lunedì 30 luglio 2018

Alicia Gimenez Bartlett - MIO CARO SERIAL KILLER - 8




Alicia Gimenez Bartlett
MIO CARO SERIAL KILLER
Sellerio

Per la prima volta l'ispettrice Petra Delicado, con il segugio Garzon, si trova un caso scottante tra le mani: una donna viene trovata morta con un messaggio scritto. Le morti sempre di donne sole si ripetono, un killer si aggira per Barcellona. I battibecchi tra i due detective si susseguono, arriva in sostegno un giovane ispettore, un'agenzia matrimoniale entra nell'occhio del ciclone.
Gradevole ma un po' trito  e ritrito.

venerdì 27 luglio 2018

TEX - I RANGERS di FINNEGAN

TEX
I RANGERS di FINNEGAN
Sergio Bonelli Editore

Anche quest'anno è arrivato il Texone gigante. Bellissimo, con i disegni di Majo, particolari, in cui c'è un bel contrasto in bianco e nero, ombre, notte e giorno delle scene.




La storia è originale. Un gruppo di Rangers del Texas capitanati da Finnegan, oltre che portare in prigioni banditi, uccide a sangue freddo indiani e civili. Tex con Carson, Tiger J e il figlio Kit si mettono ad indagare sui colleghe finché giungono a un dunque, sanguinoso.

Tex reincontra un vecchio amico molto somigliante a James Coburn








mercoledì 25 luglio 2018

Raffaella Fanelli intervista Maurizio Abbatino - LA VERITÀ' DEL FREDDO





Raffaella Fanelli intervista Maurizio Abbatino
LA VERITÀ' DEL FREDDO
Chiarelettere


Lui, Maurizio Abbatino, era il capo della Magliana, soprannominato il Freddo, dopo anni di carcere e poi di libertà sotto protezione, si è fatto intervistare raccontando...
Ci si aspetterebbe che parlasse di Mino Pecorelli, delle faide vaticane, del sequestro di Manuela Orlandi, della strage di Bologna, della P2, degli omicidi compiuti, del Cecato, dell'ultimo scandalo romano.
Dice ma non dice, i misteri restano tali, i morti ammazzati no. E intanto gli è stato a tolta la protezione e copertura e aspetta di essere ammazzato.
Mah..... Un libro molto pubblicizzato ma di poca sostanza per chi credeva che la banda della Magliana fosse stata al centro di tutti i crimini perpetrati dagli anni '70 in poi.

