giovedì 29 dicembre 2011

Pianto a dirotto.












Settimana scorsa è morto il caro leader Kim Jong Il, dittatore comunista della Corea del Nord. Mi ha fatto impressione vedere le immagini televisive con migliaia di donne in pianto a comando davanti al palazzo ove era riposta la salma. Così anche ieri per i solenni funerali. Un'informazione palesamente di regime.
Come il compagno Lenin, anche Kim Jong verrà imbalsamato ed esposto in un mausoleo.
Vi ricordate che un paio d'anni fa il compagno italiano Oliviero Diliberto aveva proposto di portare in Italia la salma di Lenin, visto che in Russia se ne volevano disfare? Proporrà di portare anche quella del dittatore coreano?
















Di seguito propongo un libro che ironizza sul comunismo e sulla morte di Lenin. Questo scritto era apparso nell'allora Unione Sovietica come samizdat. attuale allora, attuale oggi anche per la Corea del Nord.

I nuovi torbidi. Ovverosia le mirabolanti avventure di Vanja Comotanov.
Nikolaj Bokov
Jaca Book


VANJA, quarantenne russo con trascorsi in lager causati da un furto, si ritrova ad intraprendere la via del ladro e borsaiolo. La peculiarità del suo viso lo distingue, con il suo taglio tartaro degli occhi, gli zigomi e le folte ciglia è una controfigura pressoché perfetta di Lenin.
Nel lager i compagni lo travestivano come il grande leader e all’ombra della bandiera rossa inneggiava alla rivoluzione bolscevica.

A Mosca, in fila davanti al Mausoleo borseggiando i turisti, entra nel museo dove e` situata la salma mummificata di Lenin. Ricordandosi di una leggenda, che racconta di un meraviglioso tesoro posto sotto la salma, decide di restare nascosto nel Mausoleo, ma non trovando nessun tesoro, pieno d`ira decide di portarsi via in una valigia la testa di Lenin.
Da qui in poi e` tutto un susseguirsi di colpi di scena.
La salma viene sostituita con un attore, che per prurito al naso, esce dal sarcofago starnutendo fra le acclamazioni della gente: Lenin e` vivo!
Scoppia la rivoluzione: il popolo scende nelle strade acclamando la resurrezione del leader mentre i generali mandano truppe le une contro le altre pensando ad un golpe militare.
Vanja, rifugiatosi in un paesino fuori Mosca, e` scambiato per Lenin e portato in trionfo. Egli sta inizialmente al gioco aprendo i magazzini dei cibi, liberalizzando i liquori, inibendo i vecchi capi del partito e della polizia.
Difeso dalla popolazione contro l`esercito che lo vuole rapire, decide di fuggire, ma dopo una breve latitanza viene fermato da un agente segreto.
Il protagonista si ritrova al Palazzo dei Congressi di Mosca insieme ad un migliaio di persone tutte somiglianti a Lenin.
Tutti i sosia hanno un colloquio personale con i membri del Presidium che scelgono tra essi un uomo di nome LUNC. Il prescelto verrà avvelenato, ma per un fatale scherzo del destino avviene uno scambio di persona e a subirne le conseguenze e` Vanja.
Come beffa finale Vanja si ritroverà ad essere la salma mummificata di Lenin nel Mausoleo, mentre la rivoluzione si e` placata e tutto e` tornato alla normalità.

lunedì 26 dicembre 2011

Peppone e don Camillo (vai a www.renoircomics.it)

Se volete farvi e fare un bel regalo natalizio, siete ancora in tempo per acquistate questi tre volumi a fumetti con a tema Peppone e Don Camillo. Sono una bella strenna natalizia.
Quando sento Bersani parlare con frasi tipo:
E non si azzardi la Lega ad accendere la miccia che ci ha messo sotto i piedi…
mi sembra di risentire il Peppone interpretato da Gino Cervi.
Spesso la storia ritorna.
Che Guareschi scrivesse con un vocabolario di non più di 300 parole lo portava, per i benpensanti di sinistra, a non essere riconosciuto come scrittore. Meglio così, i suoi racconti sono semplici ma vivi dì umanità oltre che di moralità. Ed hanno avuto un gran successo in tutto il mondo.




Don Camillo a fumetti – vol.1
Un capobanda piovuto dal cielo
ReNoir Comics


Chissà cosa scriverebbe oggi Giovannino sentendo Bossi esclamare:
Lega , Padania, secessione.
L’Italia ha perso, la Padania ha vinto.
Avrebbe sicuramente tanti spunti umoristici e satirici.




Don Camillo a fumetti – vol. 2
Ritorno all’ovile
ReNoir Comics



Anche Berlusconi sarebbe diventato uno dei suoi personaggi, il Mi consenta... sarebbe diventato un bel tormentone. Per non parlare delle proprietà linguistiche dell’ex magistrato Di Pietro.
Chissà poi cosa avrebbe scritto dei cellulari, pc, Ipad, Ipod, Ipid, Ipud, etc.
Cforse sarebbero diventate sigle di partito...




Don Camillo a fumetti – vol. 3
Passa il “Giro”
ReNoir Comics


Tutti e tre i volumi sono particolarmente curati, sia nei disegni che nella sceneggiatura.
Guareschi lo si ritrova in molte tavole con il volto di Peppone, la somiglianza è spettacolare. Non a caso ipesonò il sindaco comunista per diversi giorni di riprese per poi abdicare a Gino Cervi.
I testi sono sceneggiati con fedeltà assolutaa partire dai racconti. Si sente palpabile l’atmosfera che Giovannino ha ricreato nei suoi scritti da cui emerge l'umanità dei personaggi che anche se contrapposti ascoltano il proprio cuore e non l'ideologia.
Geniale è Guareschi nel far parlare don Camillo con Gesù in Croce, segno di una intimità in cui anche i particolari, gli errori (bastonare Peppone), sono considerati ed accettati.

Per ogni volume vi sono 3/4 episodi che non sono mai stati rappresentati nei film, e ciò è un valore aggiunto per l'opera.
I figli Alberto e Carlotta hanno firmato la prefazione del vol. 1; Alessandro Gnocchi, gran studioso guareschiano, il vol. 2, mentre per il vol. 3 è stato il comico Enrico Beruschi.
I figli hanno dato l'imprimautur alla serie, coscienti che il padre sarebbe stato contento.

Vi consiglio di andare al link di ReNoir Comics, potrete vedere alcune tavole di ciascun libro in anteprima.

giovedì 22 dicembre 2011

Santo Natale 2011


"Io ti auguro che Gesù si incarni nella tua vita,
con quella inesorabilità definitiva,
con cui si incarnò nel seno di Maria Vergine.
Perché la gioia più grande della vita dell’uomo
è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante
nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore."

Luigi Giussani

lunedì 19 dicembre 2011

Georges de la Tour
















“«L’arte presenta [rende presente] la bellezza, lo splendore, la gloria, la maestà, il plus che è nelle cose e che si ritira quando dite che la luna è solo terra e le nuvole sono solo acqua». Queste parole di padre Bernard Lonergan identificano con chiarezza l’esperienza dell’incontro con l’opera d’arte. In modi diversi, l’opera d’arte si “impone” all’attenzione di ogni uomo e lo fa con forza proprio perché gli impedisce di dire che «le nuvole sono solo acqua». Da un certo punto di vista non ci sono premesse necessarie per provare il contraccolpo della bellezza: basta essere uomini! L’arte impone sensibilmente all’attenzione dell’uomo il plus che è nelle cose. Per questo è presenza tout court. Quando è autentica non è mai principio di evasione, ma di penetrazione nella profondità di tutto ciò che esiste. In un certo senso, è una conoscenza per eccesso, e non certo per difetto, della realtà. L’arte, quindi è, in se stessa, simbolica (l’etimo della parola greca syn-ballo dice un mettere insieme), riporta ad unità ciò che in qualche modo era stato diviso, sana le rotture.
È pertanto liberante: la sua potenza simbolica aggancia il reale perché lo lascia essere presenza. Essa parla da sola. Di per sé non ha bisogno di interpretazione e parla a tutti; per sua natura, mette in rapporto. Libera il soggetto e intensifica le relazioni. Si comprende allora perché la Chiesa, lungo la sua storia bimillenaria, abbia vissuto sempre una sorta di connubio con l’arte. E ne sia stata magnanimo committente.”
Cardinale Angelo Scola.
da Avvenire - 2 novembre 2011

Basta essere uomini per provare il contraccolpo della bellezza. Uomini veri, attenti alla realtà come segno di qualcos’Altro che traspare.
Perciò come non rimanere a bocca aperta guardando dal vero dei quadri riprodotti in fotografia? Come non commuoversi?
Questo mi è successo andando a rimirare i due dipinti di Georges de la Tour esposti in mostra a Palazzo Marino a Milano, L’Adorazione dei pastori e San Giuseppe falegname.
Non sono un critico d’arte e neppure un gran conoscitore della materia, certo però che sono stato educato a guardare la bellezza.
Tutti e due i quadri mi hanno colpito per la luce che trasmettono, in foto o nei cataloghi sono di una luce più spenta. Dal vero trasmettono una luminosità che si libera dai dipinti, nonostante vi sia solo la fiamma della candela vi è una esplosione di luce.
L’Adorazione dei pastori ha presente cinque persone, Maria assorta a mani giunte, due pastori, una nutrice con una scodella tra le mani e San Giuseppe che ripara dalla luce il piccolo Gesù. Tutti gli occhi dei personaggi guardano il neonato. Maria è seriosa, sa a cosa andrà incontro il suo figliolo. Tra Lei e il primo pastore, un agnellino il cui musetto anela al bimbo. Il secondo pastore è come in ombra e sembra riverire il neonato toccandosi la falda del suo cappello. San Giuseppe ha un moto di tenerezza di coprendo la fiamma della candela per non disturbare Gesù. Questi è il centro della luce. Ha gli occhi chiusi, sembra dormire, è tutto infagottato, segno di nascita ma anche al tempo stesso di morte, avvolto in un sudario.

