giovedì 29 marzo 2012

La Réclame





La vita va presa con Visa, in velocità.
È questo il claim della campagna per le Olimpiadi di Londra della carta di credito Visa.
L’idea dello spot non è nuova, un uomo in corsa che utilizza la carta di credito era già stata utilizzata anni orsono.
Ma qui il colpo vero è il testimonial, il fulmine Usain Bolt, che in giacca e cravatta, si cimenta in una gara per le vie di Londra con un grassoccio improponibile e barbuto avversario.
Bolt corre continuamente, mentre il rivale utilizza i mezzi più disparati.
Entrambi arrivano allo stadio olimpico e lì c’è il colpo di scena: Bolt si china per ultimo ai blocchi di partenza, alza lo sguardo e vede che il suo rivale è lo starter della gara.
Efficace e gustoso spot. Certo che dopo il fulmine giamaicano la campagna finirà, a meno che subentri un atleta più veloce di lui. Impossibile, per ora.

martedì 27 marzo 2012

Graham Greene 4 - (www.culturacattolica.it)



Fine di una storia
The End of the Affair - 1951


Londra bombardata nella Seconda Guerra mondiale. Due amanti, Sara e Maurice. Scoppia una bomba e la donna crede che l’uomo sia morto. Invoca Dio chiedendo il miracolo e fa un voto:

"Dissi molto lentamente: lo lascerò per sempre ma lascia soltanto che viva e abbia la sua possibilità …"

Maurice si presenta vivo e vegeto e la vita di Sara prende un’altra piega.
Un evento eccezionale è accaduto, corrispondeva al desiderio della donna.
Sara non è credente, non ha fede, ma questo è l’inizio della sua drammatica avventura personale in cui cerca Dio e lo supplica:

"Buon Dio, se solo Tu potessi scendere dalla Tua Croce per un momento e farci salire me, invece. Se potessi soffrire come Te potrei guarire come Te".

Maurice non accetta di riconoscere quell’avvenimento.

"Non voglio la Tua pace e non voglio il Tuo amore. Volevo qualcosa di molto semplice e molto facile: volevo Sara per la vita e Tu me l’hai tolta. Coi Tuoi grandi progetti Tu rovini la nostra felicità, come la mietitura rovina la tavola di un topo: io Ti odio, o Dio, ti odio come se tu esistessi".

Sara muore e si scopre che sua madre l’aveva fatta battezzare a due anni. Dio l’aveva scelta, e non l’aveva mai abbandonata, l’aveva preferita.
Ma la ragione di Maurice non aderisce neppure davanti ad altri due fatti miracolosi attribuiti a Sara. Per lui sono solo orribili coincidenze e si rivolge così a Dio:

"Tu hai fatto abbastanza, Tu mi hai derubato abbastanza; io sono troppo vecchio e stanco per imparare ad amare; lasciami in pace per sempre".

Greene parte sempre dalla caducità umana, dal suo peccato per esaltare la misericordia di Dio.
Un Dio che non abbandona chi ha scelto, un Dio che ha una preferenza.
Un Dio che lascia all’uomo la libertà di riconoscerlo, di sbagliare senza mancare nella sua fedeltà.

(fine)

domenica 25 marzo 2012

Vivere e Morire come principi - (www.dazeroauno.org)



Più di 600 persone hanno partecipato alla testimonianza di Padre Aldo al Cinema Marconi di Cinisello giovedì 22 marzo. La serata fortemente voluta dal sindaco, Daniela Gasparini, ha avuto un inizio con il saluto del primo cittadino.
Quando il tema è il fine vita, ci sovviene il ricordo della tragica morte di Eluana, e la domanda se, e come è meglio morire, sorge spesso spontanea.
Ma non è stata una serata di discussione politica, il punto di partenza di p. Aldo è l’abbraccio che lui ha avuto da don Giussani, è l’abbraccio di Gesù Cristo.
La domanda che lui ha nel cuore e che pone continuamente è:
Chi sono io? Perché esisto?
L’uomo è esigenza di felicità, la vita non può che essere per l’immortalità.
E il come morire è dentro questo percorso.
Così è nata la clinica, per questo vengono curati i casi medici più difficili, Aids, tumori aggressivi.
Nella clinica San Riccardo Pampuri, si entra per morire, ma ogni malato è accudito e accompagnato con amore alla morte.
Il direttore sanitario della clinica è il Santissimo, che per tre volte al giorno p. Aldo, porta in processione, letto per letto ad ogni ammalato.