lunedì 23 luglio 2018

12 SOLDIERS/ Un western con i mitra che celebra il patriottismo americano


12 SOLDIERS/ Un western con i mitra che celebra il patriottismo americano

Nelle sale italiane è da poco uscito 12 Soldiers prodotto da Jerry Bruckheimer, uno che di film d'azione se ne intende, con all'attivo molti successi sia sul grande schermo (un c.v. da paura) che in tv (CSI, Cold Case, Senza traccia, ecc.). Suo il mitico film sul disastroso intervento americano a Mogadiscio in Somalia nel 1993, Black Hawk Down, girato da Ridley Scott. In 12 Soldiers si respirano le stesse sensazioni: fotografia esagerata con panoramiche e totali, questa volta dei monti afghani (ma girato nel New Mexico), combattenti in controluce al tramonto, elicotteri e pallottole che ci massacrano i timpani. Qui in più ci sono gli animali, i cavalli. Sembra anacronistico che nel 2001 si combatta ancora a cavallo, ma questa è la storia, vera, accaduta poco dopo la tragedia dell'11 settembre.
Questa la vicenda. Un'unità speciale americana di 12 uomini; denominata Alpha 595, viene lasciata in Afghanistan il 19 ottobre 2001 (furono le prime truppe Usa a entrare in territorio nemico dopo l'attaccante alle Torri Gemelle) con il compito di unirsi   alle truppe dell'Alleanza del Nord guidata dal generale Abdul Rashid Dostum con lo scopo di affiancare i 1.500 cavalieri e i 1.500 fanti afgani per liberare Mazar-i Sharif dai talebani. Guideranno via terra i bombardamenti pilotati dei bombardieri americani.
I 12 soldati, 12 Strong, forti, nel titolo originale americano, sono motivati dal loro patriottismo, vogliono combattere chi li ha terrorizzati in casa propria. E questa è la motivazione che li muove come volontari, decisi nel compiere la missione e ritornare a casa dai propri cari. L'impatto della squadra speciale con l'Afghanistan non è dei migliori, chilometri e chilometri montuosi percorribili perlopiù a cavallo e, a parte il capitano e un altro soldato, nessuno aveva mai cavalcato. E poi inizialmente vi era un divario con gli afghani, uniti contro i talebani ma divisi in fazioni, che consideravano al tempo stesso gli americani degli alleati, ma comunque degli intrusi che prima o poi se ne sarebbero andati. Il ghiaccio si scioglie quando il bel capitano (cinematograficamente s'intende) Mitch Nelsonin in un duro scontro che vedeva gli afgani soccombere accorre con la pattuglia Alpha e con un'azione spericolata salva baracca e burattini conquistando la fiducia del generale Dostum.
Bombe, sparatorie, conflitti a fuoco nel puro stile di Black Hawk Down con gli americani e afgani vincitori. Il tutto condito dai cavalli: sembrava la carica del 10^ Cavalleria che combatteva con mitra alla mano non gli indiani o i sudisti, ma i talebani. Tex Willer in tutta mimetica da combattimento Usa. Un western vero e proprio.
Il soggetto è stato tratto dal libro "Horse soldiers" e questo inizialmente doveva essere il titolo del film, che poi fu cambiato per rendere più forte l'azione patriottica dei soldati. In onore delle unità speciali americane vi è una statua in bronzo alta 5 metri di fronte a Ground Zero e al 9/11 Memorial con un soldato a cavallo che sembra proteggere il World Trade Center.

domenica 22 luglio 2018

GIOVANNINO GUARESCHI

GIOVANNINO  GUARESCHI




1908 - 1968

venerdì 20 luglio 2018

Dominique Bar - Gaetän Evrard - CRISTIANI PERSEGUITATI






Dominique Bar - Gaetän Evrard 
CRISTIANI PERSEGUITATI
Il martirio per la Croce oggi
con il contributo di Gian Micalessin
Controstorie

Questo volume era uscito tempo fa insieme a il Giornale, ma nelle edicole non l'ho mai trovato.
È un fumetto storico uscito in Francia nel 2016 e in Italia alla fine del 2017.
Le prime dieci pagine scritte da G.Micalessin (uno degli ultimi veri reporter di guerra) non sono solo una introduzione al libro, ma un riassunto realista e veritiero della persecuzione dei cristiani nel mondo.
 Se viene toccato un giornalista o un compagno, il mondo si solleva, se invece le autobomba dei kamikaze entrano in chiesa durante una messa e uccidono a valanga, sono di normale amministrazione.



Il fumetto inizia con i cristiani egiziani copti in tuta arancione, martirizzati dai fanatici musulmani. Un'immagine che ha scioccato il mondo intero. Vengono poi toccate tutte le nazioni dove i cristiani sono perseguitati.
Un libro coraggioso.




mercoledì 18 luglio 2018

Gigi De Fiore - BRIGANTI! Controstoria della guerra contadina nel sud dei Gattopardi





Gigi De Fiore
BRIGANTI!
Controstoria della guerra contadina nel sud dei Gattopardi
Utet 

Frequentavo la terza superiore e ideologizzato al punto giusto sbottai, insieme al mio compagno di banco, con l'insegnante di italiano e storia. Sessantenne, colta, socialista dichiarata, s'arrabbiò con sti due pischelli perché durante una lezione continuavano ad intervenire criticando l'esposizione sull'unità di Italia e soprattutto sulla questione meridionale.
Sbottò: "Voi siete uguali ad un mio ex alunno, tale ...... (diventato poi un noto politico milanese) che non veniva mai e quando c'era rompeva i c.......i !".
Come dire: "Statevene pure fuori nelle mie ore"
A dire il vero ci andavo poco ma ero preparato, soprattutto su Garibaldi, i Borboni, i Piemontesi, i briganti.
Avevo letto libretti e opuscoli su quel periodo storico in un seminario di una settimana durante un periodo di autogestione scolastica.
Dopo quarant'anni ho travolto questo libro, Briganti, che memore del mio glorioso passato scolastico, ho acquistato e letto.





