martedì 31 maggio 2011

Book da leggere


Silvio Cattarina
Torniamo a casa
L’Imprevisto storia di un pericolante
e dei suoi ragazzi

Itaca

Avevo iniziato a leggere questo libro quando ho avuto l’occasione di incontrarne l’autore, Silvio Cattarina. Vent’anni fa ha fondato a Pesaro L’Imprevisto, comunità di recupero per tossicodipendenti.
Nel libro mi ha colpito che prima di ogni capitolo vi sono delle brevi testimonianze dei giovani ed anche di qualche genitore.
Nell’occasione dell’incontro con Cattarina, vi erano tre giovani che hanno parlato ciascuno cinque minuti raccontando la propria esperienza di vita. Dalla droga alla certezza di essere ancora uomini, che nella vita si può cambiare e redimersi. Oltre alle regole, tutti e tre hanno raccontato di essere stati accolti con amore.
“Confidiamo in te, potrai fare cose grandi.”
Ascoltare questi ragazzi, la loro consapevolezza e coscienza ha fatto piangere varie persone in platea.
Uno dei ragazzi, Edoardo ha affermato:
“Se non fossi passato attraverso la droga non avrei incontrato me stesso.”

Al termine degli interventi è toccato a Silvio Cattarina, che più che un fondatore si sente un uomo che ha bisogno dei suoi ragazzi.
Quando alla mattina li vede, li abbraccia e chiede loro:
“Siete felici oggi?”
Il suo è un incontro carnale, non intellettuale.
Ha però la coscienza che non è solo lui che opera con i ragazzi, il merito non è suo ma di un Altro.

Dopo l’incontro ho continuato a leggere il libro, a quel punto immedesimandomi con
Una realtà viva e vera.
Auguro a tutti di leggere il libro e di incontrare la realtà de L’Imprevisto

giovedì 26 maggio 2011

www.Tracce.it - Da zero a Qualcuno


Da zero a Qualcuno

di Linda Stroppa
(da www.tracce.it)

24/05/2011 - L’incontro con padre Aldo e quel desiderio continuo di «stare con lui». Così alcuni amici milanesi decidono di dare vita a un’associazione. Per sostenere l’opera del sacerdote missionario «che sta cambiando il Paraguay»La pagella a fine anno non è granché. Anzi si direbbe che è un totale disastro. Quasi una schedina: 1, 1, 0, 2. Qualche bambino teme il rimprovero dei genitori. Qualcun altro, invece, i genitori non li ha più. Dopo la scuola, li rivedi tutti nella parrocchia di San Rafael, ad Asunción. Padre Aldo li attende, prende una pagella tra le mani... Esulta. E li abbraccia: «Nella vita, la cosa difficile non è passare da uno a cinque, ma da zero a uno». Da zero a Qualcuno. «“Dazeroauno”, è il nome della onlus nata lo scorso settembre», racconta Stefano Storti, imprenditore milanese, che con alcuni colleghi e amici ha deciso di sostenere l’opera del sacerdote in Paraguay. «Ho conosciuto padre Aldo a Roma, il 24 Marzo del 2007. Roberto Fontolan mi disse “ti presento un amico”, Padre Aldo. Io e mia moglie ci fermammo qualche istante a parlare con lui. Ci colpirono i suoi occhi. Per me era scattato qualcosa». Che cosa? «Più ci parlava, più cresceva il desiderio di stare con lui». Perché? «Non so spiegarlo, ma ero commosso. Il suo sguardo su di me era lo sguardo di Cristo che riaccadeva in quell’istante. Tempo dopo venne a trovarmi a Milano, nella mia impresa. Quando arrivò spezzò un ramo nel cortile, si fece dare dell’acqua e diede una benedizione alla sede e a quelli che si trovavano lì».
Stefano quel gesto non se l’è più dimenticato: «Gli ho presentato i miei amici. Ho pensato che una persona così dovevano conoscerla tutti. E quelli che gli facevo incontrare non si staccavano più». Persone molto diverse (tra i fondatori dell’associazione ci sono manager, imprenditori, medici, persino un calciatore della Triestina), catturate da quel sacerdote che parla dei suoi malati, come un innamorato, «senza paura di dire “Tu” a Cristo». “Dazeroauno” è nata per questo. «Dal desiderio di stare con lui. Per scoprire come il suo amore per Gesù, attraverso l’abbraccio di don Giussani, riaccade ora, e cambia un pezzo di mondo».
La proposta è concretissima: attraverso una serie di incontri in scuole, imprese e associazioni, "Dazeroauno" sostiene il lavoro quotidiano della Casita de Belén (la capanna di Betlemme), la casa famiglia che accoglie oggi tredici bambini tra gli 8 mesi e gli 11 anni, e la costruzione della nuova Clinica “San Riccardo Pampuri” per malati terminali. «Un giorno padre Aldo e padre Paolino (anche lui missionario in Paraguay) si sono domandati come avrebbero voluto morire. “Come principi”, si sono detti. Curati e amati. E pensarono che anche i poveri malati abbandonati per le strade, come quello che avevano raccolto pochi giorni prima, meritavano la stessa morte». Era il 2004. Da allora l’ospedale si è preso cura di seicento malati terminali, poveri, emarginati, rifiutati dalla società. Morti come principi perché sono stati abbracciati. E sono diventati Qualcuno.