San Giuseppe falegname ha Gesù con in mano la candela che illumina il suo viso che fa esplodere il dipinto di luminosità. La mano del piccolo che cura la fiamma è quasi trasparente avvolta dall’alone luminoso. I suoi occhi guardano il viso del padre in parte illuminato. San Giuseppe ha lo sguardo attento sul suo lavoro, sta forando con un arnese a forma di croce un pezzo di legno squadrato, che anch’esso rimanda alla croce, tenendolo fermo con il suo piede. È come se pensasse al compito a cui è destinato il figlio.
Per terra una mazzuola, una lima e un bellissimo ricciolo di legno. Su questi due oggetti riverbera un riflesso di luce. Così come sul ginocchio e sull’unghia del pollice del piede sinistro del ragazzo.

venerdì 16 dicembre 2011

Book da leggere


Giustizia
Friedrich Dürrenmatt
Adelphi


Se non avete letto nulla di Friedrich Dürrenmatt vi consiglio di iniziare con questo libro, e poi di leggere La Panne; Il Giudice e il suo Boia e Il Pensionato.
Sono tutti dei gialli molto particolari, accomunati dal senso di ricerca della giustizia, dalla verità e della colpa. In alcuni la psicologia ha un ruolo importante.
Un uomo politico ricco e affermato uccide in un ristorante un uomo. Arrestato, in prigione catalizza a sé i secondi e il direttore. È pacioso, umile: si dichiara innocente. Il bello è che gli credono. Convince il suo avvocato a sostenere la tesi della non colpevolezza. Non racconto come prosegue e come finisce.
Visto l'uso della giustizia fatto da alcuni magistrati in Italia spesso i risultati ottenuti non ha nulla a che fare con la verità.

martedì 13 dicembre 2011

Il punto più alto di Milano















Vederlo da terra sembra di essere a New York. Così si presenta il nuovo palazzo della Regione Lombardia. Appena entrati nell’atrio si vedono delle sculture attorno alle colonne. Su una di queste il pittore Paolo Troilo ha disegnato un uomo nudo con corpo muscoloso stile Michelangelo che con il palmo della mano ne sostiene un altro uguale. Questi uomini non appoggiano i piedi sulla terra e non sorreggono il cielo con le mani, però danno il senso della continuità tra la terra e il cielo.
L’uomo che crea e bellezza e costruisce sulla terra puntando al cielo
Poi in pochi secondi si arriva al 39° piano da cui si gode una spettacolare visione della città. Siamo sul grattacielo più alto di Milano, in cielo, sopra tutti.
Ha superato anche la Madonnina del Duomo
Ma sopra di noi il cielo continua.
Poi ritorno a terra e godo della bellezza che l’uomo ha costruito.

lunedì 12 dicembre 2011

RESTO UMILE WORLD SHOW – pt.2 (vai a: ilsussidiario.net)


RESTO UMILE WORLD SHOW –
Dopo il commento a caldo sulla prima puntata del nuovo spettacolo di Checco Zalone, Resto Umile World Show, versione televisiva del tour teatrale del comico pugliese, il nostro commentatore televisivo (e non solo) Gianni Foresti torna a parlarci del one man show di Luca Medici, dopo una seconda puntata che sembra aver deluso le aspettative create dalla precedente.
Il “miracolo” Fiorello de Il più grande spettacolo dopo il weekend è destinato a non ripetersi? A Foresti – e ai nostri lettori – l’ardua sentenza…

L’ho incensato troppo presto. Se nella prima puntata l’ho messo sugli allori, per la seconda lo devo mettere non sul rogo ma sulle braci.
Ha deluso, non per gli ascolti, sempre in linea con la prima serata con quasi il 19% di share e 5.063.000 telespettatori, ma perché ha dato il peggio di sé. Non sono bacchettone, ma tutta la trasmissione ha avuto come tema il chiodo fisso degli uomini, la gnocca.
È partito benissimo con Albertazzi che ha recitato la poesia di Leopardi A Silvia, ma da lì in poi è stato un show all’insegna del bunga-bunga. Facile giocare così, si raccolgono consensi, ma si rischia di dare allo spettacolo una piega volgare con solo battute esplicite, equivoche e soprattutto continue.
La scorsa settima, gli autori si erano limitati, questa settimana hanno recuperato l’inchiostro lasciato nelle penne.
Zalone, dopo la prima canzone sulle prosperità delle donne, ha definito lo spettacolo una sorta di show alla Arbore dei tempi de L’Altra Domenica. Checco è un po’ troppo giovane per ricordarsi la sottile ironia del grande Renzo, che andava in onda al pomeriggio della domenica. Una sorta di copiatura scadente del balletto brasileiro alla Cacao Meravigliao in cui alla fine Zalone si è calato i pantaloni.
Scadente la performance con il compagno Daniele Silvestri e banale l’imitazione del sopravvalutato pianista Giovanni Allevi umiliato dalla giovin ragazzina, promessa della musica. Francamente non ho capito l’ospitata dell’attore Rocco Papaleo, poteva restare in Basilicata, non ha aggiunto nulla allo show, è sembrato fuori luogo.
Buona invece l’imitazione di San Vendola e anche la partecipazione di Al Bano. La sua voce è ancora una delle migliori nel panorama italiano. Un po’ meno la pubblicità del suo libro. La furbata è stato l’ultimo blocco con gli highlights delle due serate.
Conclusioni. Buona la prima puntata da cancellare la seconda. Il ragazzo è ancora giovane, è capace ma deve restare umile come diceva nel titolo del programma. Troppo facile ed inutile cercare le scorciatoie. Alla lunga non pagano.

domenica 11 dicembre 2011

90° Minuto - Il meglio dvd e libro



90° Minuto - Il meglio
a cura di Marco Giusti
Mondadori


Come dicevo alcuni giorni fa si parla molto del taglio in Rai di
90° Minuto. Sicuramente prima c’è da tagliare Stadio Sprint. Che senso ha una trasmissione di un’ora senza un’immagine di gol? Per non parlare poi del conduttore…
Il libro di Marco Giusti, ripercorre le fasi salienti di 90° Minuto, dagli albori alla scomparsa dei fondatori e cronisti.
Appassionati di calcio, fate vedere ai vostri figli il dvd allegato a questo libro. Vi sono i siparietti dei giornalisti resi famosi da 90° Minuto. Stiamo parlano del programma che per primo consacrò in tv lo sport più amato dagli italiani.
Condotto dal pacato Paolo Valenti abbiamo Bubba, Necco, Strippoli, Carino, Castellotti, Giannini, Vasino, Viola, Galeazzi. Una tv d’altri tempi, comica sia per i personaggi che per gli errori tecnici. Ma un modo più genuino ed umano di commentare il calcio.
Il libro ripercorre la storia della trasmissione che di fatto è anche la storia della tv italiana, con il passaggio dal bianco e nero al colore e dalla pellicola al nastro magnetico.
Paolo Valenti, Remo Pascucci e Maurizio Barendson furono i pionieri nel 1970.
Con la nascita di Rai2, Valenti restò da solo per anni a coordinare e condurre il programma. La squadra dei cronisti non cambiò per molto tempo.
Quella odierna non è quella dei personaggi citati, è un altro calcio e anche un’altra tv.

giovedì 8 dicembre 2011

Immacolata Concezione




Vergine Madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d'etterno consiglio,

tu se' colei che l'umana natura

nobilitasti sì, che 'l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore,

per lo cui caldo ne l'etterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra ' mortali,

se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre

sua disianza vuol volar sanz'ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fiate

liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s'aduna

quantunque in creatura è di bontate.

mercoledì 7 dicembre 2011

L'ultimo Fiore (www.ilsussidiario.net)


Lunedì sera ultima puntata e super botto per Fiorello. Share del 50,24% con 13.400.000 telespettatori. Il Grande Fratello sempre più in basso si è fermato al 13,23% con 3.360.000 teste.
Il top lo ha raggiunto alle ore 23.17 quando Benigni raccontava di Pertini con il 61,40% di share.
Conclusione esplosiva per il programma per la gioia di Mazza e di Lorenza Lei.
Non è stata una performance brillante nonostante l’audience elevata. Fiore ha accusato la stanchezza da quarta puntata, più di così non può fare. È stata una serata più lunga del solito, voleva far ritardare Vespa oppure tirava in lungo per umiliare il GF e sbancare gli ascolti?
Il fatto è che Fiore è piaciuto: è intergenerazionale (è visto da giovani, adulti, anziani) ed è rassicurante. È simpatico, canta, imita, balla. Piace a tutti.
Francamente dopo aver visto Checco Zalone i suoi autori potevano scrivere delle battute più efficaci e valide. Hanno vissuto sugli allori ed hanno riproposto due volte la scenetta del vampiro.
Il monologo sul profilattico e il duetto insistito con Jovanotti sullo stesso tema è stato di cattivo gusto. Usare la Rai, cioè il servizio pubblico, per affermare delle proprie convinzioni vuol dire imporre una determinata mentalità. Famiglia Cristiana s’indigna, i radicali esultano. Me se l’ospite fosse stato Povia con la sua canzone Luca era gay, cosa sarebbe successo?
Battute un po’ fiacche, Monti e il suo governo non ispirano.
Ma Fiore può far tutto e viene oltre che perdonato anche ricompensato (in euri e in ascolti).

