sabato 29 febbraio 2020
venerdì 28 febbraio 2020
mercoledì 26 febbraio 2020
martedì 25 febbraio 2020
ARDEA LIZZINI - IL SOFFIO DEL VENTO DELL'EST - ISOLE SOLOVKI - Isola delle Lepri
Ardea Lizzini
IL SOFFIO DEL VENTO DELL'EST
Edizioni SEGNO
In questa isola desolata e spoglia venivano mandate le donne. Come avrebbero fatto a sopravvivere?
domenica 23 febbraio 2020
PARADISE ROAD/ Un film con la vera forza che parte dal canto
PARADISE ROAD/ Un film con la vera forza che parte dal canto
Da adolescente, a metà degli anni ’70, ho trascorso delle belle vacanze estive in Val Venosta a Malles, dove la natura e le montagne si uniscono dando vita a un panorama bellissimo. Appena fuori il paese c’era una caserma degli alpini che incontrammo durante un’escursione in alta montagna. Come detto, in estate il paesaggio era eccezionale, ma, a detta dei militari, in inverno invece c’erano due metri di neve e perciò erano costretti a stagnare sempre chiusi in caserma.
Vent’anni dopo conobbi per lavoro un architetto che aveva svolto il servizio militare come Ufficiale di complemento proprio a Malles e mi disse che in inverno aveva organizzato, per non buttar via il tempo, un coro di canti di montagna e andavano a esibirsi nei paesi e nelle valle vicine. E il morale dei soldati si era alzato. Una storia forse banale, in un microcosmo in mezzo ai bricchi, che ha dato senso a una leva militare considerata inutile in quel momento.
Il film che vi propongo ha una traiettoria simile, anche se più terribile. Paradise Road è del 1997 ed è stato cestinato dai critici velocemente. Diversi i motivi: per non urtare la sensibilità dei giapponesi che sono permalosi ma allo stesso tempo una potenza economica, storia considerata stantia, come le interpretazioni e dialoghi superficiali. Se il film fosse uscito in questi anni con il martellamento rosa di #Me Too avrebbe riscosso un grande successo.
Vent’anni dopo conobbi per lavoro un architetto che aveva svolto il servizio militare come Ufficiale di complemento proprio a Malles e mi disse che in inverno aveva organizzato, per non buttar via il tempo, un coro di canti di montagna e andavano a esibirsi nei paesi e nelle valle vicine. E il morale dei soldati si era alzato. Una storia forse banale, in un microcosmo in mezzo ai bricchi, che ha dato senso a una leva militare considerata inutile in quel momento.
Il film che vi propongo ha una traiettoria simile, anche se più terribile. Paradise Road è del 1997 ed è stato cestinato dai critici velocemente. Diversi i motivi: per non urtare la sensibilità dei giapponesi che sono permalosi ma allo stesso tempo una potenza economica, storia considerata stantia, come le interpretazioni e dialoghi superficiali. Se il film fosse uscito in questi anni con il martellamento rosa di #Me Too avrebbe riscosso un grande successo.
Il regista è l’australiano Bruce Beresford, famoso in patria, non molto in Europa, anche se ha diretto il film pluripremiato con l’Oscar, A Spasso con Daisy del 1989. Le protagoniste son tutte donne, ma quelle principali sono Glenn Glose, Cate Blanchett, Francis Mc Dormand, Pauline Collins. Questa è forse la meno conosciuta ma nel film è Margaret, una missionaria sposata che con la sua fede e certezza tira il gruppo. Della Close basta guardare il suo c.v. e qui è Adrienne, la leader che trascina con forza di volontà le donne guidando il coro. La Blanchett è la bella infermiera McCarthy, mentre la McDormand è la dott.ssa Verstak, un medico tedesco scontroso ma molto concreto. Queste due attrici vinceranno in seguito vari Oscar.
Il film è tratto da un fatto di vita vero e drammatico. Siamo a Singapore e si parte con una serata di gala: ci sono inglesi, tedeschi, francesi, olandesi con tanto di dame imbellettate. La festa viene interrotta dall’annuncio che il Giappone è entrato in guerra. Viene organizzato via mare un esodo di donne e bambini verso l’Europa, ma la nave viene affondata e le superstiti si spiaggiano su un’isola. Vengono trovate da soldati giapponesi che le portano in un campo di concentramento vero e proprio. Come detto sono donne di varie nazionalità europea, e di varia estrazione sociale: dottoressa, suore, insegnati, una missionaria, delle dame. Vi sono anche dei bimbi e bimbe.
Vengono sottoposte ad angherie, soprusi, malnutrizioni, torture, una viene anche decapitata. Alcune per sfuggire a tutto questo si concedono agli ufficiali nipponici. C’è il cattivissimo di turno, un sergente soprannominato Snake, un capitano odioso e un comandante senza palle che si adegua al clima di violenza dei suoi sottoposti.
Vengono sottoposte ad angherie, soprusi, malnutrizioni, torture, una viene anche decapitata. Alcune per sfuggire a tutto questo si concedono agli ufficiali nipponici. C’è il cattivissimo di turno, un sergente soprannominato Snake, un capitano odioso e un comandante senza palle che si adegua al clima di violenza dei suoi sottoposti.
