Michael Connelly
LA BIONDA DI CEMENTO
Piemme
Harry Bosch è a processo, ma, più che lui, la polizia di Los Angeles. Ha ucciso un serial killer che ha sullo stomaco undici prostitute. Una mossa falsa per, forse, prendere un arma sotto il cuscino e HB gli spara e lo uccide. Non cercava di prendere la pistola ma solo un parrucchino. Bloccato in tribunale cerca la verità è scopre che vi è un imitatore del serial killer. Ma non è mai finita.
mercoledì 30 marzo 2016
domenica 27 marzo 2016
LA STRADA/ Quella "Pasqua" nel film di Federico Fellini
LA STRADA/ Quella "Pasqua" nel film di Federico Fellini
In questi anni ho avuto la fortuna professionale di incontrare dei sodali
di Fellini: Moraldo Rossi da cui prese ispirazione per I VITELLONI, Gerald
Morin assistente alla regia, Gianfranco Angelucci autore, regista e
scrittore.
Per Federico Fellini il cinema neorealista non esisteva, solo forse PAISA’
lo era, il resto era scopiazzatura. Regalò all’Italia e al mondo LA
STRADA, una favola misteriosa e truce, come FF la definiva.
Il regista inizialmente non trovo un produttore per realizzare il film
finchè non si presentò Dino De Laurentis, che volle imporre come protagonista
femminile sua moglie Silvana Mangano. Federico stracciò il contratto e il
produttore accettò di scritturare Giulietta Masina nelle vesti di Gelsomina.
E arrivò l’Oscar.
Il film racconta la vita del brutale Zampanò e di Gelsomina, la sua
assistente, che travestita da clown intrattiene e raccoglie i soldi al
termine delle esibizioni di forza dell’uomo. Zampanò tratta Gelsomina come un
cagnolino, la tradisce con le donne che trova, la umilia continuamente, finchè
lei un giorno lo abbandona. Incontra un acrobata, detto il Matto che appena la
vede l’accarezza e si interessa a lei. Gelsomina scopre di avere un
significato, un valore che è più forte delle situazioni miserabili che
vive. Scorge dentro di sè un cuore che riesce a far emergere
un principio spirituale che la può rendere degna della sua identità umana.
Prende coscienza di sè. C’è il sapore dello scritto di Romano Guardini :
Nell’esperienza di un grande amore tutto ciò che accade diventa avvenimento
nel suo ambito.
Il Matto propone a Gelsomina di partire insieme e di fare coppia fissa nei
suoi numeri acrobatici.
Qui c’è la scena clou del film in cui Gelsomina è felice della proposta ma
al tempo stesso è sgomenta per la prospettiva di lasciare Zampanò. Il suo viso
e i suoi occhi sono l’espressione di questo. Il Matto coglie il conflitto
in Gelsomina e le dice:
Forse è meglio che ci stai tu qui con Zampanò, sennò chi ci sta?
Poi raccoglie un sasso da terra e continua:
Matto - Io sono ignorante, ma ho letto qualche libro. Tu non ci crederai,
ma tutto quello che c'è a questo mondo serve a qualcosa. Ecco, prendi quel
sasso lì, per esempio.
Gelsomina - Quale?
M - Questo... Uno qualunque... Be', anche questo serve a qualcosa: anche
questo sassetto.
G - E a cosa serve?
M - Serve... Ma che ne so io? Se lo sapessi, sai chi sarei?
G - Chi?
M - Il Padreterno, che sa tutto: quando nasci, quando muori. E chi può
saperlo? No, non so a cosa serve questo sasso io, ma a qualcosa deve servire.
Perché se questo è inutile, allora è inutile tutto: anche le stelle. E anche
tu, anche tu servi a qualcosa, con la tu' testa di carciofo.
Gelsomina decide di restare con Zampanò. Questi, accecato dalla gelosia,
reincontrando il Matto lo uccide accidentalmente.
Qui, prima che egli muoia, c’è una battuta favolosa scritta da FF:
Ehi, mi hai rotto l’orologio!
Morto il Matto, muore anche la parte interiore di Gelsomina. Non è più lei,
perde come il senno, e Zampanò l’abbandona a morte certa in montagna al
gelo posandole accanto la tromba che il Matto le aveva insegnato a suonare.
Anni dopo Zampanò sente una donna che canticchia il motivo che
Gelsomina suonava sempre con la tromba. Scopre che la poveretta era arrivata
malconcia, silenziosa e stralunata, era stata accolta in casa e quando c’era
sole suonava il motivo con la tromba. Questo sino alla sua morte.
