lunedì 31 agosto 2015

Lourdes e zingari

Lourdes 4  




Mentre ero a Lourdes sono stato fermato all'ingresso della grotta Santa da una persona dell'accoglienza. Il motivo era semplice, stava arrivando un pellegrinaggio di nomadi e gitani francesi. A vederli, qualche brivido lo davano. Al contempo era ammirevole la loro devozione.



Poiché erano appena trascorsi due giorni dal funerale romano di V. Casamonica, nella mia mente, l'accostamento è stato inevitabile. Non solo nella mia, la persona dell'accoglienza, un italiano, pensando più o meno la stessa cosa mi dice: "Una cosa impensabile"
Gli rispondo: " E Maria li prende anche se son così"
E lui: "È proprio vero!"

Poi ho anche pensato: "Maria prende tutti, anche me", come dire che la misericordia del Signore è più grande dei miei giudizi e peccati.



Detto questo riesumo il titolo di un bel vecchio film, Anche gli zingari vanno in cielo (1972) di Emil Lotijanu, 
Titolo azzeccato.

sabato 29 agosto 2015

Lourdes 2

Lourdes 2

Quando sono arrivato a Lourdes sono rimasto sbigottito dal caos dovuto alle auto, dai tantissimi hotel e dai negozi di souvenirs stile Rimini. Per non parlare del rumore.
La considerazione è stata che se la Madonna non fosse apparsa in questo luogo sperduto dei Pirenei tutto questo commercio e benessere non ci sarebbe stato.
Così vale per tutti i luoghi in cui sorgono i santuari.

Ma appena attraversato i cancelli che portano al luogo santo, il rumore si è affievolito ed ha cominciato a regnare il silenzio. E questo nonostante le migliaia di persone e le innumerevoli carrozzelle coi malati trainate dai volontari. Una parola sul loro impegno: carità.
Il dolore è presente, lo vedi, e mi ha fatto pensare che questo non è un turismo religioso come scrivono banalmente i media, ma ha il suo significato nell'implorazione e preghiera alla Madonna, nella richiesta di un miracolo per la guarigione. E questo è un atto di fede. Come il mettersi in ginocchio davanti alla grotta delle Apparizioni dove c'è una semplice statua.

Sotto di essa c'è una scritta:
"Que soy era Immaculada councepciou".
La dottoressa in filologia con cui ero mi ha detto, avendola studiata, che è in Occitano, lingua del posto, ormai non più utilizzata.
È la frase che la Vergine ha detto alla pastorella Bernadette e che la Chiesa ha riconosciuto come dogma. Mi sembra sia complementare alla scritta che c'è
nella basilica di Nazareth:
"Verbum carum hic factum est".
Maria segno di perfezione di Dio, senza peccato originale dal suo concepimento e questo per poter dare a Gesù una natura umana. Perciò la Madonna è l'IMMACOLATA CONCEZIONE.
Incomprensibile a noi uomini, dobbiamo solo aderirvi con un personale atto di fede. E qui a Lourdes ci inginocchiamo davanti alla grotta, accendiamo le candele, andiamo ad immergerci nell'acqua delle piscine, preghiamo la Vergine e le chiediamo un segno, un miracolo.
Imploriamo Lei, la madre di Gesù, il figlio, il nostro Salvatore. E perciò attraverso Maria arriviamo a Lui.
Tutto questo potrebbe sembrare surreale, molti lo hanno pensato e continuano ad affermarlo.
Fantasiosi non sono i 69 miracoli riconosciuti come tali dalla Chiesa ed i 7.000 dossier di guarigione depositati a Lourdes. Vere sono le migliaia di persone che ho visto di ogni razza nazione.
E tutto questo è storia e vita.

giovedì 27 agosto 2015

Grande schermo - 1995 - Die Hard - Duri a Morire.

Die Hard - Duri a Morire.

