lunedì 3 febbraio 2014

LA STORIA NON È UNA FICTION




LA STORIA NON È UNA FICTION.
Questo il testo dello striscione che sedicenti antifascisti dei centri sociali hanno issato nel teatro di Scandicci in cui era in scena uno spettacolo sugli esuli istriani e sulle foibe ad opera del cantautore Simone Cristicchi.


Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo in cui si commemora questa triste tragedia.
È sconcertante che nel 2014 ci sia ancora chi voglia sovvertire la storia manifestando in maniera violenta e prepotente, sostenendo che tutto ciò sia una fiction, una finzione.
Francamente non so, ma lo voglio appurare, se nei testi scolastici odierni di storia si parla degli eccidi delle foibe. Ai miei tempi il testo di Camera-Fabietti, in uso nelle scuole superiori, non ne faceva cenno. Ho scoperto le foibe nel romanzo di Carlo Sgorlon, LA FOIBA GRANDE, verso la fine degli anni '90.
Achille Occhetto disse che scoprì le foibe dopo il 1989. Ma i comunisti targati PCI sono sempre stati avvezzi al non sapere: ignoravano che c'erano degli italiani comunisti nei lager di Stalin sin dagli anni venti e trenta, ignoravano che molti  alpini rimasti nella sacca del Don finirono i loro giorni nei gelidi campi di concentramento sovietici.
Istruttivo è il libro A MOSCA SOLO ANDATA di A. Petacco

Il compagno Ercoli ed il cognato Robotti, docet.

Smemorati o coscienti negazionisti?
Non a caso Togliatti nel '46 promulgò l'amnistia per i crimini compiuti in clima di guerra civile.
Perlopiù perpetrati da compagni comunisti: foibe, Porzus, triangolo emiliano della morte, la volante rossa di Milano. Questi i più conosciuti, ma forse è meglio rileggere IL SANGUE DEI VINTI di G. Pansa.

Quando si mette in discussione la storia, scritta dalla sinistra, emerge la parola revisionismo, intesa  come fosse un peccato mortale.

Così è per i poveri morti delle foibe.