martedì 29 novembre 2011

TGCOM24 - L’informazione con te, sempre.


TG COM 24
L’informazione con te, sempre
.

Faccio fatica a guardare i telegiornali, ma ieri sera ho seguito la prima edizione delle all-news di Mediaset, TGCOM24.
A dir la verità mi sono sintonizzato sul canale due minuti prima delle ore 20.30.
C’era in bell’evidenza un countdown con una musica esasperata, troppo forse. Colori predominanti rosso e blu.
Poi è partita la sigla tipo reading architettonico con il vicedirettore, Annalisa Spiezie, in piedi vicino a uno schermo gigante.
Annuncio di collegamenti con Il Cairo, New York, Londra, Gerusalemme, Roma con il Consiglio dei Ministri.
La grafica non è male, deve essere ben leggibile, perciò bandino rosso con caratteri bianchi a prova di orbo. Forse l’occhiello non lo è altrettanto, anzi visto così è inutile.
I primi venti minuti passano tra un ping pong con i collegamenti e con il botto (?) della serata: in collegamento da Roma, Gianfranco Fini. Più che un tg sembra un approfondimento. Il nemico di Berlusconi è stato reintegrato? Oppure sdoganato? Certo che partire con Fini è in apparenza un buon colpo.
Alle 20.58 un breve stacco di pubblicità e poi la Spiezie che si collega con la senatrice Bonino che parla delle elezioni in Egitto. Ping pong con i vari collegamenti (Londra per ora escluso) e con la postazione internet con un giornalista in camicia bianca e cravatta stile ex direttore del TG1, che oggettivamente non aggiunge nulla ma spia nei siti del Corriere.it e Ansa.
Uno sguardo a Roma sui vice-ministri e sottosegretari di governo.
Due cose: alle 20.30 bisogna fare per forza approfondimento (vd. Fini e Bonino) che in realtà è solo superficiale con opinioni di parte o di circostanza?
Secondo: immagini poche, anzi pochissime, in split video sempre con i collegati.
Ma siamo sicuri che i vari inviati sono in loco? Vedere un Alfredo Macchi con lo sfondo delle luci di piazza soffuse da Il Cairo mi sovveniva i collegamenti di Caccamo e Vettorello.
Niente di nuovo. Ho poi cambiato su Fiorello.

domenica 27 novembre 2011

Book da leggere: L'APOSTOLO PAOLO


Joseph Holzner
L'apostolo Paolo
Morcelliana


Probabilmente, anzi sicuramente, ho frequentato poco il catechismo.
Avevo un’immagine tutta mia di S.Paolo: basso, tarchiato, nervoso, irruente, un po’ invasato. Qualche prete me l’avrà comunque inculcato.
Questo è un libro che bisogna assolutamente leggere.

Joseph Holzner oltre che sacerdote è stato il massimo esperto e studioso di S. Paolo. Ha dedicato una buona parte della sua vita a viaggiare e studiare l’esistenza e le lettere del patriarca della Chiesa.

S. Paolo era un dottore della legge ebraica. Era istruito, conosceva il greco, l’aramaico, il latino ed era tenuto molto in considerazione. Quando fu lapidato S. Stefano aveva circa 30 anni, non era perciò un giovinetto, e partecipò attivamente al martirio del primo cristiano.

Mi hanno colpito molte cose della personalità di S. Paolo. Eccole di seguito.

Non aveva conosciuto Gesù, ma la folgorazione sulla via di Damasco l’aveva convertito a Lui totalmente. Chissà se l’avesse conosciuto in vita!
Ma era scritto che doveva arrivare dopo Gesù per annunciare la Chiesa oltre i confini della Palestina.
La sua certezza era in Cristo, la sua decisione, il suo impeto erano la fede in Cristo.
Sia che mangiate, sia che beviate, siete di Cristo.
Una visione della vita e dell’esistenza Cristocentrica. Come Giovanni Paolo II, come Benedetto XVI. Mi ricorda molto don Giussani.
Un uomo certo, senza paura, ma al tempo stesso umile, affezionato a Barnaba e Timoteo, a Pietro, agli altri cristiani che incontrava nei suoi viaggi.
Attento al bene della Chiesa.
Soffrì, fu lapidato e creduto morto, fustigato, incatenato e martirizzato a Roma.
Visse sempre del suo lavoro di tessitore per non pesare sulla Chiesa.
Viaggiò senza sosta per visitare le comunità cristiane e per annunciare Gesù ai pagani. Si sentiva l’ultimo degli ultimi, il più infimo, ma la sua energia di adesione a Cristo era totale.
Chi non desidererebbe essere così?