È intervenuto anche il direttore della clinica, dott. Sergio Franco, che non ha parlato di eccellenza sanitaria come noi italiani siamo abituati a comprendere. Ha confermato che il motore di tutto è l’adesione a Gesù Cristo ed il guardare a p. Aldo.
E nessun particolare è trascurato, dalle cure mediche, alla pulizia, alla bellezza del luogo, alla compagnia ai sofferenti.
E gli ammalati, che sanno di dover morire, muoiono in pace.
È paradossale che un malato, alcuni giorni prima del decesso, abbia composto una canzone dal titolo Morire Cantando.

venerdì 23 marzo 2012

Premio Arrogance (www.liberoquotidiano.it)



Freccero minaccia Libero "Fascisti, io vi rovino"

Salve sono Borgonovo di Libero.
«Complimenti. Vi faccio i complimenti, veramente straordinari. Mi fate togliere Fisica o chimica al mattino».
Ma perché?
«Per il tuo articolo di merda».
Perché la chiudono?
«Perché i cattolici, capisci...».
Scusi, ma noi non abbiamo mica chiesto di chiudere le serie.
«Lei è peggio guardi. Siccome il suo direttore mi ha chiesto di aiutarlo quando c’era il programma, io racconterò tutto. Lei giustamente fa il suo lavoro. E io faccio il mio, racconto Libero che cosa fa, che mette le donne nude, che il suo direttore chiede notizie a me... Racconto cos’ha il cardinale di Genova, racconto tutto. Facciamo pari e patta. Lei troverà una persona che le farà un culo... Vedrà. Naturalmente io al pomeriggio non tolgo un cazzo, perché do le dimissioni... Lei è veramente un censore. Lei è XXX (fa il nome di un noto giornalista, ndr), lei è il XXX della redazione».
Io ho semplicemente scritto un pezzo...
«Ma un pezzo dei coglioni, perché non l’ha vista la serie, lei».
Io la vedo sempre, invece.
«La serie è pedagogica, cretino. Comunque a me non importa nulla. Io...».
Mi scusi allora, le cose che ho scritto ci sono o no? Sono vere o no?
«Sono false. Bisogna leggerle nel contesto della narratività. Lei purtroppo non è un esperto di televisione, mi dispiace. Dovrebbe leggere interamente il contesto di pedagogia...».
Però io sono uno spettatore, mi sono accorto della serie perché l’ho vista, guardo Rai 4 e ho anche scritto che è una bella rete.
«Ma lo dice l’Upa, non ho bisogno dei suoi complimenti...».
Io dico quello che penso.
«Io dei suoi complimenti non ho bisogno. Io c’ho l’Upa, i pubblicitari, i clienti, io me ne frego di lei, di quello che dice lei... Ma puoi capire se ho bisogno dei suoi... Comunque dico solo che racconterò le cose che ci sono fra me e il direttore del giornale. Siccome il direttore quando ha bisogno mi chiama per dire “mi aiuti a fare un programma?”, racconterò queste cose».
Non mi sembra però che il mio articolo abbia a che fare con un suo rapporto personale col direttore...
«Mi fanno togliere la serie al mattino...».
Ma chi vuole toglierla? Io non ho visto nessuna agenzia finora.
«Marano mi ha chiamato perché è la Lei che vuole... Tanto non verrà rieletta, la Lei. Anche se è amica di tutti i pedofili non verrà rieletta. I pedofili non la possono aiutare. Mi capisce? Io questa volta sarò una iena col suo direttore».
Non capisco cosa c’entri il direttore. Nel pezzo ci sono le mie opinioni, e fra l’altro non si chiede di cancellare la serie.
«Ma il digitale non è la Rai, non è Don Matteo. Siccome so che a Mediaset sono impazziti per Rai 4, siccome io gli faccio il culo tutti i giorni... Ma poverini... Vedrà, vedrà che conferenza stampa facciamo. In cui io racconterò che lei è come XXX, tale e quale XXX. Veramente XXX. Io penso che anche lei sia culattone come XXX».
Mi spiace che lei usi questi termini.
«Sono pronto... Vedrà cosa succede. Io poi conosco tutto della Chiesa. Io e YYY (un altro giornalista, ndr) siamo amici... Io so delle cose... Io e YYY siamo amici».
Guardi, io non parlo né con la Chiesa né con XXX né con i cardinali né con la Rai. Io ho fatto un pezzo da spettatore, vedendo una serie ed esprimendo delle opinioni.
«Infatti io stamattina non l’ho mica chiamata. Mi ha chiamato Marano, che la Lei gli fa il culo perché devo togliere questa serie. Ma al pomeriggio non la tolgo nemmeno... Anzi faccio la replica. Perché se no rischio di dare le dimissioni. E chiedo a tutti quanti di assalirvi e di portare i forconi sotto il giornale, perché ho più spettatori io che lettori voi, questo è indubbio. Ho più spettatori io. Per cui vi mando i forconi sotto la redazione del vostro giornale di merda. Che fate degli articoli indecenti, di pornografia. Per cui veramente, questa volta vi faccio... C’ho più spettatori io che voi. Lei è uno stronzo fascista che mi ha fatto chiudere una serie».
Non la chiudo io la serie.
«La Lei che vuole rinnovare... Tanto non verrà rinnovata dai pedofili, perché i pedofili non contano più nulla, è chiaro?»
Non so chi siano i pedofili.
«Sono i suoi amici cardinali. Poi racconto di come il direttore mi chiede notizie quando deve fare i programmi».
Mi pare che siano due cose completamente diverse, ripeto…
«Questa volta, eh ragazzi... Fate chiudere Luttazzi, fate chiudere Santoro...».
Io non faccio chiudere nessuno.
«Lei fa chiudere Luttazzi...».
Ma io non conto niente...
«Le vedo le fotografie delle ragazze nude che mettete, gli articoli che fate... Ma siate laici, siate laici».
Guardi che io sono assolutamente laico.
«No, lei mi sembra un deficiente».
Va bene.
«Io mi vendico in quello che posso dire. Mi fanno chiudere questa cosa... È indegno, indegno. Ma d’altra parte è così il giornale vostro, è così. Volete chiudere tutti. Volete solamente esserci voi che dite cazzate in libertà. Voi che siete liberisti e volete far chiudere tutto, ma che livello è?».
Veramente io non ho detto di chiudere un bel niente. E poi non dipende da me, fossi io a decidere che cosa va in Rai...
«Non è il servizio pubblico di Rai 1, impari qualcosa. Bisogna venire incontro a tutti i pubblici. Legga qualche libro!».
Le assicuro che li leggo.
«Il digitale, Rai 4 non ha questa funzione. Lei è un asino. Comunque mi ha fatto chiudere la serie al mattino, mi vendicherò col suo direttore. Anzi, con lei non ho niente. Non ho nemmeno chiamato. Ha fatto il suo dovere, poi io lascio libertà. Non vado a chiamare il direttore dicendo “lo sai che un tuo...”. Non l’ho mai fatto, però racconterò che i cardinali pedofili mi fanno chiudere e attraverso un giornalista...».
Ma guardi che io con i cardinali come dice lei non ho nessun rapporto. Non è che io ricevo telefonate da un cardinale che mi dice “faccia chiudere la serie”. Io non parlo con nessun cardinale, ho scritto un pezzo da spettatore sulla sua rete, che guardo. Capito?
«Comunque vabbé, è la prima rete del digitale. Rai 4 non ha nulla a che vedere... Non si può fare solo Don Matteo, imparate dalla tv americana. Ma quale tv educativa, impari qualcosa. Impari a non fare il moralista, a non fare il coglione seguendo i pedofili. Lei è al servizio dei pedofili, dell’Opus Dei. Adesso parlo io con YYY. Con YYY e il direttore. Lei è libero di scrivere. Vedremo la battaglia. Sarà il sangue e il sangue scorrerà».