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 Vidi questo film l'anno dopo insieme a mio figlio di sei anni. Lo guardò attentamente sino alla fine ed esclamò: Che avventura!
Non c'è che dire, questa pellicola dell'agente J. McClane prende veramente, ho visto il film diverse volte. Ne combina di tutti i colori. E per fortuna allora non esistevano gli effetti speciali che si possono relizzare con le nuove tecnologie odierne.
Il nostro Bruce Willis è alle prese con un pazzo psicopatico che lo porta a fare una caccia al tesoro, con indovinelli rompicapo. Se sbaglia, Boom, salta New York. Lo accompagna in questo gioco il nero Zeus, S.L Jackson. Un bianco e un nero che devono salvare la città. La coppia è irresistibile, hanno uno humor efficace e godurioso. A questo si lega la buona regia ed il buon montaggio e ne esce un action-movie-commedia con buoni risultati.
C'è il cattivo, Jeremy Irons, che non è uno psicopatico, ma un ladrone che  ha creato un diversivo per rubare i lingotti d'oro della Federal Reserve.
Scontato il finale, ma comunque il voto a questo film è alto.
Bruce Willis ha ormai il cliché del muscoloso e inaffondabile poliziotto. Dopo gli altri film impersonando la caratterizzazione di McClane,  questo ruolo è diventato la normalità della maggior parte delle sue pellicole, basti pensare a FBI Protezione Testimone, I Mercenari, Red.
La sua ironia comunque è l'altra faccia dissacrante del Rambo che poi compie le incredibili azioni poliziesche. Gli piacciono le canottiere leghiste simil Bossi, che alla fine sono zozze e intrise di sangue. Se avete visto lo spot di Vodafone 4 Gfa fa la sua bella figura di babbeo, ma ne esce alla grande.
Lo ricordiamo in Pulp Fiction di Tarantino dove c'era anche S.L. Jackson  che lì ha ricominciato la sua seconda vita cinematografica. È diventato il suo attore feticcio, con il prossimo western dell'istrionico regista, saranno sei i film interpretati per lui.
S.L. Jacksonon mi piace, è un buon attore, è capace di caratterizzare diversi personaggi. Grande la sua interpretazione del Nero in Sunset Limidet con T.L.Jones, tratto dallo opera di C. McCarthy. Un po' svogliato, ma lì sono la sceneggiatura ed i dialoghi ad essere scarsi, in Big President.
Parliamo del cattivone interpretato da J.Irons, altro grande attore, bravo in Mission con De Niro, Oscar per il Mistero Von Bulow del 1991, nel 1995 era già una star affermata ed ha continuato ad esserlo anche se ha girato qualche film scabroso.
Una nota di merito al regista, J.McTiernan  che è un esperto di thriller e di tanti action movie, dirigendo oltre a Willis anche Harrison Ford, Banderas, Sean Connery. Suo è il bellissimo Caccia a Ottobre Rosso.

Film avventuroso, buon action movie e si ride pure.

Ultima sottolineatura. Il montaggio della scena dell'ascensore con i due banditi travestiti da pulotti è spettacolare.Provate a vederlo al rallenty.  

martedì 25 agosto 2015

ZINGARATE

Zingarate 




In Italia qualsiasi cosa diviene spunto per polemiche e scontri politici. Non penso sia sbagliato a prescindere, ma oltre che ciarlare bisogna risolvere i problemi concreti. Negli ultimi due anni ho fatto spesso il pendolare su Roma, e la città era già sporca 24 mesi orsono. Ma per pulirla bisogna che si inasprisca prima il dibattito nel consiglio comunale, regionale, in Parlamento e nelle sedi dei vari partiti. E dare la colpa a qualcuno.
La figura del pirla (alla milanese, sottolineo) la fa sempre il sindaco e la sua giunta. Ma intanto è ancora lì. Poi arrivano gli arresti di Mafia Capitale con politici capitolini onnipresenti. E il sindaco è sempre lì.
Non deve essere il capro espiatorio, ma non può sempre rimbalzare tutto, non è un tennista. Forse un chirurgo in aspettativa.
Righe semplicistiche, ma questa è la realtà.
Se la politica si decideva fino a due anni fa nella terza camera parlamentare di Bruno Vespa, ora è fatta con proclami sui blog (vd. Salvini e Grillo) e su Twitter.
Non ho tempo, ma vorrei poter riprendere tutti i tweet di Renzi da quando è premier per paragonare gli annunci proclamati con le cose concretamente realizzate. 
Salvini non lo considero nemmeno, ne scrive e dice troppe. E poi quando è in tv è perennemente con l'Ipad in mano (pare cerchi su Google gli insulti giusti).