mercoledì 23 novembre 2011

IL PIU' GRANDE SPETTACOLO DOPO IL WEEK END


Il più grande spettacolo dopo il weekend: quali segreti dietro il successo della seconda puntata?

Ascolti tv da record per la seconda puntata di Il più grande spettacolo dopo il weekend. 12 milioni 157 mila telespettatori di media, per uno share del 42.60%, con picchi di 14 milioni 695 mila alle 21.47, nel momento in cui si esibivano i Coldplay e un successivo picco di share del 49.17 sui saluti finali di Fiorello, prima della sigla finale. Il secondo appuntamento con il varietà di Rai Uno, rispetto al primo, ha guadagnato il 3.41% di share e 2 milioni 361 mila telespettatori. La puntata di ieri, lunedì 21 novembre, dello show di Fiorello, escludendo i vari Festival di Sanremo e gli eventi speciali in generale, è storicamente inquadrabile come lo show di prima serata più visto dal 2006 ad oggi, e al secondo posto troviamo la prima puntata del varietà. Gianni Foresti, in esclusiva per Ilsussidiario.net, commenta con il suo stile un po’ bonario e un po’ tranchant, le ragioni di questo grande successo televisivo. Il programma di Fiorello ha stravinto anche lunedì sera. Numeri da finale di calcio della Champions League con una squadra italiana. E il Grande Fratello di Mediaset? Legnata: 15,71% di share e 3.800.000 teste. Alcune considerazioni. Se nella prima puntata il programma era stato visto soprattutto dai quarantenni in su, questa volta Fiore ha puntato molto sui giovani. È partito coi Cordplay (alla romana), poi con Caparezza, l’attrice Laura Chiatti, i monologhi sulle ragazze che si stirano i capelli e lo slang alla scialla, e la tecnologia alla Twitter (è un suo sponsor?). Per i meno giovani c’era Michael Boublè con le sue melodie, le battute (questa volta un po’ loffie) sulla politica del nuovo e vecchio governo con canzoncina annessa (Ciao, ciao Brambilla…), una canzone del 1968 di Caterina Caselli, e una ancora bella Edwige Fenech. Senza dimenticare Freddy Mercury, la spassosa imitazione di Salvo Sottile, X Factor5 con Marco Baldini/Ariso e Fiorello/Morgano. È proprio un varietà e c’è divertimento per tutti, due ore spassose che tolgono la tristezza della crisi contingente. Fiore non c’è dubbio è bravissimo, è capace di coinvolgere le persone a casa e quelle sul palco con lui. Usando termini da prima Repubblica, si potrebbe dire che è un artista nazional-popolare, che attrae anche i giovani. La sua è una bella ironia, non è mai sfacciata e strafottente, non umilia mai nessuno. I vari comici schierati dovrebbero imparare da lui. Il sesso poi è un argomento che Fiorello normalmente non tocca e qui l’ha solo sfiorato garbatamente tirando in ballo Bruno Vespa. Ma c’era un motivo, il nostro sapeva che dopo di lui ci sarebbe stato Porta a Porta.
Il “furbetto” di Bruno Vespa ha ambientato la puntata su Fiore, facendo rivedere ampi stralci della prima e seconda puntata. E gli è andata di lusso con il 28% di share e 2.900.000 telespettatori . Si può dire che ha concluso la corsa in velocità, ma con la benzina di Fiorello. Ha battuto anche la svogliata e insulsa comicità di Mai dire Grande Fratello che si è fermata al 20% di share con un milione di spettatori. Speriamo che Vespa si calmi, sennò da lunedì prossimo il titolo del programma sarà: # Il più Lungo spettacolo dopo il weekend!