Si narra con dovizia di particolari, frutto di una notevole ricerca storica, perché scoppiò il brigantaggio in Campania, Basilicata, Calabria e Puglia. 
Non so francamente cosa dicano i libri di storia scolastici odierni, certo che ai miei tempi i briganti erano considerati i peggiori malfattori che lottavano contro l'unità d'Italia.

Nonostante la mia insegnante fosse meridionale, non spese parole per le motivazione che sobillarono i vari Carmine Crocco, Schiavone, etc, e lasciò passare l'arroganza dello Stato Piemontese  come una cosa dovuta per il bene del paese.

Il libro racconta le figure storiche più importanti del brigantaggio meridionale, della loro violenza, delle uccisioni e saccheggi compiute, ma anche di come l'opposizione piemontese non guardò in faccia nessuno, fucilando briganti e gente innocente senza processi.

lunedì 16 luglio 2018

Mondiali paperopoli - the end




Mondiali paperopoli
 the end

Francia - Croazia

venerdì 13 luglio 2018

MONDIALI PAPEROPOLI


MONDIALI  PAPEROPOLI - MUSLERA

mercoledì 11 luglio 2018

NO I MONDIALI NO!/ Truffe e scommesse ne La Stangata che non annoia mai



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NO I MONDIALI NO!/ Truffe e scommesse ne La Stangata che non annoia mai


Il significato della parola stangata è: pesante e imprevisto salasso di denaro. Noi italiani lo sappiamo bene, basta pensare alle operazioni del governo Monti. Speriamo invece che il duo nazional-popolare M5S e Lega tenga fede alle promesse fatte agli elettori. Vedremo. Una cantonata potrebbe essere invece il Ronaldo alla Juventus per 105 milioni con uno stipendio annuale di 30, stangata per i bianconeri e cantonata per il bomber. Perché? Presto detto, la fregatura sarà che il portoghese indossando la casacca bianconera finalmente non vincerà più nessuna Champions League…
Bene vi propongo ora La Stangata, film del 1973 diretto da George Roy Hill con due grandi star, Paul Newman e Robert Redford, vincitore di ben sette Oscar nel 1974, tra cui la regia, la sceneggiatura e la colonna sonora. Sicuramente vi ricordate il ragtime, non certo in voga negli anni ‘30 in cui il film è ambientato, motivetto diventato ben presto famoso. I nostri due attori non hanno vinto una cippa, anzi sono stati bistrattati da Hollywood. Il regista li aveva già diretti nel bel western Butch Cassidydel 1969 e la statuetta avrebbero dovuto vincerla loro ex aequo, invece la diedero a Jack Lemmon.
L’idea de La Stangata è veramente bella e non ci si annoia mai. È una commedia noir con colpi di scena che stupiscono fino alla fine delle due ore della pellicola. Anni ‘30. un truffatore da strada, R. Redford, con altri due soci rubano una consegna di denaro a un corriere. Peccato che questi faccia parte di una banda alle dipendenze del malavitoso Robert Shaw (anche lui molto bravo), che fa uccidere il suo corriere e uno dei soci.
Redford riesce a scappare ai sicari e alla polizia e si rivolge a un vecchio amico del socio morto, Paul Newman. I due organizzano una truffa alla grande nei confronti del cattivone, con tanto di casting di comparse inscenano una sala scommesse. Paul Newman incontra “casualmente” in treno R. Shaw, butta un’esca, Redford inizia un doppio gioco e il pollo si ritrova a scommettere alle corse ippiche nella sala di P. Newman. e vince, o meglio viene fatto vincere.
I pulotti accalappiano Redford, ma sono fermati dall’FBI che vuole incastrare Newman, mentre i sicari del malavitoso cercano ancora il nostro biondino non sapendo che ce l’hanno in casa. Tra dollari e liquori appare anche una pupa che fa girar la testa a Redford, ma niente è come appare… Il gangster, ormai accalappiato all’amo, scommetterà con una soffiata 500.000 dollari su un cavallo vincente, peccato che invece arriverà secondo. Scoppia il putiferio, arriva l’FBI, Paul Newman spara uccidendo il giuda Redford, mentre il capo dei federali uccide il grigio dagli occhi azzurri. Il gangster viene fatto scappare. Fine della storia? Truffa finita nel sangue? Guardate il film e lo saprete.
Non c’è un attimo di tregua, soggetto e sceneggiatura sono ispirate agli hard-boiled degli anni ‘30 di Dashiell Hammett, con sangue e vittime, dollari, scommesse, liquori e cattivoni, polizia corrotta, FBI, dove non c’è però un detective sregolato, ma due sani e bei truffatori che vogliono vendicare la morte violenta di un loro amico, sbancando il mandante dell’omicidio sul suo punto debole, i dollari. Aggiungetevi l’interpretazione delicata e sostanziosa di Newman e Redford e il loro carisma, l’umorismo che circonda molte scene e si ha un noir che non è un pulp, ma che ha molto della commedia.