Benigni si è presentato con un monologo scritto con il piede sinistro, non perché fosse su Berlusconi, ma perché ormai sembra passato un secolo dall’ uscita del premier. Fuori contesto.
Sicuramente cool il balletto e la gag con Roberto Bolle. Si capiva che era stata provata e riprovata all’infinito. Così come i duetti con Jovanotti, anche lui come la Pausini in tour promozionale, ma almeno il titolo del programma richiamava una sua canzone.
Se avete notato, tutti gli ospiti erano in smoking per onorare Fiore. Che è partito con l’ Allegria di Mike ed ha concluso con Pippo Baudo. Un tributo comunque ricambiato.

Alcuni voti per terminare.
Baldini. È il compare di Fiore, sodale e spalla. Fa il lavoro sporco, le telepromozioni. Non entusiasma con i tormentoni sul direttore Lorenza Lei. Voto 7, meglio in radio.
Benigni. Poteva prepararsi meglio, anche se ha fatto boom. Domanda: ma quanto è stato pagato? Voto 6,5 alla carriera.
Baudo. Acclamato ed esaltato dal suo figlioccio. E pensare che era stato accantonato per essersi autodefinito nazional-popolare. Voto 8, inossidabile.
Mimmo Foresta. L’avrei riproposto non alla seconda puntata, ma all’ultima. Eccezionale. Voto 8, the Voice al femminile.
Giorgia ed Elisa. Voci nere e crude. Irraggiungibili. Vocalist eccelse. Voto 8, come Think Aretha Franklin.
Jovanotti e Pausini. La zeppola e la colonna sono in tour promozionale. Niente di che. Voto 6, anche a loro alla carriera.
Scenografia e luci. Simili nello show di Zalone (parodia?), sono state un ottimo contorno in cui Fiore non spariva ma emergeva. Voto 8, Leonardo da Vinci non avrebbe fatto meglio.
Novak Djokovic. Simpatico e semplice, si è pure fatto battere da Fiore a tennis padella. Voto 8
Parterre. La faccionite è una malattia acuta. C’è chi va alle feste vip e chi da Fiore. Nessun politico, ma tanti giornalisti. Sempre casta sono. Mancava però Santoro. Voto 5, patologici.
Fiorello. In tv fa quel che vuole, anche se è più spontaneo in radio. È lo show man dell’anno. Voto 9, buon riposo, arrivederci al 2014.

martedì 6 dicembre 2011

la Casta è ragionevole.



Domenica scorsa, dopo 30 minuti di coda al freddo sono entrato a Palazzo Marino, sala Alessi. I due quadri di Georges de La Tour sono lì per me. Sono insieme ad altre nove persone e stiamo aspettando che il gruppetto precedente si sposti al quadro di San Giuseppe falegname per poter vedere l’Adorazione dei Pastori.
Ecco il momento fatidico, ma sorpassando la fila arriva il sindaco di Torino, Piero Fassino accompagnato da un curatore della mostra e da una signora.
Stavo per lamentarmi dell’accaduto, che Fassino chiede di farci entrare con lui. A quel punto non ho potuto che ringraziarlo della cortesia.
Ogni tanto la casta ragiona.

lunedì 5 dicembre 2011

Checco Zalone, Resto umile World show (www.ilsussidiario.net)


Checco Zalone, Resto umile World show

Se la politica e l’economia ci fanno piangere, la tv è tornata a farci ridere. A dire il vero stiamo trovando conforto dalla depressione congiunturale guardando programmi che ci strappano il sorriso. In primis Fiorello, con il suo successo nazional-popolare, ma anche con Checco Zalone e Crozza. Questi venerdì sera su La7 ha totalizzato il 9% di share con 2.500.000 telespettato. Gente di bocca …buona, spostata a sinistra, ceto medio. Sempre venerdì sera Canale 5 con Resto Umile World Show ha portato a casa il 22% con 5.600.000 teste. Su Rai Uno rimembranze di come si stava bene anni fa con I Migliori anni (titolo adatto alle circostanze) che è stato visto da 4.700.000 persone con quasi il 19% di share.

Evadiamo dalla realtà, rilassiamoci e facciamoci quattro ghignate.

Checco Zalone ha esordito con il suo one man show. Produzione esterna, registrata a Milano Fiera City in due serate per realizzare una puntata come con Zelig.

Un buon esordio per il comico diventato famosissimo in questi ultimi anni. Partito con la parodia sui Ragazzi fantastici del Mondiale 2006 è esploso su Youtube e poi con Zelig. Il furbo Valsecchi della Taodue l’ha ingaggiato per due film che hanno spopolato al botteghino, consacrandolo come comico.

Da qui il salto all’one man show con tanto di scenografia, palco e luci tipo Fiorello, anche se giura di essere rimasto umile, di non essersi montato la testa.

Non è Fiore, ma sa cantare e suonare bene, il suo punto di forza sono le parodie musicali. La sua è una comicità breve, da Zelig. Lui e i suoi autori (scuola Gino e Michele) hanno fatto un buon lavoro. I testi erano buoni con qualche parolaccia, ma il pubblico a cui si rivolgeva è quello giovane odierno. Qualche battuta scontata ma tutto sommato una performance discreta.

Il suo slang barese unito alla simpatia e alla genuinità di Checco, esaltano e contraddistinguono il personaggio. Ottima la gag di Vendola con i ragazzini, buona quella di Cassano e con il leader dei Modà, un po’ tirata per i capelli quella di Michele Misseri, e proprio scontate le battute di Bossi junior.

Come nel varietà di Fiorello è arrivato un vip italiano, Claudio Bisio, grande della comicità, anche se insieme sembravano troppo Zelig.

Anche qui un big della canzone: Laura Pausini, un duetto e poi una canzone. Peccato, come da Chiambretti si capiva che era in promozione.

Un buon esordio comunque anche se mi riprometto di andarlo a vedere dal vivo. Mi dicono che è proprio esilarante.

domenica 4 dicembre 2011

90° Minuto


90° Minuto


Anche la nostra televisione è in crisi. A parte Fiorello e la De Filippi, le tv generaliste continuano a perdere audience. Ciò era fisiologico visto il nascere con il digitale terrestre di tanti altri canali. La frammentazione degli ascolti era prevedibile, meno invece il flop di molti programmi.
Quest’anno Mediaset ha bucato con Balia, Stasera che Sera, Uman Take control.
Il Grande Fratello
ha accusato pesantemente il colpo di Fiore su RaiUno, Il Senso della vita è sopravvissuto solo grazie alla potenza di Presta, le varie fiction non hanno fatto più del 13% di share, mentre continua imperturbabile al 3% La Versione di Banfi (avrà qualche sponsor in Paradiso?).
La Rai non è stata da meno con lo stop a Star Academy, Me lo Dicono Tutti, Mi Manda RaiTre. Anche Radio Londra dell’Elefantino sopravvive nonostante gli scarsi risultati, ed il TG1 di Minzolini è alle corde.
A Cologno hanno pensato di ridurre i costi chiudendo a gennaio Domenica Cinque, si parla di un risparmio di 5 milioni.
Sempre su questo leitmotiv, in viale Mazzini vogliono chiudere 90° Minuto.
Di questo parlerò tra poco.

I telespettatori si sono disaffezionati alla tv, i giovani in primis.
La qualità è degenerata, i contenuti autorali sono scadenti e ripetitivi. Non si inventa più nulla, si copia e basta. Ma al tempo stesso non si sperimenta neppure. Anche se per provare nuove idee bisogna investire ed essendoci pochi euri è meglio stare fermi.

In clima di risparmio la Rai ha pensato di tagliare il glorioso e storico 90° Minuto.
È vero che alle 17.15 della domenica Sky e Mediaset Premium, dopo aver fatto vedere per intero le partite propongono le sintesi. È anche vero che il campionato di serie A è uno spezzatino dal venerdì al lunedì.
Indi per cui alle ore 18.10 della domenica 90°Minuto è ormai obsoleto.
Nulla da dire su i due conduttori, ma sugli inviati certamente una parolina bisogna scriverla: è fuori luogo commentare i servizi degli incontri come se fossero in diretta con urla e sibili. Il tutto è anacronistico. Molti si appellano per non cancellare la trasmissione che è stata un cult, ma era quella dei Valenti, Bubba, Necco, Vasino, Carino, Galeazzi. Meglio riguardarla su Rai Storia, ora i tempi sono cambiati.