Questa è la politica della terza Repubblica, una discussione virtuale, sobillata in maniera virale.

Casus belli istituzionale è diventato (giustamente) il funerale di V. Casamonica.
Per le esequie di mia mamma, un anno orsono, tutte le formalità burocratiche sono state espletate dall'agenzia funebre. Al funerale c'erano due vigili urbani con auto. Abitava in un piccolo borgo sconosciuto alle porte di Milano e non era un personaggio conosciuto come il Casamonica.
Forse nella Roma Capitale, data la grandezza della città, la burocrazia è paragonabile a quella del cartone animato  Le Dodici Fatiche di Asterix(scoprite cos'è il Lasciapassare A38).
Le autorità competenti (il sindaco c'entra sempre, ma stavolta ci mettiamo oltre a lui e ai suoi uffici anche il Questore, il Ministro Alfano, la PS, l'Enac, etc.) si arrogano il diritto di giocare a tennis (leggi rimbalzare le  responsabilità).
Tanto vale perciò scagliare la pallina oltretevere.
A Roma, oltre a Marino, chi c'entra sempre è la Chiesa. Ha il suo stato, non paga l'Ici, prende l'8x1000, si intromette nelle (non ) scelte politiche.
Più facile dare addosso brutalmente alla Chiesa e ai suoi ministri per le ragioni che esprimono (vd.Salvini e Grillo) che discuterne per arrivare ad un obiettivo comune risolutivo.

Chi ci ha già rimesso per il funerale stile il Padrino è stato l'elicotterista. Gli hanno ritirato la licenza, male che vada guiderà la carrozza funebre coi cavalli neri, sembra abbia un mercato quasi quotidiano.
Intanto il parroco e la Chiesa son andati al rogo. Il sacerdote ha compiuto due leggerezze: si è fatto dare un'offerta di soli 50 euro dando la ricevuta e non ha fatto i togliere i tre manifesti inneggianti al boss appesi al muro della parrocchia. Troppo furbo o troppo pirla (sempre col significato milanese).
 La Chiesa è stata biasimata tirando in ballo il caso Welby. Visto che le esequie ci sono state per il boss mafioso ma non per un uomo che ha scelto l'eutanasia, ergo la Chiesa è collusa con la mafia e non vuole riconoscere i nuovi "diritti" civili. È un teorema più semplicistico e banale del mio sul sindaco Marino. 
Chi lo scrive su Twitter è lo scrittore Saviano.  Dopo il sasso, lancia la pietra su La Repubblica chiedendo all'autorità ecclesiastica di commissariare la parrocchia del misfatto.
 Troppo ideologico e avvolto nella sue certezze giacobine.
Da qui il passo in Francia è breve.Mentre a Roma si svolge il funerale di V. Casamonica, a Lourdes arrivano in pellegrinaggio, occupando con le loro roulottes diversi parcheggi regolari, molti gruppi di gitani e nomadi francesi.
Cosa direbbe Saviano se guardasse queste foto? Si confermerebbe nella sua tesi.
Però qui siamo a Lourdes e la Beata Vergine accoglie tutti: peccatori, ladri, banditi, strambi, gay, zingari.

A proposito di zingari, Ibra resta al PSG, Balotelli (nomade di fatto) torna a Milano, Mihajlovich prende due pappine.