da www.liberoquotidiano.it

mercoledì 21 marzo 2012

Graham Greene 3 - il Potere e la Gloria



Il potere e la gloria
The Power end the Glory - 1940


Nel Messico degli anni ’20 il governo massonico perseguitò in maniera sanguinosa la Chiesa. Il protagonista è un prete che sta scappando negli Stati Uniti. È chiamato prete spugna, dedito all’acquavite, con una figlia avuto dopo una notte d’amore. Un peccatore. Ma nonostante questo il popolo lo nasconde dall’esercito, vuole essere comunicato da lui, vuole che i propri figli siano battezzati, vuole essere confessato. Credono in Dio e non sono scandalizzati dagli errori umani. Un misero prete, peccatore come ciascuno di noi, ma scelto da Dio.

"Invece, il fatto che io sia un vigliacco… e tutto il resto, non ha molta importanza. Io posso ugualmente deporre Dio nella bocca di una persona e posso darle il perdono di Dio. E questo varrebbe anche se ogni prete della Chiesa fosse come me".

Il potere cerca di eliminare Gesù Cristo, cerca di rendere schiavo l’uomo dei propri peccati. Ma la fedeltà e la misericordia di Dio non abbandonano l’uomo. E questa è la Gloria divina.
Il prete spugna viene attirato in una trappola, un gringo in punto di morte chiede di essere confessato. Lui è cosciente che sia un tranello, ma va a fino in fondo alla propria vocazione. Verrà arrestato e fucilato.

"Quando si svegliò era l’alba. Si era svegliato con un’immensa sensazione di speranza, che lo abbandonò di colpo e completamente alla vista del cortile della prigione. Era la mattina della sua morte.
Provava solo un’immensa delusione di doversi presentare a Dio a mani vuote, senza un’opera da offrire. Gli parve, in quel momento, che sarebbe stato così facile essere un santo. Sarebbero bastati un po’ di disciplina e un po’ di coraggio. Si sentiva come chi, per pochi secondi, avesse mancato l’appuntamento con la felicità. Adesso sapeva che, alla fine, una sola cosa conta veramente: essere santi".


(3 - continua)

lunedì 19 marzo 2012

Non è un paese per vecchi



Cormac McCarthy
Non è un paese per vecchi
Einaudi


Ieri sera scanalando sul digitale terrestre ho incrociato su Studio Universal il film Non è un paese per vecchi, tratto dall'omonimo libro di Cormac McCarty.
Le coincidenze non esistono. Mercoledì un amico mi ha parlato del libro, che ho letto anni addietro, sottolineandomi le ultime pagine in cui lo sceriffo esprime delle considerazioni. Parlano del lavoro, sono parole estremamente semplici ma concrete, vere, di una crudo realismo.
Il lavoro come continuità dell'opera di Dio.