martedì 10 luglio 2018

SEDIE AL FREDDO


SEI  ALL'APERTO MA HAI FREDDO, ED ALLORA SEDIE COL PELO

lunedì 9 luglio 2018

venerdì 6 luglio 2018

I MONDIALI NO!/ L'amicizia tra avversari mostrata da Alberto Sordi e David Niven







 I MONDIALI NO!/ L'amicizia tra avversari mostrata da Alberto Sordi e David Niven





Nel 1959 trionfò nelle sale cinematografiche italiane La Grande Guerra di Mario Monicelli con A. Sordi e V. Gassman, scritto da grandi sceneggiatori quali Age, Scarpelli e Luciano Vincenzoni, prodotto da Dino De Laurentis.
Questi furbescamente produsse nel 1961 I due Nemici, con gli stessi sceneggiatori, con la regia di Guy Hamilton (che poi girerà molti film di 007), sempre con A. Sordi e con l'Oscar 1959, David Niven. Condito il tutto con un cast internazionale e con Amedeo Nazzari, Carlo Giuffrè e l'ex pugile Tiberio Mitri. 
Non ebbe lo stesso successo de La Grande Guerra, ma lo promoviamo ugualmente, ha lo stesso fil rouge: il rapporto di amicizia tra due militari, questa volta in parti avverse.
Siamo nel 1941 in Abbissinia, dove le nostre truppe ormai allo sbando vagano per il deserto cercando di arrivare ad Addis Abeba. Un aereo ricognitore inglese cade vicino al campo italiano, il pilota e il maggiore David Niven vengono fatti prigionieri.
E qui incominciano le scaramucce verbali tra il capitano A. Sordi e l'ufficiale inglese. Tanto caciarone e mangia spaghetti è Albertone, tanto è elevato l'aplomb inglese di Niven fatto di regole e thè del pomeriggio. 
Le nostre truppe ormai con pochi viveri e risorse dimostrano l'avversione per quell'inutile guerra. Sordi favorisce la fuga di Niven sperando che gli inglesi, avendo visto le condizioni degli italiani, non li inseguano.
Ma non sarà così e l'imbarazzato maggiore dovrà dare la caccia ai nostri sfigati soldati. Li cattura, se li fa scappare, si ritrovano insieme in un isolotto con la foresta in fiamme.
La conoscenza tra i due comandanti pian piano si intensifica diventando simpatia, tanto che si raccontano i sentimenti per le rispettive famiglie e figli.
Una tribù eritrea prende prigionieri entrambi i plotoni chiedendo di lasciar loro le armi e i colonizzatori italiani. Il maggiore inglese si rifiuta e vengono consegnate arme e calzature in cambio della libertà.
Ormai ridotti a straccioni, i soldati arrivano sulla strada per Addis Abeba e salutandosi amichevolmente le loro strade si dividono
Gli italiani non sanno però che la città è caduta in mano agli inglesi che ricatturano Sordi e compagni.
Tenero e commovente è il commiato del maggiore Niven e dei britannici con il presentat arm al capitano Albertone e agli italiani in partenza per la prigionia.
Ci sono un po' di tormentoni: gli ascari (andate a vedere chi sono) che cantano continuamente Faccetta Nera, del soldato inglese che quando parla fischietta, dei quattro neri con lancia e scudo che seguono sempre il capitano Albertone e dell'amichevole partita a calcio tra le due nazioni.
Il rapporto tra i due nemici s'intensifica man mano tra fughe e discussioni, ma al fondo del loro cuore resta un desiderio di bene.