venerdì 18 novembre 2011

La Réclame: il bacio di Giuda


Il bacio di Giuda

Lo scopo lo ha ottenuto, chi? Benetton.
Era dai tempi delle campagne di Oliviero Toscani (il morente di Aids, il bacio della suora al prete) che l’azienda trevigiana non faceva parlare di sé.
Più che dei prodotti, vuol risvegliare nelle menti delle persone che esiste un brand.
Non so come vadano gli affari alla Benetton, se fa cucire i vestiti in qualche angolo sperduto e sfruttato dell’Asia, sta di fatto che la campagna ha dato i suoi frutti prima ancora di cominciare.
Il bacio tra Obama e il premier Cinese, tra Papa Benedetto XVI e l’Iman del Cairo, tra il Berlusca e la Merkel di fatto li abbiamo visti su internet e sui media. Tutti ne hanno parlato e la Casa Bianca ed il Vaticano si sono indignati.
Ma il pulcino è comunque uscito dall’uovo.
Una campagna pubblicitaria scadente e vecchia, provocatoria, con intenti da furbetti del quartierino. Non perchè abbia toccato i potenti della terra, ma perchè in sé non dice nulla: parla di pace? Bhò. Parla di unità? Bhò.
Un brand deve essere rivitalizzato a livello mondiale? Coinvolgiamo Obama e il Papa ed il mondo (bene o male) ne parlerà.
Ci mancava che ritraessero il bacio di Giuda a Gesù.
Inutile indignarsi davanti alla stupidità
Bisogna solo ignorare.

martedì 15 novembre 2011

Fiorin Fiorello (vai a IlSussidiario.net)


Inizio snocciolando un po’ di dati trapelati.
Rai Uno, IlpiùGrandeSpettacolodopoilweekend: 4 puntate, costo totale 12 milioni, scenografia 800.000, Fiorello 300.000 euro a puntata.
Prima puntata 9.800.000 telespettatori con il 39% di share.
La concorrenza Mediaset con Il Grande Fratello si è fermata al 3.900.000 con il 16,50%.

Parliamo di Fiorello. Da tanto lo considero in numero uno, non ha rivali. Sa cantare, presentare, ballare, ha la battuta pronta. È simpatico e coinvolgente. Piace ai giovani ed agli adulti.
In questo fine weekend ne sono successe d’ogni. Il primato della politica è stato sconfitto dalle esigenze di stabilità economica. Monetine comprese. E Berlusconi ha abdicato, come la sua ammiraglia.
Nulla si poteva fare contro Fiore. C’è bisogno di sicurezza nella vita e quando essa non c’è, si cerca lo svago.
Così come dopo l’attentato alle Torri Gemelle i telespettatori premiarono gli show di Panariello, perché ci rassicuravano con un’aria di nostalgia dei bei tempi andati, basta pensare alla scenografia con un vecchio autobus in scena, anche ieri sera la funzione sociale della tv e di Fiorello si è rivelata tranquillizzante e vincente. Per inciso il produttore è sempre Ballandi e la rete è sempre RaiUno.
La scena, rispetto al 2001, è ipertecnologica, ma siamo nell’era dell’iPad.
In dieci anni internet e i suoi derivati sono stati assimilati come normalità.

Fiore non ha affondato il coltello nella politica, nella crisi, ma ha sbeffeggiato in maniera cordiale il Cavaliere e i suoi discepoli:
- Monti, attenzione che il Cavaliere dopo tre giorni risorge.
- Ad Arcore le bandane sono a mezz’asta.
- Il CdA della Rai e il direttore Mazza hanno già i trolley pronti.
- La Santanchè piangeva, piangeva: dalla plastica all’umido.

È stato bipartisan:
- Le monetine le hanno lanciate ma poi se le sono riprese.
- Fassino mentre gli altri facevano festa è andato a cena.

