri della saga e concordo con l’autore.


I due protagonisti sono agli antipodi, Elvis è loquace e ironico, mentre Joe è silenzioso, taciturno e porta sempre occhiali da sole, anche di notte.
Hanno un passato di Vietnam, marines e polizia di Los Angeles ed ora hanno una società investigativa dove Elvis vi lavora a tempo pieno mentre Joe Pike, che gestisce un’armeria, è il socio che appare quando meno te l’aspetti.
Tutti i racconti si muovono tra la malavita della città degli Angeli. Hanno molti  amici ma anche molti nemici, soprattutto nella polizia.
Sembra di vivere a Los Angeles, puntuali e particolareggiati sono i luoghi, come i personaggi che si susseguono nei vari romanzi. Ci sono i cattivi, ci sono i buoni, il male e il bene. I due eroi sono strambi, Elvis parla in prima persona come Marlowe, vive in una casa con veranda su un canyon ed ha come amico un gatto che fa le fusa solo a Pike. Questi non è tutto normale, ha delle frecce rosso fuoco tatuate sulle braccia, si tiene costantemente in forma, ad esempio correndo alle tre del mattino, è un tiratore infallibile, si muove nell'ombra e a parte Cole non ha rapporti di amicizia. Ha una jeep che nessuno può toccare ed è sempre preparato al peggio. Sparano e uccidono solo per difesa o 
per ammazzare i banditi. Los Angeles ne è piena: droga, omicidi, truffe, etc. I due si destreggiano bene come se fossero sempre in guerra nella giungla. 
La suspance va al l'ennesima potenza negli ultimi capitoli.  Succede di tutto e di più.

  Libri appassionanti che vale la pena di leggere. 



mercoledì 29 gennaio 2014

Yellow Book: GIORGIO SCERBANENCO e DUCA LAMBERTI




Giorgio Scerbanenco                                                                                                                                                     

È da qualche mese che il Corsera sta rieditando i romanzi di Scerbanenco, il più famoso e prolifico scrittore di gialli italiano.
Alcuni li avevo già, quelli con protagonista Duca Lamberti, ex medico radiato dall’albo per aver effettuato l’eutanasia su una paziente. Ex carcerato che diventa suo malgrado un detective sulle orme del padre funzionario di polizia.
Le ambientazioni sono in una Milano della metà degli anni ’60, nebbiosa, uggiosa, con le sue vie che un tempo erano periferia ma che adesso sono quasi centrali. 



Venere Privata                                                                                                                                           Il padre di un giovane che vive rintanato in una villa ubriacandosi di whisky, ingaggia Lamberti per disintossicare il figlio dall’alcol. L’ex medico scoprirà i sensi di colpa che attanagliano il ragazzo per l’apparente suicidio di una giovane. Da lì in poi il romanzo si tinge di giallo. 



Traditori di tutti
Un mitra smontato in una valigia, un'auto caduta nel Naviglio con un uomo ed una donna morti annegati, una seconda auto, anch'essa nel Naviglio con i due occupanti mitragliati. Una vecchia storia risalente al periodo fascista. e Duca Alberti inizia ad essere investigatore per la Questura di Milano.



I ragazzi del massacro
Una classe di ragazzi disadattati in una scuola serale. La giovane insegnate torturata, stuprata ed uccisa. Undici ragazzi che si dichiarano innocenti. Nessuno parla. Duca intuisce che non è solo frutto dei ragazzi ed indaga con l'aiuto della sua Livia.




I milanesi ammazzano il sabato
Una bella ragazza ventenne alta un metro novantacinque, di quasi un quintale, minorata mentalmente, sparisce nel nulla. Rapita da papponi, viene trovata morta sfigurata e bruciata. Il padre vuole vendetta.

venerdì 24 gennaio 2014

Georges Simenon - L’Angioletto

Georges Simenon                                                                                                                                     L’Angioletto                                                                                                                                            Adelphi



... Ma io ho paura, Luis! Che faresti al mio posto?                                                                                  Niente.                                                                                                                                                    Lo lasceresti nascere?                                                                                                                               Certo.                                                                                                                                                       Anche se dovesse rovinarmi la vita?                                                                                                      Perché mai un bambino dovrebbe rovinarti la vita?                                                                                                                                                              
Adelphi ha pubblicato un altro romanzo di Simenon, L’Angioletto, osannato dai critici e lettori.             Si intreccia molto con la vita personale dell’autore, a partire dal rapporto che il protagonista, Luis, ha con la madre, una donna che ha avuto sei figli da cinque mariti. Simenon lasciò casa a 18 anni e dopo cinquanta la rivide sul letto di morte. Un rapporto inesistente ma che sicuramente mancava.
Ricorre altresì la figura delle prostitute, così come Simenon ha sempre affermato di averne frequentate migliaia.   