Prima di cancellare 90° Minuto dovrebbero però eliminare Stadio Sprint che tra l’altro ha dei risultati scarsi, dal 7 all’8% di share come media.
Bla bla bla inutile senza uno straccio di immagini con l’attaccabrighe Enrico Varriale.
I calciatori dicono sempre le stesse cose, perché le domande (banali) sono sempre le stesse. Perciò non è solo un problema di cultura generale dei calciatori.

Mancano i soldi, ma il problema fondamentale è che i diritti televisivi del calcio costano troppo, le squadre sono esose, vivono al 65% di queste entrate e comunque sono in continuo affanno economico. Adesso siamo al punto che le televisioni cominciano a scricchiolare. La vedo veramente dura per gli anni a venire sia per le squadre che per le tv.

giovedì 1 dicembre 2011

IL PIU’ GRANDE SPETTACOLO DOPO IL WEEKEND pt.3 - (www.ilsussidiario.net)


Non parto da Fiorello ma da Checco Zalone, il 23, il 24 il 28 e il 29 novembre, è stato registrato lo spettacolo Resto Umile World Show. Verranno prodotte due puntate in onda il 2 e 9 dicembre per Canale 5. Saranno due venerdì e a parte il Milan in posticipo nella prima serata, non vi sarà una grande concorrenza. Anche Zalone ha la capacità e la simpatia per attrarre i telespettatori, forse non la maturità artistica di Fiore, meglio perciò escludere la diretta tv, ma si sperano comunque dei buoni risultati.
Sarà il primo one man show targato Mediaset, per ora solo due puntate, ma poi si vedrà. Appare sicuro un altro appuntamento a marzo per quattro o cinque puntate con il resuscitato Panariello sempre per l’ammiraglia del Biscione.
Sicuramente il sorriso allevia i malanni visto che verrà chiuso anzitempo per tagli e risparmi Domenica Cinque della Panicucci e Brachino.

Questa volta voglio essere meno tranchet del solito. Rosario Fiorello aveva pensato ad un calo fisiologico degli ascolti della terza puntata. Forse più per scaramanzia, ma i risultati sono stati ottimi 11.700.000 telespettatori con il 43,18% di share. Audience maggiore rispetto alla seconda puntata ma con 457.000 teste in meno. Da leccarsi i baffi e baciarsi i gomiti.
Il Grande Fratello ha visto il suo giorno più nero con il 14,84% e 3.500.000 spettatori.

La scaletta è stata la solita: monologhi, canzoni, duetti, battute, ospiti. Niente di nuovo come struttura del programma, che spaziava per catturare tutte le fasce d’età.

Potete comunque chiudere gli occhi, od oscurare la tv. È un varietà anche radiofonico, non a caso in radio c’è Marco Baldini. Amico da sempre, suo sodale e autore da diversi anni, accompagna il nostro con battute e domande da vera spalla per il comico Fiorello.
Avete notato le telepromozioni? A differenza della maggior parte dei conduttori big, Fiore non interpreta nessun messaggio promozionale. Provate a pensare invece a Scotti, alla Clerici, a Conti, a Bonolis. Questo è un vanto per il conduttore siciliano nato nei Clubmed.
Sicuramente fa capire che non è avido di quattrini e che è concentrato esclusivamente sul programma. Si diverte, basta vedere il duetto con Ariso/Morgano, le battute con i personaggi del parterre e con il maestro Cremonesi.

Un’altra cosa che mi ha colpito in queste tre puntate è stato l’atteggiamento di Fiore. È vero che è lui il mattatore, ma fa sentire unici e indispensabili i suoi ospiti. Riesce a valorizzare le doti di tutti, dalla voce dei cantanti, vedi Elisa, al nuovo talento Mimmo Foresta.
È lui al centro della scena ma diventa piccolo quando è con i collaboratori.
Riesce anche ad essere positivo e scherzoso quando non va il microfono.
È sicuramente una dote, e ciò lo rende forte ma non spocchioso.
L’invito al fratello Beppe Fiorello poteva sembrare una forma di nepotismo, invece è stato un siparietto gaudente in cui non è stato pubblicizzaa la fiction Sarò sempre tuo padre che lo vede protagonista.

L’unica nota dolente è Porta a Porta a seguire l’one man show, che in termini di audience è andato bene, ma ha fatto vedere ancora una volta il limite di Vespa, come per il plastico di Cogne, ha tentato di vampirizzare per la seconda volta anche Fiorello.

martedì 29 novembre 2011

TGCOM24 - L’informazione con te, sempre.


TG COM 24
L’informazione con te, sempre
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Faccio fatica a guardare i telegiornali, ma ieri sera ho seguito la prima edizione delle all-news di Mediaset, TGCOM24.
A dir la verità mi sono sintonizzato sul canale due minuti prima delle ore 20.30.
C’era in bell’evidenza un countdown con una musica esasperata, troppo forse. Colori predominanti rosso e blu.
Poi è partita la sigla tipo reading architettonico con il vicedirettore, Annalisa Spiezie, in piedi vicino a uno schermo gigante.
Annuncio di collegamenti con Il Cairo, New York, Londra, Gerusalemme, Roma con il Consiglio dei Ministri.
La grafica non è male, deve essere ben leggibile, perciò bandino rosso con caratteri bianchi a prova di orbo. Forse l’occhiello non lo è altrettanto, anzi visto così è inutile.
I primi venti minuti passano tra un ping pong con i collegamenti e con il botto (?) della serata: in collegamento da Roma, Gianfranco Fini. Più che un tg sembra un approfondimento. Il nemico di Berlusconi è stato reintegrato? Oppure sdoganato? Certo che partire con Fini è in apparenza un buon colpo.
Alle 20.58 un breve stacco di pubblicità e poi la Spiezie che si collega con la senatrice Bonino che parla delle elezioni in Egitto. Ping pong con i vari collegamenti (Londra per ora escluso) e con la postazione internet con un giornalista in camicia bianca e cravatta stile ex direttore del TG1, che oggettivamente non aggiunge nulla ma spia nei siti del Corriere.it e Ansa.
Uno sguardo a Roma sui vice-ministri e sottosegretari di governo.
Due cose: alle 20.30 bisogna fare per forza approfondimento (vd. Fini e Bonino) che in realtà è solo superficiale con opinioni di parte o di circostanza?
Secondo: immagini poche, anzi pochissime, in split video sempre con i collegati.
Ma siamo sicuri che i vari inviati sono in loco? Vedere un Alfredo Macchi con lo sfondo delle luci di piazza soffuse da Il Cairo mi sovveniva i collegamenti di Caccamo e Vettorello.
Niente di nuovo. Ho poi cambiato su Fiorello.

domenica 27 novembre 2011

Book da leggere: L'APOSTOLO PAOLO


Joseph Holzner
L'apostolo Paolo
Morcelliana


Probabilmente, anzi sicuramente, ho frequentato poco il catechismo.
Avevo un’immagine tutta mia di S.Paolo: basso, tarchiato, nervoso, irruente, un po’ invasato. Qualche prete me l’avrà comunque inculcato.
Questo è un libro che bisogna assolutamente leggere.

Joseph Holzner oltre che sacerdote è stato il massimo esperto e studioso di S. Paolo. Ha dedicato una buona parte della sua vita a viaggiare e studiare l’esistenza e le lettere del patriarca della Chiesa.

S. Paolo era un dottore della legge ebraica. Era istruito, conosceva il greco, l’aramaico, il latino ed era tenuto molto in considerazione. Quando fu lapidato S. Stefano aveva circa 30 anni, non era perciò un giovinetto, e partecipò attivamente al martirio del primo cristiano.

Mi hanno colpito molte cose della personalità di S. Paolo. Eccole di seguito.

Non aveva conosciuto Gesù, ma la folgorazione sulla via di Damasco l’aveva convertito a Lui totalmente. Chissà se l’avesse conosciuto in vita!
Ma era scritto che doveva arrivare dopo Gesù per annunciare la Chiesa oltre i confini della Palestina.
La sua certezza era in Cristo, la sua decisione, il suo impeto erano la fede in Cristo.
Sia che mangiate, sia che beviate, siete di Cristo.
Una visione della vita e dell’esistenza Cristocentrica. Come Giovanni Paolo II, come Benedetto XVI. Mi ricorda molto don Giussani.
Un uomo certo, senza paura, ma al tempo stesso umile, affezionato a Barnaba e Timoteo, a Pietro, agli altri cristiani che incontrava nei suoi viaggi.
Attento al bene della Chiesa.
Soffrì, fu lapidato e creduto morto, fustigato, incatenato e martirizzato a Roma.
Visse sempre del suo lavoro di tessitore per non pesare sulla Chiesa.
Viaggiò senza sosta per visitare le comunità cristiane e per annunciare Gesù ai pagani. Si sentiva l’ultimo degli ultimi, il più infimo, ma la sua energia di adesione a Cristo era totale.
Chi non desidererebbe essere così?

mercoledì 23 novembre 2011

IL PIU' GRANDE SPETTACOLO DOPO IL WEEK END


Il più grande spettacolo dopo il weekend: quali segreti dietro il successo della seconda puntata?