"Quando uscivi dalla porta sul retro di quella casa, da un lato trovavi un abbeveratoio di pietra in mezzo alle erbacce. C'era un tubo zincato che scendeva dal tetto e l'abbeveratoio era quasi sempre pieno, e mi ricordo che una volta mi fermai lì, mi accovacciai, lo guardai e mi misi a pensare. No so da quanto tempo stava lì. Cento anni. Duecento. Sulla pietra si vedevano le tracce dello scalpello. Era scavato nella pietra dura, lungo quasi due metri, largo suppergiù mezzo e profondo altrettanto. Scavato nella pietra a colpi di scalpello. E mi misi a pensare all'uomo che l'aveva fabbricato".
[...]
"Ma quell'uomo si era messo lì con una mazza e uno scalpello e aveva scavato un abbeveratoio di pietra che sarebbe potuto durare diecimila anni. E perchè? In cosa crede quel tizio? Di certo non credeva che non sarebbe mai cambiato nulla".
[...]
"E devo dire che l'unica cosa che mi viene da pensare è che quello aveva una sorta di promessa dentro il cuore. E io non ho certo intenzione di mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra. Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa.
E' la cosa che mi piacerebbe più di tutte".

venerdì 16 marzo 2012

Graham Greene 2



In Saggi cattolici l’autore cita brani e i personaggi de Il Potere e la Gloria, Fine di una storia, Il Nocciolo della questione, i tre romanzi che esemplificano la posizione appena descritta dallo scrittore stesso che si richiama spesso al cardinale H. Newman, che vorrebbe fosse nominato protettore “ dei romanzieri che sono anche cattolici”.
GG è molto legato ai suoi scritti, che leggeva ed ammirava già prima della conversione, e dai quali attingeva.



Nel libro Le Vie senza Legge, scritto dopo il suo viaggio in Messico al tempo della persecuzione contro i cristiani, l’introduzione è un sunto dell’Apologia di Newman sulla necessità di rinunciare al mondo, sulla caducità degli sforzi umani, sulla sua idolatria e sulla condizione dell’intero genere umano che le parole apostoliche definiscono “senza speranza e senza Dio in questo mondo”.
Conclude la citazione di Newman: “Che cosa possiamo dire dinanzi a questo fatto straziante e sconvolgente?
Io posso solo rispondere che o non esiste un Creatore o la società umana è stata rigettata dal suo cospetto… se Dio esiste. Ma poiché Dio esiste, dobbiamo concludere che il genere umano è coinvolto in un orrendo peccato originale”.


In un capitolo di Saggi Cattolici dal titolo È in pericolo la civiltà cristiana?, conferenza tenuta a Bruxelles nel gennaio 1948, Greene conclude con una storia che non ha ancora scritto ma che pubblicherà nel 1990 con L’Ultima Parola e altri racconti, contenuta ora anche in Tutti i Racconti (pag. 476)



Racconta dell’ultimo Papa esistente sulla terra, Giovanni XXIX , nonché l’ultimo cristiano vissuto per 20 anni in una misera abitazione con un crocefisso senza un braccio, l’unica sua compagnia ad attenderlo quando tornava dall’acquisto il pane quotidiano.
Non ricordava nulla del suo passato. Il potere lo aveva tenuto in vita per anni dopo aver annientato l’intera cristianità ed aveva costituito uno stato unico mondiale fondato sulla pace. Il Generale lo fece vestire con una cotta bianca da Papa e lo convocò per rendergli onore prima di ucciderlo. Qualcosa pian piano riaffiorava nella sua memoria e mentre alzava il bicchiere di vino in segno di saluto diceva in una lingua per l’altro incomprensibile “Corpus domini nostri…”
Il Generale fece fuoco e in quell’istante “…un pensiero attraversò lo spirito del Capo: - Sarebbe mai possibile che ciò che quell’uomo credeva fosse la verità?.
Un nuovo cristiano nasceva dal dolore” (pag. 52).


Un altro racconto, contenuto nella voluminosa raccolta che mi ha colpito è Un Barlume di spiegazione (pag. 36). Due uomini si ritrovano in uno scompartimento di un treno. È sera tardi e sono imbacuccati a causa del freddo. Uno si definisce agnostico e coglie che l’altro è cattolico.
Il primo, che narra il racconto in prima persona, afferma che si ribella “di fronte all’idea di un Dio che può abbandonare così le sue creature alle atrocità del libero arbitrio” e vuole avere spiegazioni della sofferenza e della corruzione dei bambini. Il cattolico gli risponde: “Certo a questo non c’è risposta. Cogliamo barlumi…”. Gli racconta allora un episodio della sua infanzia.
Quando era bambino viveva in un paese dove esisteva una piccola comunità di solo cinquanta cattolici e serviva come chierichetto alla Santa Messa. Venne avvicinato da uno dei due fornai del paese. Un uomo con la testa pelata a forma di rapa e con un occhio solo. Si definiva un libero pensatore e da lui nessun cattolico acquistava il pane.
Era avverso alla Chiesa Cattolica come del resto la maggior parte dei cittadini che erano di fede anglicana. Il fornaio, in cambio di un giocattolo, lo convinse a rubare per lui un’ostia consacrata. Il chierichetto compì il misfatto, ma quando era sul punto di consegnare l’ostia, decise piuttosto di inghiottirla. Al che il fornaio cominciò a piangere lacrime disperate dall’occhio buono.

