martedì 4 agosto 2020

LOVING VINCENT/ Il “giallo” per raccontare la vita di Van Gogh coi quadri



L’ultimo film di cui ho scritto era 
Sogni di Akira Kurosawa e mi ero soffermato sull’episodio Corvi con Martin Scorsese nelle vesti di Van Gogh e un’immersione nei quadri del pittore dovuti alla maestria e alla tecnologia utilizzata da George Lucas con i suoi effetti speciali (siamo nel 1990) considerati allora straordinari. Nel 2017 è uscito per soli tre giorni nelle sale italiane Loving Vincent e ora lo trovate solo in blu-ray. Lo consiglio sia per chi è appassionato di tecnica cinematografica che di pittura. Il protagonista è sempre Vincent Van Gogh e viene raccontata la sua vita, in particolare l’ultimo periodo con una trama quasi noir. Il tutto realizzato con una tecnica mista fatta di riprese, effetti speciali e pittura.

Siamo nel 1891 e il postino Joseph affida una lettera al figlio Armand da consegnare a Theo van Gogh, fratello di Vincent, suo amico, suicidatosi un anno prima. Il postino non è convinto del suicidio in quanto aveva ricevuto una lettera in cui il pittore si definiva tranquillo e sereno. Armand inizia il suo viaggio che diventerà ben presto un’investigazione. Incontrerà il commerciante di colori Tanguy che gli racconterà l’inizio della vita artistica di Van Gogh, la sua malattia psichica, il suo soggiorno finale a Auvers sur Oise vicino al dott. Gachet che lo aveva in cura e ammirava la sua arte.

Armand si reca al paese dove Van Gogh ha vissuto e si è suicidato, conosce la figlia dei locandieri dove aveva preso una stanza. Si reca alla villa del dottore dove incontra prima la figlia e poi il medico. Armand conosce altre persone del luogo e si convince per la dinamica dei fatti che non si sia trattato di un suicidio. Il dott. Gachet afferma invece che il pittore si è suicidato dopo una litigata con lui in cui gli ha rivelato che il fratello Theo era in precarie condizioni di salute ed economiche dovute ai continui aiuti dati a Vincent.

Theo van Gogh morì poco dopo il fratello. Armand tramite il dottore riesce a far arrivare la lettera del padre alla moglie di Theo. È un film biografico, un po’ romanzato, ma che cerca di fare luce sulla vita del pittore che iniziò a dipingere all’età di ventotto anni e che in soli otto sfornò 900 quadri.

Il soggetto è ben costruito, con Armand investigatore che attraverso le persone che hanno conosciuto Van Gogh raccontano a lui e a noi la vita del pittore.

Passiamo alla parte tecnica. Il film è realizzato in animazione, ma non in computer grafica 3D come i cartoni animati delle ultime generazioni, i personaggi sono stati ripresi con lo sfondo verde del chroma key, banale direte voi, ma qui parte il resto: sono stati ridisegnati su tele tutti i dipinti di Van Gogh, in pratica ogni singolo fotogramma era un disegno del pittore adattato alle proporzioni, alla notte, al giorno, alle stagioni e movimenti in cui i protagonisti erano immersi con la tecnica del Painting Animation Work Station. Un’opera immane con 130 pittori al lavoro che hanno realizzato 65.000 frames. Andate sul sito ufficiale del film dove troverete il making of, le foto e le interviste della preparazione del film