sabato 22 agosto 2015

Lourdes 1 - BERNADETTE/ Quel cinema simbolo dell'uomo che si apre a Dio


Lourdes 1 -

BERNADETTE/ Quel cinema simbolo dell'uomo che si apre a Dio

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Mare e montagna, passando per autostrade intasate. Acqua limpida, bagni e sole, in Toscana; camminate e fresco in Tirolo. Gente spaparanzata e rilassata.
Poi una proposta non prevista ed inattesa: Lourdes.
Anche qui tanta gente, tantissima rispetto ai luoghi di vacanza appena visitati.
Il mio primo ricordo di Lourdes è il film BERNADETTE di Henry King del 1943. Un capolavoro. L'ho visto da piccolo all'oratorio, poi negli anni diverse volte in tv e in dvd. È il bellissimo film che ci ha accompagnato come testimonianza dell'apparizione della Madonna, dei miracoli e delle guarigioni prodigiose.
Il film vinse quattro Oscar. L'attrice che impersona Bernadette è Jennifer Jones e fu premiata per la sua interpretazione che ancor oggi ci commuove. Quando la pellicola fu girata lei aveva 24 anni, una alterazione rispetto ai 14 anni di Bernadette. Ma le polemiche su questo particolare non da poco furono presto dimenticate e soverchiate dalla bellezza, dal  realismo del film è da come la Jones ha impersonato Bernadette. Il doppiaggio è eccezionale. Il film è  realistico, storico, non sentimentale. Bisogna però immedesimarsi con esso e con Bernadette. 


Il film è stato tratto dal libro THE SONG OF BERNADETTE di Franz Werfel. Leggetelo.
L'autore, ebreo, per sfuggire ai nazisti si rifugia nel piccolo paese pirenaico.
Qui conobbe e scoprì l'evento miracoloso e fece voto di comporre  una "canzone" (come lui la definisce) se la Madonna lo avesse salvato ed aiutato a trovare rifugio negli Stati Uniti. Ciò accadde e il testo che compose fu questo grande romanzo storico che, come Werfel afferma, non ha nulla di inventato, ma è una testimonianza di ciò che accadde veramente a Lourdes. Un ebreo che testimonia con lucidità la fede cristiana, un paradosso che lascia attoniti.

L'autore è famoso anche per il voluminoso libro I QUARANTA GIORNI DEL MUSSA DAGH, che racconta in forma romanzata il genocidio degli armeni e la resistenza di 5000 di essi contro l'imperioso esercito turco.
Guarda caso l'ho letto non meno di un mese orsono. Un testo da introdurre nelle scuole per poter riscrivere la storia.



Tornando al cinema, un altro film da vedere, ma non è paragonabile a quello sopraccitato è BERNADETTE (1988) di Jean Delannoy. Sicuramente molti lo conoscono per DIO HA BISOGNO DEGLI UOMINI, ma non bisogna tralasciare anche CANI PERDUTI SENZA COLLARE, LA PASSIONE DI BERNADETTE (1989) ed il suo ultimo film, MARIA DI NAZARETH (2005). Sicuramente un uomo alla ricerca del Mistero e avendo vissuto 100 anni ha avuto più possibilità di altri, beato lui. 
Ricordo anche ( ed è una mia passione) che ha girato IL COMMISSARI MAIGRET (1958) e MAIGRET E CASO SAINT-FIACRE (1959) entrambi con Jean Gabin. Due film da annoverare in videoteca, soprattutto il secondo dove Maigret si accorge di non aver tenuto conto, di non essere stato attento, ai particolari che la realtà gli metteva in evidenza.
Ho citato solo due film su Lourdes perché altre pellicole non mi sembrano (ma è un mio parere) di rilevanza storica e cinematografica.
 

Aggiungo un  altro libro che ho letto nel 2010, VIAGGIO A LOURDES di Alexis Carrel  uscito postumo nel 1945.
Un passo racconta: 
"E nell’orecchio di A., Lerrac sussurrò:
- Se costei guarisce, io crederò ai miracoli."

La malata guarirà, ed al contrario di Zola, che anch’egli constatò con i propri occhi delle guarigioni, Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina nel 1912, crederà. Allargherà cuore e mente a ciò che ha visto.
Sono appunti stesi a racconto in cui uno scienziato non credente in pellegrinaggio nel paese dove è apparsa la Madonna e dove accadono i miracoli, si converte nel toccarne uno con mano. Una malata che ha curato ed assistito nel viaggio in treno, data ormai per moribonda, guarisce completamente. L’uomo di scienza, Lerrac (anagramma di Carrel) si apre definitivamente a Dio. 

lunedì 10 agosto 2015

Grande Schermo 1985: MAD MAX Oltre la sfera del tuono

Grande Schermo 1985: MAD MAX Oltre la sfera del tuono




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Nel 1985 uscì nelle sale il terzo film della saga con MAD MAX, Oltre la sfera del suono, dopo INTERCEPTOR  del 1979 e quello del 1981, si arrivò così all'ultima puntata. Quest'anno si è avuta una rivisitazione, non un remake, con MAD MAX - FURY ROAD.