“Quando ci ripenso ora, è quasi come se avessi visto la Cosa (Satana, ndr) piangere per la sua inevitabile sconfitta”, disse il cattolico.
“E il barlume?” chiese l’agnostico, “Mi sembra di non aver capito cosa volesse dire”.
Rispose il cattolico “…sa, per me quella faccenda rappresentò un insolito inizio se ci pensa.”

Qui, a pag. 47 del libro, lascio di proposito il racconto perché c’è una piccola sorpresa finale che val la pena di non essere svelata ma di essere letta.

(2 - continua)

mercoledì 14 marzo 2012

Graham Greene 1 (www.culturacattolica.it)



È uscito in libreria da ormai diversi mesi, edito da Mondadori, il libro
Graham Greene/Tutti i racconti, 755 pagine, un librone. Dopo i due volumi dei Meridiani, che raccolgono i romanzi dal 1936 al 1978, ecco il libro con i suoi racconti, alcuni dei quali tradotti in italiano solo ora.
GG è annoverato tra gli scrittori cattolici, un’etichetta superficiale di cui lui stesso affermava:
“Sono uno scrittore che si dà il caso sia cattolico”, ed anche “Se si è cattolici non bisogna studiarsi di scrivere cattolicamente. Tutto ciò che si scrive e si dice non potrà che essere cattolico”.
Convertitosi a 22 anni dall’anglicanesimo al cattolicesimo ha girato il mondo in lungo e in largo, ha fatto parte de i servizi segreti britannici, è stato giornalista e scrittore.
Se vogliamo approfondire la personalità dell’autore, facciamo un passo indietro parlando di un libro che ne chiarisce il pensiero.


In Saggi Cattolici, conversazioni, partecipazioni a convegni e lettere, libro del 1958 introvabile se non nelle bancarelle dell’usato, Greene parla a ruota libera ed esprime le proprie convinzioni che sono alla radice della sua personalità e del suo scrivere.
Afferma Padre David Maria Turoldo nella prefazione del libro:
“La sua caratteristica peculiare è di sentirsi cattolico dentro la selva del male e di fissare cattolicamente il processo della vita”.
I personaggi dei suoi libri sono intrisi di peccato, come chiunque di noi. L’epigrafe posta all’inizio de Il Nocciolo della Questione, è attinta da una frase di C. Peguy:
“Il peccatore è proprio nel cuore della cristianità. Nessuno è così competente in materia di cristianità come il peccatore. Nessuno, eccetto il santo”.
GG è lo scrittore della speranza, della Grazia e della misericordia di Dio.
Sempre in Saggi Cattolici, alla domanda:
“La misericordia di Dio, nei vostri romanzi, non potrebbe palesarsi in essere un po’ meno carichi di peccati, un po’ meno privi di virtù?”,
Greene risponde:
“…se io li rappresento immersi fino al collo nel male posso farli vedere in tutta la loro miseria di peccatori e rendere perspicuo fino a che punto, umanamente parlando, siano perduti ed abbandonati da tutti. Se la misericordia di Dio deve sfolgorare luminosa agli occhi degli increduli, bisogna che la vediamo in atto presso gli ultimi degli ultimi”.

(1 - continua)

lunedì 12 marzo 2012

La Zanzara in tv



Ho seguito per anni una trasmissione radiofonica che da qualche tempo va anche in video. Sto parlando de La Zanzara di Radio24 condotta da Giuseppe Cruciani
All’interno del canale all news Tgcom24, possiamo vedere con una impaginazione grafica ad hoc la webcam con il conduttore e l’ospite.
Non è da ora che la radio va in tv, la prima è stata Radio Deejay partendo con l’appuntamento del mattino con Linus e Nicola Savino.
A ruota altre radio hanno fatto la stessa cosa.
Ma torniamo a La Zanzara. È una trasmissione che ha il suo discreto successo, basta sentire le telefonate degli ascoltatori. Si occupa del fatto del giorno, politico, economico o altro. Spesso ha un ospite in studio oppure al telefono.
Il titolo esemplifica il contenuto e il clima del programma.
È pungente, polemico, scava nelle notizie, tentando spesso contraddittori tra ospiti, ascoltatori e lo stesso conduttore.
Cruciani ha i tempi della diretta radio nel sangue. È arguto, sveglio, informato, arrembante e poche volte scortese. Fino a circa due anni fa non si era schierato politicamente, poi pian piano è andato sulla riva berlusconiana. Spesso comunque critica le leggi (soprattutto sulla giustizia) che il Cavaliere ha fatto approvare.
Nel 2009 Cruciani ha condotto in tv per La7, Complotti, indagini giornalistiche su alcuni fatti italiani come la morte di Pasolini, il rapimento di Emanuela Orlandi, la strage di via d’Amelio, etc. Una specie di Blu notte meno approfondita di quella di Carlo Lucarelli su Rai 3.
Nel 2010 ha iniziato a scrivere per il settimanale Panorama una rubrica, Calcio d’inizio, sullo stile pungente radiofonico. A fine 2010 ha condotto per Rete 4 tre puntate di Apocalypse, Il grane racconto della Guerra, documentari prodotti da France 2. In sostanza, fegatelli di lancio e raccordi del programma.
È poi approdato come ospite a Controcampo, programma sportivo della domenica sera sempre di Rete 4, dove è presente ancor’oggi con Diegone Abatantuono, che a dire il vero lo massacra.
Un buona curriculum professionale che spazia dalla politica, alla storia, al costume ed al calcio. A pensar male si fa peccato ma ogni tanto ci si azzecca, dice un detto popolare.
Non è che questa escalation sia una sorta di riconoscenza nei suoi confronti da parte del Cavaliere? Anche Minzolini iniziò con una sua rubrica su Panorama per poi diventare direttore del Tg1.
Cruciani pone sul tavolo comunque la propria indipendenza.