E qui i critici benpensanti hanno parlato di sceneggiatura retorica, di scene scontate, di dialoghi banali. Ma in un campo di concentramento cosa si vive se non una terribile violenza psicologica e fisica? Di che cosa si parla se non di ricordi? A che cosa ci si attacca se non alla speranza che tutto passi in fretta? E da questo barlume di desiderio di vita Adrienne, ai tempi violinista, e Margaret la missionaria, convincono le detenute a riunirsi in un coro. Un’unità d’intenti che sfocia in un sembrerebbe banale coro dove la maggior parte delle donne che partecipano non hanno mai cantato in vita loro. Adrienne è il motore, mentre la missionaria è l’anima. Il risultato non è Sanremo ma un solfeggio e gorgheggi di lalala sulle arie di Ravel, Chopin e Dvorak che coinvolge le donne. Come per gli alpini di Malles, anche per loro il morale si alza nonostante la situazione terribile.
Un fatto simile è accaduto anche a Giovannino Guareschi, che rinchiuso con altri soldati italiani in un campo tedesco in Polonia ha dato vita con altri detenuti a spettacoli teatrali e letture orali di libri.
Il cantare insieme e il tentativo di unità dà alle donne recluse forza d’animo. E come per miracolo accadono dei fatti non previsti. Una sera il coro si esibisce in onore del comandante e dei soldati, e anche il loro cuore viene toccato, sono ammutoliti e contenti di quel che accade. Il sergente Snake, che ubriaco tempo prima aveva cercato di violentare Adrienne, un giorno la preleva dal lavoro dei campi e la porta nel fitto bosco. Le donne pensano al peggio, ma invece lui intona una canzone in giapponese per far sentire che ne capisce di canto e non è solo il bruto che appare.
All’inizio della prigionia viene festeggiato con l’aiuto delle suore il Natale, con i bimbi travestiti da angioletti e le piume dei cuscini che cadono dall’alto come fosse neve. Una donna viene decapitata, un’altra bruciata viva, la brutalità e il male sono evidenti, come è evidente il Bene e il desiderio di speranza.
sabato 22 febbraio 2020
venerdì 21 febbraio 2020
giovedì 20 febbraio 2020
martedì 18 febbraio 2020
Don Camillo a fumetti n.18 - VIA CRUCIS - Renoir Comics
Don Camillo a fumetti n.18
VIA CRUCIS
ReNoir
E siamo arrivati al settimo volume, sempre sceneggiato da Davide Barzi e con i disegni di Alberto Locatelli. Un tratto pulito e semplice ma dettagliato.
Don Camillo è mandato dal Vescovo in una piccola parrocchia in montagna ad espiare le sue intemperanze. E abbiamo una bellissima tavola con il pretaccio che sale il viottolo con il crocefisso sulle spalle. Inciampa e cade. nel film italiano questa scena è tagliata, mentre nella versione francese è presente.
Una vera e propria Via Crucis. Dopo l'esilio avremo il ritorno del nostro.
Abbiamo poi due capitoli del fumetto che raccontano dell'alluvione del fiume Po. Più che dell'acqua abbiamo delle storie umane spettacolari che riconducono sempre a Dio.
lunedì 17 febbraio 2020
domenica 16 febbraio 2020
sabato 15 febbraio 2020
giovedì 13 febbraio 2020
martedì 11 febbraio 2020
venerdì 7 febbraio 2020
Beniamino Lucis - Ci salverà il monachesimo
Beniamino Lucis
Ci salverà il monachesimo
Fede e Cultura
Mi è capitato per caso tra le mani questo libro editato nel
2015 e l’ho letto in un soffio.
Il libro parte dal
primo monaco, Sant’Antonio d’Egitto per arrivare a San Bernardo e a San
Benedetto.
Quest’ultimo ricostruì l’Europa.
Il libro ripercorre oltre alla storia del monachesimo i
punti cardinali di esso per arrivare a tirare qualche stilettata ai monaci di
Camaldoli e Bose, che se reali i loro enunciamenti, meglio buttarsi nel fuoco.
Abbastanza critico sul Concilio
Non ho conoscenza di ciò ma penso all’utilità per la Chiesa
dei monaci. Silenzio e preghiera, ma non fuori dal mondo come molti pensano,
anzi con giudizi taglienti e centrati che sfuggono sovente a noi uomini immersi
nel contesto della vita quotidiana fatta di notizie, internet, tv, lavoro,
cellulari, etc
Conosco dei monaci nell’hinterland di Milano: non hanno tv,
smart phone, internet. Lavorano i campi, producono birra, pregano, fanno
silenzio. Amici veri.
mercoledì 5 febbraio 2020
René Guénon - SAN BERNARDO
Renè Guènon
SAN BERNARDO
Il Cinabro ed.
Un piccolo libretto che riassume la vita di S. Bernardo.
Viene tratteggiata dalla nascita alla chiamata al convento con 30 giovani. Alla
nascita dell’abazia di Clairvaux. Quando morì l’ordine contava 60 monasteri e
700 monaci. S. Bernardo voleva restarsene quatto in convento ma fu chiamato i
dirimere situazioni politiche e religiose e i cattivi dell’Islam.
E’ solo un assaggio per conoscere questo grandissimo
Santolunedì 3 febbraio 2020
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