domenica 30 ottobre 2011

La colpa è del Berlusca e di Moratti



C'è chi imputa tutti i mali dell'Italia a Berlusconi. Piove governo ladro, l'alluvione è colpa di B, la crisi mondiale è colpa di B, la crisi italiana è colpa di B, la borsa va giù ed è colpa di B, c'è il terremoto ed è colpa di B, l'ATM aumenta del 50% il biglietto ed è sempre colpa di B, etc etc.
C'è chi imputa tutti i mali del calcio a Moratti. La Juve è andata in serie B ed è colpa di M, c'è l'invasione di calciatori stranieri e dè colpa di M, la Juve rubava ed era colpa di M, l'Inter ha vinto tutto ma c'è sempre una colpa di M, la squadra quest'anno è in zona retrocessione ed è colpa di M, gli arbitri sbagliano ed è colpa di M, etc etc.
A B hanno tirato un modellino del Duomo in bocca, a M arriverà un gavettone di petrolio addosso.
La storia insegna che bisogna sempre trovare un colpevole cui addossare le colpe e indirizzare le invettive del popolo.
I primi maestri sono i giornalisti.
Per Travaglio è sempre colpa di B.
Per Fred Perry è sempre colpa di M.
Di solito lanciano il sasso e poi si nascondono. Ma il danno è fatto.

sabato 22 ottobre 2011

Agnelli o lupi?


Di male in peggio. E sono quattro le figuracce che il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha collezionato in poco più di due mesi.
1 – I media l’hanno seguito nella scellerata tesi che lo scudetto del 2006 sia da attribuire alla Juventus per le telefonate di Giacinto Facchetti. Nessuno gli ha però detto che due suoi più alti dirigenti di allora sono stati squalificati.
2 – Ha fatto mettere negli spogliatoio del nuovo stadio le targhe con gli scudetti e le coppe conquistate. Ci sono anche quello che le sono state tolte per gli illeciti. Nessuno gli ha però detto che non basta mettere delle targhe per essere vincitori.
3 – Sempre il nuovo stadio. La società è inquisita perché forse non è in regola.
Nessuno gli ha però detto che questa non è un’auto della Fiat, che nonostante le magagne di produzione ci viene propinata costantemente come una figata. E che lo Stato (noi) paga sottoforma di continui agevolazioni (incentivi, casa integrazione, detrazioni fiscali, etc.)
4 – Se ne è uscito dicendo che questa è l’ultima stagione di Del Piero. Questi ha risposto:
“Grazie di avermi ricordato che ho il contratto in scadenza.”
Nessuno gli ha detto che è meglio che stia zitto ogni tanto.

giovedì 20 ottobre 2011

Film: FINE DI UNA STORIA


Fine di una storia
Regia di Neil Jordan


Questo film è tratto dal libro La fine dell’avventura di Graham Greene.
Negli anni ’50 era già stato girato un film in Inghilterra come anche Gianfranco Bettetini ne aveva realizzato una versione italiana nel 1969. Questo è del 1999, porta la firma di neil Jordan ed è interpretato da Ralph Fiennes e da la bella Julianne Moore. Non è un gran film, la sceneggiatura per esigenze cinematografiche ha semplificato il racconto togliendo un personaggio che nel libro non è secondario ed anche dialoghi interessanti.. Non si sente fino in fondo lo struggimento di odio, amore e ricerca che emerge dalle pagine del libro.
Al tempo stesso troppe scene di nudo invadono lo schermo e la forza delle parole che Greene invece racconta si affievoliscono.
Il libro ha un altro spessore, ma vale comunque la pena di vedere il film, casomai leggendo prima il libro per farne i debiti confronti.
È un film lento, con una fotografia cupa che rispecchia la drammaticità che si portano nel cuore i due protagonisti.

domenica 16 ottobre 2011

Book da leggere:



Rev. Prof. Luigi Ziliani
CRISTEROS: Messico Martire
Società editrice s. Alessandro – Bergamo -1929

