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Giovedì, terza serata del Festival e per fortuna si parla di
calcio. Roberto Baggio è stata la star della kermesse non cantata. Ospite d‘oro
del pallone.
Imbiancato, inquartato, pacato ed emozionato, ha
letto una lettera ai giovani con parole per lui importanti: passione, gioia,
coraggio, successo, sacrificio. Si
realizza nella vita quello che si è; il sacrificio è l’essenza della vita.
Il ns. ha subito sei interventi chirurgici, ma ha sempre combattuto e segnato
più di 200 goal in serie A. La lettera forse l’ha stilata il suo
amico-manager-guida spirituale buddista Vittorio Petrone ma sicuramente sotto
dettatura di Roby Baggio.
La serata è stata segnata dalla parola amore. Che ideona per Fazio e suoi
autori, Posani, Martelli, Serra (tutti da Festival dell’Unità), che hanno preso
spunto dalla ricorrenza di San Valentino. Mai chiamato in causa fortunatamente,
anche se ieri era la festa di due grandi santi della Chiesa, Cirillo e Metodio
patroni d’Europa (sicuramente non ben accetti al Festival dell’Unità).
Amore, che si è esplicitato in una banale gag
iniziale tra i due conduttori sull’aria della canzone Trottolino Amoroso, con tanto di fiori. Dalla parola amore al flash mob contro la violenza nei
confronti delle donne, al pippotto di Litiz sull’amore gay e sui diritti dei
non sposati. Slogan ed editti. Mi è sembrata più che la festa del’amore, la
festa della donna e della propaganda vetero zapateriana.
La chiave di tutto ciò è un relativismo, ben
espresso dalle dittature marxiste ed atee con la proclamazione delle feste
nazionali dell’Amore, della Donna, della
Luce, del Lavoro, della Libertà e dei Diritti Sociali (Russi, Cina i casi più eclatanti). L’aria da
Festival dell’Unità, sarò monotono, si respirava pesantemente.
Fabiolino è apparso sempre spento, e triste-triste,
con la sua camicia con il solito collettino (ma era la stessa della prima e
seconda serata?) e la cravattina con l’elastico. È ritornato agli antipodi con
alcune battute imitando Vespa ed altri, ma niente di eclatante.
Se la prima sera Litiz era da mandare a casa,
mercoledì invece è stata la star contro-gnocca e ieri è stata lei la
conduttrice. È in ascesa, non solo per le bizzarre scarpe colorate dal tacco
20.
Passiamo alla musica. Abbiamo ascoltato le canzoni
di tutti i big e dei giovani. In generale non male sia nei testi che nella
musica, ma lascio ad altri che hanno più sensibilità musicale e capacità
critica, il giudizio sull’argomento. Non
posso astenermi dal parlare di Elio & C. che pare spopolino sul web.
Qualcuno li ha esaltati per le canzoni e per il cabaret che hanno portato al
festival. Mi spiace ma se il primo motivo faceva veramente schifo sia nel testo
che nella musica, la canzone rimasta in gara non è da meno. Dicono che sia una
parodia, una presa in giro feroce del mondo della musica. Amici svegliatevi, se
non si fossero travestiti e non avessero scritto testi irriverenti e insulsi,
chi li avrebbe seguiti? Solo chi (leggi Fazio e qualche critico tv) travisa
la realtà scambiando gag da Colorado
per musica ed ironia vera.
Una domanda. Ma perché invitare Al Bano a mezzanotte
per fargli cantare alcune strofe e alle 24,10 mandarlo a dormire con un
premio-trofeo più grande di lui? Risposta rifacendomi a Elio: Perché Sanremo è Sanremo!
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