venerdì 29 maggio 2015

Arcobaleno 2

Settimana scorsa ho alzato gli occhi ed ho visto un bellissimo arcobaleno.
Lunedì, ho alzato la testa da ciò che stavo facendo ed ecco cosa ho visto e fotografato:


Un doppio arcobaleno,
una doppia promessa 

mercoledì 27 maggio 2015

UMORISMO 4

Il Becco Giallo 1924 - 1931
a cura di Oreste del Buono e Lietta Tornabuoni
Feltrinelli – 1972



Di questa raccolta ne parliamo perché oltre ad essere un giornale umoristico, il suo fondatore ebbe una carriera incredibile e controversa. Alberto Giannini prima di fondare il giornale lavorò a Il Messaggero ma lo lasciò per fondare Il Paese, un quotidiano antifascista, che fu chiuso velocemente dal regime.
Nel 1924 fondò Il becco Giallo. L’editoriale di presentazione era un proclama di libertà e di lotta al fascismo. Fu picchiato, arrivò a scontrarsi in duello, ma nel 1926 il giornale fu soppresso con la legge sulla stampa voluta da Mussolini.
Scappò in Francia e da lì stampò il giornale in forma bimensile, che arrivava in Italia in maniera clandestina. Questo fino al 1931.
E dopo accadde l’inimmaginabile. Forse perché teneva famiglia, nel ’34 saltò la sponda e si ritrovò dalla parte fascista fondando sempre a Parigi Il Merlo.

Certo che dopo tredici duelli tra spada e sciabola, sei ferite, quattro ricoveri in ospedale per percosse e varie devastazioni della redazione de Il Becco Giallo e della propria casa, e tutto per un ideale, è paradossale il suo salto del fossato.

lunedì 25 maggio 2015

UMORISMO 3




L’Italia in caricatura
Le storiche vignette del Travaso, Marc’Aurelio, Bertoldo e Candido
Franco Bergamasco
Newton Compton


Un librone ben assortito che parla dei migliori giornali umoristici e satirici italiani.
Racconta anche dei suoi protagonisti, dei maestri dell’umorismo.
Anche qui tante belle vignette.

Il Travaso delle idee
Uscì dal 1900 al 1966 a parte il periodo delle guerre. Era un settimanale umoristico borghese ma raffinato. Il suo fondatore nonché direttore, scrittore, vignettista  fu Filiberto Scarpelli. Fortemente anticlericale ed antifascista dovette abbandonare il giornale nel 1928 a causa di vignette contro la marcia su Roma e sul delitto matteotti. Nel 1946 prese le redini Guglielmo Guasta che lo portò a 300.000 copie. Ebbe 60 querele e ne perse solo una.
Tante le firme: Fellini, De Seta, Maccari, Campanile, Amurri, Jacovitti,

Marc’Aurelio
Iniziò le pubblicazioni nel marzo del 1931, diretto da Vito De Bellis. Bisettimanale, andava in edicola al mercoledì ed al sabato per restare sull’attualità. Arrivò a vendere 600.000 copie.
Il Becco Giallo era stato chiuso dal regime fascista, ma i giornalisti si erano riciclati con pseudonimi al Mar’Aurelio. Il gerarca Starace obbligo il direttore a fare a meno dei suddetti, ma non li licenziò.
I motori erano in mano a Vittorio Metz e Giovanni Mosca.
Il giornale ebbe un successo enorme, tanto che Angelo Rizzoli cercò di comprare la testata.
Non riuscendovi, nel ’36, arruolò Mosca e Metz che diedero vita al Bertoldo.


Bertoldo
Fu nominato direttore Cesare Zavattini che oltre ai due campioni del riso portò Marchesi, Molino, Mondaini (padre di Sandra), Carlo Manzoni e Guareschi.
La redazione era, agli occhi dei colleghi di altre testate, indisciplinata. Il luogo di ritrovo era il bar sotto il giornale. Tanto che il commenda Rizzoli li richiamò più volte all’ordine, chiaramente senza riuscirci. Il taglio del Bertoldo ammiccava alla borghesia, mentre il Marc’Aurelio era più popolare.
Le pubblicazioni furono sospese nel 1943.

