venerdì 8 marzo 2019

Per la festa delle donne propongo Santa Giuseppina Bakhita






Santa Giuseppina Bakhita
Il Pozzo di Giacobbe 
Collana Piccoli Semi 
testi di Francesca Fabris, illustrazioni di Mirella Mariani, colori di Tiziana Longo 

 Ai piccoli fatti leggere  e leggete questo librettino con dei disegni semplici. È il racconto che ripercorre la vita di questa Santa africana punto.
Di seguito un libro bestseller in Francia con un ritratto romanzato di S. Giuseppina Bakhita











Véronique Olmi
BAKHITA
Piemme




Una vita incredibile quella di San Giuseppina Bakhita patrona del Sudan.
A quattro anni insieme alla sua sorella gemella venne rapita nel suo villaggio. Era pratica normale rapire bambine donne e uomini giovani per poi venderli come schiavi. 
Fu divisa dalla gemellina ma tenne per mano nei continui spostamenti una piccola bimba. Provarono a scappare, dormirono su un albero per paura degli animali. Furono catturate e vendute. Subì frustate, umiliazioni, violazioni, patì la fame , la sete, la stanchezza , le catene. Fu torturata e le furono fatte incisioni sulla pelle. Sopravvisse, mentre vide morire tanta gente. Fu riscattata dal console italiano in Sudan che la portò in Italia. Venne soprannominata la Moretta, accudiva la piccola figlia del Console.
Era considerata un'attrazione, nessuno aveva mai visto una donna nera. Fu messa a convitto dalle suore Canossiane a Venezia. 
Quando il console e la moglie ripartirono per il Sudan, Bakhita, che nella sua lingua voleva dire Fortunata, volle restare dalle suore. Fu battezzata. Chiese poi di diventare una suora. Madre Maria Fabretti la prese sotto la sua compagnia. Scopri una persona docile e semplice che riusciva a catalizzare a se i bambini che vivevano nell'orfanotrofio delle Canossiane. Eppure le poche parole che spiaccicava in italiano, le uscivano in dialetto veneto. Il Cristo sulla croce, lo schiavo come lei, lo chiama el Paron e con il Signore visse un intimo rapporto di familiarità. Dopo dieci anni a Venezia fu trasferita a Schio dove obbedendo fu prima cuoca, poi infermiera durante la Grande Guerra nel convento divenuto ospedale, sacrestana e infine portinaia.  Perdonava e ringraziava i suoi torturatori del Sudan, senza loro non avrebbe incontrato il Signore. Una vita semplice, una persona senza cultura, solo un grande amore per el Paron. Fu la prima suora nera in Italia, ed anche la prima venerabile sudanese non morta per martirio. Morì a Schio l'8 febbraio del 1947 a settantotto anno. Giovanni Paolo II la elevò beata nel 1992 a seguito di un primo miracolo, una suora italiana fu guarita da una tubercolosi ad una gamba che le doveva essere amputata. Sempre Papa Wojtila la proclamò santa nel 2000 a seguito della guarigione miracolosa di una donna brasiliana diabetica che l'aveva pregata e a cui anche a lei doveva essere amputata la gamba.
Il romanzo è bellissimo, coglie l'immedesimazione della vita della Santa senza sentimentalismo ma con una fine poetica.