venerdì 29 giugno 2018

La Réclame - Esselunga



Giochi di parole alla Marcello Marchesi per questa campagna pubblicitaria di Esselunga





mercoledì 27 giugno 2018

Mondiali Paperopoli 2 - Caballero





Mondiali Paperopoli 2 - Caballero

martedì 26 giugno 2018

Mondiali di Paperopoli - De Gea






Mondiali di Paperopoli - De Gea

venerdì 22 giugno 2018

Mondiali - Spaghetti alla carbonara



Mondiali - Spaghetti alla carbonara

La Rèclame - Visa | FIFA World Cup™ Russia 2018 | Don’t Miss a Goal


Molto bello lo spot della VISA con il grande Slatan no convocato per il mondiale di calcio in Russia, ma che è la star della carta di credito.
Non solo grande con i piedi ma anche con le mani.
Autoironia al massimo. 

mercoledì 20 giugno 2018

La Rèclame - HotelSenzaPensieri? Trivago!


Ciro Immobile prende in giro il compagno di squadra del Napoli Dries Mertens perché non conosce il sito Trivago per la ricerca degli hotels.
Immobile: Dove lo stai cercando l'hotel?
Martens: In Russia, perché non vieni ache tu?

W l'Italia

lunedì 18 giugno 2018

NO IL MONDIALE NO!/ Un capofamiglia alla Salvini alle prese con 4 matrimoni multirazziali

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NO IL MONDIALE NO!/ Un capofamiglia alla Salvini alle prese con 4 matrimoni multirazziali.

Lo scambio di vedute tra Macron e Salvini sugli immigrati e relativa chiusura dei porti ha sollevato un bel polverone. Siamo stati accusati dal premier francese di essere senza cuore, ma si dimentica dei poveracci cacciati alla frontiera di Ventimiglia e del forzato intervento per gli interessi nazionali petroliferi in Libia, con tutto ciò che ne è seguito. Lo sappiamo, i francesi sono molto nazionalisti, non ci vedono di buon occhio e pensano di essere i paladini in fatto di immigrazione, anche se parlano poco della situazione critica delle banlieue.
Il cinema francese, però, ci ha proposto una bella commedia che ironizza sull’argomento dell’integrazione razziale.
“Non sposate le mie figlie” è un simpaticissimo film del 2014, molto attuale. Una coppia cattolica francese, Claude e Marie, ha quattro belle figlie, tre sposate rispettivamente con un ebreo, un musulmano e un cinese, tutti nati in Francia da famiglie di immigrati. Si ritrovano insieme per la circoncisione del nipotino figlio dell’ebreo e qui si ride…
Il capofamiglia francese mal digerisce i generi, ai cui occhi passa per razzista, anche perché li sberleffa chiamandoli Woody Allen e Bruce Lee. Diciamo che potremmo paragonarlo al nostro Salvini. Anche tra loro, i generi, mal si sopportano.
La signora Marie, invece, tenta sempre di pacificare la situazione: cattolica praticante, prega e si confessa con il parroco. Questi ci fa vedere un volto della chiesa francese, assente e ridicola, con il sacerdote che mentre è in confessionale naviga su internet con l’ipad.
Al cenone di Natale scoppia la pace tra tutti. La signora Marie cuoce tre tacchini in modo diverso: alla cinese, alla kosher e alla musulmana. E i generi si riappacificano con Claude cantando la Marsigliese con la mano sul cuore. E mentre si placano le scaramucce razziali, la quarta figlia annuncia il matrimonio con Charles, cattolico, di professione attore. Data la già complicata situazione generale, omette però di dire che il fidanzato è nero e che i suoi genitori vivono in Africa.
I tre generi si coalizzano contro il nero Charles, lo chiamano clandestino, vogliono fare terra bruciata, si comportano da razzisti. Marie va in depressione e Claude taglia imbufalito tutti gli alberi del giardino.
Arriva la famiglia di Charles al completo, con il padre che odia i francesi colonizzatori e scoppia il caos. Il finale sarà buonista, ma date voi il giudizio.
La scrittura del film è veramente bella, ironica, comica, ma non volgare. Ci sono delle gag da non perdere e che non vi anticipo. È un film da vedere, da ascoltare nelle battute e ha un buonissimo ritmo. Una commedia non banale (a parte la figura del parroco), che ci fa riflettere in maniera simpatica sul problema dell'immigrazione.
Nota finale: sono cresciuto in un paese alla periferia di Milano dove, con il boom economico degli anni 60, dal sud sono arrivate famiglie a frotte e si faceva del razzismo dando del terùn ai meridionali. Ora, come i tre generi del film, i meridionali ormai radicati nel paese da generazioni danno dei negher, albanesi e rom agli immigrati stranieri...

