venerdì 6 febbraio 2015

John Wick


John Wick è un mix di vari John:  Wayne, Rambo, McClane. Tutti con pistola e fucile. JW è un western. Uno spietato killer che aveva deposto le armi per amore ritorna sulla scena. La moglie, morta di malattia, gli ha lasciato come consolazione un piccolo cane. Non ci sono i pellerossa o il despota ranchero, ma ci sono i russi cattivoni che  gli rubano l’auto vintage (nel West il cavallo) e gli ammazzano il cucciolo.                                                                                                                            E JW si scatena nella vendetta.  Li ho contati, una sessantina i nemici morti.
"Ho prenotato  un tavolo per dodici"                                                                                     
È la prima vera frase che  Keanu Reeves dice  nel film dopo averne fatti fuori appunto una dozzina e deve far ripulire la casa piena di cadaveri. 

C’è da dire che non parla molto, anzi, però spara e picchia come un indemoniato.

Dopo il non esaltante  "47 Ronin",  K. Reeves lascia le spade e diventa un samurai, un ronin con pistole e fucili. Anche questo film, come il precedente, non lascerà  traccia nella storia del cinema,  ce ne dimenticheremo in fretta. 

È vero che è un fumettone, ma sulla figura del  protagonista non c’è nessuna  introspezione a parte il rimarcare che gli han ammazzato il cane. Ricordo della moglie direte, non solo, frutto di un imprinting animalista, dico io. Strana l’America, pronta a far discussioni sul cecchino di Clit  andato in Iraq a svolgere il suo lavoro di soldato, mentre s’intenerisce  per un cane ucciso. E alla fine del film, vediamo Reeves/Weck al canile a prendere un altro cucciolo. Ma non è un beagle come quello iniziale, è invece di una razza da combattimento, più confacente all’immagine del suo padrone.

JW è il giustiziere,  vuole vendetta,  sangue,  tipico di chi ha subito un torto, e che risponde con occhio per occhi e dente per denti. 
Ma Reeves è veramente una statua di marmo senza espressione, da invidiargli solo il fisico e la Mustang del ’69, non certo l’interpretazione.                                                                                           Un robot invincibile che punta solo al suo scopo, vendicarsi. E qui non ci son santi che tengano.  Senza pietà, spara ai nemici abbattendoli, poi quando passa loro davanti li finisce con altri colpi. 

Sceneggiatura  banale e scontata, solo pum pum e violenza esasperata. Tutto molto prevedibile.            
Chicca finale: se J. Rambo si cuciva la ferita sul braccio con ago e spago, il nostro John lo fa sull'addome con una cucitrice.            

Domanda: ma, in fondo in fondo, chi sono i cattivi: i malavitosi russi oppure JW ?