In seguito a questa scoperta Zampanò si ritrova di notte in
riva al mare a piangere e singhiozzare, guarda le stelle in cielo e
prende coscienza di non essere un bruto ma di avere anch’egli un cuore.
FF usava una definizione che ha in sé qualcosa di evangelico dicendo che LA
STRADA era una storia di un’illuminazione, di un trasalimento di coscienza
grazie al sacrificio di Gelsomina, come se raccontasse il sacrificio della
croce.
Perché ho proposto questo film per Pasqua? Tre anni
orsono al Bif&st di Bari era esposta una mostra con i disegni originali dei
sogni di Fellini, uno in particolare mi aveva colpito, il regista che indicava
il cielo stellato con la seguente didascalia:
"Tutto
ciò che possiamo fare è cercare di raggiungere la consapevolezza che siamo
parte di questo imperscrutabile mistero che è il creato. Obbediamo alle sue
leggi inconoscibili, ai suoi ritmi e ai suoi mutamenti. Siamo misteri tra i
misteri."
FF un uomo con il cuore aperto al reale. Attraverso
le interviste con i suoi collaboratori ho avuto la conferma delle mie
impressioni. Ho rivisto perciò LA STRADA con questi occhi e
aldilà della bellezza espressiva di Gelsomina, che già di sé è un segno di purezza spirituale, mi ha
colpito il pianto di Zampanò, il bruto, il peccatore. Lui, un uomo devastato dai propri errori,
coglie Gelsomina come la sua redentrice. Un urlo e un pianto di dolore del proprio
peccato redento dalla morte di una persona che gli voleva bene.
mercoledì 23 marzo 2016
UMORISMO CALCIO
Marco Fusi con Alfio Leotta e Biagio Panzani
IL CALCIO
versione 2.0 Quello che avreste sempre voluto sapere e che nessuno vi ha mai spiegato
FESTINA LENTE EDIZIONI
Siamo tutti allenatori, il calcio in Italia è l’oppio dei
popoli. E ci si prende troppo sul serio.
Questo libricino è veramente umoristico e simpatico, oltre
alle vignette, un glossario calcistico.
Affondo – Grido
di dolore del mister dopo l’ennesima sconfitta che spedisce la squadra in zona
retrocessione.
Erba
- La sua presenza su certi campi da calcio è dimostrata solo al momento
del doping.
Papera – Si ha quando il portiere esce
dalla porta come un’oca giuliva.
E via dicendo. Poi ci sono i proverbi .
Cross di sera portiere si dispera. Chi tardi arriva dal bagarino va.
Schede di LO SAPEVI?
su calciatori o fatti storici.
Le LEGGI SEGRETE del Calcio:
Articolo 1 Se giocate a calcio non accettate caramelle dai medici
sportivi, il perché ve lo spiego dopo.
Un umorismo godibile, da bara, fa fumettari, da gente che
ama il calcio che lo smitizza.
lunedì 21 marzo 2016
UMORISMO POLITICO
POLITICAMENTE..FUSI
Giacomo Morandi Editore
La politica è il soggetto che storicamente si addice alla satira e all'umorismo. già all'inizio del '900 erano stati pubblicati fogli con soggetti di vario tipo, dalla Chiesa alla guerra, etc. I più famosi dono stati senz'altro il Marc'Aurelio e il Candido.
qui oltre alle vignette ci sono i proverbi, i post-it, il DEDICATO A, I dubbi lavorativi e poi 163 VAFFA.. in stile grillino
Piacevole e godibile con disegni dai tratti puliti e semplici.
giovedì 17 marzo 2016
Vivian Maier - 2
Vivian Maier - 2
Per approfondire Vivian Maier andate a vedere il sito
a lei dedicato:
Un sito completo ed esauriente che ha in mostra le foto
denominate street, la maggior parte in bianco/nero ma anche
una sezione a colori.
Foto di strada, persone, oggetti, volti, situazioni,
dettagli, bambini.
Osservava e fotografava.
C’è la sua storia, come sono state scoperte i 150.000
negativi, i libri scritti su di lei.
C’è poi una sezione dei selfie sia in b/n che
a colori. Ha precorso i tempi, alcuni selfie sono grandiosi, come quello mentre
degli operai scaricano uno specchio, oppure l’ombra su un palazzo.
Una bella sezione è quella delle domande e risposte: che
macchina fotografica utilizzava Vivian Maier?
lunedì 14 marzo 2016
Vivian Maier - 1
Vivian Maier - 1
In centro a Milano è un bailamme di persone in movimento, tante, troppe per i miei gusti.
