giovedì 30 giugno 2011

La Réclame

Finalmente uno spot di comicità vera per Aldo Giovanni e Giacomo. Il brand Wind è ormai straconosciuto, ma la comicità dei tre si era appannata negli spot precedenti. Aldo che raccatta il lingotto e poi butta via la Gioconda, Giovanni e Giacomo che arano la sabbia con un pettine gigante, la collana di perle che non è altro che la catena del tappo che tirata dai tre svuota il mare. comicità estiva, che si adatta a pennello al trio.


lunedì 27 giugno 2011

Book da leggere

Tex Willer
Il romanzo della mia vita
Mondadori

Non potevo di certo perdermelo. Guardate il servizio video che è sicuramente esauriente (tratto da TI RACCONTO UN LIBRO - Iris Mediaset)


Book da leggere


Georges Simenon
Il defunto signor Gallet
Adelphi

Alla periferia di Parigi viene trovato ucciso in una stanza d’albergo il sig. Gallet. Alcuni giorni dopo, Maigret si reca dalla moglie del defunto che è incredula: ha una cartolina spedita dal marito con una data successiva alla sua morte.
Il sig. Gallet era rappresentante di commercio e per circa tre settimane al mese era in viaggio. La moglie riconosce il corpo del marito.
Alcuni misteri avvolgono la morte del sig. Gallet: era in albergo sotto falso nome, aveva metà viso tumefatto da un colpo d’arma da fuoco ed una ferita mortale sul petto.
Mistero, mistero…. Ma chi era il defunto? E chi lo ha ucciso?
Da leggere, un giallo scorrevole con un Maigret molto attento ai ricontri.

giovedì 23 giugno 2011

TV/ Rai, Mediaset e Sky: chi sta vincendo la sfida del digitale terrestre? (leggi tutto l'articolo su www.ilsussidiario.net)


TV/ Rai, Mediaset e Sky: chi sta vincendo la sfida del digitale terrestre?

Aldous Huxley, nel libro “Il Mondo Nuovo” del 1932, profetizzava un futuro in cui la gente sarebbe stata felice di essere oppressa e avrebbe adorato la tecnologia che libera dalla fatica di pensare. E così tra web, tv e telefonini, la sua profezia si è avverata.

Ma veniamo alla tv. Un passo indietro e sembra di tornare nella preistoria. Nel 2006l’allora ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni (Margherita) varò una legge che prevedeva il passaggio di una rete Rai e di Rete 4 sul digitale (leggasi satellite). Emilio Fede già veniva dato per desaparecido, ma con il nuovo governo berlusconiano tutto cambiò. Tutti i canali pian piano sono finiti sul digitale, ma terrestre (Dtt).

L’offerta per il telespettatore si è allargata notevolmente, i canali tv ora sono un’infinità. Abbiamo sempre l’asse delle corazzate generaliste (Rai 1, Rai 2, Rai 3, Canale 5, Italia 1 e Rete 4), a cui hanno aggiunto i propri canali free (Rai 4, Rai 5, Rai Movie, Rai Premium, Rai YoYo, Rai Gulp, Mediaset Extra, Iris, Boing, La5), la pay-tv di Mediaset Premium e le tv locali.

Da qui in poi porremo a tema quattro parole: ascolti, pubblicità, contenuti, qualità. Le tv generaliste la fanno ancora da padrone per quanto riguarda gli ascolti: nella fascia prime time hanno in totale il 76% di share, le tv free un 8%, Premium e le locali il 7%, il satellitare Sky un totale dell’8%. Sono stato molto sintetico nei dati perché il punto per quanto riguarda i canali free del digitale terrestre (escludendo perciò le tv generaliste) è che il passaggio alla nuova tecnologia ha molto frammentato gli ascolti. Questo si sapeva in partenza, ma l’obbiettivo era ed è quello di trovare un pubblico di nicchia.

Diciamolo: la tv generalista ormai è logora, la Rai vince su Mediaset, ma entrambi perdono ascolti che si riversano non esclusivamente sulle nuove tv free. I giovani ormai usano internet come tv, guardando nel web i programmi o le porzioni che a loro interessano. Senza contare tutti i prodotti fotocopia dei due network. In più, la Rai ormai è scaduta nell’obbiettivo di essere servizio pubblico, e sicuramente sarebbe meglio privatizzarla (ma questo sarebbe un discorso lungo).

Perdendo ascolti si perde anche pubblicità che può essere recuperata allargando l’offerta con i canali tematici. Filosofia giusta, ma che per ora non ha dato i riscontri in soldoni: a Mediaset pare che la raccolta per i canali free e Premium sia molto faticosa.