Ha mixato la musica con le sue battute portando sul palco i duetti con Giorgia e poi con il leader dei Negramaro. La musica è uno dei suoi punti di forza, come le imitazioni, vedi quella di Luis Enrique con Borriello.
Ha voluto poi il numero uno del tennis mondiale Novak Đjoković , uomo semplice e scherzoso, con cui ha giocato e vinto a tennis padella.
Di tanto in tanto sbirciavo il GF e la Marcuzzi, ma i litigi della casa mi davano ansia.
Ed allora meglio ritornare da Fiore.
Che dire? Il suo One Men show è vincente, ma…. la vita continua e stamane mi son svegliato con un senso di malinconia.
E se non bastasse solo Fiorello?

lunedì 14 novembre 2011

Domande di economia







Non sono un esperto in economia, ma cosa farà Monti? Raschierà soldi in tutte le maniere possibili, non guarderà in faccia nessuno e adempierà il compito assegnatogli. La sua azione sarà sicuramente impopolare, ma questa è la sua mission.
Se in Grecia viene nominato premier l'ex vicepresidente della BCE, se in Belgio il Pil cresce del 3% in 14 mesi senza un governo al timone, se in Italia viene dato il comando ad un professore economista, mi sorge una domanda: ma la politica che ci sta(va)a fare?

Ribadisco che non mi occupo di economia, ma dopo le notizie su Unicredit mi sono fatto dei ragionamenti.
Alessandro Profumo ha comprato tutto quello che poteva all'Est, ma in Italia ha dovuto ingoiare Banca di Roma e Banco di Sicilia.
Crisi mondiale, tutte le banche esposte. Crisi italiana e Unicredit nell'occhio del ciclone. Perdite per 10 mld nel trimestre, esuberi per 5.200 lavoratori.
Mi sorgono alcune domande: che Profumo abbia visto lungo e si sia fatto dimettere per non finire nella mediocrità?
Che la finanza conti di più e condizioni la politica?
Che sia stata la finanza europea a voler far fuori Berlusconi?

mercoledì 9 novembre 2011

Book da leggere: SIMENON














Ecco due libri per chi ama il papà di Maigret, Conversazioni con Simenon di F. Lacassin e Intervista con Georges Simenon di Carvel Collins. Il primo è ancora in circolazione edito da Lindau, mentre il secondo è fuori catalogo ed è di Minimum Fax.
Per chi è appassionato dei libri di Simenon, queste due conversazioni vanno lette, ci fanno un po’ capire la sua personalità.
A 16 anni, licenziato come commesso di libreria, entrò nella redazione di un giornale per farsi assumere e il bizzarro caporedattore lo accontentò.
Iniziò perciò la sua carriera di giornalista e ben presto iniziò a scrivere per il giornale dei romanzetti popolari. Si firmò con 21 pseudonimi e scrisse nella sua vita circa 500 romanzi. Il primo romanzo popolare lo scrisse in una mattina. Poi continuò a scrivere questi tipi di romanzi ad uso ragazzi, portinaie, casalinghe, popolo semplice.
Da Liegi si spostò a Parigi e poi da lì andò in giro per il mondo, sostando anche alcuni anni negli Stati Uniti. Girò per quasi due anni in chiatta per i fiumi di Francia con la prima moglie. Si alzava alle prime luci dell’alba e si metteva a scrivere a macchina su un tavolino da campeggio. Un giorno in pantaloncini e canottiera si accorse, quando il sole era orma alto, che sopra di lui a ridosso di un muro, c’erano un centinaio di ilari bagnanti che lo osservava lavorare.
A scrivere un episodio di Maigret impiegava non più di 11 giorni. Si isolava da tutti, sospendeva gli appuntamenti, non si faceva passare le telefonate. Aveva una libreria piena zeppa di guide telefoniche della Francia, da cui attingeva per i nomi dei protagonisti dei suoi romanzi. Ne sceglieva 30 e man mano ne scartava fino ad arrivare ad un massimo di 12. Passeggiava avanti e indietro per la stanza ripetendo a voce alta il nomi scelti, scartando quelli che non gli suonavano bene.
Poi redigeva il profilo di ciascuno dei rimanenti ed iniziava a scrivere a macchina il romanzo con protagonista Maigret.
In queste interviste racconta che il suo modo di scrivere è molto essenziale e chiaro, non arzigogolato. Dopo la prima battitura lo rileggeva e toglieva tutti gli aggettivi e le frasi che gli sembravano superflue. Il lettore doveva entrare subito nella scena. Una scrittura asciutta, che non poteva contemplare ad esempio la parola crepuscolare.
Nei romanzi popolari e commerciali, scriveva sempre un capitolo che rispecchiava il suo modo vero di scrivere. Diceva che se guardi una mela in un dipinto da Cezanne, capisci subito che pennellate semplici e decise il pittore ha dato, e così voleva che fosse la sua scrittura.