Ascolti tv da record per la seconda puntata di Il più grande spettacolo dopo il weekend. 12 milioni 157 mila telespettatori di media, per uno share del 42.60%, con picchi di 14 milioni 695 mila alle 21.47, nel momento in cui si esibivano i Coldplay e un successivo picco di share del 49.17 sui saluti finali di Fiorello, prima della sigla finale. Il secondo appuntamento con il varietà di Rai Uno, rispetto al primo, ha guadagnato il 3.41% di share e 2 milioni 361 mila telespettatori. La puntata di ieri, lunedì 21 novembre, dello show di Fiorello, escludendo i vari Festival di Sanremo e gli eventi speciali in generale, è storicamente inquadrabile come lo show di prima serata più visto dal 2006 ad oggi, e al secondo posto troviamo la prima puntata del varietà. Gianni Foresti, in esclusiva per Ilsussidiario.net, commenta con il suo stile un po’ bonario e un po’ tranchant, le ragioni di questo grande successo televisivo. Il programma di Fiorello ha stravinto anche lunedì sera. Numeri da finale di calcio della Champions League con una squadra italiana. E il Grande Fratello di Mediaset? Legnata: 15,71% di share e 3.800.000 teste. Alcune considerazioni. Se nella prima puntata il programma era stato visto soprattutto dai quarantenni in su, questa volta Fiore ha puntato molto sui giovani. È partito coi Cordplay (alla romana), poi con Caparezza, l’attrice Laura Chiatti, i monologhi sulle ragazze che si stirano i capelli e lo slang alla scialla, e la tecnologia alla Twitter (è un suo sponsor?). Per i meno giovani c’era Michael Boublè con le sue melodie, le battute (questa volta un po’ loffie) sulla politica del nuovo e vecchio governo con canzoncina annessa (Ciao, ciao Brambilla…), una canzone del 1968 di Caterina Caselli, e una ancora bella Edwige Fenech. Senza dimenticare Freddy Mercury, la spassosa imitazione di Salvo Sottile, X Factor5 con Marco Baldini/Ariso e Fiorello/Morgano. È proprio un varietà e c’è divertimento per tutti, due ore spassose che tolgono la tristezza della crisi contingente. Fiore non c’è dubbio è bravissimo, è capace di coinvolgere le persone a casa e quelle sul palco con lui. Usando termini da prima Repubblica, si potrebbe dire che è un artista nazional-popolare, che attrae anche i giovani. La sua è una bella ironia, non è mai sfacciata e strafottente, non umilia mai nessuno. I vari comici schierati dovrebbero imparare da lui. Il sesso poi è un argomento che Fiorello normalmente non tocca e qui l’ha solo sfiorato garbatamente tirando in ballo Bruno Vespa. Ma c’era un motivo, il nostro sapeva che dopo di lui ci sarebbe stato Porta a Porta.
Il “furbetto” di Bruno Vespa ha ambientato la puntata su Fiore, facendo rivedere ampi stralci della prima e seconda puntata. E gli è andata di lusso con il 28% di share e 2.900.000 telespettatori . Si può dire che ha concluso la corsa in velocità, ma con la benzina di Fiorello. Ha battuto anche la svogliata e insulsa comicità di Mai dire Grande Fratello che si è fermata al 20% di share con un milione di spettatori. Speriamo che Vespa si calmi, sennò da lunedì prossimo il titolo del programma sarà: # Il più Lungo spettacolo dopo il weekend!

venerdì 18 novembre 2011

La Réclame: il bacio di Giuda


Il bacio di Giuda

Lo scopo lo ha ottenuto, chi? Benetton.
Era dai tempi delle campagne di Oliviero Toscani (il morente di Aids, il bacio della suora al prete) che l’azienda trevigiana non faceva parlare di sé.
Più che dei prodotti, vuol risvegliare nelle menti delle persone che esiste un brand.
Non so come vadano gli affari alla Benetton, se fa cucire i vestiti in qualche angolo sperduto e sfruttato dell’Asia, sta di fatto che la campagna ha dato i suoi frutti prima ancora di cominciare.
Il bacio tra Obama e il premier Cinese, tra Papa Benedetto XVI e l’Iman del Cairo, tra il Berlusca e la Merkel di fatto li abbiamo visti su internet e sui media. Tutti ne hanno parlato e la Casa Bianca ed il Vaticano si sono indignati.
Ma il pulcino è comunque uscito dall’uovo.
Una campagna pubblicitaria scadente e vecchia, provocatoria, con intenti da furbetti del quartierino. Non perchè abbia toccato i potenti della terra, ma perchè in sé non dice nulla: parla di pace? Bhò. Parla di unità? Bhò.
Un brand deve essere rivitalizzato a livello mondiale? Coinvolgiamo Obama e il Papa ed il mondo (bene o male) ne parlerà.
Ci mancava che ritraessero il bacio di Giuda a Gesù.
Inutile indignarsi davanti alla stupidità
Bisogna solo ignorare.

martedì 15 novembre 2011

Fiorin Fiorello (vai a IlSussidiario.net)


Inizio snocciolando un po’ di dati trapelati.
Rai Uno, IlpiùGrandeSpettacolodopoilweekend: 4 puntate, costo totale 12 milioni, scenografia 800.000, Fiorello 300.000 euro a puntata.
Prima puntata 9.800.000 telespettatori con il 39% di share.
La concorrenza Mediaset con Il Grande Fratello si è fermata al 3.900.000 con il 16,50%.

Parliamo di Fiorello. Da tanto lo considero in numero uno, non ha rivali. Sa cantare, presentare, ballare, ha la battuta pronta. È simpatico e coinvolgente. Piace ai giovani ed agli adulti.
In questo fine weekend ne sono successe d’ogni. Il primato della politica è stato sconfitto dalle esigenze di stabilità economica. Monetine comprese. E Berlusconi ha abdicato, come la sua ammiraglia.
Nulla si poteva fare contro Fiore. C’è bisogno di sicurezza nella vita e quando essa non c’è, si cerca lo svago.
Così come dopo l’attentato alle Torri Gemelle i telespettatori premiarono gli show di Panariello, perché ci rassicuravano con un’aria di nostalgia dei bei tempi andati, basta pensare alla scenografia con un vecchio autobus in scena, anche ieri sera la funzione sociale della tv e di Fiorello si è rivelata tranquillizzante e vincente. Per inciso il produttore è sempre Ballandi e la rete è sempre RaiUno.
La scena, rispetto al 2001, è ipertecnologica, ma siamo nell’era dell’iPad.
In dieci anni internet e i suoi derivati sono stati assimilati come normalità.

Fiore non ha affondato il coltello nella politica, nella crisi, ma ha sbeffeggiato in maniera cordiale il Cavaliere e i suoi discepoli:
- Monti, attenzione che il Cavaliere dopo tre giorni risorge.
- Ad Arcore le bandane sono a mezz’asta.
- Il CdA della Rai e il direttore Mazza hanno già i trolley pronti.
- La Santanchè piangeva, piangeva: dalla plastica all’umido.

È stato bipartisan:
- Le monetine le hanno lanciate ma poi se le sono riprese.
- Fassino mentre gli altri facevano festa è andato a cena.

Ha mixato la musica con le sue battute portando sul palco i duetti con Giorgia e poi con il leader dei Negramaro. La musica è uno dei suoi punti di forza, come le imitazioni, vedi quella di Luis Enrique con Borriello.
Ha voluto poi il numero uno del tennis mondiale Novak Đjoković , uomo semplice e scherzoso, con cui ha giocato e vinto a tennis padella.
Di tanto in tanto sbirciavo il GF e la Marcuzzi, ma i litigi della casa mi davano ansia.
Ed allora meglio ritornare da Fiore.
Che dire? Il suo One Men show è vincente, ma…. la vita continua e stamane mi son svegliato con un senso di malinconia.
E se non bastasse solo Fiorello?

lunedì 14 novembre 2011

Domande di economia







Non sono un esperto in economia, ma cosa farà Monti? Raschierà soldi in tutte le maniere possibili, non guarderà in faccia nessuno e adempierà il compito assegnatogli. La sua azione sarà sicuramente impopolare, ma questa è la sua mission.
Se in Grecia viene nominato premier l'ex vicepresidente della BCE, se in Belgio il Pil cresce del 3% in 14 mesi senza un governo al timone, se in Italia viene dato il comando ad un professore economista, mi sorge una domanda: ma la politica che ci sta(va)a fare?