Ho lasciato La7 a parte. La rete con Mentana è andata nel Tg sera al 10%. La qualità paga, “mitraglietta” è il migliore sia come capacità ed esperienza, ma anche nel formulare una scaletta del telegiornale fuori dagli schemi classici di Tg1 e Tg5. Arriverà SantOro? Probabile. Saviano? Pure. La Gabbanelli con Report? Fuori luogo. La rete crescerà? È un’incognita, ci vogliono euro pesanti. Potrebbe arrivare De Benedetti con i soldi del lodo Mondadori? Chissà chi lo sa…

Continua...

lunedì 20 giugno 2011

Book da leggere


Martin Cruz Smith
Le tre stazioni
Mondadori


Siamo giunti al settimo libro con protagonista l’ispettore Arkady Renko. Dopo trent’anni dal successo di Gorky Park, continua la vita disillusa e depressa del protagonista. Non c’è speranza in Renko, anche se ha ancora un desiderio di giustizia che si scontra contro il sistema di potere attuale. L’ispettore in questi sette libri è passato dal regime comunista sovietico, al crollo del muro di Berlino, da Cuba a Chernobyl agli oligarchi attuali.
A dirla tutta gli ultimi tre romanzi non reggono il confronto con i primi due, sia dal punto di vista narrativo che della storia.
Ne Le tre stazioni, ad una quindicenne viene rapita la figlia neonata, mentre viene ritrovata una ragazza uccisa. Le storie si intrecciano e Renko cerca la verità. Il finale è un po’ troppo sbrigativo ed approssimativo.
Il protagonista sembra avviato al declino.
Per chi vuole collezionare le storie dell’ispettore inviso alle gerarchie.

giovedì 16 giugno 2011

da Avvenire - Io, Asia Bibi, muoio: ascoltate la mia voce!


da Avvenire
"Io, Asia Bibi, muoio: ascoltate la mia voce!
In carcere i giorni e le notti sono uguali. Non so più dire che cosa provo. Paura, questo è sicuro... ma non mi opprime più come all’inizio. I primi giorni arrivava a farmi battere un tamburo in petto. Ora si è un po’ calmata. Non è più un soprassalto continuo. Le lacrime no, non mi hanno mai lasciata. Scendono a intervalli regolari. I singhiozzi, invece, sono cessati. Le lacrime sono le mie compagne di cella. Mi dicono che non mi sono ancora arresa, mi dicono che sono vittima di un’ingiustizia, mi dicono che sono innocente.

Non so molto del mondo al di fuori del mio villaggio. Non ho studiato, ma so che cosa è bene e che cosa è male. Non sono musulmana, ma sono una buona pakistana, cattolica e patriota, devota al mio Paese come a Dio. Abbiamo amici musulmani. Non ci sono mai stati problemi. E anche se non abbiamo avuto sempre vita facile, abbiamo il nostro posto. Un posto di cui ci siamo sempre accontentati. Quando si è cristiani in Pakistan, ovviamente bisogna tenere gli occhi un po’ più bassi. Certi ci considerano cittadini di seconda categoria. A noi sono riservati lavori ingrati, mansioni umili. Ma il mio destino non mi dispiaceva. Prima di tutta questa storia ero felice con i miei, laggiù a Ittan Wali. Oggi sono come tutti i condannati per blasfemia del Pakistan.

Che siano colpevoli o no, la loro vita viene stravolta. Nel migliore dei casi stroncata dagli anni di carcere. Ma il più delle volte chi è condannato per l’oltraggio supremo, che sia cristiano, indù o musulmano, viene ucciso in cella da un compagno di prigionia o da un secondino. E quando è giudicato innocente, cosa che capita assai di rado, viene immancabilmente assassinato appena lascia il penitenziario. Nel mio Paese l’accusa di bestemmiatore è indelebile. Essere sospettati è già un crimine agli occhi dei fanatici religiosi che giudicano, condannano e uccidono in nome di Dio. Eppure Allah è solo amore. Non capisco perché gli uomini usino la religione per fare il male. Mi piacerebbe credere che prima di essere esponenti di questa o quella religione siamo anzitutto uomini e donne. In questo momento mi rammarico di non saper né leggere né scrivere. Solo ora mi rendo conto di quale enorme ostacolo sia. Se sapessi leggere, oggi forse non mi ritroverei chiusa qui dentro. Sarei senz’altro riuscita a controllare meglio gli eventi. Invece li ho subiti, e li sto subendo tuttora. Secondo i giornalisti, 10 milioni di pakistani sarebbero pronti a uccidermi con le loro mani.