Questo è un libro che forse troverete in qualche biblioteca o nei mercatini.
L’ho incrociato, e poi recuperato, facendo una ricerca storica sui Cristeros messicani.
È un libro storico scritto nel 1929, quasi al termine della prima rivolta dei cattolici messicani contro le persecuzioni del regime massonico iniziate nel 1926.
Nei libri di storia non troverete nulla di tutto ciò, assai simile alle persecuzioni compiute da Nerone.
Il governo messicano, manovrato dagli Stati Uniti, promulgò una legge che aboliva il culto religioso ed espropriava la Chiesa di tutte le sue proprietà.
Il popolo reagì ma e la repressione fu cruenta: sacerdoti, suore e credenti furono passati per le armi. Vi fu una sollevazione popolare, la Cristiada. I cattolici si riunirono in un vero e proprio esercito e sconfissero le truppe governative in quasi tutta la nazione.
Vista la mal parata il governo messicano propose una tregua al Nunzio Apostolico. La santa sede abboccò e chiese agli insorti di deporre le armi. I Cristeros obbedirono, ma in un secondo momento le persecuzioni continuarono.
Oltre ai fatti, in questo libro vengono nominati i nomi e le storie di uomini, donne, religiosi e ragazzi trucidati mentre gridavano “Viva Cristo Re”. Molti di essi sono stati beatificati dalla Chiesa.
Quest’anno è stato prodotto il film Cristiada. Speriamo arrivi presto nelle sale italiane.

per vedere il trailer del film vai a:

http://www.cristiadafilm.com/

venerdì 14 ottobre 2011

Il Papa e il silenzio


Papa Benedetto XVI domenica 9 ottobre ha visitato la Certosa di Serra San Bruno (Calabria) dove c’è una comunità di 18 monaci. In questi giorni si è parlato molto (a sproposito ) di tecnologia con la morte di Steve Jobs. Viviamo in simbiosi con cellulari, mp3, Ipad, internet, hd, etc. I nati negli ultimi 10 anni sono armai la generazione del virtuale, in cui anche noi adulti soggiaciamo. Non sembra vero che esistano uomini che vivano in clausura ed in silenzio senza l’ausilio della tecnologia attuale. Sembra un mondo fuori dalla realtà, mo non lo è.
Di seguito uno stralcio dell’intervento del Papa alla comunità monastica certosina.

“Il progresso tecnico, segnatamente nel campo dei trasporti e delle comunicazioni, ha reso la vita dell’uomo più confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa. Le città sono quasi sempre rumorose: raramente in esse c’è silenzio, perché un rumore di fondo rimane sempre, in alcune zone anche di notte. Negli ultimi decenni, poi, lo sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava negli anni Sessanta: la virtualità che rischia di dominare sulla realtà. Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera. I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto. Si tratta di una tendenza che è sempre esistita, specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati, ma oggi essa ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione antropologica. Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine.
Ho voluto accennare a questa condizione socioculturale, perché essa mette in risalto il carisma specifico della Certosa, come un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, un dono che contiene un messaggio profondo per la nostra vita e per l’umanità intera. Lo riassumerei così: ritirandosi nel silenzio e nella solitudine, l’uomo, per così dire, si “espone” al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente “vuoto” cui accennavo prima, per sperimentare invece la Pienezza, la presenza di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione sensibile. E’ una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto. Il monaco, lasciando tutto, per così dire “rischia”: si espone alla solitudine e al silenzio per non vivere di altro che dell’essenziale, e proprio nel vivere dell’essenziale trova anche una profonda comunione con i fratelli, con ogni uomo.”

mercoledì 12 ottobre 2011

Book da leggere: FABIOLA


Dalla venuta di Gesù Cristo in poi i cristiani sono stati martirizzati in tutto il mondo. In Egitto si fa strage di cristiani copti. Una preghiera per i nostri fratelli perseguitati. Di seguito un libro sui primi martiri a Roma.