Guareschi e il Candido.
Il 15 dicembre 1945, sempre Rizzoli, pubblicò il primo numero di un nuovo giornale, il Candido.
Direttori,  Giovannino Guareschi e Giovanni Mosca.
La direzione fu da subito anticomunista. Basta ricorda dare le vignette sui comunisti trinariciuti.
Divenne un bisettimanale d’opinione che si schierò contro il fronte comunista nelle elezioni del 1948. Famosissima la vignetta con didascalia: Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no. 

Metz
Vittorio Metz affianca Mosca nel 1932 al Marc’Aurelio, e i breve tempo diventano famosi.
Sono i padri dell’umorismo italiano. È un professionista poliedrico: giornalista, soggettista, scrittore, sceneggiatore e regista cinematografico. Ha sceneggiato film per Macario e Totò.
Con loro nasce un nuovo linguaggio, il Bertoldese.

Vi sono anche capitoli che parlano dei disegnatori, non meno importanti dei giornalisti, come  Attalo, De Simoni, De Seta. 

venerdì 22 maggio 2015

Arcobaleno

Stavo leggendo queste righe:

Dobbiamo premere l'involucro di ogni ora delle nostre giornate: che si spacchi e si lasci riempire  l'ora stessa di questo abbandono a Te, di questa certezza di Te, di questa attesa matematicamente - che brutto! -, amorevolmente sicura, che è un amore tuo e un amore mio come certezza di attesa.
(Luigi Giussani - Dio il Tempo e il Tempio)

ho alzato la testa dal libro e ho guardato alla finestra ed ecco cosa ho visto:


Ho mandato la foto a mia sorella che mi ha risposto:
Sono promesse

mercoledì 20 maggio 2015

La Réclame: auto per la famiglia




Bello, semplice ed efficace lo spot della Citroen C4 Picasso.
Un ragzzotto ed una ragazza corrono e si scontrano ad un incrocio. Dall'evento, come per incanto, appaiono tre bei pargoli di variegata età. Li ritroviamo ben seduti sui seggiolini dell'auto con il papà che guida e la mamma accanto. Il claim è Metti la famiglia al primo posto!
Finalmente uno spot che ha al centro la famiglia normale e naturale: mamma, papà e figli. Speriamo che poi la Citroen non sia costretta a farne uno per gli Lgbt che, con la loro lobby, hanno ormai  invaso i mezzi di comunicazione in maniera ossessiva.

lunedì 18 maggio 2015

CHIESA

Sono andato a vedere la mostra di Sebastiao Salgado,GENESI, e mi ha colpito in particolare la foto che vedete.


Salgado l’ha scattata in Etiopia nel  2008 sull'altipiano di Makina Lideta Maryan, uno dei posti più poveri del mondo a 2940 mt. di altezza.
Bene, quello che vedete in primo piano a piedi scalzi e le due ragazze sullo sfondo, sono dei miei confratelli: sono dei cristiani. E la casa in pietra che vedete è una chiesa.


venerdì 15 maggio 2015

UMORISMO 2



Cremona che ride
Numeri unici e giornali satirici il Lombardia dall’unità d’Italia alla liberazione.

Questo è il catalogo con tanto di vignette di una mostra veramente interessante svoltasi nel 2011 a Cremona.

È diviso in capitoli storici.

Risorgimento. Si parla di Don Pirlone, foglio fondato dai liberali nel 1848, anticlericale con caricature politiche. Si passa a Il Fischietto, pro-Cavour. Vi è La Rana, bolognese, che racconta della politica italiana ed estera.

Il nuovo secolo e la Prima Guerra Mondiale. Vi è L’Asino, fortemente anticlericale, sequestrato diverse volte per oltraggio al pudore. La Tradotta ed altri detti giornali di trincea, destinati ad allietare le nostre forze armate in guerra.

Il Fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. Il più famoso ed importante fu l’antifascista il Becco giallo. A ruota il milanese Guerin Meschino.

La liberazione e l’Italia democratica 1945-1953- Fra Diavolo, L’Orlando, Cantachiaro di Garinei e Giovannini, L’Uomo Qualunque.

Vi è anche un capitolo sull’umorismo dei giornali cremonesi, molto attivi tra il 1874 e il 1946.