A chi mi eliminerà, un mullah di Peshawar ha addirittura promesso una fortuna: 500.000 rupie. Da queste parti è il prezzo di una bella casa di almeno tre stanze, con tutti i comfort. Non capisco questo accanimento. Io, Asia, sono innocente. Comincio a chiedermi se, più che una tara o un difetto, in Pakistan essere cristiani non sia diventato semplicemente un crimine. Il mio unico desiderio, in questa minuscola cella senza finestre, è quello di far sentire la mia voce e la mia rabbia. Voglio che il mondo intero sappia che sto per essere impiccata per aver aiutato il prossimo.

Sono colpevole di avere manifestato solidarietà. Il mio torto? Solo quello di avere bevuto dell’acqua proveniente da un pozzo di alcune donne musulmane usando il «loro» bicchiere, quando c’erano 40 gradi al sole. Io, Asia Bibi, sono condannata a morte perché avevo sete. Sono in carcere perché ho usato lo stesso bicchiere di quelle donne musulmane. Perché io, una cristiana, cioè una che quelle sciocche compagne di lavoro ritengono impura, ho offerto dell’acqua a un’altra donna. Voglio che la mia povera voce, che da questa lurida prigione denuncia tanta ingiustizia e tanta barbarie, trovi ascolto. Desidero che tutti coloro che mi vogliono vedere morta sappiano che ho lavorato per anni presso una coppia di ricchi funzionari musulmani. Voglio dire a chi mi condanna che per i membri di quella famiglia, che sono dei buoni musulmani, il fatto che a preparare i loro pasti e a lavare le loro stoviglie fosse una cristiana non era un problema. Ho passato da loro 6 anni della mia vita, ed è per me una seconda famiglia, che mi ama come una figlia!

Sono arrabbiata con questa legge sulla blasfemia, responsabile della morte di tanti ahmadi, cristiani, musulmani e persino indù. Da troppo tempo questa legge getta in prigione degli innocenti, come me. Perché i politici lo permettono? Solo il governatore del Punjab, Salman Taseer, e il ministro cristiano per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, hanno avuto il coraggio di sostenermi pubblicamente e di opporsi a questa legge antiquata. Una legge che è in sé una bestemmia, visto che semina oppressione e morte in nome di Dio. Per avere denunciato tanta ingiustizia questi due uomini coraggiosi sono stati assassinati in mezzo alla strada. Uno era musulmano, l’altro cristiano. Tutti e due sapevano che stavano rischiando la vita, perché i fanatici religiosi avevano minacciato di ucciderli. Malgrado ciò, questi uomini pieni di virtù e di umanità non hanno rinunciato a battersi per la libertà religiosa, affinché in terra islamica cristiani, musulmani e indù possano vivere in pace, mano nella mano. Un musulmano e un cristiano che versano il loro sangue per la stessa causa: forse in questo c’è un messaggio di speranza. Supplico la Vergine Maria di aiutarmi a sopportare un altro minuto senza i miei figli, che si chiedono perché la loro mamma sia improvvisamente sparita di casa. Dio mi dà ogni giorno la forza di sopportare questa orribile ingiustizia. Ma per quanto ancora?"

Copyright © Oh! Éditions, 2011. All rights reserved © 2011 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
Asia Bibi

martedì 7 giugno 2011

TV/ Annozero, 150, Il senso della vita e C’è posta per te: un anno tra successi e flop con lo "spettro" di Mentana (www.ilsussidiario.net)