A che pensa?  
A niente.                                                                                                                                                                                      
Questa è una risposta che spesso utilizza anche Maigret quando gli si chiede che cosa stia pensando dell’inchiesta o dell’omicida.
Il soprannome Angioletto era stato dato da piccolo a Luis perché non reagiva a chi lo picchiava o insultava, ed aveva uno sguardo semplice e puro che voleva cogliere e possedere tutto.
Divenne pittore senza preoccuparsi dei soldi o della fama, ma solo con una sete di ricerca e di stupore.

Passava le giornate a dipingere, in cerca di quello scintillio dello spazio che perseguiva da tempo, e che continuò a perseguire per tutta la vita.

Non cercava di copiare la realtà, una sedia, una strada, un tram. Gli capitava di farlo, come esercizio, e ci riusciva anche piuttosto bene. Ma erano immagini. Quel che avrebbe voluto ottenere era la realtà stessa, così come la vedeva, o meglio come gli si formava nella mente, quasi suo malgrado.

martedì 21 gennaio 2014

Comunismo italiano

Arrigo Petacco
A Mosca solo andata
Mondadori


Un buon libro di Arrigo Petacco,  una ricerca storica che ci vuol far ricordare fatti e persone ormai dimenticati e andati nell’oblio.                                                                                                                       Tra il 1920 e il 1935 molti comunisti italiani perseguitati dal fascismo scapparono in Unione Sovietica.          Di Vittorio, Berti, Dozza, Longo, Pastore, Secchia,Togliatti, questi i nomi più conosciuti che poi ritroveremo in Parlamento in Italia dopo la fine della guerra. Insieme a loro molti operai, e gente comune.
Cosa trovarono in Russia? Un’accoglienza fantastica iniziale, ma ben presto si resero conto di essere passati dalla padella alla brace. Vi era una sorta di associazione italiana denominata Club che decideva le sorti degli emigrati in base alle convinzioni personali e all’obbedienza al comunismo di Stalin. Le sue purghe si posarono anche sugli italiani, ma i carnefici furono gli stessi connazionali. Paolo Robotti, cognato di Ercoli/Togliatti, giudicava i compagni in base alla loro coerenza e credo politico e poi il Migliore vistava le segnalazione. E molti furono incarcerati e presero la via del gulag.
“Compagno maestro, che cos'è l’orizzonte?”                                                                                           “E’ una linea immaginaria…. Irraggiungibile”                                                                                         “Grazie. Ora capisco perché il Compagno Stalin dice che il socialismo è all’orizzonte!”
Con questa battuta si finiva al campo di lavoro. Gulag in cui finirono gli alpini rimasti bloccati nella sacca del Don. Come racconta Eugenio Corti ne Il Cavallo Rosso, anche qui gli italiani emigrati in Russia e fedeli alla linea si affacciarono per cercare di rieducare i poveri prigionieri.

Paolo Robotti, forse roso dalle colpe, scrisse nel 1965 un libricino, La Prova, che voleva riabilitare i compagni lasciati alla mercé del gulag. Conclusione: i compagni non vennero mai riabilitati e il libro fu insabbiato.

giovedì 16 gennaio 2014

Jo Nesbo - La saga di Harry Hole continua


L’anno scorso ho letto in un soffio la saga dell'ispettore Harry Hole, scritta da Jo Nesbo. In Italia erano stati pubblicati sette libri, mentre i primi due pare proprio che non verranno tradotti per volontà dell'autore. Norvegese, giornalista, musicista,  ed ora giallista a tempo pieno.
 Sicuramente una buona penna.
Il protagonista e un ispettore alcolista e depresso che però risolve tutti i casi di omicidio su cui indaga. Si coinvolge totalmente, rimettendoci in tutti i sensi: fisico e morale. Ama una donna che suo malgrado finisce ad incrociare i serial killers su cui indaga. È un uomo intelligente, alternativo, ma senza speranza. La suspance  è forte, le trame intricate, anche se sul lungo sono prevedibili.     Le donne che incontra vengono tutte stese dal suo appeal. Probabilmente essere scombinati attira il gentil sesso. E questo forse e troppo.
I libri prendono, non stancano, ma l'anti-eroe sempre vincente alla fine, resta comunque un uomo solo senza speranza. Il dolore è intrinseco al personaggio. C'è la lotta tra il bene e il male, dove il primo pero non e con la B maiuscola, ma forse il meno peggio. E’ un bene che si accontenta. La saga si chiudeva in un modo inaspettato. Ne Lo Spettro, Harry Hole muore (tutto faceva pensare a ciò). Ormai aveva finito di sussistere e forse l'autore era stanco di indossare i panni dello sfigato a vita.