Ma torniamo a La Zanzara. A dire il vero nel 2011 la trasmissione l’ho ascoltata poco. Andando in tv, ho dovuto guardarla. Insieme a Cruciani c’è sempre in collegamento il giornalista David Parenzo e qui casca l’asino. L’accoppiata e deleteria. Parenzo impersona il bastian contrario sopra le righe. È il gioco delle parti, il buono e il cattivo, oppure mimì e cocò.
Cruciani si adegua e spesso finisce in caciara e cazzeggio. Parenzo invece è capace di litigare per un nonnulla con gli ospiti. Cruciani al massimo dell’arrabbiatura dice:
Ma di che stiamo parlando? A dire il vero è un suo must. Cerca comunque di arginare l’ondata Parenzo, ma quando è da solo, anche se la trasmissione sembra seriosa, è più autorevole.
Parenzo andrebbe centellinato. Di buono è che un imitatore eccellente.

sabato 10 marzo 2012

Walker Texas Rangers




È andato in onda su Italia 1 per la prima volta nel novembre del 1996 e poi e da allora ci è stato incessantemente riproposto fino ad oggi.
Stiamo parlando di Walker Texas Ranger, telefilm che va in onda su Retequattro da lunedì a venerdì alle ore 20,30 contro Striscia la Notizia, il TG2, e Affari Tuoi.
Durante il Festival di Sanremo ha avuto come share il 5,5% con 1.500.000 telespettatori. La sua media nel 2012 è di 1.700.000 teste con il 6,21% di share. Considerata l’età di messa in onda è perciò un prodotto inossidabile, e questi risultati dopo poco più di 25 anni di messa in onda e vista anche la concorrenza, sono più che accettabili.
Inalterato è anche il suo protagonista Chuck Norris.
Oggi, 10 marzo, festeggia 72 anni, ma per tutti noi è sempre lo stesso ranger del 1996. Basta andare sul suo ufficiale www.chucknorris.com, per scoprire che è sempre il Chuck del ’96.
A dirla tutta la prima serie fu girata nel 1993 ed arrivò in Italia tre anni dopo.
È stato campione del mondo di taekwondo, di karate e inventore di un’arte marziale tutta sua. Nel 1972 conobbe il mitico Bruce Lee ed ebbe una parte in L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente. Lavorò poi in altri film ma diventò famoso con Rombo di tuono e Delta Force. Fu consacrato poi a livello mondiale dalla serie Walker Texas Ranger.
Un ranger moderno con tanto di cappello Stetson da cowboy, jeans attillati, camicia di jeans, cintura con una grossa patacca in vista, stivali, pistola, cellulare e al posto del cavallo (ma ogni tanto lo utilizza), un grosso pickup.
Ve lo ricordate il vecchio cellulare Motorola? Preistoria. Ma Walker è sempre attuale.
Le storie sono semplici. Coadiuvato dal suo vice, nonché amico, è sempre a caccia di malviventi, ladri ed assassini. Sempre dalla parte dei più deboli. Ha il suo codice d’onore e più che le pistole utilizza le arti marziali. C’è anche l’amore, una donna, una bionda vice-procuratore, che sposerà. Non poteva certo restare scapolo.
Dimenticavo, ha la stella luccicante appuntata sul petto. Un western moderno.
Che Chuck Norris abbia copiato dal nostro Tex Willer di Bonelli?
Ho scoperto che molti adolescenti guardano la serie. È un must per loro.
Basta poi andare su internet e si scoprono siti e blog a valanga dedicati a Chuck.
In questi ultimi anni sono diventati famosi i facts di C. Norris, letteralmente i fatti del nostro eroe. Andate al sito www.chucknorrisfacts.com e vi sbellicherete dalle risate.
Ecco alcuni esempi.
- Chuck Norris una volta abbatté un aereo tedesco puntandolo con un dito e urlando "Bang!"
- I bambini hanno paura del buio. Il buio ha paura di Chuck Norris.
- Il calcio rotante di Chuck Norris è così potente che può essere visto dallo spazio, ad occhio nudo.

