mercoledì 11 maggio 2016

JO NESBO - SOLE DI MEZZANOTTE




Se JO NESBO ci aveva fatto assopire con l’ultimo libro della saga di HARRY HOLE, ci ha risvegliato con questo con SOLE DI MEZZANOTTE.  Un bel libro, scritto bene, sano. Se H.HOLE è cupo e disperato, questo romanzo fa invece trapelare una speranza.
Il protagonista è ULF che scappa in un paese desolato vicino al Polo Nord. Fugge dal PESCATORE  che lo pagava per i suoi servigi, riscuotere dinero. Ad un certo punto gli  aveva affidato una missione, liquidare un infame. Non lo fece, non aveva mai ammazzato nessuno,  si divise i soldi con l’infame  e poi scappò.
ULF aveva sempre e solo spacciato hashish per procacciarsi i soldi per curare la figlia Anna malata di leucemia. Lei era però morta e a nulla erano erano valsi i servigi per il PESCATORE.
Disperato, ricercato, trova in questo paesino di poche anime il suo rifugio. Lì conosce una donna, Lea, sacrestana e figlia del pastore,  a cui è appena morto il marito in mare.

ULF. Invece sono stato soltanto un padre che ha aspettato che fosse troppo tardi per fare qualcosa per mia figlia.
LEA. Ma era comunque troppo tardi, lo avevano detto anche i medici, no?
U. Lo dissero ma non lo sapevano. Nessuno sa. Né io né tu né il prete né l’ateo. Perciò crediamo. Crediamo perché  è meglio che ammettere che ci aspetta una cosa sola in fondo all’abisso, e cioè il buio, il freddo. La morte.(pag. 114)

C’è un però, la piccola comunità è di religione luterana e pensa solo in maniera formale a non peccare contro Dio. Lea ha subito lo stupro da parte di un uomo in giovane età, è rimasta incinta ed ha dovuto sposare lo stupratore che in dieci anni di matrimonio ha dovuto subirne di tutti i colori.
Nonostante questo LEA  dice a ULF :
LEA. Mi hai chiesto in cosa credo…
ULF. Si?
L. Ecco credo in questo. Nella tendenza al bene delle persone. (pag. 140)

ULF si innamora di Lea. Ma lei intrisa di perbenismo luterano lo rifiuta. I Killer del PESCATORE arrivano nel villaggio. ULF sente suonare le campane ma capisce che non c’è nessuna funzione, è LEA che lo avvisa del pericolo. Squarta una renna morta, la sviscera e si nasconde dentro la carcassa. E lì avviene il miracolo:

CaroDio…                                                                                                                                                                                    Non lo avevo detto, però lo avevo pensato dentro la carcassa, lo avevo pensato ad alta voce come se lo avessi gridato in piedi a un angolo della strada. E i mostri erano andati via, come facevano quando erano piccolo e stavano sotto il mio letto o nella cassa dei giocattoli, oppure in agguato o nell’armadio.                                                                                                                                                                     Possibile che fosse tanto semplice? Che bastasse pregare? (pag. 180)

Si salva e corre da LEA. Qui c’è un colpo di scena che non svelo.  I due  poi decidono di partire insieme al figlioletto per un luogo lontano in cui il Pescatore non lo avrebbe mai trovato. Mentre l’aspetta entra in chiesa.

Mi fermai a guardare il crocefisso.                                                                                                                                       Mio nonno parlava sul serio quando aveva affermato  di non potere dire di no a una cosa che era gratis, che quello era l’unico motivo per cui aveva ceduto alla superstizione? Oppure le mie preghiere erano state ascoltate, e il tizio sulla croce mi aveva salvato sul serio? Gli dovevo qualcosa?                                                                                                                                             Feci un respiro.                                                                                                                                                                  Lui? Non era che una misera statua di legno. Giù sulla piana di Transtein , adoravano delle pietre che dovevano funzionare altrettanto bene.                                                                                                                                Eppure.                                                                                                                                                                                  Cazzo.                                                                                                                                                                                  Mi sedetti sulla prima panca. Riflettei. E non esagero se dico che riflettei sulla vita e sulla morte.
(pag. 193/194)