Ma attenzione…. Harry Hole è vivo e vegeto, anzi è in perfetta forma e ritorna alla grande.  E' appena uscito Polizia, la scrittura e la trama è quella di sempre. Avvolgente che lascia senza respiro. Non si può non leggerlo, ci si dimentica in fretta che Hole ci sembrava fosse morto. Non fa più il detective, insegna alla scuola di polizia. Ma dopo l’uccisione della sua amica Beate, si rituffa nelle indagini.

Alla fine si sposa pure. E ….. sicuramente avremo degli altri libri.

lunedì 13 gennaio 2014

La Réclame - Silenzio immagine - The Transparent One

z

Azzeccata campagna pubblicitaria. La sambuca è un liquore particolare, non è la popolare grappa, ma  come rilanciare il marchio Molinari? Con lo Special One, con Mou. Spiritosa, simpatica. Si gioca con l'immagine dello Special One che diventa The Trasparent One, si gioca con il suo ego e con il suo essere portoghese per non pagare al bar. Complimenti, Mou, sapendo di essere uno degli allenatori più forti del mondo, ha comunque saputo mettersi alla berlina con ironia. E la sua immagine ne esce rafforzata.

giovedì 9 gennaio 2014

DESCENDANTS




Un consiglio per chi vuole entrare nel mondo del lavoro: il marketing non muore mai.
Renzi = Re del marketing 2013. Da Rottamatore a copia di Fonzie a segretario dei Poveri Democratici. Futuro capo di governo? Possibile. Scommettiamo?
Matteo pur di stravincere si travestirebbe da Peppa Pig, il cartoon che  ormai ha sbaragliato con la sua semplicità tutti i concorrenti, creando un'invidiabile e renumerata brand extation.
Perciò non mi stupisce l'ultima operazione della Walt Disney. In tempi di magra bisogna raschiare il barile e tirar fuori tutte le idee possibili per fare grana.  E che cosa han pensato alla WD?
Disney Channel ha annunciato un film con protagonisti i figli adolescenti di molti personaggi   dei classici Disney. Il focus è sui cattivi.
Il logo e il titolo ci son già: Descendants.
I Discendenti.
Pare che l'operazione si concretizzerà nel 2015, ma è meglio partire in anticipo con la campagna  marketing, come  Renzi, un anno prima.

In un'isola come St. Elena vivono castigati i discendenti dei cattivoni. Vengono recuperati dal figlio di Belle e della Bestia  che, salito al trono con un cuore d'oro, prova  a dare ai figli dei bruti una chance.

Banalmente potremmo domandarci se i figli pagano per tutta la vita gli errori dei padri.
Una certa scuola di psichiatria potrebbe dire di sì, Georges Simenon pure.
Ma la riflessione vera è sul Bene e Male.
Il peccato originale esiste e Dio ci manda suo Figlio a Natale, che poi a Pasqua muore e risorge per i nostri peccati.
Sicuramente questo "concetto" è sempre stato completamente estraneo a WD, ma non tutti hanno la grazia della fede.
I suoi cartoons hanno strabordato un giudizio in cui il Bene, vincitore, non è quello dell'Eterno, ma  è frutto della volontà  e della forza dell'uomo.
Ora arriva per i figli dei cattivi la "chance".
Niente a che vedere con Tolkien, lui la definirebbe Misericordia.
Tolkien pare fu astioso nei confronti del maestro Walt Disney, non lo voleva vedere neppure dipinto. Questi, a sua volta, non gli è mai riuscito a malincuore di annettersi le opere del  Il Signore degli Anelli.
Tolkien/Disney sarebbe stato un business a tanti $$$$$$$$, ma è meglio così.

Ultima nota: gli animali non sono buoni (a parte Dudu')  ma WD ce l'ha data da bere alla grande e così i nostri piccoli crescono fuorviati finché, dopo il primo morso inaspettato, iniziano a comprendere qual è la realtà.

lunedì 6 gennaio 2014

CALIMERO 1963 - 2013





La star dei bambini è dall’anno scorso Peppa Pig. Ormai ci ha invaso prima tramite la tv, poi con Youtube e da diversi mesi con libri, giocattoli gadgets. Durerà nel tempo come i Puffi, i Barbapapà, i Minipony, etc.?
La storia, anzi i bambini ce lo diranno.
Intanto dal 1963 è ancora attuale il personaggio di Calimero. C’è una mostra a Milano che ne ripercorre la storia sino ad oggi, Calimero “ È un ingiustizia però!” 1963-2013
Nato come cartoon per Carosello è diventato un cartone animato esportato in tutto il mondo, molto famoso in Giappone. Nel 2014 tornerà sugli schermi della Rai con una coproduzione made in Francia, un centinaio di episodi con durata 10 minuti.