Un accostamento forse estremo, i nostri protagonisti del film potrebbero essere Salvini e Di Maio che, in campagna elettorale, si sono rimbeccati alla grande, poi faticosamente uniti, ed ora convivono nel governo tra tweet e proclami.
Un po' lontani dallo scopo e dalla morale di Niven e Albertone.

mercoledì 4 luglio 2018

NO I MONDIALI NO!/ Quella bella lezione di "onestà" di Totò e Peppino valida ancora oggi



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NO I MONDIALI NO!/ Quella bella lezione di "onestà" di Totò e Peppino valida ancora oggi


Definizione dal vocabolario di onestà: “Qualità morale di chi rispetta gli altri e agisce lealmente verso il prossimo”. Questo vale sul lavoro, in politica, negli affari... nella vita.
Quando i quotidiani costavano 70 lire, la maggior parte dei giornalai, con la scusa della mancanza di monetine da 10 lire, davano come resto caramelle. Onesti? Mah... Un giorno fui accusato ingiustamente di aver rubato delle caramelle in più oltre al resto e i miei genitori mi punirono. Mazziato e cornuto all'età di sette anni (scusate la parentesi autoreferenziale).
Nella Seconda Repubblica il brand onestà fu depositato da Di Pietro e dal partito Italia dei Valori. Ora è Di Maio con il M5s a esserne il portabandiera, mentre Salvini se ne sta sottotono e la Lega ha qualche scheletro (leggi Bossi e figli) nell'armadio. Cade a fagiolo per chi non vuole rintronarsi di calcio guardare un bel film, sorridere e provare a giocare con esso fantasticando, sostituendo gli interpreti con i big della politica attuale.
Vi propongo La banda degli onesti, film del 1956 con il grande Totò, Peppino De Filippo e Giacomo Furia. Attenzione: soggetto e sceneggiatura sono di Age e Scarpelli, due mostri della commedia italiana, mentre la regia è di Camillo Mastrocinque, che ha girato molti film di Totò.
Il principe della risata interpreta un portiere in un palazzo alveare-popolare di Roma. Il nuovo amministratore gli fa capire esplicitamente che si potrebbe fare una cresta sul carbone per il riscaldamento. Il nostro non accetta e un futuro custode viene mandato in visita alla portineria dal disonesto amministratore. Totò raccoglie le ultime parole di un inquilino che, in punto di morte, gli rivela di aver sottratto alla Banca d'Italia un cliché per stampare le banconote da 10.000 lire e della carta filigranata.
Totò coinvolge il tipografo Peppino De Filippo e il pittore (venditore di vernici) Giacomo Furia. Stampano una banconota di prova e Totò la spaccia da un tabaccaio, che l'accetta. Iniziano a stampare banconote a valanga e se le dividono, giurando però di non fare subito acquisti con esse.
Arriva, trasferito a Roma, il figlio di Totò, militare della Guardia di Finanza, che indaga su dei falsari che spacciano banconote false da 10.000 lire. Totò vedendo Peppino e Giacomo con scarpe e cappotto nuovo, s'impaurisce e si vuole costituire dal figlio finanziere. Scopre che i falsari sono già stati arrestati, che gli acquisti dei suoi soci sono stati fatti con i loro risparmi e che la banconota da lui spacciata al tabaccaio era invece vera.
Risate a valanga, Totò grandissimo sia nelle espressioni facciali che nella sua mimica, coadiuvato da De Filippo che per anni lo affiancherà con la sua comicità. Se Totò era la star, Peppino non era certo solo la spalla, molte delle loro gags venivano improvvisate a partire dal via dato da De Filippo.
Un film scritto meravigliosamente da Age e Scarpelli, battute da ascoltare, ma anche da gustare nella gestualità dei due attori. Peppino è Lo Turco, il cui cognome viene storpiato in Lo Struzzo, Lo Struscio eccetera, diventando un tormentone. E poi il cocomero americano, che sarebbe il montgomery; il casinò, che Totò scambia per il postribolo; la pietra emiliana, che invece è la pietra miliare.
Divertente e godibile. Film da collezione. Vedetelo e provate a sostituire i protagonisti con alcuni politici attuali che sbandierano la parola onestà. La vedo dura...

