mercoledì 6 febbraio 2019

SANREMO 2019/ La maratona della prima serata in compagnia di Guareschi




Note a margine (pre inizio, scusate l’autoreferenzialità)
Grazie al caporedattore  del Sussidiario che mi ha tenuto sveglio fino alle 01:15
Grazie… di niente
Dato l’estenuante maratona sarò telegrafico, ma non darò voti e non giudicherò i testi, meglio lo facciano altri. Sarà un articolo di costume e tv, forse un po’  scorretto.
Giovannino Guareschi impera. Come contrappunto ho inserito delle righe ancora attuali tratte dagli articoli (racconti) che Guareschi scrisse per la rubrica Il Tele Corrierino delle famiglie – Oggi (Rcs) 1966 – n.6 – Sanremo, Le canzonette.
“La vera canzonetta è quella che canta il manovale da muratore sull’impalcatura; è quella che canto o fischietto io mentre mi faccio la barba o, seduto alla scrivania cerco di costruire l’ossatura di un racconto” (Guareschi)
Note a margine (per iniziare) del 69° Festival della Italiana Canzone Italiana.
– Inguardabili i promo con Baglioni postino, che cade dalle scale e con il povero Bisio che spegne le fiamme (visibilmente finte) sul vestito.
– La Rai non ha risposto  alle indagini giornalistiche di Striscia la Notizia sul conflitto d’interessi del manager di Baglioni e dei molti (leggi tanti,tanti) cantanti partecipanti che sono in scuderia con Salzano (l’agente del suddetto Baglioni).
“Inoltre, Giò puntava molto su Celentano: “Non ha combinato niente di buono” disse “con quella sua filastrocca dell’edilizia milanese….” (Guareschi)
Note di mezzo
– Fossi stato in Baglioni avrei fatto un collegamento con Adriano Celentano che lunedì si è dato malato per Canale 5 oppure avrei invitato  la sua controfigura (Max Tortora).
– Presentazione di Baglioni: Festival dell’armonia, musica come percorsi verso la bellezza. Belle parole sembrava Pavel Florenskij.
– Monologo di Bisio sul politico/sovversivo Baglioni. Piutost che nient…
– Carino ma breve lo sketch autoironico sul tema della famiglia Addams 
– Politicamente scorretta la parodia vegana de Nella Vecchia Fattoria, era ora che pubblicamente venissero presi in giro.
“Giò ha ragione. La canzone italiana è quella che è e tale deve restare. È soprattutto musica e le parole sono un pretesto per poter cantare” (Guareschi)
Cantanti e ospiti
Renga. Rinvigorito da quando ha dato in pasto Ambra alla Juve. Tacchino single.
Nino D’Angelo e Livio Cori. Abbinamento bizzarro.
Nek. Salviamo gli occhi  azzurri e il fatto che sia diventato un paolotto (ma questo non vuol dire).
The Zen Circus. Inascoltabili.
Il Volo. Grandissimi, ma non vinceranno….
Loredana Bertè. Voce rauca e fuori tono, ma non è Janis Joplin.
Bocelli e Baglioni. Ottimi.
Bocelli e figlio. Un modo per lanciare il figlio.
Daniele Silvestri. Rop, rep, rap, trap. Come disse Fantozzi: Una …bip… pazzesca!
Federica Carta e Shade. Che p…. queste canzoni parlate/cantate.
Ultimo. Belle le scritte per enfatizzare il testo, però finge di suonare il piano.
Favino e Raffaele. Bella trovata Mary Poppins con Freddy Mercury. Strepitosi. La miglior performance del Festival.
Paola Turci. Bella mise, e io voto per la sua canzone.
Motta. Meglio il gelato e il ciclista.
Boomdabash. Non li voterei neanche per un milione.
Patty Pravo con Briga. 71 anni (e nonostante la plastica li dimostra) insieme al suo toy boy in ginocchio, tatuato con la pettinatura da calciatore.
Simone Cristicchi. Voterei per lui, ma che p…. il parlato iniziale. Il controluce ai capelli cespuglio rende.
Giorgia. La miglior vocalist italiana.
Achille Lauro. Look,  e anche tutto il resto, da cancellare.
Arisa. Con quell’aria da bambina/ragazza/donna, vedrete che acchiapperà voti.
Negrita. Vedi, anzi senti, le critiche precedenti sulle canzoni parlate.
Claudio Santamaria. Troppi giochi con il nome Claudio. Non c’è due senza tre, ma Santamaria è sottoutilizzato e la Vecchia Fattoria è bollita. Sempre meglio di quando nella fattoria de il M5S fa il grillino.
Gamon. Finto reagge, soul fintissimo, e sempre quel parlato e non cantato. Bastaaaa.
Einar. Faccia pulita, giubbotto da torero, ma non brilla nell’arena dell’Ariston.
Ex Otago. A parte i calzini bianchi, il cantante ha copiato il mio look, barba compresa. Ma strada non ne faranno. Noiosi.
Anna Tatangelo. Donna fatale, bella gnocca, bella gambe, bel vestito, bella voce. Melodia forse già sentita, ma la porterei comunque fuori a cena (per rendermi conto se son meglio le sue sopracciglia  o quelle di Virginia Raffaele).
Irama. Direttamente dallo Zecchino d’oro. Ma all’Antoniano non non gli hanno  detto che gli orecchini lunghi le mettono le bimbe?
Enrico Nigiotti. Stile Isola dei Famosi, anche la sua canzone è all’inizio parlata, ho ormai le balls strapiene dei parolai.
Mahmood. Probabilmente arriva dall’altro festival che Baglioni dirigeva, quello di Lampedusa…. (Basta così sennò  mi danno del razzista)
“Mi ricordo” disse “quando guardavamo il Cantagiro e lui ha detto «La ragazza canta molto meglio del ragazzo, ma il ragazzo è zoppo, e quindi daranno la vittoria al ragazzo».  E poi capitò così. Come fa a indovinare?”
“È una questione tecnica”  le spiegai. “Le canzoni della radio e dei dischi si ascoltano con le orecchie mentre quelle della Tv si ascoltano soprattutto con gli occhi”  (Guareschi)
Note a perdere (per finire)
– Inguardabile il Prima  Festival, ma serve per scaricare una fascia pubblicitaria.
– Scenografia minimal che si basa sulle luci. Troppe, dopo un po’ disturbano (rompono).
– Luci. Il light designer è interista? Forse atalantino.
– Bisio. Fuori luogo nell’annunciare i cantanti e il televoto. Imparagonabile a Zelig.
– Regia. Con tutte le prove che avranno fatto in questi giorni è possibile toppare le inquadrature delle telecamere sulla sigla d’apertura?
– Che …bip… la grafica stilizzata del volto dei cantanti (vecchissima).
– Virginia Raffaele. Bona e brava, ma le sopracciglia sono come quelle del figlio di Bocelli e le borse sotto gli occhi sono di Prada.
– Cartolina sulla Liguria in collaborazione con la Regione. Dopo averla vista non vai in vacanza in Liguria.
– Probabilmente Baglioni mentre sceglieva le canzoni dormiva, visto che molte sono parlate e poco cantate.