Cardinale Nicola Wiseman
Fabiola o i cristiani delle catacombe

Un bellissimo libro in cui la certezza della fede in Dio dei primi cristiani arriva con letizia fino al martirio. Siamo a Roma nel quarto secolo ed i cristiani sono perseguitati in maniera perpetua. Si ritrovano a pregare nelle catacombe o nelle case private. Molti schiavi, patrizi, centurioni hanno aderito al Cristianesimo.
Vi si narra di Agnese, Sebastiano, Pancrazio, Tarcisio, Cecilia, figure cristiane, che girano attorno alla vita della patrizia colta ed intelligente Fabiola.
Subiranno il martirio divenendo i Santi delle catacombe. Uomini, donne e fanciulli animati dalla scoperta della fede in Cristo Crocefisso.
Verranno dati in pasto alle fiere nel Colosseo per tener vivo lo spirito pagano del popolo. Affronteranno il martirio lieti e sereni, certi del Paradiso.
Uomini e donne senza ma o però, figure certe e coraggiose.
Per i romani, gli schiavi cristiani erano i migliori lavoratori, i più servizievoli, senza fini secondari. Vivevano per un Altro, lavoravano per un Altro, desideravano morire per un Altro. Questi erano i primi martiri cristiani, quelli che pregavano nelle catacombe.
Il fatto di leggere nello stesso periodo alcuni libri sulla persecuzione cristiana (Fabiola, Padrone del Mondo, Messico Martire, Rolando Rivi, ………) un po’ è stato casuale, ma poiché nulla avviene per caso, mi sono approcciato ad un certo momento guardando i soggetti di questi libri come figure da cui imparare, a cui guardare.
Rompendo il mio perbenismo cattolico di un cristianesimo spesso senza la sofferenza di Cristo.

lunedì 10 ottobre 2011

TV: Gli insuccessi in onda


TV/ Baila!, Csi e Porta a porta: il regno dell’auditel tra “fotocopie” e “specchi”
Gianni Foresti


lunedì 10 ottobre 2011

Parto da Baila! per passare a CSI e poi a Quarto Grado. Sicuramente la prima puntata di Baila! è stata viziata dal gran can-can mediatico dovuto alla denuncia da parte della Carlucci. Una pubblicità inattesa e ridondante per il programma presentato dalla D’Urso che aveva ottenuto uno share di quasi il 19% con 4 milioni di telespettatori. Niente comunque rispetto alla media del 25,60% con 5.300.000 teste dell’ultima edizione di Ballando con le stelle.
Lunedì scorso la seconda puntata di Baila! ha avuto una debacle fermandosi ad un misero 10,25% con 2.100.000 utenti. Per i detrattori che avevano già massacrato il programma per il fatto di essere una fotocopia di quello Rai ma con qualità più scadente, è stata una conferma.
La penso diversamente per quanto riguarda il copia-incolla, ormai quasi tutti sono programmi fotocopia: Uno Mattina-Mattino 5, La Vita in diretta-Pomeriggio5, Verdetto Finale-Forum, Linea Verde-Melaverde, Io Canto-Ti lascio una canzone, Matrix-Porta a Porta, etc. Gli stessi telegiornali hanno le scalette dei servizi identiche e spesso anche le immagini (soprattutto quelle riguardanti l’estero) uguali. Perciò mi è sembrato inutile scandalizzarsi e andare in tribunale. La tv è ormai fotocopia di fotocopia. Che manchino idee in tv è assodato già da tempo.
Che poi il programma Baila! sia lento, anche se il regista/autore è lo stesso che lo ha ideato per la Rai, non abbia ritmo, sia perciò una fotocopia a colori stampata con cartucce ormai esaurite, non sarà il primo né l’ultimo. Sicuramente, pur di non cedere al divieto del giudice, sono stati cambiati i meccanismi che regolano la gara di ballo, togliendo aspettative ai telespettatori e rendendola meno avvincente. Oltre a i nei appena citati dobbiamo aggiungere la troppa sguaiata e banale conduttrice Barbara D’Urso. Stasera tornerà in onda sperando di risalire la china degli ascolti, ma non penso possa continuare a lungo, con un altro risultato deludente normalmente a Mediaset chiudono i programmi. Mi sembra più una posizione “politica” di resistenza all’azione giudiziaria nemica che un dar fiducia al programma.
La stagione è partita con altri flop. L’ultima puntata di Star Academy ha sfiorato lo share del 4%; il gioco con Pino Insegno, Me lo dicono tutti (anche qui una cosa già vista) è stato chiuso; Radio Londra con l’Elefantino Ferrara viene spostato d’orario; La versione di Banfi non supera il 4%. Quest’ultimo programma ha bisogno di tempo, non è ancora autorevole, non tratta di omicidi ma di attualità e politica in maniera seria, ma al contrario di altri non è urlato, anzi forse è troppo pacato.