martedì 24 maggio 2011

Book da leggere


Una testa in gioco
di Georges Simenon
Adelphi



Un detenuto in attesa della ghigliottina, accusato di aver ucciso una vecchia ricca e la cameriera, viene fatto scappare, a sua insaputa, dalla prigione. L’idea è di Maigret, non convinto della colpevolezza del detenuto, che dopo aver urlato la sua innocenza si era rinchiuso in un silenzio assoluto.
Vaga per Parigi con alle calcagna i poliziotti finchè non si ferma davanti ad bar di un hotel.
Maigret conosce nel bar uno strano personaggio su cui punta le sue indagini. È un cecoslovacco povero in canna che sta tutto il giorno al tavolino bevendo un caffelatte apranzo e cena. Nello stesso bar capita anche il nipote dell’anziana uccisa, che ha ereditato i beni della defunta.
La faccenda s’ingarbuglia.
Bel romanzo, scritto fluidamente e che fa restare incollato il lettore. Anche in questo s’intuisce il vero colpevole, ma non il movente.

sabato 21 maggio 2011

Benedetto XVI e i Martiri Cristiani

Alcuni giorni orsono, sul Sussidiario.it ho recensito il film Cristiada che parla della rivolta dei cristiani perseguitati in Messico dal 1926-'29: CRISTIADA/ Dopo Uomini di Dio, un nuovo film sui martiri cristiani.
Tra l'anno scorso e quest'anno sono stato in Israele e Libano e ho constatato la difficile situazione dei due paesi del Medio Oriente in cui vivono i cristiani.
Ringrazio Dio della testimonianza degli amici che ho incontrato in questi due paesi.
Di seguito l'articolo di Avvenire di Marina Corradi che commenta l'intervento del Papa alle Pontificie Opere Missionarie.

15 maggio 2011 - Avvenire

Farsi afferrare da Gesù

Quella radice che dà forza

I cristiani non devono avere paura, ha detto il Papa parlando alle Pontificie Opere Missionarie. Non devono avere paura di proclamare il Vangelo, anche se «sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni», ha ricordato. E basta pensare alle cronache dall’Iraq all’Egitto, al Pakistan, all’Orissa, al Sudan, e avere anche una vaga memoria della ferocia subita, per domandarsi istintivamente: non aver paura? E come si fa, in certi posti, a non avere paura? Perfino lontano dagli scenari sanguinosi, nel civile sicuro orizzonte occidentale, non ci vuole un po’ di coraggio forse semplicemente per palesarsi cristiani in un mondo secolarizzato? (Nelle scuole, nei luoghi di lavoro, quella tacita pressione a richiudere la fede in una camera privata, interiore, a non portarla nell’arena del vivere comune).

Non dobbiamo avere paura, dice Benedetto XVI, e le sue parole riecheggiano quel "non abbiate paura" di Giovanni Paolo II la cui eco è risonata il primo maggio in una piazza San Pietro gremita e commossa. Già, non dobbiamo; ma, come si fa a non avere paura? Come fanno i cristiani in vaste zone del mondo a vivere, e a restare e a testimoniare il Vangelo, nella minaccia che incombe? E come facciamo più modestamente noi, a non trovare più comodo e conveniente allinearci, omologarci al conformismo della cultura dominante?

Non bisogna avere paura, già; ma, come diceva Manzoni, il coraggio uno non se lo può dare. E allora un ascoltatore distratto potrebbe pensare a un imperativo morale che ci venga comandato, cui con le nostre forze dobbiamo aderire; come soldati, ai quali sia stato inculcato un senso militare dell’onore, e non ne possano venire meno.

Ma c’è un passaggio nel discorso di Benedetto XVI che di quel "non abbiate paura" è la chiave di volta, e che nella sintesi dei titoli dei giornali rischia forse di non essere abbastanza notato. «Condizione fondamentale per l’annuncio è lasciarsi afferrare completamente da Cristo», dice il Papa: in questo essere afferrati è la "linfa vitale" del cristiano e dell’annuncio cristiano. Affermazione che, a guardarla dalla platea di un cristianesimo formalmente e distrattamente ereditato – come è per non pochi in Occidente – è un capovolgimento radicale della questione. Perché la vulgata appresa da molti della nostra generazione – forse per colpa anche nostra, noi alunni svogliati – sembrava insistere sul cristianesimo come un "dover essere", un dovere aderire a una morale, uno sforzarci di virtù.

