ARRIGONI E LA BELLA DI CHIARAVALLE
Mondadori
Questo giallo di Crapanzano mi è piaciuto un sacco. Perché?
L’autore riesce a trasportare e a far trasparire sul commissario Arrigoni tutta
l’umanità che un uomo può avere verso se stesso e gli altri. Sia che siano
assassini, peccatori, falliti, poveracci. Meglio di Maigret.
Questa la storia.
Viene ritrovata assassinata con forbiciate all’addome una bellissima giovane,
la Lina. Siamo nella prima metà degli anni ’50 a Milano, si prendeva il tram,
si andava a piedi, l’atmosfera era di una città che stava ricostruendosi dopo
la guerra.
Si era a qualche anno dalla legge Merlin che avrebbe chiuso tutti i casini (le case chiuse).
La Lina era una bellissima prostituta che si alternava tra Milano, Torino, Genova e Trieste con tanto di facoltosi amanti extra lavoro.
Nata povera, poi mondina, sveglia e consapevole della propria bellezza aveva
capito che il suo corpo l’avrebbe potuta rendere ricca e indipendente. Arrigoni
da buon servo dello Stato non giudica il
suo lavoro, le case chiuse erano legali, e neppure la povera Lina. Si trova a
tu per tu con una disinvolta e provocante collega/amica della Lina, Veronica,
che lo turba ma non lo fa deviare dalle sue certezze, la famiglia e il lavoro.
Le indagini e gli interrogatori si alternano senza frutto,
finché un’intuizione del ns. genera un concatenarsi di rivelazioni che portano
alla risoluzione del caso. Osservazione, ragionamento, intuizione, niente Dna e
Csi ed il caso viene risolto.
Dulcis in fundo, il suo spocchioso vice, alla
veneranda età di 54 anni, trova l’anima gemella. Non è mai troppo tardi… di
rivalutare l’umanità che è negli altri uomini, anche i più apparentemente
cinici.