Ribadisco che non mi occupo di economia, ma dopo le notizie su Unicredit mi sono fatto dei ragionamenti.
Alessandro Profumo ha comprato tutto quello che poteva all'Est, ma in Italia ha dovuto ingoiare Banca di Roma e Banco di Sicilia.
Crisi mondiale, tutte le banche esposte. Crisi italiana e Unicredit nell'occhio del ciclone. Perdite per 10 mld nel trimestre, esuberi per 5.200 lavoratori.
Mi sorgono alcune domande: che Profumo abbia visto lungo e si sia fatto dimettere per non finire nella mediocrità?
Che la finanza conti di più e condizioni la politica?
Che sia stata la finanza europea a voler far fuori Berlusconi?

mercoledì 9 novembre 2011

Book da leggere: SIMENON














Ecco due libri per chi ama il papà di Maigret, Conversazioni con Simenon di F. Lacassin e Intervista con Georges Simenon di Carvel Collins. Il primo è ancora in circolazione edito da Lindau, mentre il secondo è fuori catalogo ed è di Minimum Fax.
Per chi è appassionato dei libri di Simenon, queste due conversazioni vanno lette, ci fanno un po’ capire la sua personalità.
A 16 anni, licenziato come commesso di libreria, entrò nella redazione di un giornale per farsi assumere e il bizzarro caporedattore lo accontentò.
Iniziò perciò la sua carriera di giornalista e ben presto iniziò a scrivere per il giornale dei romanzetti popolari. Si firmò con 21 pseudonimi e scrisse nella sua vita circa 500 romanzi. Il primo romanzo popolare lo scrisse in una mattina. Poi continuò a scrivere questi tipi di romanzi ad uso ragazzi, portinaie, casalinghe, popolo semplice.
Da Liegi si spostò a Parigi e poi da lì andò in giro per il mondo, sostando anche alcuni anni negli Stati Uniti. Girò per quasi due anni in chiatta per i fiumi di Francia con la prima moglie. Si alzava alle prime luci dell’alba e si metteva a scrivere a macchina su un tavolino da campeggio. Un giorno in pantaloncini e canottiera si accorse, quando il sole era orma alto, che sopra di lui a ridosso di un muro, c’erano un centinaio di ilari bagnanti che lo osservava lavorare.
A scrivere un episodio di Maigret impiegava non più di 11 giorni. Si isolava da tutti, sospendeva gli appuntamenti, non si faceva passare le telefonate. Aveva una libreria piena zeppa di guide telefoniche della Francia, da cui attingeva per i nomi dei protagonisti dei suoi romanzi. Ne sceglieva 30 e man mano ne scartava fino ad arrivare ad un massimo di 12. Passeggiava avanti e indietro per la stanza ripetendo a voce alta il nomi scelti, scartando quelli che non gli suonavano bene.
Poi redigeva il profilo di ciascuno dei rimanenti ed iniziava a scrivere a macchina il romanzo con protagonista Maigret.
In queste interviste racconta che il suo modo di scrivere è molto essenziale e chiaro, non arzigogolato. Dopo la prima battitura lo rileggeva e toglieva tutti gli aggettivi e le frasi che gli sembravano superflue. Il lettore doveva entrare subito nella scena. Una scrittura asciutta, che non poteva contemplare ad esempio la parola crepuscolare.
Nei romanzi popolari e commerciali, scriveva sempre un capitolo che rispecchiava il suo modo vero di scrivere. Diceva che se guardi una mela in un dipinto da Cezanne, capisci subito che pennellate semplici e decise il pittore ha dato, e così voleva che fosse la sua scrittura.

Racconta che su di lui ebbero un influenza i libri di Gogol, ed anche, seppur meno quelli di Dostoevskij. Amava J. London e quando soggiornò in America lesse in inglese i libri non tradotti in francese.

Molti dei personaggi dei romanzi li aveva incontrati nella vita reale e li aveva adattati per i suoi libri: si fermava nei bar, nelle osterie, sulle chiuse fluviali ed osservava la gente.
Prediligeva i poveracci, i falliti, chi era solo.
La solitudine contraddistingue la vita di molti suoi personaggi, in primis Maigret, uomo che non dava quasi mai giudizi morali sui suoi indagati.
Simenon conosceva gli uomini ma non si considerava uno psicologo, diceva:
- Ancora una volta, è piuttosto una questione di sensibilità… Essere psicologo presuppone un’intelligenza, io non ne ho.
E alla domanda che lo interroga su come mai il problema religioso non comparisse molto nelle sue opere, risponde:
- Perché non mi preoccupa affatto, proprio per nulla… Ho ricevuto un’educazione religiosa. Sono stato educato prima in un collegio di frati. In quanto alla fede, ho smesso di credere dall’età di quindici anni. Definisco fede ciò che mi hanno inculcato di giorno in giorno, come si fa con le iniezione e i vaccini.

Se volete leggere poi una sua biografia che anch’egli ha condiviso ecco Georges Simenon – Alla scoperta di un protagonista del Novecento di Stanley G. Eskin uscito nel 1987, due anni prima della morte dello scrittore. Ripercorre in pratica tutta la vita di Simenon sotto l’aspetto professionale ma anche personale

lunedì 7 novembre 2011

GF bollito?


E siamo alla dodicesima edizione. Pensate, 12 anni 12 di Grande Fratello. Che sia l’ultimo anno?
Speriamo.
Dopo la buona partenza della prima puntata con 6.400.000 telespettatori con più del 26% di share, c’è stato un forte rallentamento. Premesso che finora le fiction di Rai Uno non hanno dato i risultati eclatanti dello scorso autunno, nessuno a Canale5 si aspettava una debacle come questa.
La seconda puntata del GF si è arenata al 17,28% di share con 3.500.000 teste. Quasi doppiata dalla fiction Cenerentola con circa 7.000.000 utenti e con un ottimo 27,94%.
Le avvisaglie c’erano già nei dati di domenica dove Rai Uno aveva portato a casa propria 6.400.000 persone con un 26,18%.
Ho dovuto sorbirmi anche Cenerentola. È una delle fiabe più famose, ed il test che gli ascolti sarebbero stati buoni mi è stato dato domenica sera da mia moglie, lei che guarda raramente la televisione, ha voluto vedere la fiction in chiave moderna della famosa fiaba.
A me non è piaciuta, come la maggior parte dei prodotti simili italiani, ma io non faccio testo, sono un critico di natura.
Che l’uomo abbia voglia di sognare e svagarsi in una situazione fiabesca, dove alla fine prevale l’amore, è un dato sicuro. In un momento di crisi e incertezza generale come quella che stiamo vivendo, cosa c’è di meglio di poter dimenticare per due sere i problemi oggettivi e di svagarsi su una nuvola che ci riporta alla dolce infanzia, quando ancora speravamo che i sogni si avverassero?
Anche la Cenerentola televisiva perciò diventa virtuale come gli altri programmi.
Mai come il GF.
Che dire? Sto GF ha forse veramente stufato o è usurato?
Che in Italia abbia resistito così a lungo è un successo sia per Endemol che per Canale 5, in altri paesi è stato chiuso per mancanza di ascolti.
Ogni anno parlo male del GF, la sua vacuità ed inutilità la si tocca con mano.
Cosa c’entra con la vita reale? Nulla.
È diseducativo al massimo, anzi al cubo (non che il resto dei programmi siano educativi), ma l’astrazione che diffonde e la finta allegria che vi si vive hanno lasciato e lasciano il segno nelle nuove generazioni.

domenica 30 ottobre 2011

La colpa è del Berlusca e di Moratti



C'è chi imputa tutti i mali dell'Italia a Berlusconi. Piove governo ladro, l'alluvione è colpa di B, la crisi mondiale è colpa di B, la crisi italiana è colpa di B, la borsa va giù ed è colpa di B, c'è il terremoto ed è colpa di B, l'ATM aumenta del 50% il biglietto ed è sempre colpa di B, etc etc.
C'è chi imputa tutti i mali del calcio a Moratti. La Juve è andata in serie B ed è colpa di M, c'è l'invasione di calciatori stranieri e dè colpa di M, la Juve rubava ed era colpa di M, l'Inter ha vinto tutto ma c'è sempre una colpa di M, la squadra quest'anno è in zona retrocessione ed è colpa di M, gli arbitri sbagliano ed è colpa di M, etc etc.
A B hanno tirato un modellino del Duomo in bocca, a M arriverà un gavettone di petrolio addosso.
La storia insegna che bisogna sempre trovare un colpevole cui addossare le colpe e indirizzare le invettive del popolo.
I primi maestri sono i giornalisti.
Per Travaglio è sempre colpa di B.
Per Fred Perry è sempre colpa di M.
Di solito lanciano il sasso e poi si nascondono. Ma il danno è fatto.

sabato 22 ottobre 2011

Agnelli o lupi?