In ultimo, come segno di reverenza Le Italie di Guareschi. Un capitolo sull’umorista e scrittore italiano più tradotto nel mondo, anima del Bertoldo e poi del Candido.

martedì 12 maggio 2015

UMORISMO 1



Sembrerebbe facile parlare di comicità ed umorismo, ma non lo è.
Oggi il primo pensiero va a Zelig, Colorado, Striscia la Notizia, Scherzi a Parte, Paperissima, Panariello, Crozza, Guzzanti, Fiorello, Salemme, Bisio, Zalone. A ruota i cinepanettoni ed i libri che nascono dai personaggi di queste trasmissioni.
Ma tutto si brucia in fretta, è una comicità che non lascia traccia nella storia e nella cultura.
Quando invece si parla di Guareschi, Marchesi, Metz, Mosca, Don Camillo, Totò, Fabrizi, Walter Chiari, Tognazzi e Vianello, delle riviste come Marc’Aurelio, Bertolo, Candido, restiamo a bocca aperta. La comicità e l’umorismo dei suddetti ce la ricordiamo e resterà ancora per molto. Bisogna farla riscoprire ai giovani, sempre più attratti da internet e dai videogames.


San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Teologica scrive che l’umorismo è una virtù e chiede  a Dio che giornalmente gli fosse donata.
Ma, umoristi si nasce o si diventa?
Chesterton superò una depressione iniziata nell’adolescenza quando divenne cosciente che la realtà è fatta da Dio. Da lì iniziò a vivere l’esistenza senza prendersi troppo sul serio, e scrisse i libri che scrisse.
Sono arrivato, io uomo qualunque che ha appena superato la mezza età (onore a Marcello Marchesi), ad avere un’intuizione: il primo e più grande umorista è Dio.
Mi ha fatto girare da un punto all’altro, saltare, correre, camminare, lavorare, incontrare persone, piangere, divertirmi, affannarmi, preoccuparmi, rilassarmi per farmi dire: Io, sei Tu che mi fai.
Quando ho questa certezza le difficoltà diventano minime e sorrido della vita e delle cose che mi accadono. Si fischietta e si canta. E si vive.
Le  virtù la si conquistano pian piano, passo dopo passo.

Quando ero ragazzino mi divertivo a guardare le comiche di Stanlio e Ollio, Totò e Fabrizi, i cartoni animati di Gustavo. I film di Don Camillo e Peppone mi colpirono così tanto che cominciai a leggere i libri di Guareschi. Quando lessi per la prima volta Il Compagno don Camillo, risi di gusto. E non ho più smesso. Sono passato poi a collezionare i sui giornali, Bertoldo e Candido, a leggere i sui amici/colleghi, Carlo Manzoni, Giovanni Mosca, Vittorio Metz.
Ho allargato poi l’orizzonte all’umorismo e alla satira dei giornali italiani.

Presento qui, in maniera sconnessa, dei libri, dei giornali, degli autori, che hanno fatto la storia dell’umorismo in Italia.

mercoledì 6 maggio 2015

Padre Brown a fumetti - La Croce Azzurra

Padre Brown
La Croce Azzurra
ReNoir Comics




Son cresciuto con Renato Rascel che impersonava Padre Brown nei bellissimi sceneggiati tv della Rai nel 1970. Se volete farle vedere ai vostri ragazzi e rivederle, andate su YouTube dove ci sono i sei episodi.




 Intanto al lunedì Rai Premium sta mandando in onda la serie prodotta in questi anni dalla BBC. Fedele al libro di Gilbert K. Chesterton la serie ha avuto un buon successo in Inghilterra, tanto che ne è stata realizzata una terza. Speriamo esca a breve anche in dvd con doppiaggio in italiano.



Al contempo l'editore RENOIR COMICS ha pubblicato il volume a fumetti PADRE BROWN - La Croce Azzurra. Tre racconti disegnati e sceneggiati da vari autori, tra cui Davide Barzi, che per la casa editrice milanese è lo sceneggiatore dei bellissimi DON CAMILLO a fumetti arrivati all'ottavo volume.



Torniamo a PADRE BROWN dove i racconti sono La Croce Azzurra, il Giardino Segreto e Gli Strani Passi. Ottimi i disegni in b/n e le sceneggiature fedeli ai libri del mitico Chesterton.

lunedì 4 maggio 2015

SPILLO/ Da Chi l'ha visto? a Pomeriggio cinque, così la tv arriva a "sfruttare" il dolore

SPILLO/ Da Chi l'ha visto? a Pomeriggio cinque, così la tv arriva a "sfruttare" il dolore



http://www.ilsussidiario.net

Quando mi chiedono "Dove è finito Tizio che è da un po' che non si vede?", spesso rispondo "A Rai 3, a Chi l'ha visto?"
Battutaccia a parte, il programma ormai è un pilastro del palinsesto della Rai. 
Partito nel 1989 ha un suo zoccolo duro di fedeli telespettatori, quest'anno lo share medio è del 12,40%, un punto in meno della passata stagione, con quasi nove milioni di teste.