Apro ora un po' di files da cui emergeranno titoli di film, che se avete tempo recuperateli.
 Il regista dei quattro film è sempre lo stesso, George Miller, mentre il protagonista è cambiato: Tom Hardy. Due parole su di lui. Due anni fa lo intervistai a Venezia dopo la prima visione di LOCKE. Grosso, muscoloso, tatuato, con una pettinatura da paggetto rapata sulla nuca. Irriconoscibile rispetto all'ingegnere protagonista del viaggio notturno in auto trascorso interamente al telefono. Gran film, ma anche grande interpretazione di Hardy. Cercate il film BRONSON e resterete esterrefatti dalla caratterizzazione dell'attore, e poi confrontatela con LOCKE.
Speriamo tenga, ha un grande futuro, mi ricorda Marlon Brando. 
Il regista George Miller, non è uno qualunque, tanto che Spielberg lo volle per uno degli episodi di AI CONFINI DELLA REALTÀ (1983). Il successo continuò con L'OLIO DI LORENZO, BABE IL MAIALINO CORAGGIOSO. Con HAPPY FEET vinse l'Oscar. Pochi film ma di successo.
Lanciò con il primo MAD MAX e gli altri capitoli un giovane conterraneo 23enne di nome Mel Gibson, che si affermò poi anche sotto la regia di un altro australiano, Peter Weir con GALLIPOLI - Gli anni spezzati e con UN ANNO VISSUTO PERICOLOSAMENTE. 
Mel passò da MAD MAX alla saga di ARMA LETALE. Vita da attore segnata dal successo.
Il passo alla regia fu breve, vinse l'OSCAR per il film e la regia per BRAVEHEART (bellissimo) e poi il realistico THE PASSION, che alla faccia di tutti incassò più di 600 milioni di dollari. Non dimentichiamoci di APOCALYPTO. Lo cito solo ora, ma fu il primo film che diresse, L'UOMO SENZA VOLTO (1995), vedetelo con i vostri figli adolescenti.
Ora il nostro (o mio) è forse un po' scampanato per le sue vicende personali  ma non lo giudico, ma son certo che prima o poi farà un altro botto come regista. Il genio e la qualità si possono offuscare, ma sul lungo la nebbia sparisce.

Ritorniamo al film del 1985, l'ultimo MAD MAX.  Il regista australiano Miller affiancò a Mel Gibson la cantante Tina Turner. Probabilmente un'azione commerciale mirata. Sta di fatto che la bella mascellona compose alcune canzoni della colonna sonora del film che andarono ai primi posti nella classifica musicale americana. Fu per lei un anno strepitoso, compresa la partecipazione al USA FOR AFRICA (ve lo ricordate?). Nell'anno successivo vendette 11 milioni di dischi. Star mondiale.
Presumo che Mel e la Turner ringrazino il regista a vita.

Le atmosfere del terzo capitolo di MM si rifanno al western. Panoramica desertica iniziale stile Monument Walley, cavaliere solitario a cui rubano la bardatura (cammelli),   
 la cittadina Bartertown vessata dal nano cattivo Blaster portato in braccio dal grosso tirapiedi Master. Potrebbe essere un avido ranchero, ma essendo nel futuro è il produttore di energia con lo sterco di maiale.
La popolazione è schiava o sottomessa. C'è la regina Tina Turner, fondatrice della town, che ingaggia Mel Max per sconfiggere il tiranno. Duello stile OK CORRAL, dove MM si trova di fronte il tirapiedi gigante, ma non ci son sparatorie, sono appesi ad elastici da trapezisti e combattono in una gabbia-Colosseo sferica. Vince MM, ma al momento di sopprimere Blaster, togliendogli la maschera scopre che è un ragazzo down. Mercenario sì, assassino no, e la regina Tina castiga Mel Max mettendolo nel deserto delle sabbie mobili, detto "gulag" (richiamo alla guerra fredda ancora in corso).
Qui viene salvato da dei ragazzini che vivono in un'oasi (potrebbero essere degli Apache).
MM cercherà di portarli nella città promessa.
Non svelo il finale, guardatelo voi.
MM resterà nella storia e le sue imprese diverranno leggende da tramandare.
Un terzo capitolo un po' stiracchiato, ma da vedere, considerando che gli effetti speciali erano meccanici e non vi erano riprese con la tecnica della realtà virtuale.