Tanti turisti. Tante luci e lucette e tante mani con smartphone tese a fotografare di tutto e di più. Selfie obbligatori.
E poi direttamente su Instagram, Facebook così il mondo intero vede ciò che hai fotografato di lì a pochi secondi.
Un anno orsono ho visto la mostra di McCurry a Monza. A parte il brutto l'allestimento, belle foto, volti intensi, sguardi profondi. Sono il suo forte, con questi ha raggiunto il successo.
Reso famoso dalla foto della giovane dagli occhi verdi, ha girato il mondo in lungo e in largo, scattando a più non posso.
Oggi raccoglie oro e argento con reportage pubblicitari.
Sempre un anno fa ho visto la mostra di Salgado, Genesi. Grandi e bellissime fotografie scattate nei vari continenti e poi è bastato dare un ordine, un titolo (Genesi) e il più è stato fatto.
Diversa è la consistenza della mostra delle foto di Vivian Maier. Non ha girato il mondo, non ha fatto i soldi, anzi non ha neppure visto le sue foto stampate. Eppure è la fotografa Number One.
Ha vissuto facendo la babysitter per 40 anni morendo indigente, non potendo sviluppare i suoi scatti.
Foto semplici quelle in mostra a Milano ma estremamente capaci di esprimere un'attenzione per le minuzie, le sfumature e l'umano.
Volti di persone incontrate in strada, situazioni in cui si è imbattuta, particolari non banali come la macchia sul polpaccio del ragazzino, le ombre, i chiaroscuro e i ....selfie.
Ce ne sono alcuni di una creatività esagerata.
Ha anticipato i tempi alla grande in maniera inconsapevole, ma realizzando ciò che aveva nella mente, nel cuore e ciò che vedeva con gli occhi.
In centro a Milano è un bailamme di persone in movimento, tante, troppe per i miei gusti.
Tanti turisti. Tante luci e lucette e tante mani con smartphone tese a fotografare di tutto e di più. Selfie obbligatori.
E poi direttamente su Instagram, Facebook così il mondo intero vede ciò che hai fotografato di lì a pochi secondi.
Un anno orsono ho visto la mostra di McCurry a Monza. A parte il brutto l'allestimento, belle foto, volti intensi, sguardi profondi. Sono il suo forte, con questi ha raggiunto il successo.
Reso famoso dalla foto della giovane dagli occhi verdi, ha girato il mondo in lungo e in largo, scattando a più non posso.
Oggi raccoglie oro e argento con reportage pubblicitari.
Sempre un anno fa ho visto la mostra di Salgado, Genesi. Grandi e bellissime fotografie scattate nei vari continenti e poi è bastato dare un ordine, un titolo (Genesi) e il più è stato fatto.
Diversa è la consistenza della mostra delle foto di Vivian Maier. Non ha girato il mondo, non ha fatto i soldi, anzi non ha neppure visto le sue foto stampate. Eppure è la fotografa Number One.
Ha vissuto facendo la babysitter per 40 anni morendo indigente, non potendo sviluppare i suoi scatti.
Foto semplici quelle in mostra a Milano ma estremamente capaci di esprimere un'attenzione per le minuzie, le sfumature e l'umano.
Volti di persone incontrate in strada, situazioni in cui si è imbattuta, particolari non banali come la macchia sul polpaccio del ragazzino, le ombre, i chiaroscuro e i ....selfie.
Ce ne sono alcuni di una creatività esagerata.
Ha anticipato i tempi alla grande in maniera inconsapevole, ma realizzando ciò che aveva nella mente, nel cuore e ciò che vedeva con gli occhi.
venerdì 11 marzo 2016
DON MATTEO e MONTALBANO,la fiction che batte la "morbosità" di QUARTO GRADO e co.
DON MATTEO E MONTALBANO, LA FICTION CHE BATTE LA "MORBOSITA'" DI QUARTO GRADO E CO.
La seconda puntata inedita de Il Commissario Montalbano ha realizzato un ascolto record: 41% di
share con 10.300.000 telespettatori. La prima puntata era arrivata al 39% con
più teste, 10.700.000. Ascolti da tv unica della Corea del Nord. C’è anche un’altra fiction
targata Rai giunta alla sua decima edizione che non ha gli stessi numeri ma si
assesta ad una media del 30% con 7.500.000 spettatori, Don Matteo.
Ergo, le due fiction piacciono al pubblico. Perché questo
enorme successo?
Hanno due stili completamente diversi. Montalbano è girato
in Sicilia, mare, silenzio, immagini da cartolina, cielo sempre azzurro.