Di male in peggio. E sono quattro le figuracce che il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha collezionato in poco più di due mesi.
1 – I media l’hanno seguito nella scellerata tesi che lo scudetto del 2006 sia da attribuire alla Juventus per le telefonate di Giacinto Facchetti. Nessuno gli ha però detto che due suoi più alti dirigenti di allora sono stati squalificati.
2 – Ha fatto mettere negli spogliatoio del nuovo stadio le targhe con gli scudetti e le coppe conquistate. Ci sono anche quello che le sono state tolte per gli illeciti. Nessuno gli ha però detto che non basta mettere delle targhe per essere vincitori.
3 – Sempre il nuovo stadio. La società è inquisita perché forse non è in regola.
Nessuno gli ha però detto che questa non è un’auto della Fiat, che nonostante le magagne di produzione ci viene propinata costantemente come una figata. E che lo Stato (noi) paga sottoforma di continui agevolazioni (incentivi, casa integrazione, detrazioni fiscali, etc.)
4 – Se ne è uscito dicendo che questa è l’ultima stagione di Del Piero. Questi ha risposto:
“Grazie di avermi ricordato che ho il contratto in scadenza.”
Nessuno gli ha detto che è meglio che stia zitto ogni tanto.

giovedì 20 ottobre 2011

Film: FINE DI UNA STORIA


Fine di una storia
Regia di Neil Jordan


Questo film è tratto dal libro La fine dell’avventura di Graham Greene.
Negli anni ’50 era già stato girato un film in Inghilterra come anche Gianfranco Bettetini ne aveva realizzato una versione italiana nel 1969. Questo è del 1999, porta la firma di neil Jordan ed è interpretato da Ralph Fiennes e da la bella Julianne Moore. Non è un gran film, la sceneggiatura per esigenze cinematografiche ha semplificato il racconto togliendo un personaggio che nel libro non è secondario ed anche dialoghi interessanti.. Non si sente fino in fondo lo struggimento di odio, amore e ricerca che emerge dalle pagine del libro.
Al tempo stesso troppe scene di nudo invadono lo schermo e la forza delle parole che Greene invece racconta si affievoliscono.
Il libro ha un altro spessore, ma vale comunque la pena di vedere il film, casomai leggendo prima il libro per farne i debiti confronti.
È un film lento, con una fotografia cupa che rispecchia la drammaticità che si portano nel cuore i due protagonisti.

domenica 16 ottobre 2011

Book da leggere:



Rev. Prof. Luigi Ziliani
CRISTEROS: Messico Martire
Società editrice s. Alessandro – Bergamo -1929

Questo è un libro che forse troverete in qualche biblioteca o nei mercatini.
L’ho incrociato, e poi recuperato, facendo una ricerca storica sui Cristeros messicani.
È un libro storico scritto nel 1929, quasi al termine della prima rivolta dei cattolici messicani contro le persecuzioni del regime massonico iniziate nel 1926.
Nei libri di storia non troverete nulla di tutto ciò, assai simile alle persecuzioni compiute da Nerone.
Il governo messicano, manovrato dagli Stati Uniti, promulgò una legge che aboliva il culto religioso ed espropriava la Chiesa di tutte le sue proprietà.
Il popolo reagì ma e la repressione fu cruenta: sacerdoti, suore e credenti furono passati per le armi. Vi fu una sollevazione popolare, la Cristiada. I cattolici si riunirono in un vero e proprio esercito e sconfissero le truppe governative in quasi tutta la nazione.
Vista la mal parata il governo messicano propose una tregua al Nunzio Apostolico. La santa sede abboccò e chiese agli insorti di deporre le armi. I Cristeros obbedirono, ma in un secondo momento le persecuzioni continuarono.
Oltre ai fatti, in questo libro vengono nominati i nomi e le storie di uomini, donne, religiosi e ragazzi trucidati mentre gridavano “Viva Cristo Re”. Molti di essi sono stati beatificati dalla Chiesa.
Quest’anno è stato prodotto il film Cristiada. Speriamo arrivi presto nelle sale italiane.

per vedere il trailer del film vai a:

http://www.cristiadafilm.com/

venerdì 14 ottobre 2011

Il Papa e il silenzio


Papa Benedetto XVI domenica 9 ottobre ha visitato la Certosa di Serra San Bruno (Calabria) dove c’è una comunità di 18 monaci. In questi giorni si è parlato molto (a sproposito ) di tecnologia con la morte di Steve Jobs. Viviamo in simbiosi con cellulari, mp3, Ipad, internet, hd, etc. I nati negli ultimi 10 anni sono armai la generazione del virtuale, in cui anche noi adulti soggiaciamo. Non sembra vero che esistano uomini che vivano in clausura ed in silenzio senza l’ausilio della tecnologia attuale. Sembra un mondo fuori dalla realtà, mo non lo è.
Di seguito uno stralcio dell’intervento del Papa alla comunità monastica certosina.

“Il progresso tecnico, segnatamente nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, ha reso la vita dell’uomo più confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa. Le città sono quasi sempre rumorose: raramente in esse c’è silenzio, perché un rumore di fondo rimane sempre, in alcune zone anche di notte. Negli ultimi decenni, poi, lo sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava negli anni Sessanta: la virtualità che rischia di dominare sulla realtà. Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera. I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto. Si tratta di una tendenza che è sempre esistita, specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati, ma oggi essa ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica. Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine.
Ho voluto accennare a questa condizione socioculturale, perché essa mette in risalto il carisma specifico della Certosa, come un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, un dono che contiene un messaggio profondo per la nostra vita e per l’umanità intera. Lo riassumerei così: ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo, per così dire, si “espone” al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente “vuoto” cui accennavo prima, per sperimentare invece la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile. E’ una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto. Il monaco, lasciando tutto, per così dire “rischia”: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo.”

mercoledì 12 ottobre 2011

Book da leggere: FABIOLA


Dalla venuta di Gesù Cristo in poi i cristiani sono stati martirizzati in tutto il mondo. In Egitto si fa strage di cristiani copti. Una preghiera per i nostri fratelli perseguitati. Di seguito un libro sui primi martiri a Roma.


Cardinale Nicola Wiseman
Fabiola o i cristiani delle catacombe

Un bellissimo libro in cui la certezza della fede in Dio dei primi cristiani arriva con letizia fino al martirio. Siamo a Roma nel quarto secolo ed i cristiani sono perseguitati in maniera perpetua. Si ritrovano a pregare nelle catacombe o nelle case private. Molti schiavi, patrizi, centurioni hanno aderito al Cristianesimo.
Vi si narra di Agnese, Sebastiano, Pancrazio, Tarcisio, Cecilia, figure cristiane, che girano attorno alla vita della patrizia colta ed intelligente Fabiola.
Subiranno il martirio divenendo i Santi delle catacombe. Uomini, donne e fanciulli animati dalla scoperta della fede in Cristo Crocefisso.
Verranno dati in pasto alle fiere nel Colosseo per tener vivo lo spirito pagano del popolo. Affronteranno il martirio lieti e sereni, certi del Paradiso.
Uomini e donne senza ma o però, figure certe e coraggiose.
Per i romani, gli schiavi cristiani erano i migliori lavoratori, i più servizievoli, senza fini secondari. Vivevano per un Altro, lavoravano per un Altro, desideravano morire per un Altro. Questi erano i primi martiri cristiani, quelli che pregavano nelle catacombe.
Il fatto di leggere nello stesso periodo alcuni libri sulla persecuzione cristiana (Fabiola, Padrone del Mondo, Messico Martire, Rolando Rivi, ………) un po’ è stato casuale, ma poiché nulla avviene per caso, mi sono approcciato ad un certo momento guardando i soggetti di questi libri come figure da cui imparare, a cui guardare.
Rompendo il mio perbenismo cattolico di un cristianesimo spesso senza la sofferenza di Cristo.

lunedì 10 ottobre 2011

TV: Gli insuccessi in onda


TV/ Baila!, Csi e Porta a porta: il regno dell’auditel tra “fotocopie” e “specchi”
Gianni Foresti


lunedì 10 ottobre 2011

Parto da Baila! per passare a CSI e poi a Quarto Grado. Sicuramente la prima puntata di Baila! è stata viziata dal gran can-can mediatico dovuto alla denuncia da parte della Carlucci. Una pubblicità inattesa e ridondante per il programma presentato dalla D’Urso che aveva ottenuto uno share di quasi il 19% con 4 milioni di telespettatori. Niente comunque rispetto alla media del 25,60% con 5.300.000 teste dell’ultima edizione di Ballando con le stelle.
Lunedì scorso la seconda puntata di Baila! ha avuto una debacle fermandosi ad un misero 10,25% con 2.100.000 utenti. Per i detrattori che avevano già massacrato il programma per il fatto di essere una fotocopia di quello Rai ma con qualità più scadente, è stata una conferma.
La penso diversamente per quanto riguarda il copia-incolla, ormai quasi tutti sono programmi fotocopia: Uno Mattina-Mattino 5, La Vita in diretta-Pomeriggio5, Verdetto Finale-Forum, Linea Verde-Melaverde, Io Canto-Ti lascio una canzone, Matrix-Porta a Porta, etc. Gli stessi telegiornali hanno le scalette dei servizi identiche e spesso anche le immagini (soprattutto quelle riguardanti l’estero) uguali. Perciò mi è sembrato inutile scandalizzarsi e andare in tribunale. La tv è ormai fotocopia di fotocopia. Che manchino idee in tv è assodato già da tempo.
Che poi il programma Baila! sia lento, anche se il regista/autore è lo stesso che lo ha ideato per la Rai, non abbia ritmo, sia perciò una fotocopia a colori stampata con cartucce ormai esaurite, non sarà il primo né l’ultimo. Sicuramente, pur di non cedere al divieto del giudice, sono stati cambiati i meccanismi che regolano la gara di ballo, togliendo aspettative ai telespettatori e rendendola meno avvincente. Oltre a i nei appena citati dobbiamo aggiungere la troppa sguaiata e banale conduttrice Barbara D’Urso. Stasera tornerà in onda sperando di risalire la china degli ascolti, ma non penso possa continuare a lungo, con un altro risultato deludente normalmente a Mediaset chiudono i programmi. Mi sembra più una posizione “politica” di resistenza all’azione giudiziaria nemica che un dar fiducia al programma.
La stagione è partita con altri flop. L’ultima puntata di Star Academy ha sfiorato lo share del 4%; il gioco con Pino Insegno, Me lo dicono tutti (anche qui una cosa già vista) è stato chiuso; Radio Londra con l’Elefantino Ferrara viene spostato d’orario; La versione di Banfi non supera il 4%. Quest’ultimo programma ha bisogno di tempo, non è ancora autorevole, non tratta di omicidi ma di attualità e politica in maniera seria, ma al contrario di altri non è urlato, anzi forse è troppo pacato.