La notizia era nell’aria e si è concretizzata, Michele SantOro ha risolto consensualmente il contratto con la Rai che non contemplava AnnoZero nel prossimo palinsesto. Levata di scudi a sinistra, è in ballo la libertà d’opinione, brindisi a destra.
Ma se è consensuale e milionaria l’uscita dalla Rai perché i compagni giornalisti s’indignano? Sono forse invidiosi? La solita storia, mano sinistra a pugno chiuso, mano destro sul portafoglio….
Tiriamo ora le somme dell’annata televisiva appena conclusasi sulle tv generaliste. Partiamo dai vincitori, Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli.
Berlusconi ha dichiarato che ha perso a causa della tv. Non ha tutti i torti, le trasmissioni vittoriose sono state Vieni via con me, AnnoZero e Che tempo che fa.
Il buonista sindaco di Milano assomiglia al furbetto Fabio Fazio, che si sdraia a tappeto con Marchionne, che invita solo scrittori radical-chic, ma che non dà spazio a chi non la pensa come Englaro. Con Saviano ha raggiunto il 25% di share con quasi 8 milioni di telespettatori.
L’ex magistrato De Magistris ha un po’ del masaniello SantOro che conduce il programma dove lui vuole, che sa cavalcare la piazza e il bunga-bunga del premier come nessun altro, e gli ascolti sono arrivati a punte del 25% di share con 7 milioni di teste, con una media generale del 20%.
Il gradimento di alcuni programmi tv è lo specchio del pensiero del popolo?
Può darsi, sicuramente hanno creato opinione e Berlusconi ha capito che il segnale della sconfitta elettorale è emerso anche dal successo di queste trasmissioni. E dire che Vieni via con me è andato in onda a novembre, ma solo a maggio si è pensato ad una contromossa: Vittorio Sgarbi. È stato il programma flop dell’anno, una puntata, svariati milioni di euro buttati, ascolti all’ 8 %, un lungo monologo narcisista ed una povera capra immolata per la causa.
Ma anche Mediaset ha i suoi bei flop. Solo due puntate per la nazional-popolare Barbara D’Urso di Stasera che sera. Un programma fotocopia di Pomeriggio Cinque, buttato allo sbaraglio in prima serata della domenica. Un misero 12% che ha scatenato le proteste dei telespettatori quando Barbarona ha intervistato il povero Francesco Nuti. Le lacrime e le tragedie van bene al pomeriggio, ma alla domenica sera Rai Uno ha sempre massacrato Canale 5. Una scelta autolesionista. Per non parlare di Uman Take Control con il Mago Forest su Italia 1. Un insulso pseudo-reality fantascientifico di quasi tre ore e 40 minuti.
Domanda: ma nessuno giudica i pilot prima di mandarli in onda?
Altro buco nell’acqua, anche se nessuno lo dice, è stato Il Senso della Vita con Bonolis. Gli ascolti erano appena più alti di quelli di Barbarona, ma il conduttore romano è sotto l’ala dell’agente Lucio Presta e perciò l’appuntamento con le interviste intimiste è andato avanti sino all’ottava puntata.
Al Biscione hanno resistito e confermato la propria forza C’è posta per te e Uomini e donne di Re Mida De Filippi che da anni non sbaglia un colpo.
L’apice della vittoria del nazional-popolare è stato su Rai Uno il Festival di Sanremo con ascolti da 50% di share.
Agli italiani a parte il consenso per gli anti-Berlusconi, sono piaciute le canzonette per svagarsi, il gossip, le storie nere alla Cronaca Vera. I contenitori per casalinghe da Uno Mattina, Mattino 5, Pomeriggio 5 e La Vita in diretta si sono comportati bene con un 17 % di share per Mediaset e un 23% per la Rai, così come Porta a Porta e Matrix. Le punte di ascolti di questi programmi sono stati il bunga-bunga e i vari casi di omicidio non risolti. Appunto gossip sessuale, pianti, tragedie e sfrugugliamenti vari. Le tragedie pulp colpiscono troppo l’immaginazione della gente che si incolla al televisore.
Passiamo al reality. L’unico che ha resistito per cinque mesi consecutivi è stato il Grande Fratello, e nella prossima stagione sarà ancora più lungo, visto i buoni risultati ottenuti. Dell’Isola dei famosi in Rai per ora non se ne parla, come del contratto di Simona Ventura, mentre X-Factor andrà su Sky.
Un altro bel flop per la Rai è stato Centocinquanta, programma per commemorare il 150° dell’unità d’Italia. Mai mettere due galli nello stesso pollaio: Vespa e Baudo sono quasi arrivati agli insulti in un format che voleva essere d’unità e festa, ma in cui ha prevalso l’egocentrismo dei conduttori. Morale: media del 15% di share. Troppo poco per Rai Uno.
Nel versante Mediaset, anche se è passato abbastanza sotto silenzio, la fiction ha avuto dei picchi negativi notevoli, Distretto di polizia (13%), I Liceali (13%), Le due facce dell’amore (12%), Non smettere di sognare (16%). Disastro su quasi tutta la linea e con I Cesaroni appena al 20%.
Rai Fiction invece a sfondato con una media minima dei suoi prodotti al 19/20%, con il successo del Commissario Montalbano al 32 % (facile questa vittoria, Camilleri è un antico anti-berlusconiano!).
Scherzi a parte (ma la trasmissione dov’è finita? Senza più Lele Mora basta scherzi?), tirando le somme, l’unica che ha guadagnato in ascolti è stata Rai Tre, mentre la più bastonata è stata Italia Uno.
Lo sport in chiaro non esiste quasi più: 90° Minuto è al 14% con 2 milioni e 500mila spettatori, considerando che sia su Sky che su Mediaset Premium i gol sono stati già visti da un’ora, il risultato si può considerare discreto. Resta un mistero l’esistenza di Controcampo su Rete4 dopo le ore 23.30 che raccoglie una media di 650.000 spettatori, con gli spropositi di Cruciani. Povero Alberto Brandi…
Un discorso a parte per La7 che è cresciuta notevolmente grazie a Chicco Mentana, che ha portato il Tg delle 20.00 al 10%. E siamo solo all’inizio… Voci di corridoio dicono di un Fazio, una Gabanelli e di un Floris alla corte di Telecom. Vedremo, raggiungeranno SantOro?