E invece la condizione fondamentale per vivere la fede e annunciarla, ricorda Benedetto, è «lasciarsi afferrare completamente da Cristo». Un essere presi, conquistati, abitati; non un doverismo, un ferreo imporsi una legge da osservare. Come Benedetto XVI ha scritto nell’incipit della Deus caritas est, «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona». E dunque quel "non abbiate paura" che da Giovanni Paolo II a Benedetto ci viene ripetuto non è l’ordine di aderire a un imperativo sia pure superiore, ma è l’esortazione a lasciarsi semplicemente afferrare da Cristo.

Certo, anche questo comporta una paura, in uomini educati al culto di sé stessi, e di sé padroni; è un abbandonarsi, e anche questo richiede coraggio. Certo, ognuno può obiettare di essere inadeguato e incapace, non assolutamente all’altezza di quel compagno. Ma il nostro Dio, ricorda il Papa, è uso a mettere il suo tesoro in "vasi di creta". E la creta è terra, comune, e fragile. Però nella forma del vaso è fatta per accogliere. «L’anima non è che una cavità che egli riempie», ha scritto Clive Staples Lewis – l’autore di Cronache di Narnia – con l’intuizione folgorante del poeta. E dunque noi vasi di creta, materia da poco; ma, colmati, capaci anche di un’appartenenza più grande della paura.
di Marina Corradi

lunedì 16 maggio 2011

Book da leggere (vai al sito di ReNoir Coimics)


Don Camillo
a fumetti
Un capobanda piovuto dal cielo

ReNoir Comics

Per chi è appassionato della saga di Don Camillo e Peppone, non può fare a meno di acquistare questo volumetto. L’editore ha annunciato che sarà il primo di una serie sempre con a tema i racconti di Guareschi.
In questo volume sono illustrati otto racconti con protagonisti i due nostri personaggi, tratti dai racconti pubblicati sul Candido. Vi sono poi due episodi facenti parte de Le Storie del Mondo Piccolo.
Alcuni racconti li abbiamo visti anche trasportati al cinema, mentre Il Compagno Gesù e Il Vittorioso sono lo specchio della vita quotidiana nella Bassa.
I fumetti sono ben disegnati e sono in bianco e nero. Le strisce sono fedeli alle storie originali, tanto che i figli di Giovannino, Alberto e Carlotta hanno firmato la pagina iniziale scrivendo che il loro padre, appassionato di fumetti, sarebbe stato felice dell’opera.

lunedì 9 maggio 2011

Martiri Cristiani

In questi giorni in Nigeria ed in Egitto i cristiani sono stati martirizzati.
Il 2 marzo 2011 i media e i giornali lo hanno già dimenticato, non però nel cuore di noi cristiani e della Chiesa.
In Pakistan è stato ucciso Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze. Sapeva che poteva morire, che doveva morire. Ha affermato l’appartenenza a Gesù Cristo senza tentennamenti affrontando l’estremo sacrificio. Un martire. Così come gli ultimi morti in Iraq. Storia scritta con il sangue che non si troverà sui libri di storia.

Come le foibe, il triangolo emiliano della morte, Rolando Rivi, etc.
Storie, avvenimenti e persone che non ho conosciuto sui banchi di scuola, nei trattati di Camera Fabietti e Asor Rosa. Li ho scoperti in età matura, in maniera quasi semi-clandestina, come se non appartenessero alla storia italiana.

Così come la persecuzione dei cristiani in Messico iniziata nel 1924 e l’insurrezione dei Cristeros dal 1926 al 1929. Il governo, appoggiato dalla massoneria americana, espropriò la Chiesa di tutti i suoi beni e ridusse allo stato laicale tutto il clero. Poi, ciò che non ottenne con la legge lo ottenne con la forza e lo spargimento di sangue. I cattolici messicani si riunirono in esercito e dettero il via ad una controffensiva, la Cristiada, che quasi sconfisse l’esercito regolare. A quel punto il primo ministro messicano, vista la mal parata, venne a patti con la Santa Sede che ordinò alle milizie Cristeros di fermarsi. Lo stato messicano non rispettò mai gli accordi e tra il 1934 e ’38 l’insurrezione popolare si riaccese anche se in tono minore.