Chi l'ha visto? è nato come programma di ricerca di persone scomparse, allargando pian piano ai fatti di cronaca nera. Sulla sua scia Mediaset ha varato in questi anni Quarto Grado in onda su Retequattro con degli ottimi ascolti, share medio del 10% con 8.600.000 persone.
Ha giovato al programma la sobrietà di Gianluigi Nuzzi, che ha sostituito Salvo Sottile. Quest'ultimo, preso forse da faccionismo, era andato a La7 con Linea Gialla, clone del programma Mediaset, ma chiuso repentinamente per flop.

Torniamo a  Chi l'ha Visto?
Dal 2004 ha in Federica Sciarelli la sua conduttrice insostituibile, tanto che si è lamentata nel programma di Fabio Fazio che vorrebbe fare dell'altro, ma per ora è bloccata dalla Rai. A mio avviso, dopo 11 anni, ha tutte le ragioni di voler cambiare. La giornalista ha motivato che a lungo andare è faticoso lavorare su un programma in cui si tratta il dolore, la morte, gli omicidi. 

Giusto, non è come bere acqua fresca, non è come parlare di cinema o di calcio (quello giocato intendo).

Pian piano, i drammi di cui sopra, sono stati spettacolarizzati dagli autori e giornalisti del tubo catodico. 
Un esempio. Porta a Porta, in maniera melliflua, ci propino  come ideona del secolo il plastico della villetta di Cogne. Da lì in poi il diluvio. Pensate invece al dramma di Vermicino del 1981 quando tutta l'Italia è stata incollata al piccolo schermo in ansia per la vita di Alfredino. 
Si è passati dalla tv verità alla tv dello sfruttamento del dolore, dal dramma in diretta ai bla bla sociologici e moralistici con tanto di giudici del piccolo schermo.
Una tv che rispecchia l'imbarbarimento culturale dell'uomo del nostro tempo.
Ormai anche i programmi leggeri, di intrattenimento, sono infarciti di tragedie solo per fare audience.
Se andate su Canale 5 e date un occhio (uno solo e velocemente) alle trasmissioni di Barbara D'Urso, Pomeriggio Cinque e Domenica Live, vedrete servizi su Belen e di gossip e tutti i casi di cronaca nera italiani del momento, con collegamenti e inviati sulle scene del crimine. Questi talvolta incontrano per caso i parenti delle vittime, ma poi si scopre con i fuori onda di Striscia la Notizia, che spesso è tutta una farsa.

Sfrugugliare, cercare i particolari reconditi, evidenziare il macabro, i sospetti, i colpevoli, suggestioni, lacrime e ... criminologi vari.

A che pro questo modo di fare informazione?
È chiaro che la tv non è educatrice ma un mezzo che ci inculca nel cervello e nell'animo una martellante visione distorta del vivere la vita.
Ma perché enfatizzare e rendere spettacolo il dolore e la morte?
Forse ai televisivi è fin troppo chiaro che al centro del cosmo c'è l'uomo, un essere che desidera il bene ma capace di arrivare anche ad uccidere il proprio figlio. Ed allora la cosa più semplice per alzare gli ascolti è  aizzare, esaltare questi mali. Fa più notizia un uxoricidio che una madre che cambia i pannolini.
E questi drammi diventano sangue e arena, colossei e circhi mediatici in cui soddisfare i lati oscuri dei telespettatori.

Allora, altra domanda. Ma perché la gente guarda questi programmi? Cosa cerca? È quello che veramente desidera?
Francamente non ho una risposta, approfondirò la questione con un'amica psichiatra e poi con un altro articolo ma so che l'imbruttimento dell'uomo e la sua follia,  come il sole se ne va passeggiando per il mondo,  e non c'è luogo dove non risplenda.

Certo, invece, che davanti al dolore l'unica cosa saggia sarebbe far silenzio.