venerdì 15 giugno 2018

Mondiale Russia 1 - taglio capelli



NESTOR PITANA
arbitro di Russia-Arabia Saudita
voto 0
per il taglio dei capelli

giovedì 14 giugno 2018

ASPETTANDO IL MONDIALE/ Oronzo Canà e la sua Bizona (5-5-5): una "pernacchia" a certi tattici



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ASPETTANDO IL MONDIALE/ Oronzo Canà e la sua Bizona (5-5-5): una "pernacchia" a certi tattici

È il film cult sul calcio, uscito al cinema nel 1984 è ancora attuale. Parliamo de L'allenatore nel pallone con il mitico Lino Banfi. Al galà del nuovo governo italiano il capo della Lega, Matteo Salvini, si è intrattenuto con l'attore chiamandolo Oronzo Canà e parlando della Bizona, ovvero il 5-5-5.
Ho intervistato Banfi al Festival di Venezia del 2014 e mi disse che la scelta del nome dell'allenatore della Longobarda la propose nientemeno che Nils Liedholm; a dire il vero, gli chiese di girare un film su Oronzo Pugliese, focoso allenatore degli anni Sessanta e Settanta. Da lì l'idea di Oronzo Canà, cognome da legare al nome della moglie Mara, dando vita all'esilarante gag sullo stadio Maracanà.
Il film è godibilissimo, una commedia italiana che mette in risalto le doti comiche di Banfi, ma al tempo stesso anche una sceneggiatura semplice, ma non banale. Rivedetelo ascoltando solo le battute e vi accorgerete della scrittura che ci sta dietro. Le parolacce ci sono, ma son dette alla pugliese da Banfi.
Lino, grandissima maschera comica, interpreta l'allenatore della Longobarda promossa in serie A, e tira fuori il meglio della sua verve sia facciale che battutistica. Ci sono poi Gigi (Giginho) e Andrea, scalcagnati talent-scout brasiliano e direttore sportivo.
E qui entrano in gioco gli equivoci e i tentativi di truffa alla Totò. C'è posto anche per la moglie sexy del presidente cornuto, per il mesto Crisantemi, panchinaro della squadra che, secondo Oronzo, è il porta-sfortuna della Longobarda, per la suocera cantante lirica, per i due tifosi gemelli. E poi c'è il calcio con Ancelotti, Chierico, Graziani, Pruzzo, De Sisti, Spinosi e Liedholm.
Il navigato e bravo regista Sergio Martino si è divertito alla grande girando il film: è stato in Brasile al Maracanà, ha avuto l'idea poi di riprendere varie partite calcistiche vere con squadre che, giocando in trasferta, allora, avevano la divisa color bianco. Così ha fatto poi vestire dello stesso colore la Longobarda. Sono stati inseriti i personaggi più significativi dei media dell'epoca: il telecronista Martellini e il giovane giornalista Fabrizio Maffei, il magro “Bisteccone” Galeazzi e il grande Aldo Biscardi con il suo Processo. Non poteva mancare poi un cronista checceggiante de La Gazzetta dello Sport. Esilaranti le scene girate in Brasile con Gigi e Andrea, nonché l'equivoco con il medico-calciatore Socrates: Canà, pur di ingaggiarlo, si fa operare di appendicite. Peccato che il chirurgo sia solo un omonimo.
Si ride per questo film e si gioca anche a calcio, la star è Aristoteles, trovato in Brasile in un campetto a fianco del Maracanà. Questi, Urs Althaus, ha partecipato come attore ne Il nome della rosa, ma c'è da dire che a pallone sapeva veramente giocare, avendo militato con lo Zurigo Calcio nel campionato svizzero.
C'è un'esplicita presa in giro degli allenatori e dei procuratori, dei vezzi e delle stramberie dei presidenti-padroni. In un'inquadratura si vede la mano con l'orologio sopra il polsino della camicia, cioè l'Avvocato, ma chiaramente non è la sua, bensì quella del regista Sergio Martino.
Il presidente Borlotti alla fine si sbottona: ha voluto come allenatore lo sfigato Canà per tornare in serie B, visti i costi della serie maggiore. Ma Oronzo nell'ultima partita ha uno scatto d'orgoglio, fa entrare la stella brasiliana, che con una doppietta capovolge il risultato e la Longobarda resta in serie A. Canà viene esonerato sul campo, ma osannato dalla folla, che con i due tifosi gemelli viene portato in tripudio. Nasce la battuta cult che Lino ha improvvisato al momento, in quanto frutto di una situazione vera:
"Mi avete preso per un coglione"
"No, sei un eroe".
Invece nella foga della scena gli era stato stato involontariamente schiacciato l'attributo.