Mentre arriva la notizia che in Cina stanno chiudendo la metà delle scuole di arti marziali, il nostro ere in Italia resiste. Le scuole cinesi oltre che insegnare il karate e il taekwondo sono dei collegi di rieducazione veri e propri. Ma basandosi solo su un’attività, diciamo sportiva e fisica, son venuti meno all’educazione dei giovani, perciò sono inutili. Molti di essi finiscono nelle società di sicurity o entrano nelle varie gangs.
Direte: ci esalti un telefilm che ha per principio la violenza ?
Non è così.
Se parlate con maestri seri di questi sport, capirete che la filosofia che li muove è pacifica, è ricerca dell’armonia con il cosmo. È un tentativo d’ascesi dello spirito.
Discutibile per la nostra cultura e per il nostro modo di ragionare.
Ma che c’azzecca Walker?
In primis è un western, poi vengono sottolineati i rapporti di amicizia tra il ranger e i suoi collaboratori e c’è la ricerca della giustizia. Chuck non è però un giustiziere, cerca di non utilizzare mai le armi, ma le sue arti marziali.
È chiaramente un film americano, creato in quel contesto. Ma non vi è violenza fine a sé stessa da parte del ranger.
Sicuramente un programma che gli adolescenti possono guardare al posto di Striscia, di Affari tuoi ed anche dei telegiornali.
E mentre scrivevo queste righe è arrivata la notizia che in Slovacchia, Chack Norris è in testa ad un referendum popolare per dare il nome ad un ponte.

giovedì 8 marzo 2012

Premio Arrogance: Il No Tav all'agente Pecorella



Il manifestante No Tav si aggiudica il super-premio Arrogance.
Ha detto che era una reazione alla paura....

martedì 6 marzo 2012

Notizie e tv di febbraio.



Diversi sono stati gli avvenimenti mediatici che hanno catalizzato l’attenzione dei telespettatori a febbraio del 2012.
Il primo, come nel caso del dramma della Concordia, è un fatto imprevisto, anzi previsto, ma fino ad un certo punto. La nevicata ed il gelo che ha attanagliato l’Italia ci hanno colti alla sprovvista. Neve, ghiaccio, freddo siberiano. Era dall’85 che non accadeva una precipitazione di questa entità. Quasi metà Italia s’è fermata. Treni e autostrade bloccate, paesi isolati, disagi e poi anche morti.
Le previsioni meteo hanno già da anni un buon pubblico televisivo. La rubrica meteorologica è da sempre sponsorizzata. Ci sono canali tv interamente dedicati al meteo. I metereologi tv sono diventati famosi, vanno ai talkshow, fanno i siparietti con le soubrette come Corazon e Barbara D’Urso.
Questa volta però non c’era da ridere, è stata una vera e propria emergenza.
E alle tv non pareva vero di potersi buttare su un altro disastro, appena dopo la Concordia, questa volta naturale.
L’inizio è stato brutale: toni apocalittici da fine del mondo. Come sempre, una spettacolarizzazione dell’evento. Poi pian piano quasi tutti i telegiornali hanno fatto un discreto lavoro di informazione, raccontando tramite gli inviati la situazione reale. Molti anche i servizi e reportage per dar valore al lavoro dell’esercito, della Protezione civile, dei vigili del fuoco, che con enormi sforzi raggiungevano i paesi e la gente isolata da diversi giorni. E poi le testimonianze delle famiglie e degli anziani, delle sofferenze dovute alla mancanza di luce e gas. Il tutto però in modo composto, non sopra le righe.
Ma….
Negli anni ’70 a Milano, quando pioveva tanto, la sinistra extraparlamentare ululava con i suoi manifesti: Piove, Governo Ladro!
In Italia bisogna trovare sempre un colpevole per qualsiasi cosa accada. E le polemiche sono esplose a Roma. Per 25 millimetri oppure 25 centimetri di neve, l’equivoco non è stato ancora dipanato, è scoppiata una bagarre politica. Ne è uscito un po’ malconcio il sindaco Alemanno che per difendersi ha utilizzato la tv: ha fatto il giro di tutte le emittenti, tutti i tg, speciali e trasmissioni. Sicuramente la sua automobile di servizio aveva le catene.

In tutto questo Monti, le tasse e lo spread ce li siamo dimenticati. Potenza del mezzo mediatico.

E, appena terminata l’emergenza neve, è arrivato il Festival di Sanremo.
Telecamere e telespettatori puntati sulla manifestazione canora, che a parte la serata in abbinamento con i cantanti stranieri, di musicale ha avuto ben poco.
Qui tutto era previsto per catalizzare l’interesse e al contempo tutto era però prevedibile.
Celentano. È da anni che fa sermoni che creano polemiche. Per 300mila e rotti euri a serata volevate che stesse in silenzio? E poi il Molleggiato e la Rai sapevano benissimo che tutto ciò avrebbe aumentato l’audience. Qui poi si è svolto il finto gioco delle parti del non si sapeva che castronerie il Cele avrebbe detto. Ma lei, la Lei, Direttice della Rai, è così sprovveduta?
Belen. In sé non avrebbe fatto notizia, il clou era stato il video incandescente postato il mese scorso su internet, ma c’è stato il colpo di teatro della farfallina e dello slip sì e slip no. Pare che la furbata sia arrivata da Fabrizio Corona che in fatto di lingerie se ne intende.
Un Festival dominato da questi due fatti e amplificato dalla tv. La musica? Forse neppure nelle dirette di Rai Radio.