Attenzione alla capigliatura leonina di Mel, sarà la stessa di BRAVEHEART. Stesso parrucchiere?



Mad Max                        Bravehart











mercoledì 5 agosto 2015

Grande Schermo 1975: I TRE GIORNI DEL CONDOR

I TRE GIORNI DEL CONDOR



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Nel 1975 arrivò nelle sale un film diretto da Sydney Pollack, I tre giorni del Condor, tratto dal romanzo di James Grady,  I sei giorni del Condor. È un  thriller di genere spionistico girato con accuratezza, che tiene incollati con suspense alla poltrona.  Non ha la velocità e le azioni di oggi, ma considerate che siamo nel 1975.
Nel 1972 scoppiò in America il caso Watergate ed il presidente Nixon si dovette dimettere. Negli Usa quest’aria di complotti era ben presente, perciò il film si pose al momento giusto.
Il giovane Condor, Robert Redford,  è un’analista della Cia che interpreta  e seleziona  notizie per la sicurezza del suo paese. Legge, giornali, fumetti, riviste e libri. La copertura della Cia è un’associazione di letteratura di New York e rientrando una mattina in ufficio scopre che i suoi sei colleghi sono stati uccisi. Scappa, contatta la sua sezione, ma all’incontro con un suo vecchio amica adescato ad hoc e poi ucciso, cercano di fargli la pelle.
Si rifugia , sequestrandola da Kathy, Faye Dunaway, che poi si rivelerà amica, aiutandolo.
Condor capisce che nella CIA sono attivi dei servizi deviati, gli stessi  che hanno compiuto il massacro dei suoi colleghi. Una CIA dentro la CIA.                                                                         
 Condor aveva segnalato un articolo,  un falso documento creato appositamente, per giustificare un intervento militare Usa nel medio Oriente, Ciò avrebbe giovato ritorni economici elevati  a favore di aziende e lobby.
Braccato, contrattacca andando fino in fondo presentando un dossier al New York Times. Il finale del film resta aperto, il suo superiore gli chiede: “Ma sei sicuro che poi lo pubblicano?”

Se guardiamo poi alla storia, dal 1975 ad oggi, vediamo che questi fatti trattati nel film sono accaduti ed accadano veramente. L’amico Obama ha armato inizialmente Bin Laden,  le armi chimiche sono state un pretesto per rioccupare l’Iraq. Questi alcuni esempi.

Torniamo al film. È un capolavoro nel suo genere e Pollack ha nel suo carnet altri film thriller di buon livello, ricordo solo The Interpreter ed Il Socio, e ha   vinto un Oscar per la miglior regia e per il miglior film con  La Mia Africa. Non perciò un mestierante, ma un grande regista. È stato anche attore e  produttore.  Il sodalizio con Redford lo ha portato a fondare con l’attore, il Sundance Film Festival. Questo era il quarto film della coppia, uno su tutti Corvo Rosso non avrai il mio scalpo. Il biondo Redford era già una star e con occhi azzurri Newman aveva vinto, l’anno prima, l’Oscar per il  miglior film con La Stangata.                                                                                                  
 Vivace e convincente la sua interpretazione, antesignano del ruolo fatto poi in Spy Game. Così come il doppiaggio italiano è di altissima qualità.
Anche Faye Dunaway, oltre che essere incantevole, era già affermata, aveva lavorato con grandi registi e nel 1977 vinse la statuetta d’oro per l’interpretazione in Quinto Potere. Andate a vedere i film in cui ha recitato ed inchinatevi.
Altra star è Cliff  Robertson, Higgins cinico superiore di Condor. Aveva vinto un Oscar nel 1969.

Mi è piaciuto oltre a Redford, l’interpretazione asciutta ma pressoché perfetta dell’agente segreto free lance Joubert, Max von Sydow, che darà il colpo di scena finale del film.  Anch’egli era  stra-famoso per essere l’attore feticcio di dieci film del grande regista Ingmar Bergman.