sabato 4 gennaio 2014

RAI 60 ANNI - Dal monito di Pasolini alla "condanna" di internet


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Per i 60 anni della tv italiana pongo alcune riflessioni.

La responsabilità della televisione è enorme. Non in quanto “mezzo tecnico”, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro di elaborazione di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.

Non sono parole di Huxley o di McLuhan, ma di Pier Paolo Pasolini in Scritti Corsari, uomo attento osservatore della realtà, nonché profetico in molte sue osservazioni.
La Rai, con l'avvento dei suoi altri canali, divenne un feudo della spartizione politica e del suo potere.
Pasolini auspicava un'abolizione della tv di stato perché la concorrenza avrebbe potuto alzare il livello qualitativo. Aggiungeva : Almeno in linea teorica.
Le tv private sono arrivate, la tv di stato è rimasta  e ci rimarrà ad oltranza, ma la qualità è aumentata? Non ci sembra proprio, anzi.
Se con l'avvento delle reti di Berlusconi si è passati alla spettacolarizzazione dello sport, del varietà, e dell'informazione, e al consumismo definito dagli spot pubblicitari, con il tempo l'appiattimento culturale ha avuto la meglio.

Siamo passati dall'alfabetizzazione del maestro Manzi ai reality show più assurdi.
Nel frattempo dallo stesso suo modello televisivo, Berlusconi ha creato Forza Italia, ha governato, ha avuto consenso ed un potere politico non indifferente.
Si è servito dei suoi canali tv in misura sproporzionata, come comunque  hanno usato la Rai i democristiani, i socialisti e i comunisti.

Con l'avvento del satellite ed ora del digitale terrestre abbiamo centinaia di canali tv. Pluralismo? No, piattume all'ennesima potenza.
La confusione è aumentata, la qualità è diminuita. Si va avanti per schemi verticali: film, sport, varietà, informazione. Esempio: Rai e Mediaset non hanno più programmi per bambini, bisogna andare su canali dedicati. Ma ormai si paga quasi tutto.
Ed i giovani la snobbano. Ora il mezzo di comunicazione è internet. Si scaricano film piratati, si cerca e si trova di tutto. Perché guardarsi una partita intera di calcio quando basta guardare in rete gli highlights? Per non parlare delle serie tv made Usa, ma non ancora uscite in Italia, che in streaming si trovano già sottotitolate nella nostra lingua.

Se Rai e Berlusconi hanno condizionato la politica, i consumi e la mentalità degli italiani, i giovani d'oggi hanno una visione della vita che è per avere tutto e subito e che travalica i confini. Siamo davanti ad una generazione www World Wide Web, che vive in una ragnatela con l’intero mondo.
La tv è morta?
Probabilmente sì. Chissà cosa oggi direbbe Pasolini….