E il tormento neve? Si spera che nei paesini delle Marche sia arrivato il disgelo.
La tv crea sussulti ma si dimentica in fretta di tutto.

domenica 4 marzo 2012

Book da leggere





La battaglia sul lago ghiacciato – il Teutone
Guido Cervo
Piemme


Secondo libro della saga con protagonista il cavaliere teutone Eustachius von Felben.
La sua missione è quella di accompagnare un alto cavaliere dell’Ordine per trattare la pace nella guerra intentata alla Russia contro il principato russo di Vladimir-Suzdal. Una guerra fratricida, i russi sono cattolici ortodossi. Scoprirà il fanatismo e le violenze di uomini del clero e dell’Ordine che hanno proclamato una crociata contro
fedeli che combattono anch’essi con vessilli e gonfaloni raffiguranti i Santi e la Vergine Maria.
L’ottusità e l’irragionevolezza porterà allo scontro finale sul lago ghiacciato dei
Cjudi, dove i russi capitanati dal giovane principe russo Aleksandr Nevskij sconfiggeranno i tedeschi.
Buon libro anche questo per chi ama le saghe medioevali.

venerdì 2 marzo 2012

Il Duomo di Milano e lo sguardo



Ricevo da un amico e pubblico

E’ un fatto assodato, succede sempre, fin da bambini, a Milano…,
da quando quella prima volta tua mamma, oppure tuo papà, o i tuoi nonni…

Accade e si ripete sempre quella prima volta…
qualcuno che ti vuole bene e che ti ha detto davanti al Duomo…:

“guarda lassù… la vedi è la Madonnina, il Duomo”…

E’ accaduto sempre che ad un certo punto, è accaduto a ciascuno sin da bambini, quell’invito a volgere lo sguardo al Duomo, a mirarlo nella sua inevitabile presenza, nella sua imponente e concreta bellezza…

E’ una cosa difficile da spiegare. Come dire…

Ci si è passati all’infinito in quella piazza, con la nonna, con la mamma, con gli amici, con la fidanzata, con la moglie, con i figli…

Lo sguardo però… lo si volge sempre, non è un’abitudine..

E’ stato un incontro la prima volta ed accade che lì, proprio lì di fronte al Duomo, al suo cospetto…
è “sempre” la prima volta, guardare alla realtà come “presenza”;

al Duomo, un fatto del passato che è “sempre” presente… che non passa mai, resta, sta…

C’è sempre stato

Ciò che avviene con il Duomo di Milano è un “riconoscimento reciproco”, lo si riconosce, lo si saluta e si è riconosciuti in quel desiderio infinito di volgere lo sguardo all’insù…

Il 28 Febbraio eravamo molte migliaia in quella piazza, business man e gente in viaggio, ed emigranti, e bambini, e gente strana, e noi… Eppure…

…Cosa è accaduto di così eccezionale ? Tutto!

Tutto…, perché tutto dipende da come si guarda il mondo, tutto dipende da come guardiamo alla realtà; tutto dipende dal riconoscimento di Una Presenza, Inesorabile, Inevitabile, Bella, Vera, che soprattutto nella nostra vita di bambini milanesi, di adulti milanesi c’è sempre stata, non è mai mancata… Il Duomo…

La Grazia di una Presenza che ci costringe a volgere lo sguardo all’insù, come la prima volta, come bambini, ecco cosa è accaduto, ieri, lunedì 28 febbraio 2012 alle 20:00, in Piazza del Duomo, a Milano, in molte migliaia, come bambini con il naso all’insù a riconoscere cosa siamo, da cosa dipendiamo, dove volgere lo sguardo… da sempre… per sempre…

Noi passiamo… e.. Rimane lì immobile il Duomo, attende il mio sguardo che ritorna… come ieri sera… quello di un bambino…

giovedì 1 marzo 2012

La Madonna dell'aiuola



Stamattina mi son svegliato storto. Pensavo a ciò che avrei dovevo fare e alle rotture di scatole che mi avrebbe riservato la giornata odierna.
Esco di casa e in auto arrivo ad un incrocio, quand’ecco che vedo accadere un fatto banale ma imprevisto.
Sul marciapiede opposto c’è un’aiuola con una statua di circa 1 mt. della Madonna di Lourdes. È lì da anni, vi ci passo tutti i giorni e a dire il vero non vi faccio mai caso.
Un pedone, un uomo sulla quarantina, passa davanti alla statua, si fa un segno di croce e manda un bacio alla Madonnina.
Ecco, vedere questo gesto banale mi ha risvegliato dal mio torpore, dalla mia aridità.
E ho chiesto che Qualcuno oggi venga con più forza.