lunedì 2 luglio 2018

NO I MONDIALI NO!/ Quell'invito a cena che mette in ridicolo i grandi detective


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NO I MONDIALI NO!/ Quell'invito a cena che mette in ridicolo i grandi detective


Se siete appassionati di film thriller e romanzi gialli non potete non averlo nella vostra videoteca. Invito a cena con delitto (1976) è una pietra miliare, una parodia delle pellicole cinematografiche e dei libri, gialli e noir, ma al tempo stesso un film grottesco, surreale, con una comicità irripetibile.
Il soggetto e la sceneggiatura sono del commediografo Neil Simon, e si sente... Sì, perché è un film tutto da ascoltare, con battute comiche e irriverenti, con proverbi e aforismi surreali. È quasi tutto girato in interni, con pochissima azione, tutto si basa sui testi scritti da Simon, sull'interpretazione dello stellare cast di attori e sul ritmo, che non lascia tempi morti, se non per ridere a seguito delle battute.
Gli attori impersonano la parodia di famosi detective della letteratura e del cinema noir. Abbiamo Peter Sellers nelle vesti cinesi di Sidney Wang (Charlie Chan), David Niven con moglie nei panni di Dick e Dora Charleston (Nick e Nora Charles dal romanzo di Dashiell Hammett), il belga Milo Perrier (Hercule Poirot), Peter Falk impersona l'americano Sam Diamante (Sam Spade nel carattere e nell'abbigliamento il tenente Colombo), Elsa Lanchester è Jessica Marbles (Miss Marple).
Come vedete, un grande cast, dove ogni detective è accompagnato da una spalla per facilitarne le battute. Aggiungiamo poi Truman Capote nelle vesti di un eccentrico riccone che ha convocato i famosi detective nel suo vampiresco castello dove allo scoccare della mezzanotte una delle persone presenti verrà uccisa con dodici coltellate. Chi scoprirà l'assassino sarà premiato con un milione di dollari. Non può mancare il maggiordomo, Alec Guinness, che però è cieco, ma si comporta come se non lo fosse, e una cuoca sordomuta che non sa nemmeno scrivere.
Il morto alla mezzanotte c'è ed è lo stesso padrone del castello, il tutto condito con gags esilaranti, giochi degli specchi, rebus insoluti, l'omicidio del cameriere ritrovato morto vestito, poi nudo e poi solo i suoi indumenti, nonché scoprire che la cuoca non era altro che un manichino-robot.
I nostri famosi detective se ne andranno ridicolizzati senza dollari e con le pive nel sacco per non aver scoperto l'assassino. Ma nel finale il film ironizza anche su se stesso. Tutto però da scoprire.
Se nel doppiaggio italiano si perdono alcuni giochi di parole dall'originale inglese, un gran plauso va comunque alle voci interpretate dai doppiatori nostrani. Nulla è come appare, c'è l'illusione e la farsa, un po' come nella politica italiana degli ultimi governi...