Inquadrature fisse, movimenti lenti così come lo sono le scene. Una regia
pulita e ferma. La scrittura è tratta da Camilleri ma sicuramente Zingaretti è
un fenomeno, ed è entrato nell’immaginario dei telespettatori così come
l’inesistente Vigata.
Aldo Grasso ha
scritto che la prima puntata della nuova serie ritraeva un commissario
buonista, ma questo non ha allontanato nessuno, anzi, visto gli ascolti della
seconda puntata. Così come hanno spopolano nei periodi estivi le repliche.
Don Matteo, ha meno share di Montalbano, ma è arrivato alla
sua decima edizione e … non è paglia!
Anche qui siamo in luogo a misura d’uomo molto ridente e accogliente, la
regia è più movimentata ma non asfissiante. Terence Hill, famoso con Bud
Spencer, impersona il prete investigatore ricordandoci il Renato Rascel di
chestertoniana memoria. Anche Terence è
insuperabile tanto che ha già fatto tre edizioni di Un passo dal cielo, una versione senza tonaca con ambientazione in Alto Adige che però non
ha avuto i fasti del sacerdote umbro.
Sono due fiction semplici ma ben definite: c’è il cattivo,
il buono, la legge.
Due parole sui personaggi non protagonisti di entrambe le serie.
Sono tutti azzeccati, il casting è stato fatto in maniera oculata, precisa ed
attenta ai dettagli. Le caratterizzazioni sono ben definite ma non mettono in
ombra le due star, sono di contorno ma non sono un di meno. Anche se la Belen
di Don Matteo potevano pure lasciarla a casa. Poi gli attori in questione sanno
recitare, non come Garko e compagnia nelle serie targate Mediaset.
Veniamo al tema. Sono due programmi che raccontano storie
di crimini. Ormai siamo subissati dalla
tv del dolore e del sangue: Pomeriggio 5,
Domenica Live, Quarto Grado, Chi l’ha visto? Storie maledette, i telegiornali,
etc. , tutti affrontati, chi più chi meno, in maniera morbosa.
In Montalbano e Don Matteo tutto è più lieve, sfumato, ci
sono anche qui i morti ammazzati, però mai fatti vedere in maniera truculenta
ed horror.
L’italiano medio arriva a casa dopo una giornata di lavoro,
subissato da far quadrare il bilancio familiare, stanco della politica e degli
orrori della cronaca nera dei tg, si mette in poltrona e vuole rilassarsi. C’è
un prete e un commissario entrambi vecchio stile, che ci riportano a una
tradizione passata, ma che ci danno sicurezza senza esasperarci con
interpretazioni sopra le righe. Con una regia discreta e non nevrotica, in
luoghi ameni e rilassanti. Direte che la realtà è tutt’altra cosa, vero, ma cosa
desideriamo che ci propinino?
Se
guardare la tv deve essere uno svago ed un rilassamento, le fiction in
questione ne danno una gran prova. Aggiungiamo che si esce rasserenati e anche
divertiti tra una battuta di Catarella e di Nino Frassica.
Il profilo di questo italiano medio è collocato con punte al
centro e al sud Italia, le donne prevalgono, come gli over 65. Dato da non
sottovalutare, Montalbano ha una percentuale alta di telespettatori laureati.
lunedì 7 marzo 2016
Yellow Book - URLA NEL SILENZIO
URLA NEL SILENZIO
Angela Marson
Newton Compton Editori
Ma perché i detective o ispettori risolvi-rebus sono sempre odiosi, con un passato da fango, mezzi depressi o con problemi?
In questo romanzo, che pare sia considerato un evento letterario, l'eroe è una donna, Kim, a capo di una squadra che da una parte la venera ma dall'altra la sopporta.
Ha un passato scopiazzato da Bosch di Michael Connolly, con una madre che le ha ucciso il fratello gemello in tenera età.
Ha la passione per la moto che la utilizza nella piovosa Inghilterra come se fossimo nella solare Barcellona o caotica Roma.
Una donna viene trovata uccisa nella vasca da bagno, un uomo alcolizzato con la testa quasi staccata dal collo ed un'anziana morta di vecchiaia al ricovero. Tutti i deceduti ruotavano trent'anni prima attorno a un orfanotrofio. Nei suoi pressi vengono scoperti i resti di un cadavere, poi un secondo ed un terzo. Ossa di giovani ragazze.
Chiaro che il colpevole di allora sia lo stesso di oggi. Altre morti violente si succedono ma la nostra scorbutica eroina, affiancata dal suo fido Sancho Panza arriverà a scoprire il mistero che si cela sotto questa sanguinolenta storia.