mercoledì 13 giugno 2018

lunedì 11 giugno 2018

ASPETTANDO IL MONDIALE/ Calcio, tifosi e allenatori dipinti nel Presidente del Borgorosso FC


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ASPETTANDO IL MONDIALE/ Calcio, tifosi e allenatori dipinti nel Presidente del Borgorosso FC


Il presidente del Borgorosso Football Club non è un filmone, ma Albertone Sordi è l’attore giusto per questa pellicola del 1970. Manca il suo sceneggiatore di fiducia, Rodolfo Sonego, e si sente, sia nei dialoghi (un po’ banali) che nella sceneggiatura, molto sfilacciata e un po’ inconcludente. La storia è molto semplice, Benito Fornaciari (Albertone) eredita alla morte del padre la ditta e la squadra di calcio del Borgorosso F.C. È da trent’anni che manca dal paese, ha lasciato la nativa Emilia Romagna e lavora come segretario di un monsignore in Vaticano.
È un uomo morigerato e pio che arrivando in paese pensa di disfarsi della squadra. Di colpo invece si appassiona al calcio, e qui notiamo un buco di sceneggiatura, e inizia a spandere e spendere. Assume un tecnico argentino, caricatura del mago Helenio Herrera, compra raggirato dei brocchi venduti per campioni, acquista una Maserati cabrio e un pullman nuovo di zecca per la squadra. La porta in ritiro e diventa uno sciupafemmine con le mogli dei calciatori.
Tutto il paese impazzisce per lui e la squadra, ma i risultati non vengono. Albertone esonera il mago argentino e si siede in panchina. Risale la china a suon di vittorie, ma nella partita decisiva istiga i tifosi che invadono il campo. La squadra viene penalizzata e nel frattempo i soldi finiscono: gli viene pignorata la villa e la ditta, ma con un colpo da maestro, durante l’assemblea dei soci e tifosi che cercano di esautorarlo, si presenta con Omar Sivori. I tifosi vanno in tripudio con un carosello per le vie del paese.
I passaggi sono molto sfilacciati, basta pensare al finale, ma Albertone è un grande interprete, anticipa con la sua caratterizzazione l’idea di padre-padrone-allenatore alla Berlusconi, prende in giro i presidenti incompetenti e i procuratori affaristi. Esilarante anche se non nuova la gag in cui dalla finestra arringa come il Duce i tifosi inferociti. Oppure quella precedente quando vestito da donna cerca di sfuggire alla folla indiavolata. Grande il suo dualismo, da segretario riservato a presidente da bar, due visi, due modalità completamente diverse di interpretazione.
Il film esalta i lati surreali del mondo calcistico, come ad esempio la scaramanzia nella scena della squadra dagli zingari, situazioni vere, basti pensare ai “maghi” a cui si rivolgevano Nils Liedholm e Massimo Moratti. E poi i tifosi. Sono parte integrante della storia: esultano, urlano, sono esasperati, ma seguono la squadra in capo al mondo e partecipano alle gioie e ai dolori di essa. Con tanto di parroco in testa.
Pallone e squadra come unità di paese. E questa non è un’esagerazione, penso a quando la squadra di seconda categoria del mio paese, promossa matematicamente in prima categoria, e in vantaggio sugli avversari nell’ultima partita, venne penalizzata di sei punti perché i tifosi di casa entrarono in campo e picchiarono alcuni giocatori. Tutto il mondo è paese, anche se poi nel settembre successivo i due capipopolo della tifoseria furono premiati con tanto di targa come miglior tifosi.
L’idea di portare in squadra El Cabezon Sivori non era male, ma di fatto El Campeon, che si era appena ritirato dal calcio giocato, è poco sfruttato, una comparsata e via. Senza Albertone il film sarebbe naufragato, invece è un film cult sul calcio: ancor oggi viene utilizzato non solo nel calcio lo slogan: Chi s’estranea dalla lotta, è un gran figlio di m……!!!!

venerdì 8 giugno 2018

Alicia Gimenez Bartlett - NIDO VUOTO - 7

Alicia Gimenez Bartlett
NIDO VUOTO 
Sellerio




Una bimba di otto anni ruba la borsa con tanto di pistola alla nostra ispettrice. Con la stessa arma vengono commessi tre omicidi. Si scoprono situazioni di immigrazione clandestina, di prostituzione e di pedopornografia. Si arriva poi ad un orfanotrofio diretto da una vedova alquanto da sospettare.
Racconto un po' crudo che si conclude con il matrimonio di Garzon con la dura bella, sella sottoposta Yolanda con un altro pulotto e di Petra con un architetto con tre figli.

mercoledì 6 giugno 2018

martedì 5 giugno 2018

ASPETTANDO IL MONDIALE/ Pelè, il film su O Rey e il suo segreto a base di ginga.