Lunedì sera l’insuccesso di Baila! è anche stato dovuto ad un evento particolare, cioè il verdetto del processo a Perugia ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
Il programma di Rete4, Quarto Grado, ha seguito la diretta del processo, riportando in prime time un glorioso 15% con quasi 4 milioni di persone. Il crimine paga.
Passiamo perciò ora al successo delle Crime Series. Anche il Sussidiario ne ha parlato nei giorni scorsi: CSI, Criminal Minds, The Mentalist, Cold Case, Senza Traccia, Life, Numbers, ormai occupano in maniera stabile i palinsesti delle reti generaliste e pay.
Sono fatti molto bene sia nella scrittura, che nella trame, nella caratterizzazione dei personaggi principali, nelle tecniche di ripresa e montaggio. Basti pensare alla colorazione esasperata di CSI Miami e al grigiore misto blu di CSI New York. Dei veri piccoli gioiellini. Sono produzioni americane, niente a che vedere con i tv movie tedeschi tipo Squadra Speciale Cobra oppure Siska.
In questi crime series, normalmente, si arriva alla verità ed al trionfo della giustizia.
CSI ci ha abituati a vedere il lavoro degli investigatori fatto in maniera scientifica sul cadavere e sulle prove, una ricerca di laboratorio che dà frutti insperati.
Da noi si è voluto fare la versione italiana con RIS Delitti Imperfetti, ma il successo non è arrivato. Tra l’altro anche qui si può parlare come con Baila! di un programma fotocopiato male.
CSI ha però lasciato nel collettivo l’idea che tutti gli omicidi possono essere scoperti a partire dalle tracce di Dna lasciate dagli assassini. La realtà ci dice che non è vero. A parte il delitto dell’Olgiata dove dopo 20 anni è stato scoperto con analisi scientifiche l’omicida filippino con le tracce di Dna, restano irrisolti Perugia, Cogne, Garlasco, Avetrana, e mi dimentico sicuramente qualche altro fatto delittuoso irrisolto.
La realtà non è una fiction o un telefilm, ed i Ris, visto le incertezze dei risultati sembra facciano fatica a raccapezzarsi nelle indagini, in altre parole non c’azzeccano. Altro che l’inossidabile Tenente Colombo!

Ma è sempre la tv a farla da padrona, questi insuccessi della giustizia hanno alimentato in maniera ossessiva i talk show come Porta a Porta, Matrix, Quarto Grado, Chi l’ha visto?. Come non ricordare la spettacolarizzazione di Cogne con il plastico della villetta? Oppure come dimenticare la star togata, l’avvocato Taormina, il criminologo vestito di nero Picozzi, la sua collega bionda, carina Bruzzone e il corpulento Francesco Bruno? Ed ancora, l’onnipresente psicologo Paolo Crepet con i suoi maglioncini color pastello?
Programmi che vorrebbero parlare ed evidenziare la realtà, ma fanno si che il protagonista sia il dolore, il sangue, le tragedie. Parole, parole, parole. Cinismo puro.
Settimana scorsa è stato rivangato Novi Ligure. Prima è stata invitata a Domenica 5 la fidanzata attuale di Omar e poi lui stesso ha partecipato a Matrix.
Sono stati sottoposti a domande particolareggiate, tese a scandagliare e rovistare nel macabro. Spero che i due giovani non abbiano ricevuto compenso, dovrebbero tenere un profilo basso e non andare in tv a sbandierare i propri sentimenti. Spero anche che Mediaset non abbia pagato questi scoop, nel nome del cambiamento di Omar hanno rievocato in maniera quasi pruriginosa gli omicidi di Novi.
Se pensiamo al processo di Perugia, dove c’erano quasi 400 giornalisti accreditati e tv americane (innocentiste) a iosa, si può capire che questa spettacolarizzazione mediatica degli omicidi e dei fatti criminale serve esclusivamente ad impattare in maniera emotiva i telespettatori per costringerli a stare attaccati alla tv. Ogni appiglio è buono per far alzare gli ascolti e come per gli antichi giochi di Nerone il sangue eccita la folla.

domenica 2 ottobre 2011

Papa Benedetto XVI : «La bellezza dell'arte apre le porte a Dio»




«La bellezza dell'arte apre le porte a Dio»


31 agosto 2011 -
Udienza di Papa Benedetto XVI


<< Cari fratelli e sorelle,
più volte ho richiamato, in questo periodo, la necessità per ogni cristiano di trovare tempo per Dio, per la preghiera, in mezzo alle tante occupazioni delle nostre giornate. Il Signore stesso ci offre molte occasioni perché ci ricordiamo di Lui. Oggi vorrei soffermarmi brevemente su uno di questi canali che possono condurci a Dio ed essere anche di aiuto nell’incontro con Lui: è la via delle espressioni artistiche, parte di quella “via pulchritudinis” – “via della bellezza” - di cui ho parlato più volte e che l’uomo d’oggi dovrebbe recuperare nel suo significato più profondo.

Forse vi è capitato qualche volta davanti ad una scultura, ad un quadro, ad alcuni versi di una poesia, o ad un brano musicale, di provare un’intima emozione, un senso di gioia, di percepire, cioè, chiaramente che di fronte a voi non c’era soltanto materia, un pezzo di marmo o di bronzo, una tela dipinta, un insieme di lettere o un cumulo di suoni, ma qualcosa di più grande, qualcosa che “parla”, capace di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l’animo. Un’opera d’arte è frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni. L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito. Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto.

Ma ci sono espressioni artistiche che sono vere strade verso Dio, la Bellezza suprema, anzi sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera. Si tratta delle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede. Un esempio lo possiamo avere quando visitiamo una cattedrale gotica: siamo rapiti dalle linee verticali che si stagliano verso il cielo ed attirano in alto il nostro sguardo e il nostro spirito, mentre, in pari tempo, ci sentiamo piccoli, eppure desiderosi di pienezza… O quando entriamo in una chiesa romanica: siamo invitati in modo spontaneo al raccoglimento e alla preghiera. Percepiamo che in questi splendidi edifici è come racchiusa la fede di generazioni. Oppure, quando ascoltiamo un brano di musica sacra che fa vibrare le corde del nostro cuore, il nostro animo viene come dilatato ed è aiutato a rivolgersi a Dio. Mi torna in mente un concerto di musiche di Johann Sebastian Bach, a Monaco di Baviera, diretto da Leonard Bernstein. Al termine dell’ultimo brano, una delle Cantate, sentii, non per ragionamento, ma nel profondo del cuore, che ciò che avevo ascoltato mi aveva trasmesso verità, verità del sommo compositore, e mi spingeva a ringraziare Dio. Accanto a me c'era il vescovo luterano di Monaco e spontaneamente gli dissi: “Sentendo questo si capisce: è vero; è vera la fede così forte, e la bellezza che esprime irresistibilmente la presenza della verità di Dio. Ma quante volte quadri o affreschi, frutto della fede dell’artista, nelle loro forme, nei loro colori, nella loro luce, ci spingono a rivolgere il pensiero a Dio e fanno crescere in noi il desiderio di attingere alla sorgente di ogni bellezza. Rimane profondamente vero quanto ha scritto un grande artista, Marc Chagall, che i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che è la Bibbia. Quante volte allora le espressioni artistiche possono essere occasioni per ricordarci di Dio, per aiutare la nostra preghiera o anche la conversione del cuore! Paul Claudel, famoso poeta, drammaturgo e diplomatico francese, nella Basilica di Notre Dame a Parigi, nel 1886, proprio ascoltando il canto del Magnificat durante la Messa di Natale, avvertì la presenza di Dio. Non era entrato in chiesa per motivi di fede, era entrato proprio per cercare argomenti contro i cristiani, e invece la grazia di Dio operò nel suo cuore.

Cari amici, vi invito a riscoprire l’importanza di questa via anche per la preghiera, per la nostra relazione viva con Dio. Le città e i paesi in tutto il mondo racchiudono tesori d’arte che esprimono la fede e ci richiamano al rapporto con Dio. La visita ai luoghi d’arte, allora, non sia solo occasione di arricchimento culturale - anche questo - ma soprattutto possa diventare un momento di grazia, di stimolo per rafforzare il nostro legame e il nostro dialogo con il Signore, per fermarsi a contemplare - nel passaggio dalla semplice realtà esteriore alla realtà più profonda che esprime - il raggio di bellezza che ci colpisce, che quasi ci “ferisce” nell’intimo e ci invita a salire verso Dio. Finisco con una preghiera di un Salmo, il Salmo 27: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario” (v. 4). Speriamo che il Signore ci aiuti a contemplare la sua bellezza, sia nella natura che nelle opere d'arte, così da essere toccati dalla luce del suo volto, perché anche noi possiamo essere luci per il nostro prossimo. Grazie.>>