mercoledì 26 febbraio 2014

UMORISMO 1





San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Teologica scrive che l’umorismo è una virtù e chiede a Dio che giornalmente gli sia donata.
Ma, umoristi si nasce o si diventa?
Chesterton superò una depressione iniziata nell’adolescenza quando divenne cosciente che la realtà è fatta da Dio. Da lì iniziò a vivere l’esistenza senza prendersi troppo sul serio, e scrisse i libri che scrisse.
Sono arrivato, io uomo qualunque che ha appena superato la mezza età (onore a Marcello Marchesi), ad avere un’intuizione: il primo e più grande umorista è Dio.
Mi ha fatto girare da un punto all’altro, saltare, correre, camminare, lavorare, incontrare persone, piangere, divertirmi, affannarmi, preoccuparmi, rilassarmi per farmi dire: Io, sei Tu che mi fai.
Quando ho questa certezza le difficoltà diventano minime e sorrido della vita e delle cose che mi accadono. Si fischietta e si canta. E si vive.
Le  virtù  si conquistano pian piano, passo dopo passo.

Quando ero ragazzino mi divertivo a guardare le comiche di Stanlio e Ollio, Totò e Fabrizi, i cartoni animati di Gustavo. I film di Don Camillo e Peppone mi colpirono così tanto che cominciai a leggere i libri di Guareschi. Quando lessi per la prima volta Il Compagno don Camillo, risi di gusto. E non ho più smesso. Sono passato poi a collezionare i sui giornali, Bertoldo e Candido, a leggere i sui amici/colleghi, Carlo Manzoni, Giovanni Mosca, Vittorio Metz.
Ho allargato poi l’orizzonte all’umorismo e alla satira dei giornali italiani.


 A venire presenterò qui, in maniera sconnessa, libri, giornali, autori, che hanno fatto la storia dell’umorismo in Italia.