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ASPETTANDO IL MONDIALE/ Pelè, il film su O Rey e il suo segreto a base di ginga.


Il gioco più bello del mondo è  il calcio. Qual è il calciatore più forte della storia? Stiliamo una classifica: Pelé, Maradona, Messi e Ronaldo. Nel mio personalissimo cartellino aggiungerei Van Basten se non si fosse ritirato a 30 anni e Ibrahimovic. Se O Rey e il Pibe si contendono il primo posto in assoluto,  in questo momento però abbiamo due grandissimi campioni la Pulce e CR7, non ultimo il suo grandissimo gol in rovesciata contro la Juventus dove tutto lo stadio si è alzato ad applaudire.
Il film che vi propongo, Pelé, è del 2016, racconta la vita del ragazzino povero che arriva a vincere con la nazionale brasiliana a 17 anni la Coppa Rimet (del Mondo). Il film si ferma qui, ma Pelé con il Brasile vinse anche le edizioni del 1962 e 1970. Un film favola che celebra solo una parte di carriera. Sui titoli di coda appare la scritta che segnò 1283 goal, alcuni hanno dei dubbi, ma lui e i tifosi del bel calcio non ne hanno.
Ai tempi suoi non c'erano i mezzi video odierni e questo è un peccato. Noi italiani c'è lo ricordiamo nella finale di Mexico '70, quando con i suoi assist e il gol di testa non sovrastò solamente Burgnich, ma un'intera squadra. Vinse tutto quello che poteva vincere, scudetti, coppe, mondiali, classifiche goleador.
Il film non è un'opera d'arte, ma per gli amanti del calcio è sicuramente un documento da avere nella propria videoteca. C'è anche il cameo dello stesso Pelé: i calciatori del Brasile si divertono a passarsi il pallone dalla cucina, alla sala da pranzo, alla hall dell'albergo che li ospitava in Svezia, il giovane attore Pelé urta la zuccheriera che il vero Pelé ha sul tavolino. Queste scene ricordano le pubblicità Nike di alcuni anni or sono con la compagine verde-oro che si divertiva in aeroporto. Il suo gol più bello è stato ricostruito al computer, lo ha segnato  alla Juventus di San Paolo, scartando quattro avversari con tre sombreri
I telecronisti hanno sempre esaltato il gioco dei verde-oro dicendo che ballavano la samba, ma Pelé, quando il film fu presentato in Italia affermò: "La ginga è il fattore decisivo per giocare a calcio, un atteggiamento in cui il talento prevale sulla tecnica, il piacere del gesto è dominante, dovendo scegliere solo un calciatore con queste caratteristiche dico Messi". La ginga è la radice, il modo di essere brasiliano. È il passo base della capoeira, ciò che unisce i colpi di attacco, le schivate difensive e le acrobazie. Riportata nel calcio, è tutto quanto si può fare con il pallone, utilizzando il proprio talento. Ricordiamoci però che a Pelé il talento lo ha dato sicuramente Dio.
Tre brevi annotazioni. Ho invidia di un amico che possiede una foto più unica che rara, lui insieme a Pelé e Maradona. Io mi accontento della sua dedica personale con autografo che mi ha regalato alla presentazione del film in Italia. Essendo mio nonno paterno nato a Sau Paolo in Brasile, ho un po' di ginga nella mia anima, ma ho solo quella, il talento del calcio invece è sempre stato sottoterra.

venerdì 1 giugno 2018

Alicia Gimenez Bartlett - IL CASO DEL LITUANO - 6

Alicia Gimenez Bartlett
IL CASO DEL LITUANO
Sellerio



Un libro con tre racconti scritti per un quotidiano spagnolo.

IL CASO DEL LITUANO
Un bel lituano viene trovato morto ucciso da un colpo di pistola vicino a un parcheggio. La pista passionale sarà la verità 

MORTE IN PALESTRA
Viene trovato morto nella sauna chiusa dall'esterno un bullo di periferia.

LA VOCE DEL SANGUE
Quattro donne morte nella stessa stanza con un colpo di pistola. Una casa d'appuntamenti.  Una ventenne con un passato particolare