Racconta che su di lui ebbero un influenza i libri di Gogol, ed anche, seppur meno quelli di Dostoevskij. Amava J. London e quando soggiornò in America lesse in inglese i libri non tradotti in francese.

Molti dei personaggi dei romanzi li aveva incontrati nella vita reale e li aveva adattati per i suoi libri: si fermava nei bar, nelle osterie, sulle chiuse fluviali ed osservava la gente.
Prediligeva i poveracci, i falliti, chi era solo.
La solitudine contraddistingue la vita di molti suoi personaggi, in primis Maigret, uomo che non dava quasi mai giudizi morali sui suoi indagati.
Simenon conosceva gli uomini ma non si considerava uno psicologo, diceva:
- Ancora una volta, è piuttosto una questione di sensibilità… Essere psicologo presuppone un’intelligenza, io non ne ho.
E alla domanda che lo interroga su come mai il problema religioso non comparisse molto nelle sue opere, risponde:
- Perché non mi preoccupa affatto, proprio per nulla… Ho ricevuto un’educazione religiosa. Sono stato educato prima in un collegio di frati. In quanto alla fede, ho smesso di credere dall’età di quindici anni. Definisco fede ciò che mi hanno inculcato di giorno in giorno, come si fa con le iniezione e i vaccini.

Se volete leggere poi una sua biografia che anch’egli ha condiviso ecco Georges Simenon – Alla scoperta di un protagonista del Novecento di Stanley G. Eskin uscito nel 1987, due anni prima della morte dello scrittore. Ripercorre in pratica tutta la vita di Simenon sotto l’aspetto professionale ma anche personale

lunedì 7 novembre 2011

GF bollito?


E siamo alla dodicesima edizione. Pensate, 12 anni 12 di Grande Fratello. Che sia l’ultimo anno?
Speriamo.
Dopo la buona partenza della prima puntata con 6.400.000 telespettatori con più del 26% di share, c’è stato un forte rallentamento. Premesso che finora le fiction di Rai Uno non hanno dato i risultati eclatanti dello scorso autunno, nessuno a Canale5 si aspettava una debacle come questa.
La seconda puntata del GF si è arenata al 17,28% di share con 3.500.000 teste. Quasi doppiata dalla fiction Cenerentola con circa 7.000.000 utenti e con un ottimo 27,94%.
Le avvisaglie c’erano già nei dati di domenica dove Rai Uno aveva portato a casa propria 6.400.000 persone con un 26,18%.
Ho dovuto sorbirmi anche Cenerentola. È una delle fiabe più famose, ed il test che gli ascolti sarebbero stati buoni mi è stato dato domenica sera da mia moglie, lei che guarda raramente la televisione, ha voluto vedere la fiction in chiave moderna della famosa fiaba.
A me non è piaciuta, come la maggior parte dei prodotti simili italiani, ma io non faccio testo, sono un critico di natura.
Che l’uomo abbia voglia di sognare e svagarsi in una situazione fiabesca, dove alla fine prevale l’amore, è un dato sicuro. In un momento di crisi e incertezza generale come quella che stiamo vivendo, cosa c’è di meglio di poter dimenticare per due sere i problemi oggettivi e di svagarsi su una nuvola che ci riporta alla dolce infanzia, quando ancora speravamo che i sogni si avverassero?
Anche la Cenerentola televisiva perciò diventa virtuale come gli altri programmi.
Mai come il GF.
Che dire? Sto GF ha forse veramente stufato o è usurato?
Che in Italia abbia resistito così a lungo è un successo sia per Endemol che per Canale 5, in altri paesi è stato chiuso per mancanza di ascolti.
Ogni anno parlo male del GF, la sua vacuità ed inutilità la si tocca con mano.
Cosa c’entra con la vita reale? Nulla.
È diseducativo al massimo, anzi al cubo (non che il resto dei programmi siano educativi), ma l’astrazione che diffonde e la finta allegria che vi si vive hanno lasciato e lasciano il segno nelle nuove generazioni.