lunedì 19 marzo 2012
Non è un paese per vecchi
Cormac McCarthy
Non è un paese per vecchi
Einaudi
Ieri sera scanalando sul digitale terrestre ho incrociato su Studio Universal il film Non è un paese per vecchi, tratto dall'omonimo libro di Cormac McCarty.
Le coincidenze non esistono. Mercoledì un amico mi ha parlato del libro, che ho letto anni addietro, sottolineandomi le ultime pagine in cui lo sceriffo esprime delle considerazioni. Parlano del lavoro, sono parole estremamente semplici ma concrete, vere, di una crudo realismo.
Il lavoro come continuità dell'opera di Dio.
"Quando uscivi dalla porta sul retro di quella casa, da un lato trovavi un abbeveratoio di pietra in mezzo alle erbacce. C'era un tubo zincato che scendeva dal tetto e l'abbeveratoio era quasi sempre pieno, e mi ricordo che una volta mi fermai lì, mi accovacciai, lo guardai e mi misi a pensare. No so da quanto tempo stava lì. Cento anni. Duecento. Sulla pietra si vedevano le tracce dello scalpello. Era scavato nella pietra dura, lungo quasi due metri, largo suppergiù mezzo e profondo altrettanto. Scavato nella pietra a colpi di scalpello. E mi misi a pensare all'uomo che l'aveva fabbricato".
[...]
"Ma quell'uomo si era messo lì con una mazza e uno scalpello e aveva scavato un abbeveratoio di pietra che sarebbe potuto durare diecimila anni. E perchè? In cosa crede quel tizio? Di certo non credeva che non sarebbe mai cambiato nulla".
[...]
"E devo dire che l'unica cosa che mi viene da pensare è che quello aveva una sorta di promessa dentro il cuore. E io non ho certo intenzione di mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra. Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa.
E' la cosa che mi piacerebbe più di tutte".
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Le coincidenze esistono e si chiamano serendipità [c'è anche la versione in italiano].
RispondiEliminaHo trovato questo post cercando "non è un paese per foresti", dove "foresti" ha il significato che si trova nel titolo del libro Il mondo serenissimo Come Venezia accoglieva i "foresti" della terra .....
Cito dall'editoriale del Ligabue Magazine n. 63:
Come ci spiega Andrea Zannini, infatti, Venezia ha accolto per generazioni comunità con lingue e tradizioni diversissime. .....A Venezia, in passato, nelle sue case abitavano, oltre ai veneziani doc, anche dalmati, greci, albanesi, tedeschi, turchi, e poi circassi, georgiani, ungheresi, francesi, inglesi… e ancora fiorentini, bergamaschi, bellunesi e lucchesi… Ogni comunità ha contribuito alla grandezza di Venezia con un suo ruolo, un suo posto nei meccanismi produttivi e commerciali della città. ..... Forse il successo e la forza di Venezia nella Storia, è anche in questo: aver anticipato il mondo attuale fin dai secoli passati.
Ma l'attuale Regione Veneto lo sa??