Lunedì sera l’insuccesso di Baila! è anche stato dovuto ad un evento particolare, cioè il verdetto del processo a Perugia ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
Il programma di Rete4, Quarto Grado, ha seguito la diretta del processo, riportando in prime time un glorioso 15% con quasi 4 milioni di persone. Il crimine paga.
Passiamo perciò ora al successo delle Crime Series. Anche il Sussidiario ne ha parlato nei giorni scorsi: CSI, Criminal Minds, The Mentalist, Cold Case, Senza Traccia, Life, Numbers, ormai occupano in maniera stabile i palinsesti delle reti generaliste e pay.
Sono fatti molto bene sia nella scrittura, che nella trame, nella caratterizzazione dei personaggi principali, nelle tecniche di ripresa e montaggio. Basti pensare alla colorazione esasperata di CSI Miami e al grigiore misto blu di CSI New York. Dei veri piccoli gioiellini. Sono produzioni americane, niente a che vedere con i tv movie tedeschi tipo Squadra Speciale Cobra oppure Siska.
In questi crime series, normalmente, si arriva alla verità ed al trionfo della giustizia.
CSI ci ha abituati a vedere il lavoro degli investigatori fatto in maniera scientifica sul cadavere e sulle prove, una ricerca di laboratorio che dà frutti insperati.
Da noi si è voluto fare la versione italiana con RIS Delitti Imperfetti, ma il successo non è arrivato. Tra l’altro anche qui si può parlare come con Baila! di un programma fotocopiato male.
CSI ha però lasciato nel collettivo l’idea che tutti gli omicidi possono essere scoperti a partire dalle tracce di Dna lasciate dagli assassini. La realtà ci dice che non è vero. A parte il delitto dell’Olgiata dove dopo 20 anni è stato scoperto con analisi scientifiche l’omicida filippino con le tracce di Dna, restano irrisolti Perugia, Cogne, Garlasco, Avetrana, e mi dimentico sicuramente qualche altro fatto delittuoso irrisolto.
La realtà non è una fiction o un telefilm, ed i Ris, visto le incertezze dei risultati sembra facciano fatica a raccapezzarsi nelle indagini, in altre parole non c’azzeccano. Altro che l’inossidabile Tenente Colombo!

Ma è sempre la tv a farla da padrona, questi insuccessi della giustizia hanno alimentato in maniera ossessiva i talk show come Porta a Porta, Matrix, Quarto Grado, Chi l’ha visto?. Come non ricordare la spettacolarizzazione di Cogne con il plastico della villetta? Oppure come dimenticare la star togata, l’avvocato Taormina, il criminologo vestito di nero Picozzi, la sua collega bionda, carina Bruzzone e il corpulento Francesco Bruno? Ed ancora, l’onnipresente psicologo Paolo Crepet con i suoi maglioncini color pastello?
Programmi che vorrebbero parlare ed evidenziare la realtà, ma fanno si che il protagonista sia il dolore, il sangue, le tragedie. Parole, parole, parole. Cinismo puro.
Settimana scorsa è stato rivangato Novi Ligure. Prima è stata invitata a Domenica 5 la fidanzata attuale di Omar e poi lui stesso ha partecipato a Matrix.
Sono stati sottoposti a domande particolareggiate, tese a scandagliare e rovistare nel macabro. Spero che i due giovani non abbiano ricevuto compenso, dovrebbero tenere un profilo basso e non andare in tv a sbandierare i propri sentimenti. Spero anche che Mediaset non abbia pagato questi scoop, nel nome del cambiamento di Omar hanno rievocato in maniera quasi pruriginosa gli omicidi di Novi.
Se pensiamo al processo di Perugia, dove c’erano quasi 400 giornalisti accreditati e tv americane (innocentiste) a iosa, si può capire che questa spettacolarizzazione mediatica degli omicidi e dei fatti criminale serve esclusivamente ad impattare in maniera emotiva i telespettatori per costringerli a stare attaccati alla tv. Ogni appiglio è buono per far alzare gli ascolti e come per gli antichi giochi di Nerone il sangue eccita la folla.

domenica 2 ottobre 2011

Papa Benedetto XVI : «La bellezza dell'arte apre le porte a Dio»




«La bellezza dell'arte apre le porte a Dio»


31 agosto 2011 -
Udienza di Papa Benedetto XVI


<< Cari fratelli e sorelle,
più volte ho richiamato, in questo periodo, la necessità per ogni cristiano di trovare tempo per Dio, per la preghiera, in mezzo alle tante occupazioni delle nostre giornate. Il Signore stesso ci offre molte occasioni perché ci ricordiamo di Lui. Oggi vorrei soffermarmi brevemente su uno di questi canali che possono condurci a Dio ed essere anche di aiuto nell’incontro con Lui: è la via delle espressioni artistiche, parte di quella “via pulchritudinis” – “via della bellezza” - di cui ho parlato più volte e che l’uomo d’oggi dovrebbe recuperare nel suo significato più profondo.