Trent’anni fa, dopo aver letto Il nostro agente all’Avana, di Graham Greene lessi Il Potere e la Gloria (1940).
Un prete ubriacone, peccatore, con una figlia, bandito come tutta la Chiesa messicana è in fuga assediato dall’esercito in una spietata caccia all’uomo finché con il tranello, per non rinunciare alla sua missione di confessare un moribondo, viene arrestato e ucciso.
Finito il romanzo ne volli sapere di più ma internet non esisteva, le notizie erano meno diffuse. Scovai però un altro libro di Greene, Le vie senza legge, scritto nel 1938.




È un reportage giornalistico, Greene era andato in Messico di persona per constatare le persecuzioni. Aveva concluso il viaggio nel Chiapas , vagando sul dorso di mulo per giorni e giorni nella foresta accompagnato da un indio per raggiungere la città di Las Casas, dove le chiese era aperte, ma le messe venivano celebrate di nascosto nelle case private.

Dopo questa esperienza scrisse appunto Il Potere e la Gloria.

“ Lacrime corsero dal suo viso: in quel momento non aveva paura della dannazione, perfino la paura della sofferenza fisica era in seconda linea. Provava soltanto una delusione immensa, perché doveva andare verso Dio a mani vuote,senza aver fatto nulla. Gli pareva che sarebbe stato così facile essere un santo! Ci sarebbe stato bisogno soltanto di un po’ di freno e un po’ di coraggio. Si sentiva come qualcuno che per pochi secondi avesse perduto l’appuntamento con la felicità. Sapeva ora che alla fine c’era soltanto una cosa che contasse: essere santo. “Il Potere e la Gloria. Pag 272”



Nel 1947 il famoso regista John Ford, irlandese e cattolico d’origine, portò sullo schermo la storia del prete ubriacone in fuga. Il film La Croce di fuoco non ebbe però successo. Ford lo aveva prodotto ed aveva inserito nel cast Henry Fonda, ma la pellicola deluse, soprattutto perché non ricalcò Il Potere e la Gloria e forse perché il regista aveva paura della stessa massoneria americana.
Finalmente a livello cinematografico esce un’opera che parla del martirio cristiano.
Non è ancora sugli schermi americani ma lo sarà a breve, sto parlando di Cristiada, film con la regia di Dean Wright. Alla sua prima regia dopo essere stato supervisor degli effetti speciali de Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l'armadio e precedentemente, sempre con lo stesso incarico per Il signore degli anelli - Le due torri e Il signore degli anelli - Il ritorno del re, e con James Cameron per Titanic e Terminator 2.
Certo che passare dai film commerciali ad un film in cui si parla della rivolta del popolo messicano contro i massoni messicani che hanno perseguitato la Chiesa, ci vuole del gran coraggio. Basta leggere l’intervista a James Caviezel apparsa in questi giorni che afferma che dopo aver interpretato il Gesù di Gibson si è trovato emarginato dal sistema hollywoodiano
Nel cast troviamo Andy Garcia, Peter O'Toole, Eva Longoria, Bruce Greenwood, attori che ormai non debbono dimostrare nulla.
La trama ruota attorno ad alcuni personaggi che fecero la storia della guerra dei Cristeros.
Ci si aspetta, visto lo sforzo produttivo, un film che sia artisticamente un capolavoro e che storicamente faccia risaltare la vita dei martiri messicani.


giovedì 5 maggio 2011

Book da leggere


L’impiccato di Saint Pholien
di Georges Simenon
Adelphi

Maigret, sostituisce la valigia ad un personaggio apparentemente strano con una identica in cui c’è un vestito da uomo imbrattato di sangue. L’uomo quando apre la valigia e vede che c’è solo carta si suicida. A vedere il morto, nella camera ardente, arriva un facoltoso rappresentante di commercio. La stessa persona il commissario la ritrova a Brema in casa di un direttore di banca con cui il suicida aveva parlato nei giorni precedenti il suicidio. C’è anche un fotoincisore di Liegi. I tre fanno parte di un gruppo che dieci anni orsono studiava Liegi e che viveva gli stessi ideali politici e culturali.
Maigret scava nell’intimo degli uomini, nelle pieghe del male senza giudicare, conscio che tutti possono sbagliare.

lunedì 2 maggio 2011

Beatificazione Giovanni Paolo II




Beato Giovanni Paolo II


1 maggio 2011
Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II.

Diverse cose mi hanno colpito a Roma. Le più importanti sono queste due:
1- La gioia del Papa dopo l’annuncio della beatificazione di GP II.
Aveva gli occhi ed il viso che gli brillavano mentre guardava il popolo in festa.
2- Il viso della suora miracolata che portava l’ampolla con la reliquia ed il sangue stesso del beato.

Aggiungo anche:
I polacchi in giro per la città con bandiere a non finire.
L’enormità di gente di tutte le razze.
Finalmente i preti con la veste lunga