Sicuramente è l'inizio di una serie di avventure. Speriamo in meglio.
Angela Marson
Newton Compton Editori
Ma perché i detective o ispettori risolvi-rebus sono sempre odiosi, con un passato da fango, mezzi depressi o con problemi?
In questo romanzo, che pare sia considerato un evento letterario, l'eroe è una donna, Kim, a capo di una squadra che da una parte la venera ma dall'altra la sopporta.
Ha un passato scopiazzato da Bosch di Michael Connolly, con una madre che le ha ucciso il fratello gemello in tenera età.
Ha la passione per la moto che la utilizza nella piovosa Inghilterra come se fossimo nella solare Barcellona o caotica Roma.
Una donna viene trovata uccisa nella vasca da bagno, un uomo alcolizzato con la testa quasi staccata dal collo ed un'anziana morta di vecchiaia al ricovero. Tutti i deceduti ruotavano trent'anni prima attorno a un orfanotrofio. Nei suoi pressi vengono scoperti i resti di un cadavere, poi un secondo ed un terzo. Ossa di giovani ragazze.
Chiaro che il colpevole di allora sia lo stesso di oggi. Altre morti violente si succedono ma la nostra scorbutica eroina, affiancata dal suo fido Sancho Panza arriverà a scoprire il mistero che si cela sotto questa sanguinolenta storia.
Sicuramente è l'inizio di una serie di avventure. Speriamo in meglio.
venerdì 4 marzo 2016
Point Break
Point Break
di Ericson Core2015
Ha resistito per quasi 25, ma poi anche di Point Break è stato fatto il remake.
Il film originale è un cult indistruttibile girato in un'epoca in cui gli effetti speciali erano là da venire.
La regista, la bella K. Bigelow, ha poi portato la cruda ripresa della realtà in The Hurt Locker, vincendo l'Oscar.
Se il primo film era più un action movie poliziesco, il suo remake ci porta in un mondo in cui l'imperialismo americano è sovrano e lo sfruttamento del pianeta terra è ai livelli massimi. La banda dalle imprese impossibili vuol ridare le risorse della terra agli indigenti, distribuisce dal cielo milioni di dollari in banconote e in diamanti. Di fondo c'è una filosofia di ricerca dell'assoluto, del nirvana.
Un film un po' spirituale, un po' verde.
E poi arriva l'action movie con imprese pazze da Red Bull. Scene vere e scene finte si incrociano.
Pensavo peggio, me lo son gustato comunque.
L'agente Utah/Bracey e Bodhi/Ramirez hanno una caratura minore di Reeves e Swayze, anche se l'interpretazione è la mimica facciale del new Bodhi non sono da sottovalutare.
Comunque andate a rivedere o a vedere l'originale.
martedì 1 marzo 2016
Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini
Vale la pena di andare a Bologna al Museo MAMbo per vedere la mostra OFFICINA PASOLINI.
Innanzitutto partiamo dalla messa in scena: sembra una cattedrale dove su i lati diversi schermi allineati riproducono i film di PPP.
Sotto gli schermi a sinistra, dei cartelli con scritti dell'artista
Adestra fotografie di attrici che hanno interpretato i suoi film, di partitelle di calcio con i ragazzi delle borgate romane. Poi la giacchetta di Totò' di Uccellacci e uccellini, le pagine del Corriere della Sera.
Al centro del grande salone manichini con i costumi di alcuni film.
Il tutto illuminato dalla mano di Luca Bigazzi.
Una mostra che parla di PPP come scrittore, regista, polemista. Giudizi e pensiero, arte e polemica. Immagini inedite con un'intervista in francese che già preannunciava Petrolio.
Vale la pena di andare a Bologna al Museo MAMbo per vedere la mostra OFFICINA PASOLINI.
Innanzitutto partiamo dalla messa in scena: sembra una cattedrale dove su i lati diversi schermi allineati riproducono i film di PPP.
Sotto gli schermi a sinistra, dei cartelli con scritti dell'artista
Adestra fotografie di attrici che hanno interpretato i suoi film, di partitelle di calcio con i ragazzi delle borgate romane. Poi la giacchetta di Totò' di Uccellacci e uccellini, le pagine del Corriere della Sera.
Al centro del grande salone manichini con i costumi di alcuni film.
Il tutto illuminato dalla mano di Luca Bigazzi.
Costume di Maria (madre di PPP) in il Vangelo secondo Matteo
Una mostra che parla di PPP come scrittore, regista, polemista. Giudizi e pensiero, arte e polemica. Immagini inedite con un'intervista in francese che già preannunciava Petrolio.
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