Forse vi è capitato qualche volta davanti ad una scultura, ad un quadro, ad alcuni versi di una poesia, o ad un brano musicale, di provare un’intima emozione, un senso di gioia, di percepire, cioè, chiaramente che di fronte a voi non c’era soltanto materia, un pezzo di marmo o di bronzo, una tela dipinta, un insieme di lettere o un cumulo di suoni, ma qualcosa di più grande, qualcosa che “parla”, capace di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l’animo. Un’opera d’arte è frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni. L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito. Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto.

Ma ci sono espressioni artistiche che sono vere strade verso Dio, la Bellezza suprema, anzi sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera. Si tratta delle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede. Un esempio lo possiamo avere quando visitiamo una cattedrale gotica: siamo rapiti dalle linee verticali che si stagliano verso il cielo ed attirano in alto il nostro sguardo e il nostro spirito, mentre, in pari tempo, ci sentiamo piccoli, eppure desiderosi di pienezza… O quando entriamo in una chiesa romanica: siamo invitati in modo spontaneo al raccoglimento e alla preghiera. Percepiamo che in questi splendidi edifici è come racchiusa la fede di generazioni. Oppure, quando ascoltiamo un brano di musica sacra che fa vibrare le corde del nostro cuore, il nostro animo viene come dilatato ed è aiutato a rivolgersi a Dio. Mi torna in mente un concerto di musiche di Johann Sebastian Bach, a Monaco di Baviera, diretto da Leonard Bernstein. Al termine dell’ultimo brano, una delle Cantate, sentii, non per ragionamento, ma nel profondo del cuore, che ciò che avevo ascoltato mi aveva trasmesso verità, verità del sommo compositore, e mi spingeva a ringraziare Dio. Accanto a me c'era il vescovo luterano di Monaco e spontaneamente gli dissi: “Sentendo questo si capisce: è vero; è vera la fede così forte, e la bellezza che esprime irresistibilmente la presenza della verità di Dio. Ma quante volte quadri o affreschi, frutto della fede dell’artista, nelle loro forme, nei loro colori, nella loro luce, ci spingono a rivolgere il pensiero a Dio e fanno crescere in noi il desiderio di attingere alla sorgente di ogni bellezza. Rimane profondamente vero quanto ha scritto un grande artista, Marc Chagall, che i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che è la Bibbia. Quante volte allora le espressioni artistiche possono essere occasioni per ricordarci di Dio, per aiutare la nostra preghiera o anche la conversione del cuore! Paul Claudel, famoso poeta, drammaturgo e diplomatico francese, nella Basilica di Notre Dame a Parigi, nel 1886, proprio ascoltando il canto del Magnificat durante la Messa di Natale, avvertì la presenza di Dio. Non era entrato in chiesa per motivi di fede, era entrato proprio per cercare argomenti contro i cristiani, e invece la grazia di Dio operò nel suo cuore.

Cari amici, vi invito a riscoprire l’importanza di questa via anche per la preghiera, per la nostra relazione viva con Dio. Le città e i paesi in tutto il mondo racchiudono tesori d’arte che esprimono la fede e ci richiamano al rapporto con Dio. La visita ai luoghi d’arte, allora, non sia solo occasione di arricchimento culturale - anche questo - ma soprattutto possa diventare un momento di grazia, di stimolo per rafforzare il nostro legame e il nostro dialogo con il Signore, per fermarsi a contemplare - nel passaggio dalla semplice realtà esteriore alla realtà più profonda che esprime - il raggio di bellezza che ci colpisce, che quasi ci “ferisce” nell’intimo e ci invita a salire verso Dio. Finisco con una preghiera di un Salmo, il Salmo 27: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario” (v. 4). Speriamo che il Signore ci aiuti a contemplare la sua bellezza, sia nella natura che nelle opere d'arte, così da essere toccati dalla luce del suo volto, perché anche noi possiamo essere luci per il nostro prossimo. Grazie.>>