La mostra è formata da 9 sezioni con video, story-board, disegni, lucidi. Si parte dalla nascita. Una grande casa di detersivi voleva un lancio pubblicitario nuovo. Fu pensato il pulcino nero come simbolo, combinava guai ma era simpatico e poi veniva bistrattato. Ma il finale terminava con “Non sei nero, sei solo sporco!” ed il claim del prodotto “Ava come lava!”.

Varie generazioni, tra cui la mia, hanno sognato e si sono immedesimate con Calimero. Non c’era internet, i cartoni giapponesi e tutto il resto. C’era solo Carosello. Ma forse ci bastavo solo quello.



sabato 4 gennaio 2014

RAI 60 ANNI - Dal monito di Pasolini alla "condanna" di internet


www.ilsussidiario.net


Per i 60 anni della tv italiana pongo alcune riflessioni.

La responsabilità della televisione è enorme. Non in quanto “mezzo tecnico”, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro di elaborazione di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.

Non sono parole di Huxley o di McLuhan, ma di Pier Paolo Pasolini in Scritti Corsari, uomo attento osservatore della realtà, nonché profetico in molte sue osservazioni.
La Rai, con l'avvento dei suoi altri canali, divenne un feudo della spartizione politica e del suo potere.
Pasolini auspicava un'abolizione della tv di stato perché la concorrenza avrebbe potuto alzare il livello qualitativo. Aggiungeva : Almeno in linea teorica.
Le tv private sono arrivate, la tv di stato è rimasta  e ci rimarrà ad oltranza, ma la qualità è aumentata? Non ci sembra proprio, anzi.
Se con l'avvento delle reti di Berlusconi si è passati alla spettacolarizzazione dello sport, del varietà, e dell'informazione, e al consumismo definito dagli spot pubblicitari, con il tempo l'appiattimento culturale ha avuto la meglio.

Siamo passati dall'alfabetizzazione del maestro Manzi ai reality show più assurdi.
Nel frattempo dallo stesso suo modello televisivo, Berlusconi ha creato Forza Italia, ha governato, ha avuto consenso ed un potere politico non indifferente.
Si è servito dei suoi canali tv in misura sproporzionata, come comunque  hanno usato la Rai i democristiani, i socialisti e i comunisti.

Con l'avvento del satellite ed ora del digitale terrestre abbiamo centinaia di canali tv. Pluralismo? No, piattume all'ennesima potenza.
La confusione è aumentata, la qualità è diminuita. Si va avanti per schemi verticali: film, sport, varietà, informazione. Esempio: Rai e Mediaset non hanno più programmi per bambini, bisogna andare su canali dedicati. Ma ormai si paga quasi tutto.
Ed i giovani la snobbano. Ora il mezzo di comunicazione è internet. Si scaricano film piratati, si cerca e si trova di tutto. Perché guardarsi una partita intera di calcio quando basta guardare in rete gli highlights? Per non parlare delle serie tv made Usa, ma non ancora uscite in Italia, che in streaming si trovano già sottotitolate nella nostra lingua.

Se Rai e Berlusconi hanno condizionato la politica, i consumi e la mentalità degli italiani, i giovani d'oggi hanno una visione della vita che è per avere tutto e subito e che travalica i confini. Siamo davanti ad una generazione www World Wide Web, che vive in una ragnatela con l’intero mondo.
La tv è morta?
Probabilmente sì. Chissà cosa oggi direbbe Pasolini….

giovedì 2 gennaio 2014

Van Gogh Alive


Ho avuto la possibilità in questi anni di visitare il Van Gogh Museum di Amsterdam e la mostra itinerante di Gauguin/Van Ghogh in Italia. Ammirare i quadri dal vivo è sempre una sorpresa, sia perchè spesso me li aspetto più grandi e sia perchè dal vivo emanano una bellezza ed una luce che dalle foto non non si evince.
I fiori, gli iris, i girasoli, la campagna, il grano, i colori dei campi, il mandorlo in fiore, la notte stellata, la sedia, le mele. Tutti quadri bellissimi.
In questi giorni a Milano c'è la mostra Van Gogh Alive. Come vedete dal video è una mostra multimediale. Ci sono una trentina di schermi giganti su cui vengono proiettati a temi i quadri dell'artista. L'effetto è notevole. Sembra di essere dentro il quadro. Al tempo stesso avendo visto i quadri veri ho percepito una certa mercificazione dell'arte di Van Gogh, dovuta al mezzo tecnologico. In una società in cui ormai è la tecnologia che domina, non mi stupisco di nulla ma osservare  e gustare i quadri dal vero è un'altra cosa.
Tecnicamente molti quadri, dato l'ingrandimento, risultavano leggermente sfocati e privi di dettaglio.
In oltre la musica di sottofondo, insieme al buio del salone, dava un senso claustrofobico alla mostra.