mercoledì 5 dicembre 2012

Gulag 6

Parte 6



Come citavo in apertura, il libro I Dimenticati di Tim  Tzouliadis (Longanesi) racconta la storia degli americani in Urss dal 1930 al dopoguerra, attraversando lo spaccato della storia sovietica.
Gli americani venivano arrestati con le stesse motivazioni con cui erano imprigionati i russi. Si accorsero che l’unica cosa da fare era cercare di tornare in patria. Ma ormai facevano parte delle liste dei gulag.
Molti usciti, dall’ambasciata dove chiedevano il passaporto venivano arrestati dalla polizia segreta, accusati di essere spie, torturati e se restavano in vita andavano al gulag.
Thomas Sgovio e Victor Herman  furono tra i pochi americani che si salvarono, come Salamov, dalla Kolyma.
Sgovio si ritenne fortunato e miracolato. Molti morivano dopo tre mesi, solo il 30% superava il primo inverno per morire il secondo. Il lavoro nelle miniere uccideva velocemente, ma il turnover  era assicurato dai continui nuovi arrivi. Riuscì a salvarsi perché le sue capacità artistiche di disegnatore e grafico  lo esentarono dai lavori più duri. Non era credente, ma come lui afferma si trovò un giorno inginocchiato a pregare Dio.  Herman si salvò perché la sua struttura fisica lo salvò.
Tutti e due erano tra i giovani che giocavano a baseball nel parco Gor’kij.
Tornato negli Stati Uniti, Sgovio scrisse le sue memorie per ricordare tutti i morti della Kolyma. Andò a vivere nella calura e al sole di Phoenix, il freddo e il gelo  russo erano un bruttissimo ricordo. Morì ad 81 anni nel 1997. Herman tornò a Detroit nel 1976, segnato nel fisico e nella psiche, si svegliava di soprassalto di mattina presto pensando di dover cercare da mangiare per sfamarsi. Il ricordo del lager non lo abbandonò. Morì nel 1985 a sessantanove anni di infarto.

(continua - 6)