mercoledì 15 luglio 2015

Armenia: I QUARANTA GIORNI DEL MUSSA DANGH

FRANZ WERFEL
I QUARANTA GIORNI DEL MUSSA DAGH
CORBACCIO




Dopo aver studiato storia alle superiori scoprii di essere ignorante.
Sul libro di testo in uso allora, il Camera-Fabietti, non si parlava delle Foibe, del triangolo rosso della morte in Emilia Romagna, dell'arroganza piemontese che piallò il sud Italia, Cefalonia, gli alpini in Russia, Togliatti al soldo di Stalin.
 Queste vicende storiche le scoprii dopo il 1980. Per non parlare di quelle straniere, Russia e gulag, Pol Pot,  America e pellerossa, Messico e persecuzioni cristiane, etc.
Una delle ultime mie scoperte storiche è stato il genocidio degli Armeni. Me ne parlò anni fa una mia amica, la cui nonna armena si era salvata dalle purghe turche.
Nel 2015 se ne è parlato molto poiché sono trascorsi 100 anni esatti.
Ancor oggi lo stato turco non riconosce il genocidio, non è mai accaduto che un milione e mezzo di armeni fossero sterminati.
Certo, il primo ministro Erdogan cammina su un filo di ragnatela, afferma che non ci furono le camere a gas come con gli ebrei, perciò non ci fu genocidio, ma al tempo stesso gli armeni furono trasferiti con lunghe marce forzate in luoghi inospitali, derubati degli averi e lasciati morire di stenti e di fame.
In Francia è reato negare il genocidio armeno.
Ho appena letto un tomo di 800 pagine, un bellissimo romanzo di Franz Werfel, I QUARANTA GIORNI DEL MUSSA DAGH.
L'autore è lo stesso che scrisse nel 1941, BERNADETTE. Lui, ebreo rifugiatosi a Lourdes per sfuggire ai nazisti, fece voto di scrivere un libro su Bernadette e le apparizioni della Madonna se si fosse salvato. È così fu.
Dal libro è stato poi tratto il veritiero ed indimenticabile film del 1943.
Torniamo agli Armeni.
Il libro è il racconto romanzato, scritto nel 1929, ma molto circostanziato, di un fatto realmente accaduto. I turchi il 24 aprile 1915 avevano iniziato la politica di stermino del popolo armeno con arresti e confisca dei beni a Istanbul. In poche settimane in  tutta la Turchia, le comunità armene dovettero abbandonare in maniera forzata le proprie case, lavori, attività e proprietà  con marce verso luoghi inospitali.
Non con treni come gli ebrei, ma a piedi.
Il risultato fu identico: uno sterminio.

Nella valle che guardava l'altopiano del Mussa Dagh gli abitanti dei tre paesi si rifugiarono invece sulla montagna. Erano in cinquemila. Accerchiati dall'esercito turco resistettero per 40 giorni. Allo stremo delle forze e ormai alla fame, furono salvati provvidenzialmente da una nave da guerra francese. Erano rimasti in 4.500. Storia vera, romanzata con l'innesto della figura di un comandante armeno che organizzò le truppe di difesa.

Vale la pena di leggerlo.